Articolo a cura di Roberto Orsi
Nome e cognome: Margaretha Geertruida Zelle
Data di nascita: 7 agosto 1876
Luogo: Leeuwarden (Paesi Bassi)
Caratteristiche: carnagione scura e capelli corvini
Professione: ballerina esotica
Pressappoco questa doveva essere la scheda che ebbe sotto gli occhi il console onorario tedesco Karl Kroemer quando nel 1915, ad Amsterdam, fece visita a questa ballerina offrendole ventimila franchi (pari a oltre 50mila euro di oggi) per svolgere attività di spionaggio a favore della Germania.
Lei, già nota al secolo come Mata Hari, accettò, considerando i soldi un risarcimento per le pellicce, i gioielli e i beni che i tedeschi le avevano confiscato allo scoppio della guerra.
Ma abbiamo già anticipato troppo, ci siamo fatti prendere la mano dalla materia spionaggio mentre dobbiamo imbracciare la leva della Storia e procedere con rigore.
Figlia di Heer Adam Zelle – proprietario di una bottega di cappelli nonché di un mulino e di una fattoria – Margaretha Geertruida non rispecchiava i classici canoni di bellezza delle donne europee. Occhi profondi, grandi e ipnotici, capelli lunghi e corvini, incarnato scuro: tratti somatici che affascinavano gli uomini del nord Europa abituati a una tipologia femminile più austera e meno intrigante.
Crebbe nell’agiatezza con un padre che stravedeva per lei e la ricopriva di regali costosi ma che, nel 1890, abbandonò la famiglia per seguire un’altra donna. La madre morì dopo qualche anno e la bella Margaretha, – dalla sessualità precoce e l’intuizione che una donna può facilmente ottenere qualunque cosa voglia grazie al suo corpo e alle sue doti amatoriali – dovette fare i conti con l’indigenza. E fu per indigenza che, all’età di 18 anni, rispose a un annuncio matrimoniale pubblicato sul giornale – cosa assai consueta al tempo – da un ufficiale del Regio Esercito olandese: Rudolph Mac Leod.
In qualità di lady Mac Leod, però, non visse ciò che aveva sognato: Mac Leod aveva pochi soldi, molti debiti e parecchie storie extraconiugali. Nel 1897, con il figlio Norman-John, la coppia si trasferì nelle Indie Orientali, per la convalescenza dell’ufficiale dalla sifilide, malattia che Mac Leod trasmise anche alla bella moglie e ai figli (nel frattempo, infatti, alla coppia era nata anche una bambina). La coppia oramai era in crisi, e ai dissapori coniugali si aggiunse il dolore per la perdita del figlioletto, morte causata dalle cattive cure ricevute dal medico per la sifilide (qualcuno dice per avvelenamento da parte di una serva indigena).
La famiglia Mc Leod fece ritorno nei Paesi Bassi, ma la separazione fu immediata. Lady Mac Leod si trasferì a Parigi e qui, in piena Belle Époque, avvenne la trasformazione: Marta Zeller assunse lo pseudonimo di Mata Hari – che in malese significa “alba” o “occhio del sole”, – e diventò una danzatrice esotica. Si esibì in un centro di arte orientale, il Museo Guimet, con un abito che lasciava poco all’immaginazione, un reggiseno tempestato di pietre preziose e un conturbante copricapo, incantando e ammaliando il pubblico con danze mai viste prima in cui raccontava storie di lussuria, gelosia, passione e vendetta. In qualsiasi altra circostanza, chiunque al suo posto sarebbe stata arrestata per indecenza, ma Mata Hari apriva ogni spettacolo raccontando che si trattava di danze sacre apprese nei templi indiani.
In breve tempo la danzatrice conquistò la fama locale e non solo, campeggiava sulle prime pagine di tutta Europa ed era desiderata dagli uomini più ricchi d’Occidente, molti dei quali diventarono (se non lo erano già) suoi devoti amanti che la riempivano di costosissimi regali.
Purtroppo il primo conflitto mondiale interruppe questa onda di benessere e di ricchezza e per Mata Hari, così come per la maggior parte degli europei, l’arrivo della guerra significò la perdita di ogni bene.
E questo ci riporta all’inizio del nostro articolo, alla prima proposta di incarico come spia. Il reclutamento da parte di Kroemer.
Ricevette un breve addestramento alle pratiche dello spionaggio da parte di Fraulein Doktor, ovvero Elsbeth Schragmueller – una delle prime donne laureatesi in Germania e una delle spie più importanti durante la Prima guerra mondiale – e diventò a tutti gli effetti una spia al soldo del Secondo Reich: l’agente H21 (identificativo in codice che verrà poi cambiato in in AF44). Doveva fornire ai tedeschi informazioni sull’aeroporto di Contrexeville, situato nei pressi di Vittel in Francia. Come escamotage usò la sua arte amatoria in una visita a uno dei suoi giovani amanti – forse il suo unico vero amore – Vadim Masslov, un giovane capitano russo che combatteva al fianco dei francesi. Fu proprio questo amore a decretare l’inizio della fine di Mata Hari.
Fu infatti nella speranza di ottenere un lasciapassare per Vittel, nel cui ospedale era ricoverato Vladimir (che, esposto al fosgene aveva perso la vista da un occhio e rischiava di perderla anche all’altro) che Mata Hari chiese aiuto a un suo amante, Jean Hallaure, che lavorava per il ministero della guerra. Ma Hallaure, a insaputa della danzatrice, lavorava anche per il Deuxième Bureau (l’unità di controspionaggio del ministero della guerra) di George Ladoux, e le procurò un appuntamento presso l’ufficio di quest’ultimo. Da tempo, Ladoux faceva pedinare Mata Hari dai suoi agenti. Le controllavano la corrispondenza, ascoltavano le sue conversazioni telefoniche, annotavano i suoi incontri, senza mai rintracciare niente che provasse il suo coinvolgimento nella trasmissione di informazioni rilevanti agli agenti tedeschi.
