Recensione a cura di Luigia Amico
Devo ammettere di essermi avvicinata alla lettura di questo romanzo con molta curiosità sia per l’argomento trattato sia per lo snodo narrativo sviluppato su due piani temporali differenti e le mie aspettative non sono state del tutto deluse.
La parte contemporanea si svolge in parte a Londra, città in cui vive Catherine, una giornalista di quarant’anni in cerca di se stessa e di nuove emozioni che le permettano di riempire quel vuoto che la attanaglia e che la spinge tra le braccia di uomini sempre differenti. Improvvisamente riceve da un mittente sconosciuto un manoscritto in cui è raccontata la triste storia di Giovanna da Fontebranda, una giovane donna vissuta alla fine del 1300 nello Spedale di Santa Maria della Scala a Siena, uno dei più grandi e importanti ospedali europei ritrovo di malati, orfani, poveri e pellegrini.
Oggi, 29 aprile, è morta Caterina. Caterina la Santa, la preferita del Signore. Oggi, 29 aprile, io, Giovanna da Fontebranda, comincio a scrivere la mia storia. Me l’ha domandato Caterina stessa.
Catherine si immerge con avidità nella lettura di quelle pagine misteriose, c’è qualcosa che come una calamita attira la sua attenzione; che nesso c’è tra la storia raccontata da Giovanna e la sua vita? Catherine è di origini italiane, di Siena per la precisione… Certo che strana coincidenza!
Decide di intraprendere quel viaggio che da troppo tempo ha rimandato, valigia in mano e si parte alla scoperta dei luoghi che hanno dato i natali alla sua defunta madre.
La parte storica è sicuramente quella che mi ha avvinto maggiormente, la bravura dell’autrice si evince nell’accurata ricostruzione delle ambientazioni medievali; durante la lettura si respirano a pieni polmoni le atmosfere di sofferenza e malattia sprigionate dal luogo protagonista del romanzo, il famoso ospedale.
Giovanna trascorre la sua vita rinchiusa tra quelle mura, vive afflitta dalle sue pene di amore e dal dolore per quel figlio che le è stato strappato dal ventre con la forza e la violenza. Sono scene queste crude, si percepisce a pieno la sofferenza della giovane donna, il lettore assiste passivamente allo spettacolo raccapricciante descritto senza mezzi termini dall’autrice.
Piangevo senza lacrime, la strega mi scopriva le vesti. Le due donne mi tenevano a forza larghe le gambe. Ma fu lei a compiere i gesti più temuti…
Giovanna, suo malgrado, sopravvive a quella terribile esperienza e le sue giornate sono scandite ritmicamente delle incombenze e dagli obblighi che l’ospedale impone, ma il suo sogno di una vita libera che le permetta di andare alla ricerca del suo amore perduto è sempre lì ben scalfito nella sua mente.
Tra le pagine del libro fa capolino un altro personaggio decisivo, una figura molto importante oggi come all’epoca dei fatti raccontati: Caterina da Siena, la Santa patrona d’Italia.
La donna che perdeva i sensi e risorgeva dalle morti mistiche ogni volta più potente, sfidando l’invidia di ogni uomo di Chiesa. La salvatrice di una città intera che l’attendeva con speranza.
Le vicende di Giovanna si intrecciano con quelle di Santa Caterina creando un racconto ricco di pathos e misticismo.
Catherine, Giovanna, Caterina tre donne agli antipodi ma legate tra loro da un filo di mistero che Sabina Minardi svelerà solo nelle ultime pagine.
La struttura narrativa è ben sviluppata, arricchita oltretutto da un linguaggio fresco e vivace nella parte contemporanea e da un lessico ricercato, a tratti poetico nel filone storico con l’inserimento di alcuni termini desueti e arcaici che vanno ad impreziosire la scrittura, ma che non creano alcun problema ad un lettore poco affine.
Gli sbalzi temporali si alternano tra i capitoli in modo chiaro e preciso, ma purtroppo la parte ambientata nel presente non mi ha convinto del tutto, ho trovato alcuni punti prolissi e non sempre utili ai fini della storia; particolareggiate sono invece le scene in cui Catherine giunge a Siena e girovaga per quei luoghi incantati. Viene quasi voglia di prendere un treno e raggiungerla nel suo tour!
Trama
Catherine ha quarant’anni e un forte senso di vuoto dentro. Forse per colpa di David, l’uomo che ha accanto, ma che da tempo non sente più vicino; o forse è la convivenza con il padre – da sempre per lei madre e padre insieme – che è diventata troppo ingombrante. Per questo, il giorno in cui le viene recapitato un manoscritto sulla scrivania dell’ufficio, Catherine si lascia completamente travolgere dalla lettura. Quella che scorre tra le pagine è una storia antica, ambientata nella Siena dov’è nata ma che non ha mai più visto. Ed è scritta in italiano, la lingua madre di cui serba un ricordo sfocato. Protagonista una santa che porta il suo nome, Caterina. A narrare è una donna che nel 1380 vive nello Spedale di Santa Maria della Scala, luogo di cura dei malati e di assistenza per i “gettatelli”, rifugio di viandanti e pellegrini lungo la Via Francigena. Un ospedale, sorto intorno all’anno Mille, crocevia di culture diverse ed emblema di convivenza tra laici e religiosi, tra ricchi, poveri, artisti, gente in cammino: uomini e donne che deviano dalla loro strada, in cerca di sé. In quel luogo straripante di vita, la donna è costretta a non vedere mai la luce del giorno, per una colpa segreta che porta fin dalla nascita. Tra quelle pagine oscure e appassionanti, Catherine trova qualcosa che la spinge verso la sua città natale e verso la madre, morta quando lei era bambina, e della quale nessuno parla mai. Seguendo il racconto di Giovanna, quelle vite così lontane si fanno sempre più vicine. E, scoprendo il segreto che lega Giovanna allo Spedale e a santa Caterina, Catherine riuscirà a svelare i misteri del suo passato e a ritrovare se stessa.
Editore: Piemme (18 aprile 2017)
Lingua: Italiano
Copertina rigida: 384 pagine
ISBN-10: 885665928X
ISBN-13: 978-8856659283
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