Recensione a cura di Maria Marques.
Nel 279 a.C., Brenno capo di una tribù celta, accompagnato dalla moglie guerriera Igerna, non ha dubbio alcuno su quale sia il suo scopo, invadendo il territorio greco. Egli, indifferente alle fosche previsioni dei druidi poco inclini ad appoggiare la sua azione, desidera raggiungere Delfi e impadronirsi del tesoro lì custodito e, come se non bastasse l’azione sacrilega di violare il terreno di un tempio, il condottiero accarezza anche un sogno vagheggiato da anni:
Mi piacerebbe sedere sul trono del mitico Mida, re dei Frigi.
Brenno e i suoi guerrieri riusciranno nel loro intento. I carri carichi d’oro riusciranno ugualmente a lasciare Delfi prendendo ognuno una direzione diversa, ma tutti saranno uniti da un destino comune: pagheranno un prezzo altissimo per aver scatenato la collera di Apollo.
Uno di questi carri, attraverso varie peripezie riuscirà a giungere in Francia, diventando una leggenda già nell’antichità.
Le leggende tuttavia hanno sempre un fondo di verità e si trova sempre qualcuno disposto a credervi ciecamente, specialmente se narrano di tesori favolosi e, Quinto Servilio Cepione console della Repubblica riuscirà a farsi assegnare il comando delle operazioni militari in Francia con un unico scopo:
I Senatori l’hanno bevuta. Credono che tuo padre voglia semplicemente combattere i Volci, i Cimbri e i Teutoni.Non hanno alcun sospetto che Quinto abbia programmi ben più ambiziosi.
Ossessionato dalla ricerca dell’oro, tessendo trame, sacrificando uomini e onore, senza nessun rimorso, Quinto Servilio Cepione riuscirà a ritrovare l’oro del tempio di Delfi, ma riuscirà a salvare se stesso, la sua famiglia e persino i suoi discendenti dalla vendetta del dio Apollo?
L’autore Gianpiero Pisso, ha trasformato in romanzo una vicenda che affonda le sue radici nella storia della Grecia e nella tradizione romana. Invasioni di popolazione celtiche, infatti, sono attestate in Grecia dal IV secolo a.C.,sia dalle fonti sia dai ritrovamenti archeologici, sino a includere quella cappeggiata da Brenno.
Nella tradizione letteraria romana, invece, il termine “aurum Tolosanum”, in altre parole “l’oro di Tolosa” indica, il ritrovamento nel 105 a.C. in Francia, nei pressi di Tolosa, in un santuario celta, di un’ingente quantità d’oro. Secondo la leggenda già tramandata nell’antichità, il tesoro avrebbe fatto parte del bottino trafugato dal tempio di Apollo a Delfi da parte del popolo dei Volci Tectosagi che si stanziarono in quella zona.
L’oro di Tolosa proprio per la sua provenienza sacrilega, fu considerato maledetto e la sua nefasta influenza fu estesa a giustificare una pesante sconfitta in cui fu coinvolto l’esercito romano ad Arausio, l’attuale Orange in Francia, nel 105 a.C. per opera dei Cimbri e dei Teutoni.
Personaggio ambiguo, Cepione, divorato dalla sete di potere e dall’avidità, diventa il protagonista del romanzo, un’ombra nera che si staglia su tutta la sua famiglia inclusi i discendenti, che l’autore descrive e segue nell’evolversi della vicenda, nel suo dimenticare l’onore, il dovere, unicamente attratto dall’oro che gli impedisce di cogliere i segni del suo fato.
Gianpiero Pisso accompagna, attraverso le pagine del suo romanzo, il lettore, in un periodo della storia romana che preluderà a grandi cambiamenti corredando il testo di numerose note che aiutano nella comprensione di usi e costumi. Un romanzo storico, ma anche d’avventura in cui il baluginio dell’oro fa capolino ovunque, in cui la brama di ricchezza riesce a trasformare le persone, a piegarle e a distruggerle, segno che la vendetta degli dei non conosce limiti di tempo alcuno e colpisce sempre l’uomo, stolto, che li provoca.
Trama
Terribile è la vendetta di Apollo nei confronti degli empi che dimenticano che è sacro ciò che viene offerto agli dei. Sciagure colpiscono chiunque per avidità metta le mani sul tesoro del dio e la maledizione non si ferma nemmeno davanti alla potenza di Roma.
Oltre a essere il dio del sole, della scienza, della musica e della poesia, Apollo era anche il dio delle pestilenze ed era noto per la sua vendicatività.
E terribile è la sua vendetta nei confronti degli empi che dimenticano che è sacro ciò che viene offerto agli dei. Sciagure colpiscono chi per avidità si è impadronito del suo tesoro, custodito presso l’oracolo di Delfi, a partire dai celti, che materialmente distrussero il santuario nel 279 a.C., fino ad arrivare alla potente Roma repubblicana, che la maledizione di Apollo scuote fino alle fondamenta.
Dopo il successo di “Quando la luce squarciò le tenebre” (Le Mezzelane Casa Editrice, 2018), Gianpiero Pisso torna a impugnare la penna per narrare questa nuova versione della leggenda dell’oro di Tolosa, accurata e dettagliatissima per quanto riguarda la parte storica e impreziosita dalla vivacità della narrazione, capace di portare il lettore dentro le vicende, a tu per tu con ogni singolo personaggio.
Editore: Le Mezzelane Casa Editrice (7 maggio 2021)
Copertina rigida: 312 pagine
ISBN-10: 8833285561
ISBN-13: 978-8833285566
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