Ed eccoci a un altro immancabile appuntamento, quello con i commenti dei lettori che hanno partecipato alla lettura condivisa del gruppo FB Thriller storici e dintorni.
Ad aprile, siamo stati nella Roma barocca di Plautilla, con “L’architettrice” di Melania Mazzucco.
Ecco le considerazioni a fine lettura di coloro che hanno partecipato e che ringraziamo per la loro sempre vivace e interessante condivisione.
Daniele Chiari
Una descrizione corale della Roma del ‘600, con diversi intermezzi nell’800, tantissimi personaggi, sullo sfondo della vicenda umana e artistica di Plautilla Bracci, la prima architettrice della storia.
Scrittura magistrale e molto elegante, libro sicuramente interessante ma indubbiamente complesso, la cui lettura ha richiesto molta concentrazione oltre al contributo indispensabile dei compagni di avventura.
Roberto Orsi
Il libro ha sicuramente una scrittura evocativa e dei passaggi riflessivi molto interessanti. Una descrizione molto ben fatta del 1600 e di quella Roma barocca, tra arte e architettura. Si percorrono le vicende di Plautilla Bracci e va dato grande merito all’autrice di aver rispolverato la storia di questo personaggio per portarla al grande pubblico. Le pulsioni della protagonista, i suoi sentimenti, la voglia di riscatto e di diventare qualcuno in un mondo prettamente maschile, risultano preponderanti nella narrazione. Una donna che non si è arresa e ha sempre cercato il buono e il positivo nelle situazioni che le sono capitate. Non è un libro “facile”, non tanto per lo stile di scrittura, quanto per le molte divagazioni, i tanti personaggi che a vario titolo intervengono nell’economia del racconto, facendo a volte perdere un po’ il senso. Un libro che va visto come letto come un insieme di episodi di vita che concorrono a formare e forgiare il carattere di Plautilla. Gli intermezzi di guerra ambientati nell’800 al tempo della Repubblica Romana, con il fil rouge della villa del Vascello che collega i due orizzonti temporali, mi sono piaciuti ma forse li avrei limitati in quantità di pagine. Nel complesso un libro interessante, ma che mi aspettavo forse diverso
Maria Bellus
Il romanzo mi ha fatto conoscere una figura di donna di cui avevo sentito parlarne poco. Un personaggio storico, messo in evidenza con la sua intraprendenza e tenacia dall’autrice in una Roma barocca del 600, Plautilla racconta in prima persona la sua vita ,la sua quotidianità e di come sotto la guida del padre inizia e vive il suo percorso di artista reso difficile dall’essere donna . Pur essendo un libro scritto molto bene ho trovato troppi dettagli, troppe descrizioni che fanno perdere il “filo” della storia. La descrizione dell’infanzia di Plautilla nella prima parte fa sperare in un proseguo più interessante nel racconto della sua vita, ma questo avviene solo in parte.
Donatella Palli
Peccato non essere romani per poter rintracciare le strade, i vicoli, le chiese di cui ci parla Melania Mazzucco nel suo appassionante romanzo e come non provare la stessa emozione dell’altro suo romanzo in cui la protagonista è Venezia, La lunga attesa dell’angelo. La Mazzucco ha una profonda capacità descrittiva che dai luoghi, dall’arte si irradia nei personaggi compenetrandoli. Le analogie non finiscono qui :il grande amore di una figlia per il padre che si chiami Briccio o Tintoretto non cambia. La complessità del racconto, i tanti personaggi che si affollano alla ricerca di una sopravvivenza precaria, sempre minacciata dalle malattie, dalla peste, dalle guerre. I romanzi della Mazzucco sono come un torrente in piena ti invadono e ti lasciano stordita. Non sono certo rilassanti ma sono esperienze che non si dimenticano facilmente.
Cristina Pozzi
Non conosco molto quel periodo storico, quindi scoprire i recessi più oscuri della Roma papalina seicentesca mi ha incuriosita. È vero che le descrizioni sono qualche volta davvero troppo minuziose e dettagliate e che c’è forse qua e là un eccessivo autocompiacimento da parte della Mazzucco, ma l’ho trovata comunque una lettura coinvolgente.
