Recensione a cura di Roberto Orsi
“Le gattoparde. Il tramonto di un’epoca in una grande saga siciliana”, così recita la copertina di questo romanzo di Stefania Aphel Barzini. E mentre mi appresto a riunire i pensieri e le sensazioni provate nella lettura, mi rendo conto che in quelle poche parole del sottotitolo è racchiuso il potente messaggio del romanzo.
Un tributo alla Sicilia che abbraccia un secolo di storia a cavallo tra Ottocento e Novecento. Dal periodo post-unitario, seguito alla spedizione dei Mille e l’annessione al Regno d’Italia, fino agli anni ’60 del secolo scorso con la ricostruzione post-bellica e il grande boom economico di tutto il Paese.
L’autrice racconta le vicende di una famiglia aristocratica attraverso le parole di Agata Giovanna Piccolo di Calanovella, che giunta al termine della sua esistenza riannoda il filo dei ricordi. Così, si torna indietro di cento anni a partire da nonna Giovanna Filangeri Merli Clerici di Cutò, sposa di Lucio Mastrogiovanni Tasca Lanza conte d’Almerita, da cui ebbe sei figlie femmine e due maschi.
Come una serie di episodi cristallizzati nella memoria di Agata, il lettore conosce le vicende delle tante donne, figlie di Giovanna: Lina, Beatrice, Giulia, Maria, la piccola Pia e Teresa, la madre di Agata.
L’albero genealogico all’inizio del libro è un ottimo strumento per orientarsi tra le parentele dirette e acquisite, i matrimoni, i figli legittimi e illegittimi.
Agata è l’ultima della famiglia, colei che racchiude l’essenza di un’esistenza. Generazioni di uomini che hanno dilapidato un patrimonio e di donne che hanno sopportato difficoltà non facendo mai mancare il loro supporto.
Tra gli uomini della famiglia anche Giuseppe Tomasi di Lampedusa, l’autore di uno dei romanzi più importanti della nostra letteratura: “Il Gattopardo”.
Dallo studio delle fonti, tra cui principalmente i documenti dell’Archivio della Fondazione Piccolo voluta proprio da Agata e i suoi fratelli, nata nel 1970 per tutelare il patrimonio culturale, librario, naturalistico e artistico di Villa Piccolo e della Famiglia, Stefania Barzini racconta la storia della famiglia ricca di intense emozioni.
Un’isola che può fare a meno dei padri, è l’isola delle madri. Un’isola femmina.
La Sicilia, terra di mito, storia e leggenda, territorio arso dal sole ma capace di regalare colori ineguagliabili, isola arcigna come i suoi abitanti, poco avvezzi al cambiamento e all’inclusione, gelosi delle proprie tradizioni, legati da un senso atavico e carnale di appartenenza alla propria terra.
Le Gattoparde è un libro sulle donne e per le donne. L’alternarsi del racconto tra le vicende di tutte le protagoniste che ne hanno preso parte, costituisce un quadro d’insieme dove la tenacia non arretra davanti alla disperazione, e la vita non ha paura della morte.
La transizione da un mondo che non c’è più a uno moderno, passa attraverso le immagini raccontate da Agata nel suo diario. Ci si stupisce delle televisioni che arrivano a destabilizzare l’armonia famigliare della sera, o il boom di acquisti di automobili a soppiantare le carrozze e i cavalli. Le città si trasformano, la società cambia, eppure a Villa Piccolo a Capo D’Orlando, i tre superstiti Agata, Lucio e Casimiro vivono in un tempo cristallizzato. Le lancette si sono come fermate, quasi a voler trattenere ciò che sono stati, ciò che la famiglia è stata nel corso dei decenni precedenti.
Qui abbiamo creato il nostro universo, una vita parallela fatta dei tanti residui delle nostre esistenze, la nostra non è una casa ma un museo vivente, un regno immaginario. Un luogo incantato, battuto dal vento, legato alle ombre.