Le fu concesso il lasciapassare a patto che lei fosse diventata una spia al servizio dei francesi. Mata Hari acconsentì chiedendo l’incredibile cifra di un milione di franchi, che le avrebbero permesso di mantenere Vadim dopo il matrimonio nel caso in cui la sua famiglia lo avesse ripudiato. Le fu ordinato di andare andare in Spagna e da lì poi imbarcarsi per L’Aia, dove avrebbe ricevuto ulteriori istruzioni.
Le maglie della rete del doppiogioco spionistico si stavano stringendo attorno al suo bel corpo.
La nave sulla quale si imbarcò fece scalo in un porto britannico dove la danzatrice destò sospetti negli agenti, che la condussero a Londra per sottoporla a ulteriori interrogatori. Neanche questa volta fu trovato niente a suo carico, ma gli agenti decisero di trattenerla per stabilire se fosse effettivamente lei e non Clara Benedix, una spia tedesca con cui aveva una vaga somiglianza.
Nel tentativo disperato di farsi rilasciare, Mata Hari confessò di essere un’agente al servizio della Francia e di lavorare per Ladoux. Ma quando le autorità britanniche contattarono il capitano francese, questi, dichiarò di non saperne nulla e di rimandarla in Spagna. Fu così tradita da chi l’aveva assoldata.
Di fatto, Ladoux non chiese mai a Mata Hari di trasmettergli informazioni, non le assegnò alcun incarico specifico né le mise mai a disposizione i mezzi o i fondi necessari per comunicare con lui. Fu lei a “tradirsi” scrivendogli una lettera, che spedì per posta ordinaria, in cui gli chiedeva un anticipo per rinnovare il suo guardaroba nel caso in cui avesse dovuto sedurre qualche uomo importante nel corso di un’eventuale missione.
I tedeschi ebbero così la prova del suo tradimento ma vollero che anche i francesi la scoprissero così da eliminarla. Il console tedesco decise di bruciare la sua copertura inviando un messaggio cifrato ma adoperando un codice vecchio consapevole che era stato già decifrato dai servizi segreti francesi. In pratica, nel messaggio ne rivelò l’identità. Messaggio che fu prontamente intercettato dalla centraledel controspionaggio francese.
Venne arrestata dalla polizia francese nella sua camera d’albergo, la 131 del Palace Hotel, al numero 103 degli Champs Elisées, il 12 febbraio del 1917.
Fu rinviata a giudizio con otto capi di accusa. Le udienze del suo processo iniziarono il 24 luglio del 1917. Le accuse contro di lei erano vaghe (lo stesso procuratore avrebbe in seguito confessato che non c’erano abbastanza prove) e non c’era alcun riferimento a segreti specifici che sarebbero stati trasmessi al nemico. Furono invece presentate svariate prove del suo stile di vita “immorale”. Dopo due giorni di giudizio i sette membri della giuria condannarono a morte Margaretha Zelle per attività spionistica a favore della Germania.
All’alba del 15 ottobre 1917, per comparire di fronte al plotone d’esecuzione schierato presso il campo di tiro di Vincennes, Mata Hari scelse un abito grigio perla. Rifiutò la benda, per guardare con coraggio la morte impossessarsi di lei. Degli 11 colpi sparati all’ordine del fuoco, solo tre la colpirono. Uno di questi andò dritto al cuore. Il suo corpo, rimasto irreclamato, venne sepolto in una fossa comune.
Curiosità
Prima di esibirsi Mata Hari spiegava: «La mia danza è un poema sacro […] Bisogna sempre trasmettere le tre tappe che corrispondono agli attributi divini di Brahma, Vishnu e Shiva: creazione, fecondità e distruzione»
Non portava armi, ad eccezione del suo stesso corpo e della sua arte seduttoria. Con sé aveva solo due boccette di inchiostro simpatico fornitegli dai servizi segreti tedeschi che però, pare, non usò mai.
“Non abbiate paura per me, sorella. Saprò morire. State per assistere ad una bella morte.” Furono queste le ultime parole pronunciate da Mata Hari prima di morire. Le raccolse suor Marie, la monaca che la assistì negli anni trascorsi dietro le sbarre della prigione di Saint-Lazare, carcere femminile del X arrondissement di Parigi.
Il sergente maggiore al comando del plotone di esecuzione, di fronte alla fermezza di Mata Hari che rifiutò di essere legata la palo, dichiarò: «Per Dio! Questa donna sa come morire»
Prima della condanna scrisse tre lettere, una alla figlia Jeanne Louise, una al capitano Masslov – che l’aveva archiviata pubblicamente come “una semplice avventura” -, e una terza all’ambasciatore d’Olanda, Cambon. Nessuna delle tre venne mai recapitata.
Queste lettere, insieme ad altre memorie custodite nei vari dossier su Mata Hari, sono rimasti secretati fino al 2017.
Se quanto vi abbiamo raccontato vi ha incuriosito o se volete approfondire la storia di Mata Hari, vi lasciamo qualche consiglio libroso:
Fonti
http://infoarts.rcnetwork.it/mata-hari-eroina-dei-nostri-tempi
http://www.nastorix.it/la-spia-invento-burlesque-mata-hari/
https://www.ilgiornale.it/news/cultura/mata-hari-ventre-spia-1963361.html
http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/mata-hari/