Recensione a cura di Roberto Orsi
Qui si sta tra la paura e la speranza
Quante scene di assedi ci sono capitate davanti agli occhi durante la lettura dei tanti romanzi storici che popolano le nostre librerie. Quando si pensa all’assedio viene in mente sempre una guerra di altri tempi, un passato lontano, con assedianti e assediati distrutti dalla fatica e dalla sofferenza.
Se da una parte è vero che questo tipo di battaglie risulta molto frequente nella storia antica e medievale, ci si stupisce di leggere in questo saggio del prof. Duccio Balestracci, di alcuni assedi avvenuti addirittura nel XX secolo, come quello di Alcazar di Toledo del 1936 nell’ambito della guerra civile spagnola, o quello di Leningrado del 1944! Ovviamente con modalità, tempistiche e tecnologie militari diverse, ma sempre di assedi si tratta.
Una premessa è doverosa, citando le parole scritte dall’autore nell’introduzione al saggio. Parole che mi sento di condividere, pur non essendo storico, pensando a come spesso ci si incaponisca su dettagli, su passaggi più o meno documentati, che vogliamo far passare per storicamente accertati a tutti i costi.
Già le testimonianze che utilizziamo, a questo fine, sono di natura eterogenea: quelle dirette (“coeve”) devono essere tutte severamente tarate in base al tempo e alla circostanza in cui sono state redatte, perché coeve, di fatto, non sono quasi mai e risentono molto spesso di una letterarizzazione e teatralizzazione dei fatti che rischiano di vanificare ogni onesto tentativo di interpretazione non precondizionata. Ma se questi sono pericoli usuali con i quali deve confrontarsi normalmente chi fa storia (che se vuole fare storia con serietà deve umilmente riconoscere che non la conosceremo mai per come si è svolta davvero e che quando si fa storia si a molto spesso narrativa), ulteriori rischi emergono quando si voglia entrare, come nel presente lavoro, dentro gli atteggiamenti collettivi di persone vissute secoli fa e cercare di origliare sul loro atteggiamento di fronte al trauma-assedio.
Ancor più questo assunto risulta vero nel momento in cui sono gesta legate a battaglie e scontri tra eserciti ad essere analizzati. Le cronache in qualche modo risultano di parte, spesso esagerate o sminuite a seconda dell’appartenenza sociopolitica della fonte. Sono tante le precisazioni del prof. Balestracci all’interno del saggio legate alla possibilità che talune notizie riportate debbano essere lette alla luce del ragionamento appena proposto.
L’autore attraverso una lente d’ingrandimento offre al lettore un lavoro completo di analisi dello stato d’assedio sotto diversi punti di vista. Nasce quindi un’opera incredibile che presenta le caratteristiche peculiari comuni a ogni assedio della storia anche a distanza di secoli. Come un sottile filo rosso che li tiene uniti sulla collana della Storia, gli assedi raccontati sono tante piccole perle raccontate dalle sapienti parole dell’esimio professore di storia medievale.
Tra le pagine del saggio esce prepotente la capacità descrittiva e d’istruzione del prof. Balestracci che analizza gli assedi non già da un punto di vista cronologico, bensì proponendo capitolo dopo capitolo gli elementi chiave per analizzarli.
L’essenza psicologica dell’assedio, altrettanto quanto la paura, è l’incertezza: il continuo dubbio sulle scelte da fare, sugli errori da non compiere, sulle speranze che è logico coltivare e, al contrario, sui castelli in aria da evitare
Dopo una doverosa parte introduttiva sui passaggi più tecnici e descrittivi delle fasi dell’assedio, delle macchine belliche utilizzate, dei costi relativi, il professore intende soffermarsi sulla parte più psicologica e sociale di questo tipo di battaglia. L’analisi degli stati d’animo vissuti da assedianti e assediati nelle varie fasi del conflitto, nonché la classificazione e diversificazione sociale di coloro che sono impegnati ad assaltare o difendere le mura.
