Recensione a cura di Donatella Palli
Questo romanzo di Alfredo Catarsini, scritto nel 1970 e ripubblicato quest’anno, s’inserisce, con onore, nella narrativa neorealista che ha, per molti anni dopo la seconda guerra mondiale, cercato di comprendere quello che avvenne nel periodo che va dal 1943 al 1945 quando una terribile lotta fratricida, ammorbata dalla follia nazista, trasformò gli Italiani, vissuti fino ad allora in pace e vicinanza, in crudeli giustizieri.
Giordano Bruno Guerri, nella prefazione ricorda le parole di Italo Calvino nel romanzo ll Sentiero dei nidi di ragno.
“Per molti dei miei coetanei era stato solo il caso a decidere da che parte dovessero combattere ; per molti le parti ad un tratto si invertivano, da repubblichini diventavano partigiani o viceversa; da una parte o dall’altra parte sparavano e si facevano sparare, solo la morte dava alla loro scelta un segno irrevocabile”.
Conferma Catarsini che “i più in realtà non scelsero. Fu la geografia a decidere per loro: chi stava nel sud già liberato fu felice di rimanervi, chi stava al nord si sottomise alla neonata Repubblica Sociale Italiana in attesa della “immancabile vittoria” fascista o della ben più probabile avanzata degli eserciti alleati. Chi viveva nella fascia di mezzo, al fronte, dipendeva spesso dal caso e dalle circostanze.”
Racconta l’autore che il romanzo è nato rimettendo insieme i vari appunti da lui presi in quegli anni fatali, durante la sua dura esperienza di sfollato, vivendo in prima persona la desolazione, la paura e la fame delle tante famiglie che fuggirono da Viareggio e dai paesi bombardati e distrutti, cercando una via di scampo e un riparo nelle montagne della Lucchesia.
Catarsini era un pittore ( 1899/1993) e solo da un artista molto attento alle immagini possono venire tante acute descrizioni:
“Di fronte c’erano le gobbe dei monti che si stagliavano nel cielo un po’ stinto contrapponendo a quel mondo vegetale una forte tonalità (…) L’aria era divenuta morbida, trasparente come un pastello settecentesco”
Al testo talvolta crudo o pieno d’umanità come si conveniva in quei giorni terribili, Catarsini ha voluto aggiungere anche degli schizzi che sottolineano gli eventi. Ha inoltre introdotto tra i personaggi un pittore, il suo alter ego, che, nel fragore della guerra, sta affrescando la cappella di una chiesetta, San Martino in Freddana. Questo artista è guardato con sospetto dai partigiani perché non si unisce a loro e, pur simpatizzando con gli sfollati, continua la sua opera.
Fra tutta questa umanità dolente troviamo i tre protagonisti del romanzo : Frustino, Nando e Delta. I primi due si conoscono per caso, entrambi sfollati e vicini di casa; benché molto diversi, Frustino un contadino mezzadro e Nando un marinaio, diventano molto amici e si sostengono l’un l’altro.
Da boscaioli si avvicinano progressivamente ai partigiani, prima Frustino più irruento e insofferente delle pretese del padrone e poi Nando, più pacato e riflessivo.
Ben delineati i due caratteri: Frustino, sogna una rivoluzione proletaria :
” Quando sarà finita questa guerra vedrete che qualcuno con la testa calda ci penserà (…) non è giusto lavorare dall’alba al tramonto senza averne nessun vantaggio”
Nando invece, ha una posizione più intimista che invoca la libertà come quella dei gabbiani che si buttano in picchiata a beccar i pesci e si esprime sempre in gergo marinaresco:
“Questa Italia a me sembra sia diventata come una vela in cima all’albero di maestra, fracassata e sbrindellata da tutti i venti “.
E ancora:
“se certi italiani , che fiancheggiano la prepotenza tedesca, aprissero gli occhi come li spalanca un nocchiere quando avvista un canale nel buio della notte , li mollerebbe subito lasciandoli battere fra gli scogli”
Il fatto è che “in tutta la val Freddana si erano sparse le formazioni partigiane. Perciò da un momento all’altro potevano aver luogo prevedibili sparatorie (…) i tedeschi sempre più guardinghi, sospettosi anche verso i fascisti puntavano notte e giorno gli occhi verso le montagne di tutta la Lucchesia”.
Altro personaggio di grande spessore è Delta, la giovane studentessa intellettuale che si è avvicinata alla lotta partigiana dopo che il padre ingegnere ebreo è stato ucciso dai nazisti.
