Articolo a cura di Maria Marques
Origini e Storia
Le Olimpiadi antiche furono istituite nel 776 a.C. a Olimpia, in Grecia. I miti greci collegavano la loro origine alle figure di Ercole o Pelope.
Se invece vogliamo attenerci alle fonti storiche, dobbiamo rifarci a Pausania, vissuto nella seconda metà del II d.C., per cui i giochi sarebbero nati da un accordo tra due re per creare un territorio neutrale a Olimpia e sarebbero stati trasformati in un simbolo di tregua politico- militare.
Ai giochi olimpici furono ammessi soltanto greci e il loro lento declino cominciò con l’aumentare del potere romano che consentì l’ammissione ad altri atleti: Romani, Galli, Fenici. Con la diffusione del cristianesimo, le feste e i riti pagani furono considerati immorali, violenti. La fine ufficiale delle Olimpiadi si ebbe con Teodosio I, quando emanò nel 393 d.C. l’editto di Costantinopoli.
Finalità
I giochi olimpici avevano tre finalità: una di carattere religioso perché erano celebrazioni in onore di Zeus; una di carattere funebre perché celebravano il ricordo di Pelope la cui tomba si trovava nel santuario di Olimpia; infine una terza di carattere politico- culturale, poiché erano fonte di coesione per i Greci. Durante lo svolgimento dei Giochi, le ostilità cessavano, perché si proclamava una tregua. Il territorio di Olimpia era sacro e garantiva il diritto d’asilo per tutte le delegazioni che si vi si dirigevano. Sanzioni colpivano chi non rispettava queste condizioni.
Organizzazione
Le Olimpiadi si svolgevano ogni quattro anni tra i mesi di Apollonio e Partenio, in estate, in modo che il terzo giorno, quello centrale, coincidesse con il secondo o terzo plenilunio dopo il solstizio d’estate. Un mese prima dell’inizio dei giochi, gli atleti dovevano trovarsi a Elide, pena esclusione dalle gare, salvo che non potessero addurre circostanze attenuanti: malattia, naufragio o assalto da parte di predoni.
I giudici ellanodici si occupavano di controllare che gli atleti avessero i requisiti necessari per partecipare: fossero di pura discendenza greca, di condizione libera e figli di greci liberi, regolarmente iscritti alle liste civiche della città natale e non fossero stati colpiti da condanne penali. Passato questo primo vaglio, gli atleti erano sottoposti a prove d’idoneità fisica.
Al seguito degli atleti, a Olimpia confluivano gli allenatori, i famigliari, le rappresentanze ufficiali delle città, ma anche oratori, letterati, musici e politici, questi ultimi per stringere alleanze o concordare armistizi, i primi per esibirsi dinanzi a un folto pubblico proveniente da tutta la Grecia.
Il Gran Consiglio, composto da membri che risiedevano a Olimpia, eletti per un quadriennio, custodiva le regole delle competizioni e aveva la funzione di giuria di appello contro le decisioni dei giudici.
Gare
Durante le prime tredici edizioni gli atleti si sfidavano in un’unica gara, lo stadion, e la manifestazione durava solo un giorno. Furono poi aggiunte altre gare e la durata delle Olimpiadi arrivò a cinque o sei giorni.
Le gare che si disputavano erano: lo stadion, gara di corsa veloce di lunghezza corrispondente a quella dello stadio che a Olimpia era di 192,27 metri; il diaulos, gara di corsa per circa 400 metri; il dolico, corsa da 1500 a 5000 m circa, il pentathlon (corsa, salto in lungo, lancio del giavellotto, lancio del disco e lotta), la lotta, il pugilato, il pancrazio, le prove riservate ai giovani, le gare ippiche e la corsa con le armi.
Durante l’ultimo giorno avvenivano le premiazioni. I vincitori ricevevano una corona di ulivo, era loro concesso fare il giro dello stadio e infine era eletto l’atleta eponimo, che dava il nome all’Olimpiade. La manifestazione si concludeva con sontuosi banchetti.
Curiosità
Le Olimpiadi si svolsero sempre ogni quattro anni, tranne quando, sotto il regno di Nerone, furono ritardate di due anni per permettere all’imperatore di partecipare. Nel 67 d.C. Nerone conseguì sei vittorie.
La partecipazione ai giochi fu estesa alle donne solo all’inizio del IV secolo a.C. La prima vincitrice nella corsa con le quadrighe, nel 396 a.C. fu la spartana Chinisca, figlia del re Archidamo, ovviamente non nelle vesti di auriga, ma come proprietaria dei cavalli.
Sembra che anche le donne avessero le loro gare a Olimpia, anche se non si sa quando furono introdotte. Le gare femminili che si svolgevano a Olimpia erano denominate Giochi Erei perché dedicate a Era.
Gli atleti che partecipavano alle Olimpiadi erano quasi tutti aristocratici, perché avevano tempo per allenarsi e denaro per pagare allenatori privati; tuttavia, ci furono casi in cui dei patroni contribuirono a fornire a loro spese maestri e istruttori per chi non fosse di estrazione sociale elevata.
Non esisteva un podio: c’era solo un vincitore. Per un atleta greco la famosa frase del barone de Coubertin che reinventò le Olimpiadi moderne: “L’importante non è vincere ma partecipare” non avrebbe avuto nessun valore.
Fonti
https://www.treccani.it/enciclopedia/olimpiadi-antiche_%28Enciclopedia-dello-Sport%29/
https://tesinarobertaarrighi.weebly.com/olimpiadi-antiche.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Giochi_olimpici_antichi