Le vicende personali di ogni componente della famiglia si dipanano sullo sfondo dei macro-eventi storici come l’ondata di colera a Palermo nel 1885-1886, il Terremoto di Messina del 1908, l’ascesa del fascismo, la due Guerre Mondiali, lo sbarco sulla luna, le scoperte scientifiche del secolo scorso.
Un romanzo di passioni travolgenti, di senso di rivalsa, di forza di volontà nel non arrendersi alle difficoltà. La voglia di salvare ciò che è stato, sapendo però che la fine è ineluttabile, che la vita è una ruota che gira e prima o poi si deve fermare.
Raggiungere quindi la consapevolezza di essere solo un piccolo ingranaggio di un sistema infinito, capire che siamo di passaggio e che la morte è solo un nuovo inizio.
Non siamo gente che lavora, non siamo come gli altri esseri umani, noi: siamo sempre stati gente fuori dal comune, nel bene e nel male. Non lo siamo perché siamo siciliani e la Sicilia è un mondo a parte, che non cambia mai, dove le cose arrivano in ritardo, sono masticate e sputate fuori.
Stefania Barzini dalla storia di una famiglia ha ricostruito un’epoca intera. Ha raccontato i sapori di una terra attraverso i tanti piatti della tradizione che vengono menzionati, le tradizioni di un popolo tra sacro e profano, eventi realmente accaduti quali fatti di cronaca nera che fecero scalpore al tempo.
Con una prosa aulica che riporta i fasti della nobiltà siciliana, intervallata a frasi dialettali tra i protagonisti e pagine di diari che sembrano effettivamente scritti con la genuinità di una ragazza fragile, “Le Gattoparde” entra nel novero dei romanzi famigliari che raccontano un po’ di tutti noi.
Trama
Villa Piccolo, la straordinaria residenza di campagna dell’aristocratica famiglia Piccolo, arroccata in cima alle colline di Capo d’Orlando e immersa in uno splendido parco di oltre venti ettari, fu il luogo in cui la baronessa Teresa Mastrogiovanni Tasca Filangeri di Cutò si ritirò quando il marito Giuseppe Piccolo di Calanovella fuggì a Sanremo con una ballerina. Lì visse con i suoi tre figli, Lucio, Casimiro e Agata Giovanna, che vi abitarono fino alla morte. Agata, ultima superstite e vestale della villa, ci racconta la storia della sua vita, della sua famiglia, della sua epoca. Lei, testimone di un mondo che fu, decide di ricostruire questa trama esclusivamente attraverso le vicende delle donne che l’hanno tessuta. Quando il sipario si apre su Agata siamo nella seconda metà del Novecento, ma la sua memoria ci conduce fino alla Sicilia postunitaria, a un momento cruciale della storia di quella terra e del nostro Paese. Tutte le certezze vacillano per l’aristocrazia terriera e le donne Piccolo, come altre loro simili, devono affrontare il cambiamento. Le vediamo lottare per tenere insieme ciò che resta del proprio mondo, resistendo al dissolversi dell’universo che conoscono. Mentre gli uomini di casa, i Gattopardi, assecondano il declino senza porvi argine e con rassegnazione. Le vediamo stagliarsi sullo sfondo di una vita domestica e di società fatta di riti e di fasti, di passioni e di compromessi. Ma anche di lutti e tragedie dettate dalla storia – il terremoto di Messina e le bombe su Palermo – e da episodi di violenza efferata. E ci immergiamo nell’atmosfera trasognata dell’oasi di Villa Piccolo, in cui Teresa crea un bizzarro cenacolo di arte, cultura e letteratura, dove Giuseppe Tomasi di Lampedusa, suo nipote, concepirà la sua opera eterna e passeranno in visita, tra gli altri, Montale, Cederna, Pasolini, Sciascia e Consolo, attratti dalla compagnia, così come dal cibo prezioso che Agata porta in tavola. Introduzione Fabrizia Lanza.
Editore: Giunti Editore (9 giugno 2021)
Copertina flessibile: 320 pagine
ISBN-10: 8809899881
ISBN-13: 978-8809899889
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