Il 17 maggio 1510 muore Alessandro Filipepi (1445-1510) meglio conosciuto come Sandro Botticelli, il cui soprannome è frutto di varie speculazioni: si dice che derivi dal soprannome di un suo fratello molto pingue o da quello di un orafo da cui il ragazzino viene mandato a bottega. È l’ultimo di quattro figli maschi di Mariano, cittadino fiorentino, conciatore di pelli che ha la sua bottega nel quartiere di Santo Spirito.
“Cervello stravagante” di carattere piacevole e burlone, Sandro non intende proseguire il lavoro del padre e nemmeno quello di un fratello orefice; così viene mandato alla bottega del pittore Fra Filippo del Carmine (Filippo Lippi)
Si fa apprezzare molto presto come eccellente ritrattista e subirà l’influenza dei grandi artisti fiorentini dell’epoca da Lippi al Verrocchio ai fratelli Antonio e Piero del Pollaiolo.
Una sua primissima opera è La Madonna col bambino e un angelo dello Spedale degli Innocenti datata 1465, quindi quando il giovane Sandro ha vent’anni.
È del 1470 la sua partecipazione con i fratelli del Pollaiolo alla spalliera allegorica per il Tribunale della Mercanzia con la figura della Fortezza, la sua ricerca della bellezza lo rende già unico e ben riconoscibile nel panorama artistico fiorentino.
Nel 1472 Sandro s’iscrive alla Compagnia di San Luca, la confraternita degli artisti e con lui ci sarà anche l’amico quindicenne Filippino Lippi, figlio del suo maestro Filippo.
Sono anni di grande fermento a Firenze: dal 1469 Lorenzo de’ Medici è al governo della città e ama circondarsi di artisti, filosofi, scrittori: Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, Agnolo Poliziano sono i più famosi. Tutto il mondo della cultura si adopera ad una rivalutazione dell’arte antica. S’intende colmare la frattura che si è creata tra i primi sostenitori del movimento umanista e la religione cristiana che condanna l’antichità in quanto pagana.
Ispirandosi a Platone e alle varie correnti di misticismo tardo-pagano, la mitologia viene pienamente riabilitata e le viene assegnata la stessa dignità dei temi di soggetto sacro. È questa la dottrina dei filosofi “Neoplatonici” della cerchia di Lorenzo, che influenzerà il giovane Botticelli nelle sue opere più famose.
Sono anni difficili per il Magnifico: il 1478 è l’anno della Congiura dei Pazzi, quando il fratello Giuliano resta ucciso e lui stesso ferito. Come ben sappiamo ne segue una cruenta epurazione benché gli istigatori siano venuti da lontano: Ferdinando d’Aragona e il papa Sisto IV.
La macchia morale sul suo pontificato si cancella solo con la coalizione degli stati italiani contro i Turchi che nel 1480 occupano Otranto, facendo una strage degli abitanti.
Sono passati due anni dalla congiura e Lorenzo tenta di riappacificarsi con il pontefice inviando una delegazione di artisti a Roma per affrescare la Cappella Sistina; ne fa parte anche il Botticelli con il Ghirlandaio, Cosimo Rosselli e il Perugino. A Sandro vengono affidati tre episodi che saranno, in seguito, poi messi in ombra da quelli di Michelangelo chiamato a Roma nel 1505 da papa Giulio II.
Nel 1482, per l’improvvisa morte del padre, il Botticelli rientra a Firenze ma la sua esperienza romana non lo ha gratificato pienamente benché, ormai, sia molto famoso.
Dice il Vasari “(…) ebbe dal Papa buona somma di danaro, i quali ad un tempo destrutti e consumati tutti nella stanza di Roma, per vivere a caso come era il solito suo, e finita insieme quella parte che gli era stata allogata, e scopertala, se ne tornò a Fiorenza .”
Continuando a parlare del carattere del nostro aggiunge “egli amò fuor di modo coloro che egli conobbe studiosi dell’arte, e che guadagnò assai, ma tutto, per aver poco governo e per trascurataggine, mandò male.”