In lei, educata alla non violenza, è forte l’elaborazione del lutto ma, pur odiando il nazifascismo, riesce a fare un distinguo tra la dittatura e i tanti giovani arruolati a forza dai repubblichini.
Quando due ragazzi si arrendono ai partigiani, Delta pensa che possano essere recuperati.
“La dittatura vi ha permesso di fare subire al prossimo le peggiori angherie se non addirittura la morte (…) bisogna curare il pensiero a voi ragazzi e togliervelo dalle pesanti pastoie dittatoriali in cui è stato avvolto”
Molto profonda e tormentata è l’adesione di Delta alla lotta partigiana tanto da sentirsi responsabile per l’eccidio di venticinque persone in seguito alla sua uccisione di un tedesco ma anche decisa ad andare sino in fondo, prostituendosi se necessario, per la causa.
Così mentre tutti aspettano l’avanzamento del fronte, arenato sulle sponde dell’Arno e i bombardamenti degli alleati si fanno sempre più vicini, ognuno cerca di sopravvivere alla fame e alla paura. Incontrare qualcuno nel bosco è sempre un rischio perché può essere un amico ma anche un nemico e capirlo troppo tardi può diventare fatale .
Le spie possono celarsi ovunque anche tra i vicini che conosci bene e
“la lotta è ormai ad oltranza, una lotta per difendere un ideale di libertà che molti partigiani sbarbatelli ancora non sanno dove finisce e perché è iniziata”
Catarsini ha sempre uno sguardo di compassione verso tutti individuando nella guerra il vero mostro, “un mostro che si occulta nell’uomo e dall’uomo si sprigiona, lo guida, lo vince e lo perde”
Certo un antidoto c’è ed è l’istruzione.
“L’ istruzione è tutto e quanta meno ignoranza c’è nel mondo anche di guerre ce ne sarebbero meno”
Il pittore Alfredo Catarsini ci ha donato un grande affresco del difficile periodo della guerra civile di quegli anni quando gli Italiani, abbandonati a se stessi dagli eventi e da un governo incapace e latitante, seppero o almeno provarono a ritrovare la strada maestra, metaforicamente nel folto bosco della Lucchesia, seguendo esclusivamente la propria coscienza.
Editore : La nave di Teseo + (24 giugno 2021)
Lingua : Italiano
Copertina flessibile : 416 pagine
ISBN-10 : 889395107X
ISBN-13 : 978-8893951074
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Trama
“Nando è un uomo di mare, la sua vita è sulle barche, in mezzo ai marinai con lo sguardo puntato sull’orizzonte. Frustino è un giovane abituato a lavorare duro, vive nell’entroterra e la fatica non lo preoccupa. Delta è una giovane donna coraggiosa che sa qual è il suo posto nel mondo, sa chi è e cosa vuole. Nando è sfollato con la moglie in Val Freddana: ha dovuto lasciare da un giorno all’altro Viareggio, la sua città, per mettersi a riparo dai bombardamenti; Frustino vuole solo che alla sua famiglia non manchi nulla; Delta non vuole restare a guardare mentre i soldati tedeschi fanno ciò che vogliono.
Le loro esistenze sono destinate a incrociarsi, a convergere nella comune lotta contro l’oppressore. Tra il 1943 e il 1945, Alfredo Catarsini fu costretto a lasciare Viareggio per l’entroterra. La ferrovia e la via Aurelia che attraversano la Versilia erano arterie strategiche per i collegamenti e il rifornimento delle truppe impegnate nel conflitto mondiale, la Linea Gotica poco distante rendeva l’intera area un luogo pericoloso, ad alto rischio di bombardamenti. Per questo Catarsini trovò rifugio in Lucchesia, teatro di fatti atroci, con deportazioni di massa, ostaggi trucidati e veri e propri eccidi. Proprio nella chiesa di San Martino in Freddana il pittore realizzò meravigliosi affreschi, che hanno eco nel romanzo. Giorni Neri è la testimonianza di quei momenti terribili e prende le mosse proprio dagli appunti presi durante quei lunghi mesi trascorsi lontano dalla sua città, dagli affetti più cari, appunti che si trasformarono in una storia vera e propria, in un romanzo che dalle radici della realtà ha creato personaggi immaginari che, tra le pagine, incarnano sentimenti ed emozioni universali, restituendoci un affresco di quanto accadde. La fotografia di un momento storico tra i più atroci attraverso lo sguardo di chi c’era, un romanzo intenso con personaggi destinati a restare nella memoria.” (Elena Torre) Prefazione di Giordano Bruno Guerri.