Articolo a cura di Maria Marques
Se un giorno vi capitasse di soggiornare a Coimbra e vi chiedeste se ci fosse una biblioteca da visitare, potete stare certi che con i nostri consigli troverete un luogo assolutamente affascinante in cui perdervi tra i libri antichi. Volete provare? Allora seguiteci, Tsd vi propone una visita alla biblioteca Joanina che fa parte del complesso dell’Università di Coimbra, una delle più antiche università europee, fondata nel lontano 1290.
La biblioteca deve il nome al re Giovanni V che regnò sul Portogallo dal 1706 al 1750 e, oltre libri antichi e rari, ha una particolarità che la rende speciale, ma, incominciamo raccontandone la storia.
Nel 1716 il rettore dell’università, chiese aiuto al sovrano, per trovare una sistemazione più organica al patrimonio della biblioteca, in particolare a vari testi tra cui quelli di teologia, filosofia e diritto. Giovanni V non solo accolse la richiesta del rettore ma, anziché limitarsi ad ampliare la biblioteca universitaria, ordinò invece la costruzione di una nuova e più moderna, sfruttando la ricchezza e la prosperità di cui godeva il paese grazie all’afflusso dell’oro dalle colonie del brasile. La costruzione dell’edificio iniziò nel 1717 e i lavori terminarono nel 1728, creando un capolavoro dell’arte barocca.
La biblioteca
La biblioteca, a forma di parallelepipedo, è racchiusa in tre grandi saloni comunicanti, divisi da archi decorati con stucchi, foglia d’oro e, sormontati da stemmi, che richiamano quello reale, collocato sul portone d’ingresso. In fondo all’ultima sala e, ben visibile, attraverso gli archi prospetticamente allineati, campeggia un grande ritratto del re, Giacomo V, opera di un artista torinese, Giorgio Domenico Duprà.
Disposta su tre piani, di cui visitabile è solo quello detto “Piano Nobile”, la biblioteca raccoglie circa quarantamila documenti e circa 250.000 volumi, tra questi alcuni testi rari sulla medicina, le scienze, il diritto civile e canonico, la teologia, la filosofia e la storia.
Le pareti sono ricoperte di scaffali di legno intarsiato, decorati con motivi a cineserie che contrastano piacevolmente con gli sfondi dipinti in verde, rosso e nero. Il pavimento, in semplice pietra calcarea grigia e bianca, contrasta, a sua volta, con le pitture che adornano i soffitti, a trompe l’oeil, che creano l’illusione ottica che la biblioteca sia più grande di quanto non sia in realtà.
Conservare i libri antichi non è semplice, ma già durante la fase di costruzione, era stata prevista questa difficoltà, perciò la struttura architettonica della biblioteca, le sue pareti spesse circa due metri e il portone realizzato in legno di teak, permettono di creare un ambiente a temperatura controllata e costante, che oscilla tra i 18 e i 20°; all’interno, l’umidità è fissata a un 60%, in gran parte raggiunto grazie al rivestimento di legno delle pareti.
Oltre la temperatura e il grado di umidità, a danneggiare i libri, contribuiscono anche gli insetti e per proteggersi da questa calamità, la biblioteca ha adottato dei robusti ripiani di legno di quercia che, oltre a essere un legno molto denso, rende difficile ai parassiti penetrare all’interno e inoltre, emana un odore che funziona da repellente naturale.
Oltre ai libri, la Biblioteca Joanina ospita giornali, riviste, manoscritti molto particolari e collezioni specializzate, tra le quali spiccano una notevole raccolta di mappe antiche e una vasta e insolita raccolta di documenti musicali del XVI e XVIII secolo.
Vogliamo dare una rapida scorsa a queste preziose rarità?
- La prima edizione del 1572 de “ I Lusiadi”, un poema epico scritto da Luis Vaz de Camões, considerato una tra le più importanti opere della letteratura portoghese, paragonabile all’Eneide. Scritto seguendo lo stile omerico, il poema narra il periodo delle grandi scoperte geografiche avvenute tra il XV e XVI secolo, dandone una rilettura leggendaria. La vicenda centrale è la scoperta della via marittima per l’India ad opera di Vasco de Gama, ma il poema si allarga a narrare altri episodi della storia del regno, esaltando gli eroi lusiadi, ovvero i figli di Lusos, cioè il popolo portoghese.
- Una Bibbia in ebraico pubblicata nella seconda metà del XV secolo, di cui esistono a malapena una ventina di copie in tutto il mondo perché la maggior parte furono distrutte dall’Inquisizione.
- La “Bibbia dell’Orso”, ovvero una delle prime traduzioni della Bibbia in castigliano, ad opera di Casiodoro de Reina, un monaco spagnolo, divenuto poi protestante. È detta” Bibbia dell’orso” perché sul frontespizio è raffigurato un orso che ruba il miele da un albero L’opera, fu pubblicata a Basilea, nel 1569.
