Narrativa recensioni

Come fanno gli alberi – Pierpaolo Garbaccio Bugin

Recensione a cura di Raffaelina di Palma

Il profilo dentato delle imponenti pareti rocciose risalta limpido nell’azzurro dell’alba. Le vette scintillanti delle Alpi affascinano Napoleone: la natura offre al condottiero un punto d’appoggio simbolico, dividendo nettamente la terra dei suoi padri dalla sua patria.  

Annibale le ha valicate egli, invece, le vuole aggirare. Se si riesce a cogliere il nemico nel suo punto più debole, là dove l’Appennino si spinge verso le Alpi ed un solco facilita il valico, non sarà necessario attendere l’estate. La neve sarà più solida se la stagione non è molto avanzata, il pericolo valanghe sarà minore.

Avanti, verso la terra dei miei antenati!

Maggio 1800.

La campagna d’Italia parte dalla guerra della seconda coalizione delle guerre napoleoniche. L’armata di riserva, guidata dal Primo Console, Napoleone Bonaparte, attraversa il colle San Bernardo.

La storia di “Come fanno gli alberi” inizia da Mosso nel biellese. Si apre con il protagonista, Don Pietro Bergesi, vicario del piccolo borgo. Si trova nella sua biblioteca  quando, improvvisamente, sente Delmo, il suo sacrestano, che lo avvisa che è arrivata una carrozza, dalla quale scende un ussaro, con il cappello a cilindro portato sull’avambraccio, impettito nel suo dolman con la cravatta di pelo . Don Pietro quasi non lo riconosce con l’uniforme dell’esercito austriaco. Insieme con lui viaggiano due donne.

Gustav Hohebergen, ai vostri ordini! inclina la testa in avanti, in segno di saluto, sbattendo gli stivali.

“Ha conosciuto quell’individuo come un maledetto agitatore. Quel tedesco è riuscito a mentire due volte sulla sua identità di spione austriaco.”

Hohebergen gli sta dicendo che sono inseguiti da un gruppo di cavalleggeri francesi fin da Biella. Il primo rifugio dove riparare a cui ha pensato è stato Mosso.

Napoleone sta invadendo l’Italia per la seconda volta.

Gli austriaci bloccano solo il grosso dei carri di artiglieria francesi, ma le loro avanguardie sono già giunte a Ivrea e da lì sfonderanno in tutto il Nord Italia.

C’è da aspettarsi i francesi da un momento all’altro: quel rinnegato vuol far bruciare tutto il paese!

L’austriaco gli consegna una lettera del Monsignor Antonio Tabassa il quale gli impone di lasciare la sua parrocchia e di partire con la scorta di Gustav Hohebergen; “ Visti i violenti giorni che viviamo, siete dispensato dall’indossare la Vostra tonaca.”

Don Pietro guarda pensieroso fuori dal finestrino della carrozza; riflette sulla sua vita che si è ribaltata nell’arco di una notte. Torna alla scena terribile davanti alla quale si è trovato la mattina poco prima della partenza. Il giovane soldato che faceva parte della scorta , seduto sugli scalini della carrozza. Con la bocca aperta e gli occhi immobili. Quell’uomo ormai freddo, con un enorme pugnale conficcato appena sotto lo sterno.

Il parroco riflette, ma è anche furioso in quella diligenza che lo sballotta da una parte all’altra, c’è qualcosa che non gli torna: se fossero stati i francesi non si sarebbero fermati a uccidere solo un uomo…e i commilitoni di guardia sulla piazza avrebbero dato l’allarme…

Per forza era qualcuno arrivato con quella carrozza. Quindi ora era seduto a pochi centimetri da lui. Ora era più preoccupato da quel pensiero che dal viaggio che lo attendeva

La trama si snoda in una sorta di storia “on the road”, come ha dichiarato l’autore in una intervista; vissuta su una carrozza che parte da Mosso verso Est. Un percorso che porta il protagonista a incontrare persone umili e personaggi storici importanti che gli rendono un libero fluire di pensieri  che gli aprono uno squarcio di riflessione sullo scarto tra reale e ideale.

