Articolo a cura di Maria Marques
Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?
Domanda questa che non si dovrebbe mai porre, perché spesso scatena delle guerre. Pensate per esempio a cosa è accaduto al povero Paride. Tuttavia se vi foste trovati in Spagna alla metà del 1500, non avreste esitato nel rispondere che sicuramente la più bella dama del reame fosse Doña Ana Mendoza de la Cerda, principessa di Eboli, duchessa di Pastrana.
La fama della sua bellezza era tale che fu esaltata da poeti e cantastorie anche se…aveva perso un occhio e nascondeva la cicatrice sfoggiando una benda. Partiamo però dall’inizio della storia che incomincia proprio oggi, 29 giugno 1540 a Cifuentes, quando Ana vide la luce.
La gioventù
Ancora bambina perse un occhio, ma anziché menomarne la bellezza, non fece altro che esaltarla come testimoniamo i ritratti che possediamo di lei. Il motivo che le costò la perdita dell’occhio non è chiaro, esistono tre ipotesi nessuna suffragata da certezze. La prima narra che si fosse ferita durante un duello con un paggio, la seconda che fosse stata ferita da Don Carlos, principe delle Asturie, figlio di Filippo II e infine la terza che la benda servisse a nascondere lo strabismo da cui era affetta.
Benda stile pirata o no, appena tredicenne nel 1552 sposò, Ruy Gomez de Silva, principe di Eboli e fraterno amico del futuro Filippo II.
Il matrimonio durò quattordici anni durante i quali Ana mise al mondo dieci figli, vivendo prevalentemente nella città di Pastrana. Nel 1573 Ruy morì e Ana decise di ritirarsi nel convento di clausura delle Carmelitane situato nel suo feudo poiché, sia lei sia il marito, erano stati benefattori e sostenitori di Teresa di Avila.
Il convento e la corte di Filippo
La vita tranquilla del convento ne fu sconvolta: Ana voleva al suo fianco la madre e fece aprire la clausura per ricevere le condoglianze del governatore, del vescovo e di altri notabili del paese e s’impose perché fossero ammesse tra le novizie due sue favorite. Come potete immaginare la vita monacale di Ana fu breve! Così, vedova, con un patrimonio ingente, Ana si trasferì a Madrid tra il 1576 e il 1577, invitata a corte da Filippo.
Colta, risoluta sin dalla tenera età, ricca e potendo vantare amicizie illustri, Ana divenne temuta a corte e iniziarono a girare voci su una sua liaison con Filippo II. Anche qui solo dei “si dice” ma nessuna prova. Se ci fu una relazione, fu quella che la legò ad Antonio Pérez, segretario del re, ma anche qui nulla di certo; tra i due ci fu un rapporto d’affari ma che abbia coinvolto anche la sfera intima, non lo sapremo mai. Grazie a quest’amicizia, Ana venne a conoscenza di segreti Stato che cercò di utilizzare a proprio vantaggio e fu coinvolta in un omicidio.
Pérez ingannò Filippo II, giocando sui rapporti non idilliaci di questi con il fratello Giovanni D’Austria e accusò il segretario di quest’ultimo, Juan de Escobedo, di aver instillato malsane ambizioni nel suo signore e consigliò al re di eliminarlo. Filippo II seguì il consiglio e de Escobedo fu ucciso. Alla morte di Don Giovanni, apparve chiaro che nulla di quanto insinuato da Pérez corrispondesse a verità.
L’intrigo
Considerandosi tradito, Filippo II iniziò a guardare con occhi diversi il rapporto tra il suo segretario e la principessa, secondo un’altra voce invece il re, innamorato follemente della bella donna, compreso che il rapporto tra i due non era solo d’affari, decise di passare all’azione. Il 28 luglio 1579, Pérez e Ana furono arrestati. Lei fu rinchiusa dapprima nella Torre di Pinto, poi nel Castello di Santorcaz e, infine, nel suo palazzo a Pastrana.
Quando nel 1590 Pérez evase dal carcere, Filippo II per evitare che i due complici s’incontrassero fece installare su tutte le finestre e le porte del palazzo di Pastrana delle inferriate e alla principessa fu consentita una sola ora d’aria al giorno da uno dei balconi. Esautorata anche dalla gestione del suo immenso patrimonio, Ana de Mendoza si spegnerà nel suo castello, il 2 febbraio 1592.
