Articolo a cura di Roberto Orsi
La Certosa di Pavia è un complesso monumentale storico, che comprende un monastero e una chiesa, è un vero capolavoro uno dei monumenti più importanti che abbiamo in Italia. Sicuramente merita di essere visitata almeno una volta nella vita.
Si trova nel comune omonimo a circa otto chilometri a nord di Pavia. L’ubicazione della costruzione fu decisa a metà strada tra le città di Milano, capitale del ducato, e Pavia, città dove era nato il duca.
La posa delle prime pietre
Il 27 agosto 1396 Gian Galeazzo Visconti, Duca di Milano pose le prime pietre per la costruzione della Certosa della Madonna delle Grazie, un progetto nato da un voto della moglie Caterina in onore della grazia ricevuta per la nascita dei loro figli.
Erano state predisposte quattro pietre che dovevano servire per la cerimonia, e che furono benedette da Guglielmo Centauro, vescovo di Pavia.
Il Duca Gian Galeazzo per primo discese nello scavo per collocare una delle pietre, similmente fecero dopo di lui il legittimo suo primogenito Giovanni Maria, e il secondogenito Gabriele. La quarta pietra venne collocata dal consigliere ducale Francesco Barbavara, in nome del terzo figlio del Duca, Filippo Maria, che a quell’epoca aveva solo sei anni.
Un monumento che, nelle intenzioni originali, doveva diventare il Mausoleo sepolcrale dei Duchi di Milano, una grande opera considerata dal Visconti un mezzo per accrescere la sua autorità e il suo prestigio presso le corti italiane del tempo. Il costo per la costruzione fu ingentissimo.
I monaci Certosini
Il 7 ottobre del 1401, Gian Galeazzo Visconti con una specifica delibera affidava al priore del monastero, il Certosino Padre Bartolomeo da Ravenna, la direzione, l’amministrazione e la sorveglianza dei lavori, revocando ogni autorità agli architetti, assistenti e salariati addetti al cantiere. La grande opera fu affidata alle cure dell’ordine dei Certosini in totale vita di clausura, che avevano come obbligo di lasciare ogni loro bene, terreni, averi per la costruzione del monastero. Questo è il motivo per cui all’interno della Certosa troviamo ancora oggi opere preziose di vari secoli.
Il progetto
Il progetto di costruzione della Certosa fu affidato a Bernardo da Venezia e Cristoforo da Conigo, prendendo esempio dalla Certosa di Champmol presso Digione fondata dal Duca di Borgogna, cognato del Visconti. Bernardo sovraintese ai lavori fino alla morte del duca Gian Galeazzo, sopraggiunta improvvisamente nel 1402. Questo causò per il cantiere della Certosa un periodo di rallentamento; in un primo periodo solo i lavori nei luoghi destinati ai monaci proseguirono. I primi ad essere realizzati furono i refettori dove venivano celebrate le funzioni religiose, l’unico ambiente adatto ad accogliere l’intera comunità dei Certosini formata da monaci e conversi.
Il cantiere riprese a pieno ritmo solo nel 1450 con Francesco Sforza sotto la direzione di Giovanni Solari e poi di suo figlio Guiniforte che già erano stati impegnati nella costruzione del Duomo di Milano. La chiesa in stile gotico fu completata nel 1465, mentre per terminare tutti i lavori si proseguì fino al 1497 quando la Certosa venne ufficialmente consacrata il 3 maggio, a un secolo dalla posa della prima pietra.
La gestione della Certosa
I monaci certosini nel 1782 vennero cacciati dall’imperatore Giuseppe II, che incamerò i beni di tutti gli ordini contemplativi dei suoi possedimenti. Per molti anni si susseguirono prima i cistercensi e poi i carmelitani.
Con la legge 3036 del 7 luglio 1866, il monastero fu dichiarato monumento nazionale italiano e i beni ecclesiastici diventarono proprietà del Regno d’Italia, ma fino al 1879 alcuni certosini continuarono ad abitare il monastero. Nel 1932 tornarono i certosini ma dovettero abbandonare ancora la Certosa dopo qualche anno per mancanza di vocazioni.
