Oggi Thriller Storici e Dintorni inaugura una nuova rubrica che vi terrà compagnia nelle afose domeniche estive. Tra un bagno al mare e un’escursione in alta montagna, un cocktail ghiacciato e un piatto di polenta, andremo alla scoperta di tante curiosità storiche legate alle vacanze e all’estate.
Siete già in spiaggia sulla sdraio con un buon libro? Che bello rilassarsi con lo sguardo che spazia sull’orizzonte, il cielo azzurro… e l’ombrellone del vicino! Vi siete mai chiesti da quanto tempo esistono gli stabilimenti balneari e quale sia la loro storia?
Articolo a cura di Roberto Orsi
La prima puntata di questa nuova rubrica è dedicata proprio alla nascita degli stabilimenti balneari. Avete preso l’asciugamano e la crema solare? Non vi serve altro! Al resto pensa TSD, partiamo per questo viaggio!
Le origini
Il turismo balneare e la frequentazione massiva degli stabilimenti come li conosciamo oggi è qualcosa di abbastanza recente, non più di due secoli di storia, con un boom popolare molto recente.
È pur vero che la cultura dell’acqua come fonte di benessere individuale e collettivo risale ai tempi delle civiltà greca e romana, in cui terme e bagni pubblici erano molto diffusi.
In passato il turismo balneare era considerato meta esclusiva di aristocratici e ricchi borghesi, che potevano permettersi un periodo di vacanza più lungo sia a livello di tempo che a livello economico. Ecco che ci si ricollega al discorso del Grand Tour che abbiamo affrontato in due diversi articoli (che potete leggere ai seguenti link: prima parte e seconda parte) grazie al contributo di Donatella Palli.
Il primo utilizzo del termine stabilimento balneare, tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, faceva riferimento prevalentemente a strutture poste presso località termali. Ad esempio località antiche italiane come Bagni di Montecatini (oggi Montecatini Terme) e Trescore Balneario o nelle città d’oltralpe che spesso presentano il suffisso les Bains, come Évian-les-Bains e Aix-les-Bains.
Il primo stabilimento balneare in Italia
La palma di primo stabilimento balneare in Italia è alquanto contesa. Ma a prescindere da quale sia la verità, stando alle fonti che si trovano in rete, è la Versilia a poterne vantare diritto, nello specifico la città di Viareggio.
Da una parte c’è chi sostiene che il primo vero stabilimento furono i Bagni Dori nel 1823 ed era riservato unicamente a signore e religiose; dall’altra si parteggia per lo “Stabilimento de’ Bagni” nel 1827, ideato affinché gli ospiti potessero ritrovarvi “comodi sufficienti onde, al coperto dagli sguardi altrui, liberamente si spoglino e si rivestano, con tutti quei riguardi che si devono alla decenza”.
A ruota, negli anni successivi seguirono le aperture dei bagni sulla riviera romagnola, quella ligure e sul lido di Venezia. Il turismo balneare aveva iniziato a prendere piede.
Nella seconda metà dell’Ottocento si cominciano a vedere le prime strutture sulle spiagge. Si trovavano cabine disposte su ruote, le bathing machines, che furono utilizzate in Inghilterra fino al XX secolo ed esportate anche negli Stati Uniti, dove vennero dotate di motore per evitare il bisogno di personale che spostasse le cabine mobili con la forza delle braccia.
Esse permettevano alle donne di calarsi direttamente in mare. Naturalmente, tutte già indossavano il loro costume, per lo più in lana, il tessuto che da bagnato meno aderisce al corpo (ma questo sarà oggetto di una prossima puntata).
Una Rotonda sul mare
In seguito in molte località si costruirono le famose Rotonde, una specie di palafitte che si univano alla spiaggia attraverso un pontile il quale permetteva ai bagnanti di passare direttamente dai camerini all’acqua.
La struttura della rotonda venne utilizzata per diversi anni, ispirando la costruzione di stabilimenti iconici del nostro litorale come quello di Senigallia, sul Mare Adriatico, probabilmente il più famoso di questa fattispecie.
Ricordate la canzone “Una rotonda sul mare” di Fred Bongusto? Molti pensarono che fosse ispirata alla Rotonda di Termoli, essendo l’artista originario di quei luoghi. In realtà nel 2006 lo stesso Bongusto dichiarò a “La Repubblica” che l’ispirazione gli venne proprio da quella di Senigallia, notizia smentita successivamente dall’autore del testo Franco Migliacci: la rotonda non è sul mare, ma sul lago – disse – precisamente è quella dell’Hotel Lido di Passignano sul Trasimeno. Insomma si trattò di una licenza poetica.
Tale carattere venne conservato fino agli anni trenta del novecento, quando si verificò un maggiore afflusso e una diffusione di colonie marine per ragazzi.
Il boom del turismo balneare
Gli italiani, però, cominciarono davvero a frequentare le spiagge solo durante il fascismo, tanto che tra i fan del mare figurò anche Benito Mussolini. Il regime diede anche grande risalto alle colonie marine, gestite dall’Opera nazionale maternità e infanzia allo scopo di irrobustire la gioventù fascista con attività fisiche e ricreative.
Dopo il secondo conflitto mondiale, in concomitanza con il grande book economico e la ricostruzione industriale, il turismo balneare si trasformò da peculiarità di una classe elitaria a fenomeno di massa popolare. Arrivò sulla scia del “miracolo economico” degli anni Cinquanta e Sessanta, quando l’agosto italiano si trasformò nel mese dell’esodo estivo: un fenomeno tipicamente nostrano, nato con le chiusure delle grandi fabbriche, Fiat in testa, e del loro indotto.
Ora l’italiano può spendere, perché può godersi i frutti del suo lavoro. Può andare in vacanza senza più sotterfugi, o senza più dover andare per forza ad Ostia, nella spiaggia più popolare e a basso costo. Capri, Ischia, Taormina, Amalfi, la Riviera ligure, la Costa Azzurra, Venezia aspettano gli italiani.
Il turismo balneare al cinema
Celebri le immagini degli italiani che a bordo delle proprie auto cariche di sdraio, ombrellone e tutto il necessario per la spiaggia, si dirigevano lungo le principali arterie autostradali verso quel litorale ormai stracolmo di stabilimenti balneari, alberghi e campeggi.
Immagini che hanno fatto la storia anche del nostro cinema con titoli del calibro di “Tempo di villeggiatura” con un cast stellare composto da Vittorio De Sica, Marisa Merlini e Nino Manfredi. E ancora “Vacanze a Ischia”, “Avventura a Capri”, “Tipi da spiaggia”, “Racconti d’estate”, sono tutte pellicole ascrivibili al filone del film “vacanziero all’italiana”.
Agli inizi degli anni ’60 anche un grandissimo attore come Walter Chiari sposò questo genere di produzione, con diverse apparizioni. Molto d’effetto le sue parole, che ci consentono una chiusura molto particolare per questo articolo:
“…a un film d’autore bellissimo, girato a Berlino, con un grande regista, io preferivo un filmetto di quelli popolari girato sul lungomare di Ostia in agosto, anche se inutile o poco più, ma premiato da grandi incassi.”
Fonti
https://www.focus.it/cultura/storia/storia-turismo-balneare-in-italia
https://it.wikipedia.org/wiki/Stabilimento_balneare
https://www.turismoroma.it/it/storia-della-balneazione-e-nascita-degli-stabilimenti https://associazioneladolcevita.wordpress.com/2016/08/12/il-cinema-italiano-e-le-vacanze-la-moda-del-film-turistico-balneare-anni-50-e-60-saggio-apparso-sul-mensile-smart-marketing-il-28-luglio