Nonostante l’opinione pubblica la additasse come amante di Pérez e che il re ne fosse geloso, gli storici non credono a questo intrigo da feuilleton. L’intervento di Filippo II sarebbe più prosaico: Pérez avrebbe svelato ad Ana notizie riguardanti la successione sul trono portoghese, cui lei mirava facendo sposare una delle figlie con il figlio dei duchi di Braganza.
La leggenda di questa donna bellissima, che indossava una benda su un occhio, non si è spenta con la sua morte. In Spagna la sua figura è notissima e la ritroviamo anche in un’opera lirica di Giuseppe Verdi, il Don Carlos. Se poi desiderate un romanzo in cui leggere di Ana, vi suggerisco “Donne di spade” il secondo volume della trilogia scritto da Cinzia Tani.
Ancora una piccola curiosità, sapete come si chiama adesso la piazza su cui si affaccia il palazzo di Ana a Pastrana? Piazza de la Hora, per ricordare quell’unica ora d’aria che Ana, reclusa, poteva godere.
Prima di chiudere lasciamo anche un suggerimento di lettura.
Donne di spade di Cinzia Tani
Bellissime, anticonformiste, spregiudicate, le donne di spade di questo nuovo avvincente romanzo di Cinzia Tani – secondo volume di una trilogia dedicata agli Asburgo – conquistano la scena muovendosi tra le maglie di un secolo, il Cinquecento, che sembra consacrato unicamente alla glorificazione di cavalieri, principi e sovrani. Maddalena, Flora, Agnes, Dorotea: in modo diverso, ciascuna si renderà protagonista della sua vita rivendicando fino alle estreme conseguenze il diritto alla propria libertà, in una vertiginosa oscillazione fra temerarietà e calcolo, orgoglio e ipocrisia, bisogno di amare e sentirsi amate e cieco desiderio di riscatto.
Un discorso a parte merita Ana de Mendoza, l’imperscrutabile rampolla di un’influente famiglia spagnola, il cui mistero pare racchiuso nella benda nera che porta sull’occhio. Tanto abile a tirare di scherma quanto a tessere intrighi a corte, la sfuggente Ana ha gettato attorno a sé un potente incantesimo capace di soggiogare lo stesso re.
Cinzia Tani ci introduce nelle grandi corti d’Europa del XVI secolo, e lo fa con la consueta passione, svelandoci i meccanismi del potere politico, proprio mentre la Storia si appresta a celebrare il tramonto di Carlo V, l’imperatore del Sacro Romano Impero, e si fa teatro di una cruenta guerra di religione sotto la spinta di Filippo II, determinato a difendere a oltranza il cattolicesimo contro gli eretici e gli infedeli.
Intanto i fratelli Acevedo, Gabriel, Manuela e Sofia, le cui vite hanno preso direzioni molto diverse, a distanza di anni dall’omicidio dei genitori sono ancora in attesa di sapere la verità. Raimunda, la governante che ha assistito al delitto, ormai anziana, è finalmente pronta a rivelare tutto ciò che è accaduto quella notte.
Cinzia Tani, giornalista e scrittrice, è inoltre autrice e conduttrice di programmi radiotelevisivi, tra cui “Il caffè di RaiUno”, “Visioni Private”, “FantasticaMente”, “Assassine” e “Italia mia benché”. Nel 2004 è stata nominata Cavaliere della Repubblica per meriti culturali. Ha pubblicato fra l’altro per Mondadori: Assassine (1998), Coppie assassine (1999), Nero di Londra (2001), Amori crudeli (2003), L’insonne (2005), Sole e ombra (2007, Selezione Premio Campiello), Lo stupore del mondo (2009), Charleston (2010), Io sono un’assassina (2011), Il bacio della dionea (2012), Mia per sempre (2013), La storia di Tonia (2014), Il capolavoro (2017), Figli del segreto (2018), primo volume della trilogia “Il volo delle aquile”.
Editore : Mondadori (26 febbraio 2019)
Lingua : Italiano
Copertina rigida : 395 pagine
ISBN-10 : 8804707968
ISBN-13 : 978-8804707967
Link d’acquisto cartaceo: Donne di spade
Link d’acquisto e-book: Donne di spade
Fonti
https://www.agendaonline.it/salerno/articoli/mendoza.htm
http://www.francavilla-angitola.com/Anna_de_Mendoza.html