Recensione a cura di Roberto Orsi
Luca Vanoli torna con una nuova avventura dell’avvocato Tullio Corbet e del gesuita irlandese Padre Seàn nella sua seconda fatica dal titolo “Il Quarto e il Quinto”.
Dopo gli avvenimenti raccontati in “Una manciata di cenere” ritroviamo Corbet e Seàn a distanza di pochi anni, alle prese con una indagine molto complicata.
Bianca Cardelli, figlia primogenita del conte Odoardo Cardelli, pare essere vittima di possessione. Lo spirito di Beatrice Cenci, fanciulla accusata e giustiziata per parricidio nel 1599, sembra essere tornato tra i mortali per ottenere la vendetta che le spetta.
Il conte Cardelli subisce aggressioni e attentati alla propria vita. Secondo lui e la contessa Isabella, è Bianca l’artefice di tutto questo. Le crisi notturne che la affliggono da qualche tempo e gli atteggiamenti controversi che la contraddistinguono ne fanno l’indiziata principale.
Don Bonifacio, parroco locale, ha raccolto la confessione di una donna che, senza svelare la propria identità, minaccia di violare molto presto il Quarto e il Quinto comandamento. Una lettera anonima spinge i sospetti e le accuse proprio contro Bianca Cardelli.
La mia unica colpa è di essere nata. Io sono come morta e la mia anima non riesce a liberarsi. Padre, beneditemi perché sarà il Quinto comandamento che dovrò violare: non uccidere.
Tutto lascia presagire che per Bianca le accuse siano scontate, eppure Tullio Corbet non è uomo da lasciarsi intimorire o influenzare dall’opinione comune. Inviati dallo Stato Pontificio a indagare sugli strani accadimenti sul lago di Bolsena, nella meravigliosa cornice di Capodimonte, Corbet con Padre Seàn trovano una situazione molto intricata ad attenderli.
Una forte tensione si respira nella tenuta dei conti Cardelli. I personaggi ruotano sul palcoscenico, con le loro storie, i sentimenti e le passioni che li animano, ognuno con il suo possibile tornaconto. Corbet si persuade subito del fatto che le accuse verso Bianca nascondono qualcosa di più. Gli interessi in gioco sono molti e ogni componente della famiglia può avere una motivazione valida per eliminare il conte Odoardo e farne ricadere la colpa su Bianca.
L’arrivo dello zio Ranuccio Cardelli, fratello di Odoardo, per le nozze con la giovane Virginia sembra portare una ventata di aria fresca e la possibilità di svagarsi, ma la morte è sempre dietro l’angolo, in agguato. Da quel momento le vicende precipitano e il processo da parte del Magistrato Delle Piane con il seguito di segretari e assistenti prende il via con lo spettro delle torture sullo sfondo.
Non vi libererete mai di me, Santo Padre, e il mio spettro sorgerà e sorgerà ancora, di anno in anno, a rammentarvi chi fu davvero Beatrice Cenci, una giovane donna che non desiderava altro che vivere.
Mentre sul lago di Bolsena Corbet corre contro il tempo per salvare la povera Bianca, le vicende di Beatrice Cenci ci vengono raccontate come intermezzo tra un capitolo e l’altro. Le due storie corrono parallele, con i tanti punti in comune che si ripetono a distanza di mezzo secolo.
La sofferenza dell’anima di Beatrice Cenci spicca tra le sue parole di commiato, nel disperato tentativo di appellarsi al papa di allora Clemente VIII. Il linguaggio utilizzato, antichizzato per renderlo il più possibile verosimile a quello utilizzato da Beatrice, ci consente di scavare nella dimensione di una giovane donna, che patì ogni forma di angheria da parte di un padre che tutto avrebbe dovuto essere fuorchè il suo carceriere.
Mi sia consentito di narrarVi dell’orrendo caso mio, come sol chi più nulla ha da perdere potrebbe fare. Vi mostrerò che niuno al mondo era più oppresso di me e che altro non feci se non cercare libertà da colui che, per natura avrebbe dovuto volermi ogni bene, ma che, per disgrazia o per disegno del Maligno, non mi cagionava altro che dolore e disperazione.