Quei reparti militari, ovunque si spostino, portano novità dalla Francia, come un colpo di vento improvviso, ma non duraturo.

La diffusione della libertà d’impresa nei territori occupati dalle truppe napoleoniche nascono consensi, ma anche critiche  e rivolte. E soprattutto , lo scontro di eserciti porta a saccheggi, anche di opere artistiche, stupri, soprusi sulle popolazioni locali.

Lungo la strada sono disseminati carri, cannoni distrutti e ruote fracassate che ostruiscono il passaggio.

La falsa morte del soldato pugnalato, uno scomparto segreto sotto il sedile della carrozza, una sacca rettangolare di cuoio contenente un volume misterioso, l’uccisione di un soldato, ma questa volta non si tratta di una messinscena…indizi e intrecci inquietanti…
È nell’indole del vicario vedere e cercare il bene dappertutto: quel bene che “rifocilla”il corpo e sana lo spirito, ma sente di essere un ingenuo con quei disegni informi in testa.


Lungo la strada la natura gli evoca le immagini ammirate tante volte nei suoi amati libri. A poco a poco prende atto di quel viaggio che in quel contesto diventa una presa di coscienza in un mondo che cerca un’affermazione di modernità: di profonde crisi, ma anche di profondi cambiamenti. Transitando davanti alla Certosa di Parma resta incantato dall’unione di quegli edifici: l’uno la continuazione dell’altro, compatti, come fortezze; come guardiani sull’estesa pianura.     
Sensazioni che sono atti di libertà, atti a costituire strumenti capaci di intensificare “l’ascolto” e la comprensione della vita: negli indimenticabili umori e le emozioni più differenti come l’ironia, il mistero, la sorpresa, tra sentieri e strade, con il colpo di scena conclusivo.
 
A don Pietro viene consegnato un messaggio misterioso.
 
Avrebbe affrontato quella prova alla fine della quale si sarebbe sentito migliore. Se la Provvidenza così voleva non avrebbe più pensato alla tonaca. Ormai era un borghese.
 
In coda ai reparti ci sono donne con bambini. Lacere e scalze, procedono a piedi. Cercano di stare  vicino ai reparti a cui sono aggiunte. 
È un lungo fiume di torture, date e subite stupidamente, agli ordini di generali che daranno la colpa ai loro soldati  poco eroici e codardi , in caso di sconfitta.”
 
Il fine dell’autore è raccontare la vita di persone comuni, troppo spesso dimenticate, ma che hanno  avuto un importante ruolo nella storia ufficiale: sono il frutto di un’alchimia a sorpresa nell’avvicendarsi del quotidiano. L’inserimento di personaggi di fantasia in fatti storici realmente accaduti ne fa una lettura particolarmente interessante, diventa una storia nella storia; uno sguardo retrospettivo che rende il filo della trama, tra spazi e pause, un intreccio  avvincente.

Editore ‏ : ‎ Il Seme Bianco (12 luglio 2021)

Lingua ‏ : ‎ Italiano

Copertina flessibile ‏ : ‎ 183 pagine

ISBN-10 ‏ : ‎ 8833612473

ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8833612478

Link d’acquisto cartaceo: Come fanno gli alberi

Trama

Maggio 1800. Mentre Napoleone invade il Nord Italia, una carrozza parte da Mosso nel Biellese, diretta a est. Don Pietro Bergesi, il vicario di Mosso, è costretto a partire per effettuare una misteriosa consegna; alle prese con gli enigmatici compagni di viaggio, dovrà risolvere due omicidi. Lungo la strada, testimone di battaglie e violenze, incontra personaggi storici e umili contadini, con le loro piccole storie di coraggio e dolore. Immerso nella natura, dopo essersi riconciliato con la ragione rivoluzionaria e illuministica, con il disegno delle sue emozioni romantiche legate alla tradizione e alle sue origini, con l’architettura e il canto, don Bergesi vedrà la sua vita cambiare radicalmente.

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