Da poco è iniziato il mese di dicembre che, stando alla radice latina decem (che significa appunto 10, seguito dal suffisso -bre che indica tempo) sembrerebbe essere il decimo mese dell’anno. E invece noi sappiamo che è l’ultimo, ovvero il dodicesimo dell’anno. Come mai?
Ebbene, vi sveliamo il mistero.
Facciamo un salto indietro nel tempo, molto indietro, e andiamo ai tempi dell’antica Roma, nel primo secolo avanti Cristo.
Il calendario attualmente in uso riprende il calendario di Numa Pompilio, che fu il primo a introdurre i 12 mesi nell’Antica Roma (ricordiamo anche che all’epoca) l’anno durava 355 giorni, dieci in meno dell’anno solare e per compensare questa differenza si ricorreva all’intercalazione di un mese straordinario di 22 o 23 giorni ogni due anni; mese che veniva chiamato Mercedonio o Intercalare).
Prima di Numa, e quindi fino a Romolo, i romani avevano considerato l’inverno un periodo senza mesi e l’anno ne contava solo 10, iniziando da… marzo.
In quel tempo, i romani consideravano gli anni come successione delle campagne militari.
Per ragioni legate alla logistica, al clima e alle condizioni temporali, le campagne militari partivano durante la stagione che noi chiamiamo primavera, in particolare a marzo. Era, infatti, in questo mese che i generali lasciavano Roma per conquistare territori vicini o difendersi da attacchi nemici.
A marzo, quindi, si celebrava l’avvento dell’anno nuovo, ed era per questo considerato il primo mese dell’anno.
Se, quindi, contiamo i mesi da marzo a dicembre, quest’ultimo si troverà al decimo posto, ovvero sarà il decimo mese del calendario romano, così come settembre il settimo, ottobre l’ottavo e novembre il nono.
Qualcuno ci provò a sostituirli con nuovi nomi tipo Germanicus (in onore al padre dell’imperatore Caligola), Invictus (in onore dell’imperatore Commodo), Amazonius (dagli adulatori dell’imperatore Commdo che amava una cortigiana da lui fatta dipingere in figura di Amazzone). Oppure, se ci spostiamo in tempi più recenti, con Vendemmiaio o Brumaio. Ma i risultati sono stati pessimi e così gli ultimi quattro mesi dell’anno sono rimasti lì con i loro nomi originali, anche se… fuori posto.
E gli altri 8 mesi?
Fu sempre Numa Pompilio a introdurre il mese e il nome di Gennaio che è legato al dio Giano, divinità romana venerata quando si iniziava o apriva qualcosa, e per questo rappresentato con due volti, uno rivolto al passato e uno al futuro.
Febbraio deriva da februare, purificare, in onore del dio etrusco Februus, dio della morte e della purificazione. Marzo rendeva omaggio a Marte, dio della guerra ma anche della natura e della fertilità (e abbiamo visto che questo era il mese in cui inziavano le campagne di guerra).
Aprile: qualcuno dice fosse dedicato alla dea etrusca Apru, derivazione di Afrodite, mentre altri collegano aprile con il verbo latino “aperire”, cioè aprire, a indicare l’avvento della stagione in cui si schiudono i fiori.
Maggio è il mese che i cristiani dedicano al culto mariano, ma per alcuni il nome potrebbe essere stato un omaggio alla dea romana Maia, protettrice della fertilità e dell’abbondanza.
Iunius è invece il mese del Sole, ma veniva anche considerato il mese della libertà e il suo nome rendeva omaggio a Giunone, dea del matrimonio e del parto.
Secondo alcuni, in origine anche luglio e agosto avevano un nome che derivava dal numero di sequenza nell’anno, ovvero, quintilis, (quintile) e sextilis (sestile). Nel 44 a.C. il primo cambiò in Julius (Luglio) in onore del console Gaio Giulio Cesare – nato proprio in questo momento dell’anno – e l’altro, augustus (agosto) in onore dell’imperatore Augusto (e gli fu pure aggiunto un giorno per renderlo uguale a Luglio).