- “La Bibbia latina delle 48 righe” detta così perché ha esattamente 48 righe per pagina, fu stampata a Magonza nel 1462, dai soci di Gutenberg, Johannes Fust e Petrus Schoeffer.Stampata in caratteri gotici, piccoli ma leggibili con iniziali scritte a mano in rosso, è considerata la più bella delle prime quattro Bibbie stampate. Anche se più recente rispetto alla Bibbia a quarantadue righe di Gutenberg, le copie di questa sono più rare e, inoltre, questa è la prima Bibbia in cui compare la data, il luogo e il nome degli stampatori ed è anche il primo documento della storia della stampa occidentale ad avere impresso un marchio di stampa.
- Il Libro delle ore, un codice miniato realizzato in pergamena di origine fiamminga risalente alla metà del XV secolo con decorazioni in oro. Particolare il fatto che le due preghiere finali alla Madonna presentano diverse righe abrase, segno di un intervento dell’Inquisizione.
- Il “Cantici canticorum Salomonis interpretatio”, opera stampata a Lisbona da Pedro Craesbeeck nel 1599. E’ un commentario al testo biblico di Salomone da parte di Luis de Sotomaior con l’intento di inculcare la pratica spirituale e di spiegare temi etici e morali.
Il volume ha una magnifica copertina allegorica incisa a intaglio.
- La prima edizione, risalente al 1543, della “Fabbrica del corpo umano”, atlante di anatomia umana del belga Andreas Vesalius.
- Discorsi di Pier Andrea Mattioli sull’opera di Dioscoride. Copia in lingua tedesca pubblicata nel 1590 a Francoforte e tradotta da Georg Handsch.Trattasi di un erbario, pubblicato per la prima volta a Venezia nel 1544 per opera del medico e botanico Pietro Andrea Mattioli (1500-1577), in cui descrive e illustra circa 1200 specie di piante per uso medicinale, rifacendosi al testo di Dioscoride che influenzò la medicina medievale. Oltre a identificare le piante originariamente descritte da Dioscórides, Mattioli, aggiunse, con splendide e dettagliate descrizioni, nuove piante, incluse quelle importate dall’Oriente e dall’America, illustrandone l’uso e le virtù medicinali. Inizialmente pubblicato in latino, quest’opera è stata poi tradotta in italiano, francese e tedesco.
- Itinerari di D. João de Castro. Copia risalente alla metà del XVI secolo, è l’unica che include i disegni che illustrano i due percorsi “da Goa a Diu” (1538-1539) e il “Percorso del Mare Rosso” (1540). Scritto a mano comprende ventinove mappe dipinte. Il volume rilegato è costituito da sessanta fogli non numerati di carta spessa, in formato oblungo, con disegni dei porti, pieni di note pittoresche, sia di abitanti sia di animali esotici.
Custodi particolari
Se ancora questo piccolo assaggio di antichi testi non vi sembra sufficiente per giustificare una visita alla biblioteca, allora è il momento di tirare fuori l’asso dalla manica: dovete incontrarne i custodi notturni. All’interno della biblioteca vive, infatti, una colonia di pipistrelli. Avete proprio letto giusto! Questi mammiferi nutrendosi d’insetti si occupano di eliminare in modo naturale anche quelli che attaccano i volumi antichi.
Durante il giorno i custodi alati se ne stanno nascosti a dormire, avvolti nelle ali, a testa in giù, in qualche oscuro nascondiglio, sognando voli impossibili sulle rotte tracciate sulle antiche carte geografiche, custodite con cura tra gli scaffali. Alla chiusura, però, quando la luce del sole scompare e i visitatori hanno abbandonato l’edificio, la biblioteca diventa il loro mondo ed essi sfiorano i preziosi tavoli in ebano intarsiato su cui sono esposti antichi volumi, coperti da teli di pelle. Forse la colonia di pipistrelli non leggerà molto, ma sicuramente è ben nutrita e, a loro modo, questi mammiferi manifestano un’attenzione speciale verso gli antichi volumi aiutandoci a preservarli per le future generazioni.
Capisco, avete qualche dubbio…ebbene se vi state chiedendo se i portoghesi siano riusciti ad ammaestrare i pipistrelli, in modo da non sporcare la biblioteca…la risposta è no, non vi sono ancora riusciti. Ecco il motivo, per cui all’ora di chiusura i preziosi tavoli vengono coperti con teli di pelle e i pavimenti puliti, ogni mattina, prima dell’arrivo dei visitatori.
Si potrebbe affermare quindi che, nella biblioteca Joanina, si sia raggiunto un giusto compromesso… tra natura e cultura.
Fonti
http://baroqueart.museumwnf.org
http://inverovinitas.worpress.com
https://historyoflibraryarchitecture.wordpress.com https://web.archive.org/web/20150402205732/http://bibliotecajoanina.uc.pt/
Luogo incredibile che, da solo, vale certo un viaggio. Complimenti a Maria Marques per questo
articolo dettagliato e accattivante!