In questo secondo capitolo della serie, l’autore è abile nel presentare alcuni aspetti della vita di Corbet in quegli anni che lo separano dal primo episodio, quando a Bologna conosce l’attuale moglie. Attraverso flashback ben calibrati, scopriamo lati del carattere dell’avvocato di origine francese che il lettore ha imparato ad apprezzare.
Determinato, ironico e sprezzante del pericolo, un personaggio che non si lascia intimorire dall’ordine costituito.
Molto simpatici i siparietti con Padre Seàn, che agisce da voce della coscienza, diviso tra il voler mantenere il binario imposto dal ruolo ecclesiastico che ricopre, e la necessità di garantire la vittoria di Verità e Giustizia. Due capisaldi, questi, ben presenti nelle azioni e nei pensieri di Tullio Corbet, capace di sciogliere una matassa intricatissima.
I due protagonisti si spalleggiano su quella linea di confine tra fede e ragione, impulsivo e illuminato il primo, rigido e puntiglioso il secondo.
Quando dolore c’è in questa casa. Quanta infelicità tra queste mura: genitori e figli che si disprezzano come acerrimi nemici, mariti e mogli in perenne lite. È come se il Signore avesse deciso di privare questo palazzo della sua benigna e salvifica presenza
Luca Vanoli dimostra di saper riportare la narrativa di un legal thriller su una superficie prettamente storica. Predilige i dialoghi alle scene d’azione o alle descrizioni fisiche dei luoghi del romanzo. I personaggi ci vengono mostrati per quello che vogliono essere agli occhi di chi indaga. Il lettore li scopre insieme a Corbet, ma è palese la capacità dell’autore di caratterizzarli in modo appropriato per garantire l’orientamento di chi legge.
Molto interessante l’aspetto legato al sistema processuale, diviso tra le procedure inquisitoriali della Chiesa quando anche solo si palesi il sospetto di presenze demoniache e possessioni, e il procedimento laico portato avanti dal giudice Norberto Delle Piane che si affida a testimonianze e fatti concreti.
Un libro corposo con le oltre 560 pagine che scorrono con uno stile di scrittura fresco e mai pesante. Indizi che vengono lasciati sul selciato a indicare la strada che porta al reale colpevole di una macchinazione, questa sì, che ha qualcosa di diabolico.
Trama
Capodimonte, settembre 1659. Don Bonifacio, curato del paese, si è assopito nel confessionale quando la voce di una donna misteriosa gli annuncia che lo spirito di una fanciulla ha preso possesso della sua volontà per indurla a commettere azioni tremende contro suo padre…
Un mese dopo l’avvocato Tullio Corbet viene convocato con urgenza a Roma dall’amico di lunga data, il gesuita Padre Seàn; la Curia Pontificia ha di nuovo bisogno dei loro servigi per risolvere un caso dai risvolti inquietanti: il conte di Capodimonte sta esercitando pressione sul pontefice affinché acconsenta a sottomettere la sua primogenita, Bianca, a un esorcismo. In seguito ad alcuni incidenti, si è persuaso che l’anima della figlia sia caduta sotto il controllo dello spirito di Beatrice Cenci, la vergine parricida, tornata a reclamar vendetta per l’ingiusta condanna a morte subita sessant’anni prima in Roma.
Giunti sulle rive del lago di Bolsena, i due investigatori saranno avvolti da un’atmosfera fredda e cupa. Ben presto i timori del conte diverranno realtà e ogni indizio sembrerà accusare proprio Bianca.
Ma Corbet, per nulla convinto delle apparenze, sfiderà l’ira del conte e della Curia pontificia per dimostrare la sua innocenza, assumendo il ruolo di avvocato difensore in un durissimo processo, dinnanzi a un tribunale criminale determinato ad usare ogni mezzo consentito per giungere alla sentenza più giusta.
ASIN: B08VWY2KVV
Editore: Independently published (3 febbraio 2021)
Copertina flessibile: 569 pagine
ISBN-13: 979-8576648726
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