La guerra di difesa è più delicata di quella d’attacco: “non hanno senza fallo queste azioni difensive il brillante lustro delle conquiste; ma elle hanno del molto più di fatica, d’arte, e di costante intrepidezza. Nella guerra offensiva nulla di ciò che si trascura vien in conto. Ma nella difensiva il minimo fallo è mortale.
Il libro risulta essere un compendio incredibile di nozioni legate alla vita in fase d’assedio. Vengono analizzate le problematiche relative all’approvvigionamento di cibo, i passaggi sotterranei per poter avere un collegamento con il mondo esterno alla città assediata, i razionamenti decisi dalle autorità governative che portano necessariamente a ruberie e borsa nera.
E ancora, alcune chicche legate agli stratagemmi più diffusi per far crollare a livello psicologico l’avversario, veri e propri sberleffi tra un esercito e l’altro; la dannazione delle epidemie che colpivano assedianti e assediati già indeboliti e martoriati dalla situazione in essere.
Non mancano descrizioni delle fasi pre e post assedio: la preparazione della battaglia, da una parte e dall’altra, i comportamenti non scritti che ricadono sotto l’egida di “bona guerra e mala guerra”.
Molto interessante, inoltre, tutta una parte dedicata al ruolo della popolazione femminile e delle donne che sono passate alla storia per comportamenti eroici degni dei più blasonati paladini maschili.
Si avverte in tutti il senso di essere abbandonati dal mondo, che chiacchiera e disquisisce mentre lì si muore. E, insieme, si percepisce con terrore l’assuefazione a una sorta di “usualità del male” per cui le morti (anche quelle di cui si è testimoni) che suscitano accenti di orrore, all’inizio, finiscono per far parte, alla fine, di un’accettata e rassegnata quotidianità: un adattamento psicosomatico alla morte.
Un saggio importante, targato “Il Mulino” editore, che non può mancare agli amanti di Storia e di guerre nello specifico. Un sussidio fondamentale per chi si accinge a scrivere un romanzo storico, proprio perché capace di entrare in quello che significa essere sotto assedio. Un enorme sapere, corredato di una bibliografia sconfinata, messo a disposizione del lettore, dal semplice curioso che può scoprire diverse chicche che sicuramente non conosceva, all’esperto che cerchi un lavoro completo di analisi dettagliata.
Trama
“Ci sono soldati che salgono furiosamente con le scale brandendo spade; altri che difendono le mura; ci sono fiamme che si alzano; minacciose bocche da fuoco puntate le une contro le altre dai due versanti; ci sono gli occhi sbarrati dei cavalli nel mezzo della battaglia e i gesti imperiosi dei comandanti che ordinano l’assalto. È l’assedio”
Gli assedi sono stati un elemento sempre presente e centrale nelle guerre delle età passate. Borghi e città erano murati, contro l’arrivo di un nemico la miglior difesa era per l’appunto rinchiudersi; al nemico,
se mancava l’effetto sorpresa, non rimaneva che porre l’assedio. Centrandosi sui secoli che vanno dal Medioevo alla fine del Settecento, ma senza trascurare i principali episodi dell’età antica, Balestracci passa in rassegna le tattiche messe in opera da assedianti e assediati, i mezzi a disposizione, siano le macchine per dare l’assalto alle mura oppure le catapulte e più tardi l’artiglieria, i proiettili infuocati, lo scavo di gallerie. Ma anche la guerra psicologica, fatta di minacce e beffe tra nemici che stanno a tiro di voce, gli assedianti sotto gli occhi degli assediati. Attraverso una messe amplissima di esempi, una fenomenologia dell’assedio nelle sue tattiche, ma anche nella vita quotidiana, fuori e dentro le mura.
Editore: Il Mulino (22 aprile 2021)
Copertina flessibile: 376 pagine
ISBN-10: 8815292101
ISBN-13: 978-8815292100
Link di acquisto cartaceo: Stato d’assedio. Assedianti e assediati dal Medioevo all’età moderna
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