Articolo a cura di Maria Rita Truglio
17 Maggio 1198. Un bambino di nemmeno quattro anni viene incoronato re di un regno appena svezzato se confrontato con gli altri esistenti. Federico Ruggero Costantino Hohenstaufen, meglio conosciuto come Federico II di Svevia, riceve la corona del Regno di Sicilia nella Cattedrale di Palermo, luogo prediletto per le investiture da quelli che furono i suoi avi normanni.
Perché questo bambino altri non era che figlio dell’ultima normanna di Sicilia Costanza d’Altavilla che andò in sposa ad Enrico VI, figlio del più famoso Federico il Barbarossa. Questa unione venne decisa insieme a Guglielmo II, detto il Buono, che non avendo avuto eredi, vedeva nella zia Costanza la sola speranza di continuazione del Regno di Sicilia per mano normanna e uno strumento di pace che avrebbe evitato una guerra con il tedesco. Con questo accordo si compì uno dei desideri del Barbarossa: annettere al suo regno anche il meridione di Italia.
Fu un giorno di giubilo quello dell’incoronazione, una domenica di Pentecoste come non se ne vedevano da tempo in un regno in cui i tumulti erano stati protagonisti assoluti degli ultimi anni. Federico, suo malgrado, si ritrovò ad essere una pedina in un gioco di potere che come tradizione vuole, vede protagonisti re e papato.
Situazione politica
Senza andare molto in là negli anni, la situazione nel regno non era certo delle più rosee. In troppi si contendevano la corona e nemmeno la salita al trono di Costanza d’Altavilla e del marito Enrico, riuscì a calmare gli animi. Anzi le cose peggiorarono.
A tutto il resto si aggiunse la rivalità tra feudatari normanni e svevi. Enrico venne eletto Re di Sicilia nel 1194 e cominciò la sua politica di tirannia volta anche a fermare le numerose ribellioni insorte nel breve periodo del suo regnare. Non era un uomo molto affabile a quanto pare, e si presume che Costanza stessa provò ad ostacolarlo. Una volta scoperto l’inganno, Enrico avrebbe costretto la moglie ad assistere all’agonia di un ribelle. Molti furono i tesori che il padre del piccolo Federico spostò dalla Sicilia alla Germania compiendo un vero e proprio svuotamento delle casse del regno.
Anche la situazione col papato non era delle migliori: lo scopo del nuovo Re di Sicilia era quello di creare un impero unico, cosa poco fattibile agli occhi del papa Celestino III. Ma quando sembrava che la situazione non avesse via di uscita ecco che la notizia della sua morte mise fine al clima di terrore. Malaria, o forse un avvelenamento ordito dalla moglie, queste le probabili cause. Era il settembre 1197.
Da Messina, dove si trovava al momento della morte, venne trasferito a Palermo dove ad oggi riposa in quella stessa cattedrale che lo vide incoronato. Enrico incontrò Federico solo due volte: la prima a pochi mesi dalla nascita in quel di Foligno, la seconda nel giorno del battesimo, quando il piccolo assunse definitivamente il nome di Federico, “detronizzando” il nome Costantino che gli era stato dato alla nascita dalla madre.
I nomi
Fonti successive tramandarono che il nome Costantino fu molto caro a Costanza, un nome molto simile al suo che evidenziava il retaggio normanno e la discendenza imperiale. Ma come alla fine sappiamo la scelta si orientò verso i nomi dei nonni, Federico e Ruggero. Due nomi, comunque, di un certo peso. Ricordiamo che Ruggero II d’Altavilla fu il fondatore del Regno di Sicilia che vide la luce nel 1130, una sessantina di anni prima della nascita del nipote.
Costanza e la Chiesa
Ma in quel 17 maggio non fu solo l’incoronazione a far da padrona alla giornata. Rimasta vedova, Costanza fece di tutto per proteggere il suo bambino e il suo regno da mani straniere. Per avere maggiore protezione cercò l’aiuto di colui che probabilmente fu il suo più grande nemico negli anni passati: il Papa. E in quella Cattedrale, Costanza dimostrò alla Chiesa la sua alleanza: Federico venne infatti incoronato col titolo dei sovrani normanni senza nessun accenno ai suoi diritti imperiali. Con grande gioia di Innocenzo III, sicuro ormai di aver riportato il Regno di Sicilia nelle mani della Chiesa soprattutto dopo il giuramento di vassallaggio da parte di Costanza.
Ah quanto si sbagliava! Forte di questa sua alleanza e conscia del fatto che la morte fosse vicina, l’ultima degli Altavilla affidò completamente Federico alle cure di Innocenzo rendendolo anche reggente del regno fino alla maggiore età del giovane re. David Abulafia, nella sua biografia dedicata all’imperatore, scrive: “La Sicilia era governata da un minorenne, ma protetta da un pontefice. Una strategia tutt’altro che disprezzabile, considerata l’emergenza”. E aveva ragione. Certo è che Costanza non avrebbe mai potuto immaginare la piega che avrebbe preso il percorso di vita del figlio, e sicuramente nemmeno Innocenzo III, almeno non subito.
Federico e il futuro
Quel giorno, quindi, rappresentò l’inizio di un nuovo capitolo per il Regno e non solo. Il bambino, ancora ignaro del suo destino, era già sulla bocca di tutti: amato dai ghibellini, osteggiato dai guelfi, a buona ragione come dimostrerà il passare degli anni. Un agnello tra i lupi, così lo definivano, come pure l’Anticristo non solo per essere nato da una madre per l’epoca già troppo anziana per procreare ma per alcune profezie che iniziarono a circolare anni prima, che volevano la fine del mondo proprio in quegli anni. E i comportamenti che terrà il Federico adulto non faranno altro che alimentarle. Il 17 maggio 1198 cominciò il percorso di colui che venne in seguito definito Stupor Mundi e che sarà l’artefice di enormi cambiamenti per la storia Europea, lo stupore del mondo che oggi come allora divide!