Recensione a cura di Laura Pitzalis
Parto dal titolo, “Promettimi di essere libera”, che richiude una richiesta di libertà che è l’essenza di questo romanzo: essere libera non solo fisicamente ma, in ugual modo, per riprendere possesso della dignità, della solidarietà, del rispetto per le persone. Ma anche libera di vivere, perché le due protagoniste, Felice Schragenheim, ebrea con documenti falsi e tanta voglia di vivere, e Lilly Wust, ariana, nazista convinta, con bambini di cui prendersi cura e un marito ufficiale della Wehrmach, libere non lo sono, seppure in maniera differente. La prima è prigioniera nel famigerato blocco 25, dove le selezionate, aspettano di essere uccise; la seconda è libera ma prigioniera in una Berlino devastata dai bombardamenti, seminata dalla morte e dalla paura.
“Promettimi di essere libera” è anche un monito: la libertà deve essere sempre protetta, difesa, aldilà della situazione politica, etnia, idioma parlato, in qualsiasi luogo della terra e in qualunque situazione temporale.
Il 20 gennaio 1942, a Villa Minoux, nella periferia sud di Berlino, si svolse la conferenza di Wannsee. Quel giorno si decisero le modalità della “soluzione finale” del problema ebraico. Soluzione finale voluta da Hitler e messa in atto, consapevolmente, da milioni di fanatici nazisti. Altri milioni di persone parteciparono alla persecuzione con il loro consenso al potere, e altri milioni ancora rimasero a guardare. Pochi aiutarono i perseguitati. E fu la Shoah.
La particolarità del romanzo di Nadia Crucitti, (Libromania, 2021), sta nella coraggiosa scelta stilistica dell’autrice che racconta, dal punto di vista di due donne innamorate, le mostruosità del nazismo attraverso le loro lettere e i loro pensieri.
Scrivono e annotano ricordi, riflessioni, paure e orrori che ogni giorno vivono, Lilly sulle pagine di un quaderno con la speranza di poterle leggere con Felice quando tornerà dalla prigionia; Felice in una lettera immaginaria che sta nei suoi pensieri, nella lunga notte che precede la sua morte.
Amore mio, non ho carta né penna, ma ti scriverò comunque una lettera. E tu saprai che te l’ho scritta perché mi ami, e sai che io amo te. Il tuo cuore e il tuo corpo saranno la mia carta. È il solo modo che ho per cercare di aiutarti quando tutto questo sangue, questa cenere e questo fumo ti ricopriranno di dolore.
È innanzitutto una storia vera, una storia d’amore di due donne, incontratesi per caso, che condividono i piccoli momenti, che scoprono di essere felici con poco, che imparano, giorno dopo giorno, ad amarsi e a nascondersi perché l’omosessualità ai tempi del regime era considerata un reato.
Perché quando l’amore nasce non puoi più fermarlo. È un soffio che ogni incontro, ogni sguardo o parola alimenta sino a trasformarlo in un turbine contro il quale non esiste riparo … Puoi resistere alla passione, alla seduzione, ma non a un incontro di anime.
Un amore dal potere trascinante grazie al quale riescono a sopportare qualsiasi avversità quando vedono il proprio desiderio di felicità, di cultura e di libertà arginato da un nazismo onnipresente e statalista.
Un amore che sa di speranza, una speranza che non muore mai e che le aiuta a non soccombere quando si vedono separate e a vivere due realtà parallele, legate da un filo invisibile.
Questo filo sottilissimo sono gli scritti, cartacei e virtuali, che si alternano nei capitoli del libro: numerati e con indicazioni temporali quelli del diario di Lilly, indicati con “capitolo 0” quelli della lunga lettera mentale di Felice.
In questo modo la Crucitti ci racconta una tragica pagina di Storia, la guerra, le persecuzioni e crimini del regime nazista, l’Olocausto, da due punti di vista: quello ariano, Lilly, e quello ebreo, Felice.
Nel primo capiamo dalle parole di Lilly il perché il pensiero nazista fu condiviso da molti: nella Germania alla fine della prima guerra mondiale la gente moriva di fame, il degrado aveva preso il sopravento.
…c’erano migliaia di disoccupati e reduci di guerra che mendicavano lungo i marciapiedi, e scioperi, manifestazioni di protesta, cariche della polizia, cortei di comunisti, scontri. Bisognava ripulire la città.”
E Hitler non solo aveva dato al popolo di che mangiare ma con il tempo, si diceva, avrebbe risolto la catastrofica situazione economica e la Germania sarebbe rinata.
Inoltre la Germania doveva essere liberata dagli ebrei, cosa condivisa dalla maggior parte della popolazione perché portati a credere che tutti gli ebrei fossero comunisti pronti a promuovere la rivoluzione, come si diceva avessero fatto in Russia. Poi le cose terribili che si leggevano su di loro dovevano essere vere “perché le scrivevano sui giornali, le dicevano ai comizi, le facevano vedere al cinema e le stampavano sui libri di scuola dei bambini.”