Dopo il Concilio Vaticano II, nel 1968 il Vaticano decise di riaffidare il monastero nuovamente ai cistercensi che vi risiedono ancora oggi, si occupano delle visite guidate e della vendita di articoli sacri e prodotti tipici.
La chiesa all’interno è riccamente decorata, le pitture sono attribuite ai fratelli Ambrogio e Bernardino Bergognone e Giacomo de’ Mottis. Il polittico sull’altare è stato realizzato dal Perugino.
L’opera scultorea più antica presente nella Certosa di Pavia è il Trittico Eburneo, conservato nella Sacrestia Vecchia. Questa opera in avorio è attribuita a Baldassarre degli Embriachi.
Dalla navata destra si accede ad un ambiente nel quale è custodito il Lavabo dei Monaci, una preziosa opera marmorea che fu commissionata, nel 1488, ad Alberto Maffioli da Carrara, anche se recenti studi hanno dimostrato che in alcune parti è stata realizzata da Antonio Mantegazza.
Nelle adiacenze del monastero c’è il Museo della Certosa di Pavia dove troviamo dipinti di Morazzone, Luini e Bramante e molte riproduzioni di bassorilievi della facciata della chiesa.
Curiosità
La Certosa è unica al mondo per le sue dimensioni e per la ricchezza interna della Chiesa.
L’ordine dei certosini venne fondato da San Bruno nel 1084, i suoi seguaci si rifugiarono per dedicarsi alla vita contemplativa nella zona del Massiccio della Certosa in Francia da cui presero il nome.
In una navata laterale della chiesa si possono osservare gli affreschi di due monaci certosini affacciati ad una finestra, grazie ad un’illusione ottica sembra ti seguano con lo sguardo.
Nel transetto della Chiesa si ritrova perfettamente lo spirito iniziale di questo progetto: nel braccio sinistro si trova infatti il monumento funebre di Ludovico il Moro e Beatrice d’Este, mentre nel destro quello di Gian Galeazzo Visconti.
Si racconta che i frati nelle loro celle dormissero con una bara sotto il letto che veniva tirata fuori nel momento in cui il frate moriva, veniva avvolto in un lenzuolo e deposto nella bara. Al cimitero veniva sepolto solamente con il lenzuolo e la bara tornava sotto il letto di un altro frate.
Quando i frati si incontravano, essendo di clausura, si dicevano ”Fratello ricordati che dovremo morire, morire dobbiamo” e scavavano, poco per volta ogni giorno, la fossa destinata ad accoglierli con lo scopo di avere sempre presente l’idea della morte.
All’ingresso della Certosa, si possono notare le teste staccate dei bassorilievi. Si racconta che furono trafugate dai soldati di Napoleone come cimeli di guerra.
Durante il fascismo, il monastero fu visitato una sola volta da Benito Mussolini, il 31 ottobre 1932. Le cronache inoltre riportarono anche l’avvenimento del ritrovamento dei resti del cadavere dello stesso duce, avvolti in dei sacchi di tela, circa un anno dopo la sua fucilazione, il 12 agosto 1946, proprio dentro la Certosa
Vi lasciamo infine con una leggenda.
Si narra che Gian Galeazzo Visconti mentre partecipava a una battuta di caccia, affondò con le gambe nel terreno fangoso. Alcune donne videro la scena e scoppiarono immediatamente a ridere e si presero gioco di lui. Gian Galeazzo urlò loro: “Brutte femmine cattive, farò costruire qui una Certosa dove non potrà entrare nessuna donna”. Lo stesso anno mantenne la promessa, il 27 agosto 1396 ci fu la posa della prima pietra. La scena è oggi illustrata su una lastra di marmo conservata nel Museo della Certosa di Pavia.
Fonti
https://it.wikipedia.org/wiki/Certosa_di_Pavia
http://www.paviaedintorni.it/temi/sguardo_nel_passato/storia_inedita_pavese_file/storia_inedita_certosini.htm
http://www.paviaedintorni.it/temi/sguardo_nel_passato/storia_inedita_pavese_file/storia_inedita_certosini.htm