Luigia Amico
Ammetto di aver avuto qualche difficoltà a terminare la lettura di questo libro. Sono due i giudizi che mi sento di dare al romanzo di Melania Mazzucco. Obiettivamente va riconosciuto l’enorme lavoro di ricerca che c’è dietro la narrazione che si evince soprattutto dalle descrizioni minuziose e dettagliate delle ambientazioni e delle opere che vengono menzionate e che rendono il libro non un capolavoro, ma sicuramente degno di nota. L’autrice riporta alla luce la storia di Plautilla Bricci, figlia del poliedrico artista Giovanni Briccio. Attraverso una scrittura diretta, ricercata accompagneremo la pittrice nel racconto della sua vita, dalla fanciullezza all’età matura. Non è facile essere donna nella Roma del 1600 e in una società prevalentemente maschile, ma grazie agli insegnamenti del padre, alla sua determinazione e all’amicizia nata con l’abate Elpidio Benedetti, Plautilla riuscirà a spiccare tra i tanti nomi importanti che animavano la città. Mi sento però di lasciare anche una valutazione soggettiva; come già detto poco sopra, ho faticato ad arrivare al capitolo conclusivo, in tutta sincerità se non lo avessi letto in condivisa credo che sarebbe stata una di quelle poche letture lasciate incompiute. Troppi personaggi, troppe divagazioni e digressioni che molte volte mi hanno fatto perdere il filo del discorso costringendomi ad una rilettura delle pagine. In alcune parti ero totalmente rapita dalla narrazione, ma in altre la distrazione era dietro l’angolo. Non mi sento di bocciare a priori questo romanzo solo sulla base di un mio giudizio personale o di un mio limite, in fondo non sono nessuno per farlo, ma per come mi ero approcciata ad esso un po’ di delusione resta.
Sonia Morganti
Un romanzo corposo, avvolgente, contraddistinto da una scrittura ricca e pittorica posta al servizio di un quadro che ritrae, a tutto tondo, una Roma barocca. Un teatro e uno scempio, una chiesa e un postribolo, segnata dall’arte e dalla peste, dall’amore e dalla morte.
Tra i suoi personaggi – opportunisti, illuminati, sempre però appassionati – si muove Plautilla Bricci, pittrice e, un giorno, “architettrice”.
La sua vicenda umana, i suoi incontri, le sue riflessioni, la vita che percorre vengono narrate con perizia. Un testo ricchissimo, che si accorda perfettamente al suo contenuto, a ciò che narra. Indimenticabile.
Dora Masi
Una villa che sembra un vascello e un architetto fuori dai soliti canoni. Cosi Melania Mazzucco ci fa conoscere Plautilla Bricci, “l’architettrice”, una donna del suo tempo, che vive la propria rivoluzione sociale senza stravolgere la stessa società. Un personaggio che scopre i suoi talenti più per necessità che per aspirazione, che convive con i pregiudizi e i limiti legati al suo sesso. Un romanzo che mostra la coralità di personaggi che arricchiscono Plautilla, come suo padre, il Briccio, artista a tutto tondo, o che caratterizzano la sua vita, come Eupidio Benedetti. Con una narrazione che boicotta le normali tecniche espositive, l’autrice ci fa affacciare nella Roma di Bernini, Romanelli e Mazzarino, ci fa girare per le sue strade e ci accompagna a sbirciare nelle botteghe d’arte di quel periodo. Il tutto inframmezzato da finestre temporali in pieno Risorgimento Italiano, per mostrarci l’eredità di quella famosa Villa che l’architettrice cura come se fosse stata una figlia. Un linguaggio ricco quello della Mazzucco, spesso evocativo, ma carico in ogni caso della passione e la ricerca necessari per realizzare un lavoro storicamente attendibile come questo.
Annamaria Leoncini
Ogni libro lascia una traccia nel lettore, quale che sia il giudizio su di esso; nel mio caso ogni romanzo storico lascia mille curiosità, sul periodo, sui personaggi, persino sugli oggetti di cui di parla. La lettura condivisa ci permette di soddisfare molte di queste curiosità e altre ne stimola. La storia di Plautilla ha avuto su di me reazioni molteplici e contrastanti, molte volte ho pensato di abbandonare ( troppe digressioni, troppi personaggi, troppe storie) e altrettante mi sono scoperta a desiderare di continuare perché alcuni passaggi mi hanno appassionato. L’autrice è sicuramente un’ottima narratrice, con una solida base di preparazione storica, tuttavia mi è sembrato talvolta che nel romanzo mancasse qualcosa : qualche descrizione più approfondita, uno scavo maggiore del personaggio ( non ho capito molto di Elpidio, poco della madre di Plautilla), ma ovviamente si tratta di personalissime opinioni.
Il finale mi ha lasciato una vena di amarezza, anche perché non sono riuscita a capire se veramente la nostra architettrice si sia sentita pienamente realizzata.
