Narrativa recensioni

La moglie di Dante – Marina Marazza

Recensione a cura di Maria Marques

Solitamente si dice che dietro a ogni grande uomo ci sia una grande donna, ma nel caso di Dante Alighieri, se indubbiamente la sua grandezza è riconosciuta, il detto non vale per la moglie, Gemma Donati. Non perché non sia vero, ma semplicemente perché le notizie su di lei sono scarne e la relegano più in funzione di figlia e moglie di qualcuno che come persona.

Dante e Beatrice, questa è l’associazione che si fa abitualmente e Gemma scompare divenendo solo un nome riportato su atti ufficiali, ma senza spessore, senza vita, neppure le sono concesse una data di nascita o di morte certe.

Una donna che si colloca sullo sfondo di altre vite, surclassata dalla fama del marito e della donna di cui cantò. Eppure lei sognò, ebbe dei figli, una famiglia, visse, ed è proprio a questa figura muta ed evanescente che Marina Marazza ha donato nuovamente vita e parola.

Non aspettatevi che la voce di Gemma sia fievole, è argentina, squillante e definisce non solo se stessa ma anche tutta la sua famiglia incantando il lettore in un racconto ricchissimo di personaggi e avvenimenti.

La sua vita si dipana ai nostri occhi in fulgide immagini dai colori accesi, come gli affreschi di Giotto. In una Firenze dilaniata dalle lotte tra guelfi e ghibellini, dove gli equilibri si stravolgono repentinamente, è facile per gli uomini sguainare le spade per far valere i propri diritti, le proprie ambizioni. Alle donne, relegate ai margini, parrebbe che non resti che osservare impotenti i cambiamenti, lo spreco di vite umane che per loro si tramuta in affetti e amicizie: padri, figli, parenti. Incastonate nei ruoli di mogli e madri, ognuna di loro apporta un tassello di consapevolezza attingendo dalla saggezza delle più anziane o da chi ha avuto esperienze diverse.

Gemma fa parte di questo universo femminile, costretta nel ruolo di figlia, poi moglie e madre, ma non è una che tace. Il suo temperamento, la sua ironia balzano agli occhi come la sua fiammante chioma rossa.

Due personalità opposte la attraggono: da una parte il cugino Corso Donati, aitante cavaliere, dall’altra il taciturno Dante Alighieri. E lei sceglierà quest’ultimo.” Moglie di un poeta, figurarsi”.

Moglie di un uomo che nei suoi versi ha cantato una altra donna, irraggiungibile e perfetta che il destino strapperà troppo presto dalla vita e poi, le altre donne, quelle che comunque passeranno nella sua vita, forse senza traccia ma che nel cuore di Gemma lasceranno impronte indelebili. Qualcosa si spezza nel rapporto tra marito e moglie e si avvolge in una normalità fatta di piccoli gesti: i figli da crescere, i famigliari da accudire, le disavventure piccole e grandi, gli amici che scompaiono e un bilancio familiare da far quadrare. Gemma sa che il silenzio è quello che le si chiede a dispetto di tutto:

”Avevamo tutte quel pudore, noi donne di tenerci il dolore dentro, come per non dare troppo fastidio”.

Dante persegue i suoi interessi “Un poeta non può amare la sua patria allora? Non posso mettere la mia penna al servizio di Firenze?” e, quando il tempo sembra lenire ogni ferita, quando sembra che il tempo scivoli via in una parvenza di serenità, accade l’irreparabile: l’esilio del marito e Gemma sola a destreggiarsi con i figli, con il timore che qualcuno possa vendicarsi su di loro.

Gemma dovrà diventare “uomo” lei stessa, dovrà diventare padre e madre per i figli e dovrà imparare a gestire tutto da sola. Gestire la sua solitudine, il suo dolore, i suoi timori.

“Non sai come va il mondo, Gemma? Chi vince prende tutto”.

Marina Marazza regala un altro splendido personaggio femminile facendolo emergere da pochi dati storici, donandogli una personalità che si impone sin dalle prime pagine e che si evolve e matura, mutuandosi infine in una donna a tutto tondo al cui confronto Beatrice scompare.

Gemma è una donna di carne e sangue e, nel momento in cui si ritrova finalmente a scrivere al marito, verga con qualche difficoltà: ”Dante mio…” rivelando tutta la sua fragilità e il suo bisogno di condividere con lui, gli affanni e le afflizioni che ha dovuto affrontare durante gli anni di solitudine.

Il merito della autrice è quello di aver permesso al lettore di osservare Dante Alighieri attraverso gli occhi di sua moglie e di riuscire a presentare non solo un personaggio romanzandone la vita, ma un intero affresco storico che permette di calarsi nel periodo narrato. E se qualche licenza, come l’autrice stessa ammette, c’è stata, non intacca minimamente la narrazione che grazie al suo stile impeccabile, avvince sino all’ultima pagina.

Gemma piace, inutile negarlo, piace per il suo candore, la sua sfrontatezza e la sua intelligenza pratica e la sua capacità di saper aspettare, perché come dice lei stessa:

“Aspettare, oh, è un verbo che le mogli, le figlie, le madri coniugano così tanto. Non sapevo ancora quanto anch’io avrei dovuto vivere nell’attesa, quanto la mia esistenza sarebbe stata tutto un aspettare, settimana dopo settimana, mese dopo mese, anno dopo anno…

Trama

Gemma, la donna di cui Dante non scrisse mai. Che tempra deve aver avuto, questa fiorentina che nessuno ricorda? Sposa, per amore, un uomo sconsigliabile: non ricco, privo di potere politico e per di più poeta. Non si lascia sgomentare quando lui si trova sul fronte sbagliato, in una Firenze in cui la lotta aspra tra fazioni distrugge vite e patrimoni. Ne affronta il lungo esilio diventando una «vedova bianca» a trent’anni: dapprima deve gestire le difficoltà economiche, quattro figli che crescono, l’ostilità politica che monta intorno alla famiglia del «nemico» Alighieri; poi si vede confiscare tutti i beni e deve fuggire, incinta, dalla città per rifugiarsi con i ragazzi in una malsana palude. E a ogni svolta del destino le si para davanti suo cugino Corso Donati, il barone bello come un san Michele, violento e seduttore ma anche protettivo e leale, che lei respinge ma da cui in realtà è attratta. E la rivale, l’angelicata Beatrice? Non è un suo problema. Perché è lei, sempre accanto a Dante, forte nella sventura e artefice delle sue fortune, la vera musa della sua vita. Una moglie lo sa benissimo. È solo la storia che lo ha dimenticato. In un Trecento feroce e splendido di castelli, duelli e fazioni, di fede e scomuniche, Gemma è carne, sangue, intelligenza e passione. Ed è solo un errore del destino se Dante è diventato immortale e lei invisibile. Con questo romanzo Marina Marazza le restituisce una storia personale ricca di vicissitudini e la riporta alla vita nella dimensione che è sua: quella delle grandi eroine e delle grandi donne.

Editore‏: ‎ Solferino (17 giugno 2021)

Lingua‏: ‎ Italiano

Copertina flessibile: ‎ 560 pagine

ISBN-10: ‎ 882820642X

ISBN-13: ‎ 978-8828206422

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