Recensione a cura di Maria Marques
Ognuno di noi ha tracciato il proprio destino nella culla…Forse senza saperlo ero già predestinato dallo Spirito Santo a diventare papa. Infatti, sono nato il giorno di Pasqua e sono stato eletto al soglio pontificio il giorno di Natale.
È il 1565, il mese di dicembre è iniziato da pochi giorni, un uomo è in fin di vita e si appresta a una lunga confessione narrando la sua esistenza, al nipote, senza tralasciare nulla. Non si tratta di due persone qualunque, il morente è papa Pio IV e il nipote che raccoglie, suo malgrado, la confessione è, il cardinale Carlo Borromeo.
Il viaggio che si appresta a narrare Pio IV, inizia da quando si chiamava ancora Giovan Angelo Medici e le sue giornate si svolgevano nell’ambiente famigliare circondato dall’affetto dei genitori e dai fratelli. La famiglia, quel microcosmo di affetti, di rapporti talvolta non facili, emerge in tutta la sua importanza dal racconto del pontefice.
L’affetto e il legame profondo con il fratello maggiore, Giangiacomo, sin da bambino ribelle e appassionato di armi che, con una sorprendente carriera da bandito a condottiero, diventa l’idolo dei fratelli minori. Nonostante il cognome illustre, nessun legame vantava il futuro pontefice con i Medici ben più famosi e ricchi di Firenze. Tutt’altro tenore di vita contraddistingueva la famiglia di Angelo, il cui padre finirà in galera per debiti.
Destinato agli studi, Angelo com’è chiamato in famiglia, brillantemente li porterà a termine per poi ricongiungersi con il fratello nelle sue scorrerie sul lago di Como, e poi ancora nella sua avventura per mantenere lo stato di Milano nelle mani di Francesco II Sforza. Sono anni in cui la stabilità politica è difficile da mantenere, tutto muta repentinamente, soprattutto le alleanze e tutti sono consapevoli che il re di Francia, Francesco I “vorrà conquistare nuovamente la Lombardia, dal momento che si è accaparrato l’alleanza con gli svizzeri..”.
Lungi dal rappresentare l’erudito di famiglia, debole e destinato a una carriera ecclesiastica, Angelo al contrario è un ottimo organizzatore, sa tenere in mano le armi e subisce il fascino delle donne. Le vicende esterne, le battaglie tra gli eserciti di Carlo V e Francesco I oltre a devastare l’Italia, faranno sì che Angelo raggiunga Roma, poco prima del sacco del 1527 e l’Incontro con Alessandro Farnese, gli aprirà le porte dei salotti della nobiltà romana, ma non solo. Sarà sotto Paolo III che, Angelo prenderà gli ordini sacerdotali e la sua attività all’interno delle gerarchie ecclesiastiche comincerà a essere tenuta in conto assumendo rilevanza, sino ad arrivare al cardinalato e infine al soglio pontificio.
Il racconto del papa, si libera di ogni velo diplomatico, nulla tace al nipote e al lettore: errori, valutazioni sbagliate, rapporti che s’incrinano, persone cui deve rinunciare. Il viaggio della sua vita si differenzierà su due piani: quello politico e religioso, riaprendo e poi terminando il concilio di Trento, appoggiando i cattolici francesi nella guerra contro gli ugonotti e, naturalmente, intervenendo in materia di fede e quello come sovrano di Roma che cercherà di abbellire, avvalendosi dell’aiuto dei maggiori artisti dell’epoca. Il papa si libera della sua sacralità per tornare uomo con le sue debolezze e i suoi picchi di superbia, ma anche l’infinita dolcezza nei confronti di chi ama, della sua famiglia e il rispetto e l’ammirazione per gli artisti.
L’autore, Luca Cremonesi, dipinge un uomo, un papa e il suo tempo. Pur utilizzando qualche licenza storica, come ammette lui stesso nelle ultime pagine, funzionale solo alla trama, non stravolge la vicenda storica. I personaggi sono ben delineati psicologicamente e s’inseriscono nel tessuto storico dell’epoca, con tutte le contraddizioni e lo spirito di uomini del Rinascimento. Lo stile dell’autore, aiuta il lettore ad avvicinarsi a questo personaggio, volitivo e caparbio, amante dell’arte e mecenate, che nelle pagine in cui fa visita, in incognito, a Michelangelo morente, percepisce quello che sarà in futuro il ricordo del suo pontificato:
Io sono solo di passaggio in questa vita. Tra cento anni il nome di Pio IV sarà ricordato unicamente per la chiusura del concilio di Trento…Il tuo nome invece, vivrà in eterno. Sarà pronunciato con orgoglio e apparterrà alla storia dell’umanità.
Editore: Arpeggio Libero (4 aprile 2018)
Copertina flessibile: 408 pagine
ISBN-10: 8899355975
ISBN-13: 978-8899355975
Link di acquisto cartaceo: Il mio nome è Pio IV
Trama
Roma, otto dicembre 1565. Papa Pio IV sul letto di morte riceve la visita del nipote Carlo Borromeo e gli esprime la volontà di volersi confessare. Dopo essere stati completati i preamboli sacramentali, inizia a raccontare gli episodi vissuti durante la sua vita. Espone, inoltre, gli eventi di pirateria e di brigantaggio che ha compiuto a Musso sul lago di Como, insieme al fratello Giacomo. Prima di ricevere l’estrema unzione, il pontefice si preoccupa di riferire anche quanto accaduto nel suo primo viaggio a Roma, così come racconta le conoscenze politiche e diplomatiche che acquisì frequentando la curia e l’apparato ecclesiastico. Infatti poco tempo dopo, diventò cardinale e poi assunse il titolo di vicario di Cristo, avendo comunque cura di non tralasciare mai i legami sentimentali e amorosi con le compagnie femminili.