Valentina Ferrari
Il mio giudizio è estremamente positivo. Ho amato molto due personaggi: Giovanni Briccio, padre di Plautilla e protagonista della prima parte del romanzo, e Plautilla stessa, figura che non conoscevo, così come non conoscevo Melania Mazzucco se non di fama. Il suo stile di scrittura, ricco, forbito ed evocativo, mi ha catturata, così come ho apprezzato moltissimo il contesto storico e artistico che l’autrice ha saputo ricostruire a mio avviso magistralmente: questa lettura è stata per me una vera e propria immersione nella Roma barocca, una città che mi ha stupita per il forte contrasto tra la ricchezza della corte papale e di una ristretta élite e la miseria diffusa tra le masse. Tanti i riferimenti artistici che mi hanno portata a fare ricerche in rete e a leggere con interesse i vostri post di approfondimento sulla tal opera o sul tal artista. Per finire, ottima esperienza quella della lettura condivisa, stimolante per gli spunti di riflessione che ne sono nati e che hanno reso ancora più coinvolgente la lettura. Grazie a Roberto per questa opportunità e agli altri lettori del gruppo per il confronto sempre costruttivo che si è creato.
Daniela Castagnino
Il romanzo ripercorre la vita di Plautilla Bricccio a partire dall’infanzia con il padre, eclettico e visionario pittore, musicista, drammaturgo, passando poi per la sua carriera di pittrice per arrivare fino alla progettazione ed esecuzione della sua opera più importante “Villa Benedetta” in seguito soprannominata “Il Vascello” La narrazione è intervallata dagli episodi che si svolsero nella Villa del Vascello durante l’assedio di Roma da parte dei Francesi nel 1849. Il libro è scritto splendidamente, ricco di termini ricercati che fanno calare il lettore nella Roma del ‘600 con tutte le sue contraddizioni: lo sfarzo ostentato della chiesa e della nobiltà ed il resto della popolazione che vive nella povertà e campa alla giornata. Unico appunto, per quanto mi riguarda, i molti fatti raccontati e le tante divagazioni mi hanno un po’ fatto perdere il filo della narrazione appesantendola. È sicuramente un romanzo impegnativo da assaporare lentamente e da leggere con attenzione e concentrazione.
Sonia Brindisi
Ho letto questo libro con molte aspettative e in linea generale posso dire che ho trovato interessante la storia di Plautilla e in particolare del padre, il Briccio. Lei una donna che non si è mai arresa, che arriva all’arte suo malgrado forse ma che, se pur con tutti i limiti del suo tempo, riesce a lasciare un importante segno con le sue opere. Pittrice e Architettrice Plautilla e grazie a questo libro ho scoperto di aver visitato posti a Roma senza aver veramente guardato e dove invece c’era anche lei. Bella e ricca l’atmosfera creata dall’autrice , molto realistica la descrizione dei vicoli di Roma, della peste. Tuttavia, Il libro, se pure scritto in modo magistrale, a me è risultato un poco ostico in alcuni punti e mi sono a volte persa tra le pagine e nei racconti, specie negli intermezzi.
Clara Schiavoni
“Il dente della balena a te, che mi leggerai, chiunque tu sia”Sono arrivata alle tue ultime parole, carissima Plautilla, e sono commossa. A occhi chiusi, mi ritrovo a parlarti, a te, amica dei tanti giorni in cui mi hai raccontato la tua lunga vita emozionandomi.
Come mi emozioni a sentirti parlare, alla fine dei tuoi giorni, ancora di Elpidio. L’acqua sporca del Tevere all’inizio della vostra storia m’è sembrata quasi un funesto presagio e, anni dopo, la pioggia battente a villa Benedetta è stato come avesse chiuso un cerchio. Il cerchio del tuo amore che ha potuto scusare tutti i comportamenti di Elpidio fatti di assenze, di egoismi, di nascondimenti della verità, di appropriazione della tua arte, della sua inspiegabile ricchezza, della figlia. E tu lì a passare sopra a tutto. Tu con la mente matematica che hai avrai fatto bene i conti di ragazza con il mal caduto e con un destino segnato fin dall’inizio dal Briccio che non si è premurato di farti assegnare una dote dalla Confraternita. Soprattutto, conosci la mentalità degli uomini della tua epoca, ma dentro di te, sai anche che in ogni epoca gli uomini che sanno amare amano solo in un modo che non è certo quello di Elpidio. Per qualche strana combinazione chimica vi siete attirati e questa sagoma di uomo ha preso il posto dell’amore nel tuo cuore.