Gli vengono commissionate subito opere importanti. È proprio lo stesso anno che il nostro si accinge alla creazione della Primavera. Il committente è Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, cugino di secondo grado del Magnifico, allievo di Marsilio Ficino, i personaggi mitologici raffigurati nell’opera sottintendono varie teorie dell’Accademia Neoplatonica. Seguirà nel 1485 La Nascita di Venere.
Vi presento le due opere con le parole del Vasari “(…) a Castello, villa del duca Cosimo, sono due quadri figurati, l’uno Venere che nasce, e quelle aure e venti che la fanno venire in Terra con gli amori, e così un’altra Venere che le Grazie la fioriscono, dinotando la primavera; le quali da lui con grazia si vengono espresse”.
Sempre negli stessi anni Sandro dipinge Pallade e il Centauro: la tela rappresenta la lotta della virtù contro il vizio, la ragione che vince sugli istinti più bassi espressi dalla natura semi-ferina del centauro.
Una volta di più è necessario rilevare che Sandro Botticelli è figlio del suo tempo e come tale sarà influenzato da quello che accade a Firenze.
Proprio nell’anno 1482 arriva da Ferrara un frate che cambierà completamente la vita dei fiorentini e della sua, in particolare, nonché della stessa chiesa per vari anni. Si parla di Girolamo Savonarola e dei suoi seguaci i Piagnoni.
Il religioso, severo critico dei costumi licenziosi e della corruzione, predica il ritorno a una vita religiosa essenziale e rigorosa.
Lorenzo è ben in grado di gestirlo, nei suoi eccessi, ma quando nel 1492 muore e a succedergli sarà il debole figlio primogenito, Piero detto il fatuo, la situazione precipiterà.
Nel frattempo, quello stesso anno, Rodrigo Borgia, col nome di Alessandro VI assurge al soglio pontificio. Personaggio molto controverso e testimone proprio di quella chiesa tanto criticata dal frate.
La politica internazionale con la discesa in Italia di Carlo VIII di Francia nel 1494, che vanta un lontano diritto ereditario alla corona di Napoli, l’insipienza di Piero de’Medici e la sua cacciata da Firenze. Il saccheggio del palazzo Medici in via Larga, l’avvento della repubblica con Pier Antonio Soderini; tutto sembra giocare un ruolo per l’affermazione del Savonarola. Infatti in questi anni il frate sarà il vero padrone di Firenze e Botticelli si pente, smette di dipingere aderisce alla sua setta. Ha inizio per lui una crisi irreversibile verso un esasperato misticismo.
In piazza della Signoria il 7 febbraio 1497 ha luogo il primo dei Falò della Vanità, i seguaci di Savonarola danno alle fiamme una gran quantità di oggetti considerati fonti del peccato fra cui specchi, cosmetici, abiti lussuosi, strumenti musicali, quadri (sembra anche di Botticelli) dedicati alla mitologia classica.
Il papa Borgia, pazientemente, attende che Carlo VIII se ne torni in Francia sconfitto e poi decreta la scomunica e la condanna di Frate Girolamo che il 23 maggio 1498 viene giustiziato con altri due confratelli e bruciato sul rogo nello stesso luogo in cui, poco più di un anno prima, si erano fatti i falò.
Sandro Botticelli, dopo la morte di Savonarola, non è più lo stesso. Solo in lui l’influenza del frate è stata così profonda. Non ha più l’appoggio di Lorenzo, morto da alcuni anni, lo sostengono gli amici fedeli come Filippino Lippi ma il brillante Sandro è diventato un povero derelitto.
Nel 1502 una denuncia anonima lo accusa di sodomia. La sua fama subisce un repentino declino perché l’ambiente artistico è già dominato da Leonardo e dal giovane astro nascente di Michelangelo.
Sandro Botticelli muore il 17 maggio 1510 in povertà e viene sepolto nella chiesa di Ognissanti. Lo stesso luogo che conserva la sua opera muraria di Sant’Agostino nello studio del 1480 circa. Sulla parete opposta, dello stesso anno, troviamo il San Girolamo nello studio del quasi contemporaneo Domenico Ghirlandaio. Pare che i due giovani artisti si siano sfidati in una goliardica competizione.
Bibliografia
La storia dell’Arte , il Quattrocento 6 , Electa
Giorgio Vasari, Le vite . I grandi della letteratura, Fabbri