Recensione a cura di Roberto Orsi
Nessuna terra è santa e al tempo stesso lo sono tutte. Ciò che conta è dove si trovano Nostro Signore e la nostra fede.
“Nel nome di Dio” fa parte delle prime due uscite per la nuova collana Historiae Rizzoli, lanciata nel mese di giugno 2021.
Una storia che si sviluppa su diversi archi temporali, tra i quali il principale è quello della settima crociata, tra il 1249 e il 1250, con il Regno di Francia e Re Luigi IX quale comandante delle armate cristiane, contrapposte all’esercito musulmano del sultano Al-Salih Ayyub.
E quando si parla di crociate non può che esserci battaglia, sangue, distruzione e morte. È il tempo delle grandi spedizioni nella terra d’Outremer per la conquista dei più importanti simboli religiosi: la Terra Santa e Gerusalemme.
Lo scenario principale del racconto è quello egiziano. Le truppe crociate sbarcarono a Damietta per affrontare una sanguinosa battaglia contro i nemici ad al-Mansūra, allora capitanati da un promettente ufficiale mamelucco, Baybars.
Le forze cristiane sono ingenti: centinaia di navi, duemila cavalieri e quasi ventimila uomini d’arme, raggiunti a Cipro da altri ottocento cavalieri e cinquemila soldati. Tra di loro figurano anche i due Ordini di cavalieri più importanti del periodo medievale: i Templari e gli Ospitalieri.
Mentre cristiani e islamici si affrontano sul campo di battaglia, con ingenti perdite in uno schieramento e nell’altro, una storia parallela coinvolge diversi personaggi alla ricerca di un documento misterioso che potrebbe sconvolgere gli equilibri tra le religioni. Ed è qui che entra in gioco l’altro orizzonte temporale del racconto.
L’autore torna indietro ai tempi di Nerone, in quei primi anni dopo la morte di Gesù e i primi vagiti del Cristianesimo sul continente europeo. Sono gli anni del contrasto tra i seguaci della nuova religione e il paganesimo che affonda le radici in tradizioni secolari.
Quali rilevazioni straordinarie contiene il documento che tutti vogliono? È tornato alla luce dopo secoli, e il sultano, Al-Salih Ayyub, chiede a Federico II, l’Imperatore Stupor Mundi suo alleato, l’invio di un messaggero. Federico incarica Umberto di Fondi, barone di Acquaviva, noto anche come Ser Berto. Personaggio enigmatico e camaleontico capace di muoversi con grande attenzione e segretezza in un terreno insidioso come quello d’Oriente.
I personaggi che ruotano attorno al romanzo sono davvero tanti. Forse, per certi versi, anche troppi, con il rischio per un lettore non troppo attento o comunque appassionato del genere e del periodo, di rimanere disorientato in certi passaggi.
Tra loro, degno di menzione l’inquisitore domenicano Yves le Breton, che accompagna l’esercito di Re Luigi IX con l’opera di redenzione degli infedeli e di sostegno spirituale per le truppe impegnate in battaglia.
Yves è in prima linea nella ricerca del documento misterioso, sulle tracce di alcuni cavalieri Templari che pare lo abbiano trafugato durante uno scontro alle porte di al-Mansūra.
In un contesto molto complicato, dove lo spartiacque tra la vita e la morte è sottilissimo, l’inquisitore si muove sul filo del rasoio, in un gioco di intrighi, sotterfugi e mezze verità. La verità sconcertante contenuta nei fogli di pergamena trafugati potrebbe decidere le sorti del conflitto senza necessità di altri colpi di spada.
Il mio maestro mi ha insegnato che un inquisitore non si ferma davanti a nulla e a nessuno. Egli serve la causa di Dio e non ne esiste una più giusta.
Mentre il sangue scorre sul terreno del deserto egiziano, tra inseguimenti sul Nilo e trattative serrate tra i comandanti degli eserciti, le pagine scorrono tra il medioevo e l’Antica Roma.
Quando calano le ombre sul terreno di battaglia e cessa il clangore di spade è il momento delle riflessioni, del guardarsi dentro e indietro ma con uno sguardo al domani. In quel momento nascono i pensieri più intimi, ci si interroga sul perché di tutto questo: morte e distruzione sono davvero la soluzione? Luigi IX più volte si sofferma a pensare sulla reale utilità di tutto questo. In nome di quale Dio si uccide il prossimo? E perché?
Dove ho peccato? Perché Dio ha consentito tutto questo? Mio fratello e centinaia di devoti cavalieri sono morti sotto i colpi degli infedeli. Eppure, siamo qui per liberare Gerusalemme. Perché Dio non ci ha consentito di schiacciare i suoi nemici una volta per tutte?
Oltre al gran numero di personaggi, l’autore infarcisce la narrazione di tanti termini arabi che in alcuni momenti rallentano la lettura e costringono il lettore a riferirsi alle note in fondo al libro.
Le descrizioni delle città e degli ambienti orientaleggianti rappresentano un punto di forza della narrazione con una capacità evocativa dell’autore che consente al lettore di entrare appieno nello spirito medievale.
Una buona lettura, un romanzo che non delude gli appassionati del genere ma che può invece risultare più ostico a chi è meno avvezzo a questo periodo storico e all’ambientazione geografica di riferimento.
Editore: Rizzoli (22 giugno 2021)
Copertina flessibile: 400 pagine
ISBN-10: 8817158968
ISBN-13: 978-8817158961
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Trama
1249. La Settima crociata è appena iniziata. L’esercito di Luigi IX “il Santo” e quello del sultano al-Salih Ayyub si fronteggiano tra le sponde del Nilo. Il vento del deserto gonfia i vessilli e il sole impietoso arroventa le armature di cavalieri ed emiri. Ma mentre i due schieramenti incrociano le armi, un’altra guerra, ben più importante, si consuma nell’ombra. Una corsa contro il tempo per mettere le mani su un misterioso documento romano che potrebbe cambiare per sempre il destino della Cristianità e dell’Islam. Sono in tanti a volersene impossessare: l’inquisitore Yves le Breton, schiacciato dal peso e dalle contraddizioni della sua carica; lo spregiudicato Umberto di Fondi, emissario dell’imperatore Federico II di Svevia; il giovane emiro Baybars, dall’oscuro passato e dagli enigmatici occhi chiari; e i cavalieri templari, sospesi tra la fedeltà alla Chiesa, al trono di Francia e al proprio Ordine. Cosa custodisce quel documento e perché lascia dietro di sé una lunga scia di sangue? Un interrogativo che porterà i personaggi a sondare gli abissi delle proprie debolezze e i recessi più oscuri della propria anima per capire davvero chi sono e in cosa credono. In un sapiente e caleidoscopico alternarsi di epoche e ambientazioni, Luigi Panella ricostruisce con vivido realismo le macerie fumiganti della Roma di Nerone, l’avanzata inarrestabile delle cariche della cavalleria templare e l’atmosfera densa di voci e sapori dei mercati d’Outremer, intrecciando con eleganza e maestria la tradizione del grande romanzo storico a una modernissima spy story dal finale inatteso.