Tu affermi di aver accettato tutto e questo è un grosso peso che ti sei addossata. Hai accettato il sentirti diversa in famiglia con una madre così presa dai numerosi figli, dal dolore dei lutti, dai doveri tanto che ti sei dovuta accontentare della sua figura sì onnipresente ma generalizzata, accettarla meno come individuo che come atmosfera, senza mai un senza complimento nei tuoi riguardi: tu troppo lontana dal suo standard e da quello epocale di figlia da maritare; con un padre amato per la sua ammirevole forza intellettuale, così eclettico ma anche visionario e, se ne afferravi la grandezza, ne sentivi anche l’inconcludenza. Solo una volta ammalato si è dedicato a te mentre tu ti dedicavi a lui. In quegli anni lui ti ha fatto ri-nascere nell’arte e tu hai capito, in una osmosi unica, che la vitalità del Briccio è stata una continua rinascita
L’unico vero calore vissuto è stato quello con Albina. Ma hai dovuto ingoiare amaro quando, alla fine, hai sentito il suo odio. Nella tua famiglia hai vissuto sempre una mistura di sentimenti contrastanti perché il vivere insieme è difficile e non si è mai amati come vorremmo anche se, dopo averle perse, hai capito l’importanza delle presenze che ti hanno circondato e hai tenuto a caro la trasformazione del tuo rapporto con Basilio, che si è rivelato affetto per la vita.
Con grande sensibilità ci hai fatto conoscere tutti i personaggi primari e secondari piano piano nel corso del tuo narrare, e cogliere l’importanza dell’epoca in cui sei vissuta: una ipnotica storia corale dentro un vortice di storie nelle storie fatte di una speranza senza tregua. L’effetto polifonico è stupefacente e avvolgente e alla rapidità delle immagini che ci proponi, siano esse fatti accaduti nella tua casa o nelle strade di Roma o all’interno dei potenti palazzi, fa da contrappunto un’infinità di sentimenti. La vasta tipologia umana che descrivi è atemporale e universale proprio perché parla di sentimenti primari: siamo nell’oggi sia che i personaggi principali sia che i vari nuclei sodali – papi, nobili, pittori, architetti, scultori – scatenino un evento o reagiscano a un altro.
La tua storia di vita nella Storia del Seicento romano è un potente immenso affresco di vite, di presenze trasparenti e pesanti e su tutti ti elevi tu, architettrice, insieme al Vascello difeso dai volontari e dal loro comandante Medici che non l’ha potuto dimenticare tanto da costruire al suo posto villa Medici e diventarne proprietario.Tu, Plautilla, hai suscitato amore in anime quantiche terrestri che si sono appassionate a te, chi a livello inconscio come il Medici, chi a livello conscio tanto da mettersi alla tua ricerca per venti anni riuscendo a disvelare la prima architettrice della storia moderna.
Grazie, Plautilla.
Alessandra Ottaviano
L’autrice torna a parlarci di arte con la vita dell’architettrice Plautilla Bricci, già avevo avuto modo di apprezzare la sua mirabile scrittura attraverso le pagine de “la lunga attesa dell’angelo”, dove narrava le vicende di Tintoretto e di sua figlia, anch’essa pittrice.
In questo romanzo non solo ci regala il ritratto della pittrice barocca, ma tutto un contesto storico dettagliato della Roma del ‘600, un grande affresco popolare che si contrappone a papi, a cardinale e pittori famosi. Plautilla si forma nel contesto barocco pullulante di artisti nella Roma che osannava i due geniali Bernini e Borromini, oltre a Pietro da Cortona e molti altri.
E’ figlia di Giovanni Briccio, un uomo eclettico con velleità artistiche e letterarie che la spinge a studiare, da autodidatta, materie precluse alle donne dell’epoca, diventando una pittrice affermata prima e un’architettrice poi, progettando villa Benedetta detta del Vascello per l’abate Elpidio Benedetti, segretario del cardinale Mazzarino e purtroppo distrutta dalle cannonate francesi durante l’estrema difesa della Repubblica Romana del 1849. Il suo valore è stato riconosciuto dalla prestigiosa accademia di San Luca.
L’autrice ripercorre la vita di Plautilla, i suoi tormenti, le sue difficoltà che riscontra per imporsi in ambienti prettamente maschili, il suo amore segreto con Elpidio. La Mazzucco utilizza un linguaggio ricercato e raffinato che incanta il lettore. Ho solo fatto un pochino fatica a tenere il filo tra un’infinità di personaggi e storie in cui spazia, ma ne viene fuori un quadro molto particolareggiato di tutto il periodo.
Laura Pitzalis
Ho capito che sarebbe stato un romanzo che mi avrebbe catturato, già dalle prime pagine leggendo la dedica che l’autrice fa alla madre, Andreina, dove scopro che non si deve andare tanto indietro nel tempo per capire la condizione difficile delle donne riguardo alla possibilità di studiare e laurearsi.
La citazione di Ortensia Mancini, duchessa di Mazzarino che la Mazzucco inserisce all’inizio del romanzo:
“La gloria di una donna consiste nel non far parlare di sé” condensa in poche parole la vita artistica di Plautilla Bricci, “architectura et pictura celebris” come lei stessa si definì, realmente esistita e attiva nella Roma seicentesca che conosce un’eccezionale fioritura artistica sotto papi come Urbano VIII e personalità geniali come quella di Bernini. Riuscì, infatti, a fare ciò che ha fatto rimanendo celata, nascondendo l’intraprendenza e l’ambizione, una strategia, questa, di sopravvivenza in un periodo in cui il ruolo della donna era di totale sottomissione.