Così Lilly, come tanti altri, crede e sostiene quello che veniva imposto dall’alto, è affascinata dalla scenografia messa in atto dalla propaganda di Goebbels, perché era bello “sentirsi parte di una razza superiore, dominatrice”. E poi, nessuno moriva più di fame come era successo sotto la Repubblica di Weimar e con la Grande depressione, non c’erano più disoccupati, gli operai andavano in vacanza, l’infanzia era protetta, c’erano autostrade, ferrovie, palazzi nuovi, e le strade senza più prostitute né mendicanti o drogati …
E quando tutti i sogni lasciano spazio a una realtà spaventosa ecco il momento della riflessione, una lunga analisi interiore che ci emoziona.
Bisognava fare qualcosa prima, subito. Bisognava reagire quando vedevamo umiliare e picchiare gli ebrei senza capire che ogni angheria compiuta su un tuo simile non offende lui soltanto, ma offende tutti noi … Invece per interesse, per fascinazione, per indifferenza, per egoismo e poi, alla fine, anche per paura milioni di noi hanno contribuito a far accadere tutto questo. Noi siamo stati complici convinti.
Il punto di vista di Felice è legata all’orrore di Auschwitz, allo strazio che succede in quei campi di concentramento. Lei ragazza di vent’anni, felice, solare con tanta voglia di vivere, si trova a essere deportata, a essere testimone e subire orrori che restano incisi nel corpo e nella mente.
Pagine che ti sconvolgono perché intuisci che a nulla valgono gli sforzi quando qualcuno ha già deciso il tuo destino.
Non è facile spiegare l’apparente contraddizione tra l’ostinato desiderio di vivere e l’altrettanto forte desiderio di morire che a volte ti assale; è un contrasto che ti aggredisce appena trascorri qui un paio di giorni. Anzi no, non un paio di giorni: ne basta uno solo … Questo non è l’Inferno né la Geenna, perché tutti e due rievocano il castigo degli empi … Qui, invece, c’è soltanto male. Qui non vieni punito per colpe commesse, qui sei distrutto solo perché esisti.
Un libro che mi ha colpito profondamente per l’intensità e la sensibilità con cui Nadia Crucitti riesce a narrare la storia. Non è una lettura da fare spavaldamente, per i tanti punti di riflessione su temi complicati, ma da fare perché il ricordo è necessario per quanto doloroso. E nonostante il finale sia scontato, anche se fino all’ultimo ho sperato in un “deus ex machina”, rimane la testimonianza che non possiamo, non dobbiamo ignorare.
Ma tu, tu Misericordioso, tu Dispensatore di pace, tu Re del mondo, Dio di verità, tu Eterno e Unico, tu Creatore, a chi confesserai il tuo terribile peccato? Dimmi: tu, Santo e Benedetto che hai lasciato massacrare i tuoi figli, a quale orecchio potrai narrare la tua inestinguibile colpa? Al tuo? E può un Dio perdonare se stesso?
Trama
Berlino, 1944. L’urlo delle sirene è incessante, centinaia di aerei seminano bombe, incendi, paura. La popolazione è allo stremo e chi può lascia la città. Eppure Lilly Wust resta. Moglie di un ufficiale della Wehrmacht, croce d’onore per aver donato al Reich quattro figli, sa che la città sta per cadere in mano ai nemici, e ha messo i bambini al sicuro in campagna, ma non può scappare. Perché aspetta il ritorno di Felice. Conta i giorni che le separano e tiene per lei un diario. Allinea parole pensate mentre cerca cibo e acqua tra le macerie, mentre trema in cantina attendendo che l’ennesima ondata di aerei passi. La guerra presto finirà e Felice tornerà da quella destinazione sconosciuta dove l’hanno portata dopo l’arresto. Felice Schragenheim è ebrea: forte dei suoi vent’anni ha sopportato tutto, e in quella che potrebbe essere la sua ultima notte ad Auschwitz è a Lilly che rivolge i suoi pensieri. Si rivede bambina ridente con genitori e fratello in una Berlino festosa, e poi giovane donna pronta a infrangere i divieti nazisti, ignorare l’ordine di cucire la stella gialla sugli abiti, inseguire la vita fino a innamorarsi di Lilly, aprirle gli occhi, immaginare un futuro diverso insieme. Ispirato a una storia vera, un romanzo storico sul potere dell’amore e delle parole che illuminano le nostre vite anche nella notte più buia. Vincitore del premio Fai Viaggiare la tua Storia.
Editore: Libromania (6 luglio 2021)
Lingua: Italiano
Copertina flessibile: 361 pagine
ISBN-10: 8851196028
ISBN-13: 978-8851196028
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