Un romanzo biografico raccontato in prima persona dalla stessa Plautilla dove, a mio parere, il personaggio che domina non è lei ma il padre, Giovanni Bricci, detto il Briccio, uomo poliedrico dall’indole geniale e istrionica, pittore, scrittore, attore e persino giornalista di cronaca ante litteram. Un padre che esprime il proprio amore verso la figlia non in modo palese con manifestazioni e parole amorevoli ma credendo nelle sue doti, impartendole lezioni non solo d’arte ma di vita, (“non ti fermare davanti all’ignoto, ma continua a esplorare e conoscere”) grazie alle quali Plautilla riuscirà a costruirsi un futuro e una professione che ha fatto di lei la prima donna architetto della nostra storia.
Un romanzo storico ma non solo. Tanti sono, infatti, i temi trattati nel romanzo: la condizione della donna, la nostra storia, la ricchezza, la sontuosità e la smania di potere della Chiesa contrapposta alla povertà, indigenza, miseria del popolo, tra fasti, intrighi, violenze e miserie di una Roma Barocca, stupenda nei suoi tramonti e nei suoi monumenti ma incessantemente minacciata dal suo fiume.
E poi c’è il rapporto ambiguo tra Plautilla e l’abate Elpidio Benedetti, cameriere e poi segretario del cardinale Mazzarino, rapporto che, sinceramente, mi ha irritato e che non avrei mai accettato, anche se sono consapevole che questo giudizio è di una donna libera del XXI secolo.
Rapporto che ha il suo culmine nella costruzione di una bellissima e originale villa sul Gianicolo, il Vascello, progettata da Plautilla per la famiglia Benedetti e che sarà distrutta durante l’assalto delle truppe francesi contro i soldati della Repubblica Romana, il cui governo era guidato dal Mazzini e i volontari reduci dalla prima guerra d’indipendenza, guidati da Giuseppe Garibaldi.
Questo episodio storico è dettagliatamente raccontato dalla Mazzucco negli “Intermezzi” che non sono solo la cronistoria della strenua resistenza dei volontari asserragliati all’interno del “Vascello” ma un racconto introspettivo delle emozioni e sensazioni di chi con coraggio e abnegazione voleva difendere la Repubblica Romana e la democrazia e per la quale furono abbattuti dal fuoco francese.
Ho trovato pazzesca la capacità descrittiva della Mazzucco, la sua finezza nel caratterizzare la moltitudine di personaggi che irrompono nel romanzo. E lo fa con uno stile narrativo particolare, omettendo le virgolette nei dialoghi e rendendo il tutto più fluido. Confesso, però, che se lo avessi saputo prima mi sarei spaventata non poco e forse sarei stata tentata a non leggerlo. Invece la lettura non ha trovato ostacoli e ho apprezzato questo stile che non è così semplice da attuare, bisogna essere molto bravi e la Mazzucco lo è stata.
Sabrina Poggi
Un libro “denso” a livello di trama, stile e personaggi, che mi ha fatto conoscere una donna d’eccezione: Plautilla, artista ed architettrice. Il punto di forza del romanzo a mio parere sono i personaggi, ho amato su tutti Plautilla e suo padre, il Briccio, ma anche Albina e la madre. Numerosi ed interessanti i riferimenti agli artisti ed alle opere d’arte di un’epoca particolarmente feconda, riferimenti che invitano ad approfondire e a cercare immagini (e ringraziamo Internet, che in un attimo ci consente di visualizzare ciò che ci incuriosisce!). A fare da contrappunto alle vicende seicentesche, l’autrice inserisce intermezzi relativi alla Repubblica Romana ed al ruolo avuto dalla villa del Vascello, ambizioso progetto realizzato da Plautilla. Ho amato molto questo romanzo proprio per la molteplicità dei livelli di lettura e per i richiami storici, resi con grande vivacità, che mi hanno permesso di immergermi nel vivace ambiente, ora intellettuale, ora popolare, della Roma dell’epoca.
Raffaelina Di Palma
Con la sua immancabile e profonda intensità, Melania Mazzucco, ci porta nell’epoca di Plautilla Bricci: un’artista dimenticata, facendola rinascere dalla nebbia dei secoli. Ce la dipinge in tutta la sua interezza insieme ai grigiori, ai colori, alle sontuosità dei grandi personaggi che hanno attraversato la sua vita i quali, come grandi attori, hanno costruito e interpretato la storia di Roma e dell’arte barocca. Plautilla, figlia di Giovanni: materassaio, pittore, poeta, musicista, snobbato dai letterati perché plebeo, era un eccentrico cane sciolto in un tempo in cui occorreva avere un padrone. “Confermavo ogni volta con le stesse parole. Non sapevo ancora dire di no. I miei doveri, i miei studi, il mio destino, i miei desideri, perfino i miei piaceri: altri li avevano decisi per me e io avevo sempre accettato tutto. Ho imparato solo con la maturità il potere sovversivo del rifiuto.” Bricci sfrutta il talento della figlia per lanciarla nel mondo dell’arte come una bambina prodigio, imponendole il destino della verginità. Ma, in quanto donna e per di più di umili origini, Plautilla, fa molta fatica a emergere nell’ambiente degli artisti romani. La penna di Melania Mazzucco scorre agile, ma si sente, denota la propria sofferenza mentre si incunea nella realtà della città eterna, descrivendo nei particolari la spietatezza di un mondo dove la morte faceva parte, fatalmente, della quotidianità, dove le donne invecchiavano presto per le troppe gravidanze. Plautilla, è una donna che non si arrende, che lotta per trovare un suo posto nella storia;sempre guidata dal desiderio di un futuro diverso, non scontato. Ci racconta in prima persona i fasti, i raggiri, gli impeti, le grettezze della Roma dei papi e “l’effervescenza” di un secolo bigotto e spregiudicato allo stesso tempo. Una donna che trasgredisce ogni schema, non fa scelte, secondo le regole, predisposte e scontate per una donna: cioè, figli-famiglia. Incarna le stesse problematiche e le stesse emozioni di una donna moderna: esperimenta e vive la fragilità dell’amore, lo difende con un’abilissima discrezione. Riuscirà nell’impresa che riscatterà l’intera sua vita: la costruzione di una stravagante villa sul colle che domina Roma, che la consacrerà prima architettrice della storia. Un romanzo con molte sfaccettature: alcuni passaggi sono appassionanti, ma i tanti personaggi, a volte, rallentano il ritmo della storia. Plautilla ci lascia il suo messaggio attraverso il quale risalta l’amore per la vita, l’amore per l’arte: amore che richiede sacrificio, rinuncia, ma anche speranza.
Silvia Gambi
L’architettrice è un libro che ho apprezzato molto e se vivessi a Roma avrei sicuramente approfittato per seguire Plautilla, suo padre e altri personaggi per le vie e le chiese di Roma!
Li ho seguiti comunque con la fantasia. Plautilla non è una ribelle, sa di non poter fare ciò che agli uomini era permesso e riesce a nascondere i suoi sogni e anche ad annullare una parte di se’ pur di realizzare l’impresa della sua vita e quindi anche il riscatto di se’ stessa progettando e costruendo una villa sul colle che domina Roma: Villa Benedetta.
Una donna veramente straordinaria che l’autrice ha sicuramente amato molto ed è riuscita a farcela amare a nostra volta con la sua capacità di renderla viva e vicina, anche se l’epoca trattata è lontana anche dalla nostra sensibilità.
Il personaggio che ho poco amato, anzi quasi detestato, è Elpidio, l’amore segreto di Plautilla. Pur cercando di capire che anche lui è uomo del suo tempo, non sono riuscita ad entrare in empatia con lui. Per quanto Plautilla stessa l’abbia compreso e scusato, non ha voluto (non poteva?!?) garantirle almeno una vecchiaia più economicamente serena…
Melania Mazzucco è un’ottima scrittrice con un suo stile personale, elegante, colto e coinvolgente. Questo suo lavoro l’ho trovato anche superiore alla lunga attesa dell’angelo” che è un altro bellissimo libro che tratta di arte.
Eliana Corrado
Ero molto curiosa di questa lettura, “L’architettrice” mi attirava da tempo, non avevo mai letto nulla della Mazzucco e così mi ci sono “buttata” a capofitto. All’inizio mi ha entusiasmata, la scrittura è splendida, curatissima, registro adeguato all’epoca storica in cui è ambientato e ai personaggi, ma dopo un po’, confesso, mi ha stancata! La storia di Plautilla che anelavo a scoprire stentava a partire, a emergere, troppe digressioni, troppi dettagli su cose e personaggi di cui, francamente, non ne capivo il senso. E per tutta la metà del libro, che è pure bello corposo, Plautilla resta in ombra, all’ombra di suo padre che, di fatto, si prende tutta la scena e di cui a me non è che interessasse molto leggere. E poi quelle lunghe, lunghissime parti sul militare che vive in un’epoca ben successiva a Plautilla… pur comprendendo il senso di costui e della sua storia nella storia del romanzo, mi hanno infastidito, le ho trovate inutili, ecco.
Nella seconda metà del libro poi, finalmente, il romanzo forse assume un tratto più interessante, si concentra di più su Plautilla, le sue aspirazioni, il suo essere diversa da tutti. Splendidi i capitoli sulla peste a Roma, le condizioni di vita dell’epoca, i sentimenti contrastanti dell’architettrice e le sue realizzazioni artistiche. Ma sono sprazzi di godimento letterario in un maremagnum di cose, fatti, personaggi che distraggono, sviano, interessano poco, rendendomi la lettura faticosa e facendomi perdere via via interesse.
Un libro che ho apprezzato tantissimo per la scrittura, che davvero merita di essere letta, anzi gustata, assaporata, ma che per trama e contenuti non sono riuscita ad apprezzare del tutto.
Maria Marques
Tutto si costruisce nella vita. Meglio di tutti lo sa, Plautilla Briccia. Nome poco noto, che l’autrice permette di conoscere attraverso una biografia romanzata. Nelle Roma dei primi anni del 600, essere donna è complicato. Curiosità e intelligenza muovono i passi di Plautilla nello studio dell’eccentrico padre e poi nella vita. Piccoli passi, perché a una donna che povera non è ma neppure ricca, non è concesso molto. Tutto nella vita le viene centellinato: affetti, amicizie, possibilità di dimostrare le sue doti, ma Plautilla costruirà a poco a poco una sua immagine irreprensibile che le permetterà di farsi un nome tra gli artisti dell’epoca.
L’incontro con l’abate Elpidio Benedetti, le permetterà di scoprire l’amore, ma anche di diventare “l’architettrice” del titolo.
Il romanzo non è solo la biografia di Plautilla, ma si allarga a divenire un affresco poderoso della Roma del Seicento. L’autrice, sceglie la narrazione in prima persona e svela ai lettori un mondo che non è solo percepito con la vista, ma con le abitudini, il sentire e le innumerevoli costrizioni cui dovevano attenersi le donne. Sottesa al libro si intuisce una ricerca minuziosa che diviene un mosaico affascinante in cui perdersi tra le pagine. Lo stile della Mazzucco avvolge e ammanta Plautilla e gli innumerevoli personaggi che incontra nella sua esistenza, rendendone vivide le figure. Alternato al racconto principale, vi sono alcuni capitoli legati alla strenua difesa della Repubblica romana del 1848, che si ricollegano alla vicenda principale. Costruire e distruggere, creare a fatica e annientare non solo ciò che è tangibile, ma anche i sogni e la gioventù di chi crede in ideali e sogna un mondo libero. E, in questo sogno di libertà, le vicende seppure separate dai secoli di una donna e di un giovane, si ricongiungono.
Libro coinvolgente, ma immenso tanto che, confesso che a tratti ho trovato un poco noioso, proprio per quel cesellare con le parole un mondo studiato sin nel suo più piccolo dettaglio.
Costanza Marzucchi
Questo libro è una scoperta sotto molti aspetti, Prima di tutto offre visibilità ad un personaggio inconsueto come Plautilla, di cui non conoscevo la storia. Melania G. Mazzucco offre una biografia romanzata, frutto della rielaborazione dei dati raccolti con una minuziosa ricerca d’archivio. Il risultato è una storia insolita, da ogni punto di vista. Plautilla viene instradata nel cammino dell’arte da parte del padre, che vede in lei una sorta di alter ego, una creatura da plasmare secondo le sue ambizioni. La vita di Plautilla cammina su un percorso sdrucciolevole, tra la vocazione artistica e una rispettabilità che la porta a consacrare la sua vita alla pittura e all’arte. Poliedrica e di formazione non accademica, riesce a mischiare tradizione ed estro, secondo il gusto dell’epoca. La sua storia si intreccia con quella della sua creatura, Il Vascello, che concluderà la sua esistenza nel corso della caduta della Repubblica Romana. I capitoli della vita di Plautilla e del Vascello si intrecciano, alternandosi in un minuetto che si conclude nel finale, sul quale non dirò nulla. Lo stile è evocativo, con un lessico ricco, desueto, che tratteggia il mondo di Plautilla con pennellate incisive, capaci di cogliere gli aspetti più amari di una realtà vivace, poliedrica e crudele come fu l’epoca in cui visse. In sostanza mi è piaciuto tantissimo, per lo stile e la natura non convenzionale di Plautilla.
Lucia Maria Collerone
Dietro questo romanzo si scorge un grande lavoro dell’autrice, di ricerca, di studio. Si comprende la passione per questa storia di artista e del periodo in cui visse e il desiderio di farla emergere dal buio dell’oblio questa figura femminile, che sfidò la sua epoca e che in parte perse la sua battaglia a causa dell’uomo che amava. Due uomini nella sua vita l’aiutarono a farsi strada nel mondo artistico: suo padre, che credette nelle sue doti artistiche e le vide come una risorsa per dare una vita dignitosa a una figlia “difettosa”, e Il suo amore segreto, che le permise di fare l’architettrice, ma le rubò il nome e l’amore. La scrittura è a volte ampollosa, troppo gonfia di lunghi elenchi che sovrastano le descrizioni, mettendo in secondo piano alcune parti liriche davvero belle. Il ritmo è lento, appesantito da tante digressioni storiche che spesso sembrano come corpi narrativi staccati dalla vicenda di Palutilla e con un registro diverso. Alla fine la vicenda dell’architettrice del Vascello, si srotola lentamente e a volte leggere è faticoso e un poco noioso, ma ciò non toglie merito a questo romanzo che è frutto evidente di notevoli doti narrative che qui si sono un poco fatte sovverchiare dalla volontà di delineare in modo troppo invadente il contesto storico.
Paola Malvenuto
Ho terminato la lettura del romanzo qualche tempo fa e ieri pomeriggio mi sono ritrovata, quasi senza volerlo, ma sicuramente portata dalla curiosità, dietro Porta S. Pancrazio, Via del Vascello…ripensando ai luoghi, alle vicende e ai personaggi del racconto. Una narratrice D.O.C., la Mazzucco, con una scrittura elaborata, ricca e attraente, che “abbraccia” il lettore. La storia mi ha interessato particolarmente, sia perché Plautilla è una donna, sia perché è un architetto che vive nel periodo che prediligo, il Seicento (ringrazio di cuore Alfio, che ci ha inviato le foto della Cappella. Andrò a visitarla quanto prima).
Tuttavia la trama non è, a mio parere, perfettamente delineata e il finale dà l’impressione che manchi qualcosa.
Isabella Novelli
Giunta più o meno a metà. Mi sta piacendo moltissimo e se posso azzardare un paragone, assomiglia per certi versi molto ad un libro di Vassalli. Una storia interessantissima che mi ha preso da subito sin dalle prime righe. Una vita complicata e difficile quella di Plautilla per una bambina prima ed una giovane donna poi, in un’epoca in cui le donne artiste contavano pochissimo od erano considerate, come Artemisia Gentileschi, delle poco di buono. Un padre particolare, con una molteplicità di ruoli e di mestieri: pittore, attore, scrittore, che nonostante tutto non divenne mai veramente famoso, che all’inizio sembra non amarla a sufficienza, ma che invece successivamente le trasmetterà tutto il suo sapere. Un bel libro molto colto e profondo, che dimostra una profonda conoscenza del periodo storico nel quale è ambientato, che sono stata contenta di affrontare. Il primo che leggo della Mazzucco, che mi riprometto di conoscere meglio come scrittrice.
Trama
Nel maggio del 1624 un uomo accompagna la figlia sulla spiaggia di Santa Severa, dove si è arenata una creatura chimerica. Una balena. Esiste anche ciò che è al di là del nostro orizzonte, è questo che il padre insegna a Plautilla. Una visione che contribuirà a fare di quella bambina un’artista, misteriosa pittrice e architettrice nel torbido splendore della Roma barocca. Melania Mazzucco disegna un grande ritratto di donna tornando alle sue passioni di sempre, il mondo dell’arte e il romanzo storico.
Giovanni Briccio è un genio plebeo, osteggiato dai letterati e ignorato dalla corte: materassaio, pittore di poca fama, musicista, popolare commediografo, attore e poeta. Bizzarro cane randagio in un’epoca in cui è necessario avere un padrone, Briccio educa la figlia alla pittura, e la lancia nel mondo dell’arte come fanciulla prodigio, imponendole il destino della verginità. Plautilla però, donna e di umili origini, fatica a emergere nell’ambiente degli artisti romani, dominato da Bernini e Pietro da Cortona. L’incontro con Elpidio Benedetti, aspirante scrittore prescelto dal cardinal Barberini come segretario di Mazzarino, finirà per cambiarle la vita. Con la complicità di questo insolito compagno di viaggio, diventerà molto piú di ciò che il padre aveva osato immaginare. Melania Mazzucco torna al romanzo storico, alla passione per l’arte e i suoi interpreti. Mentre racconta fasti, intrighi, violenze e miserie della Roma dei papi, e il fervore di un secolo insieme bigotto e libertino, ci regala il ritratto di una straordinaria donna del Seicento, abilissima a non far parlare di sé e a celare audacia e sogni per poter realizzare l’impresa in grado di riscattare una vita intera: la costruzione di una originale villa di delizie sul colle che domina Roma, disegnata, progettata ed eseguita da lei, Plautilla, la prima architettrice della storia moderna.
Editore: Einaudi (26 novembre 2019)
Copertina flessibile: 568 pagine
ISBN-10: 8806209426
ISBN-13: 978-8806209421
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