Buongiorno, assetati di Storia e di curiosità storiche.
Oggi vi portiamo a un incontro davvero speciale. E quel banchetto che vedete approntato è per una Grande che oggi festeggia il compleanno: la zarina Caterina la grande.
Andiamo a chiamarla: Caterina, zarina, dove siete? Palesate la vostra presenza!
Eccomi, eccomi! Scusate se non ho risposto subito al vostro richiamo, ma sulle prime non mi sono riconosciuta nella vostra invocazione. Stavo discorrendo con gli spiriti dei miei genitori, il principe Cristiano Augusto di Anhalt-Zerbst e la principessa tedesca Giovanna di Holstein-Gottorp, e per loro sono sempre Sofia, versione abbreviata di Sofia Federica Augusta di Anhalt-Zerbst. Si discorreva con loro del luogo dove nacqui nel 1729, Stettino, nell’allora Regno di Prussia, oggi in Polonia. E si disquisiva ancora, dopo quasi 300 anni, se il mio genetliaco sia il 2 maggio, come giustamente mi celebrate voi oggi, o il 21 aprile, secondo il calendario ortodosso, fede a cui mi convertii in occasione del mio matrimonio, conversione che mio padre, da fervente luterano, non mi ha mai perdonato. E proprio in seguito a tale fatto, il 29 giugno 1744, venni (ri)battezzata con il nome di Caterina ed il patronimico artificioso di Alekseyevna, ovvero figlia di Alessio.
Che poi, il mio fu un matrimonio combinato proprio dai miei familiari: per quanto parte dell’alta aristocrazia tedesca, non navigavamo nell’oro e quindi il darmi in sposa era dettato dalla necessità di reperire denaro e prestigio con un matrimonio d’interesse.
Ma queste sono cose che di sicuro saprete già, notizie trite e ritrite su di me, le avrete lette e rilette in numerosi libri… io so che voi mi avete evocato perché vi racconti qualcosa di particolare, non certo che vi narri di come e quando andai in sposa a Pietro II, divenendo così zarina consorte; che ebbi due figli che mi furono pure “confiscati” dall’allora zarina Elisabetta Petrovna che se ne occupò facendoli crescere e educandoli nei suoi appartamenti privati (che poi magari non erano nemmeno figli dello zar, la secondogenita di sicuro, sul primo… chissà). Così come saprete di sicuro che con un colpo di stato desautorai lo zar, mio marito (ma non ho mai tramato per ucciderlo) e presi io i pieni poteri, diventando appunto Caterina la Grande.
Sono certa che non è questo che volete sentire da me. Voi ardete dalla curiosità di conoscere ciò che magari la Storia non ha lasciato nei canonici libri di studio.
Su di me si è vociferato tanto, pettegolezzi a più non posso, mi è stato affibiato ogni genere di aggettivo, il più delle volte negativo: ninfomane, despota, arcigna, dissoluta, vi basterà leggere un libro su di me e ne troverete di ogni, ma poiché mi avete evocato, vi dirò io qualcosa di più particolare.
L’effigie che mi rappresentava era un’ape, a metafora del fatto che amavo volare di fiore in fiore.
Ho avuto venti amanti, un numero straordinario per l’epoca e soprattutto per una donna e del mio rango, per giunta..
Mi feci inoculare il vaiolo. Sì, avete capito bene. Alla mia epoca non esistevano i vaccini, ma in Europa da un po’ di tempo inmperversava la pratica di farsi inoculare il virus del vaiolo, per immunizzarsi da questa terribile malattia. Fra i nobili che si sottoposero a tale pratica c’ero anche io. Credo che nell’epoca in cui vivete abbiate purtroppo una certa esperienza su questi fatti e argomenti…
Amavo indossare i pantaloni, vestirmi da uomo, ma soprattutto mi piaceva vedere uomini in abiti femminili; per questo mi appassionavano i balli en travesti, (tutt’altro che rari nelle corti europee dell’epoca). Durante queste feste, in una divertente inversione di ruoli, gli uomini partecipavano vestiti da donne, e viceversa.
Avevo l’abitudine di chiamare i miei servitori nelle mie camere e obbligarli a procurarmi piacere sfiorandomi il corpo con lunghe e soffici. Raggiunto lo scopo, congedavo i domestici con lo sprezzo e la superbia che mi caratterizzava.
È capitato che io abbia fatto “testare” a letto alcuni dei miei possibili favoriti dalle mie dame di compagnia, ma di certo non ho mai preso parte a orge: mai mi sarei mischiata ad altri, il divario tra me e tutti gli altri non doveva mai essere colmato.
Sembra, però, che durante il mio regno io abbia fatto solo, come dire, vita dissoluta. Oh non è certo così, sapete? Ho lavorato e governato per il bene della Russia, espandendo il territorio, ho messo in atto cambiamenti epocali grazie a dei provvedimenti illuminati che portarono a un notevole miglioramento nelle condizioni di vita su vari fronti. Ma si sa, i cambiamenti non sono sempre ben visti e ben voluti da tutti. Ci furono quei servi della gleba che, oh misericordia, mi diedero del filo da torcere. L’abolizione della loro forma giuridica provocò un tale malcontento di cui si approfittò il mio più grande rivale, il rivoluzionario Emel’jan Pugacev, pretendente al trono. Costui ebbe l’ardire di mettersi a capo di un’insurrezione popolare contro di me. Povero sciocco! Lui finì malissimo costringendomi a prendere un provvedimento duro nei suoi confronti: dovetti farlo decapitare e, per andare sul sicuro lo feci anche squartare… ma questa è un dettaglio.
Per la mia incoronazione, nel 1762, feci aggiornare il copricapo regale, troppo d’antan e troppo lontano dalla moda europea allora in voga. Commissionai l’opera a due svizzeri, il gioielliere George Eckart e l’intagliatore di diamanti Jeremiah Pozier. Volevo che fosse stupefacente, ma poiché la cerimonia di incoronazione durava quattro ore, la corona non doveva pesare più di 2 chili.
Da allora, questa è la corona che è stata posata sul capo di tutti i miei successori, inclusi i Romanov.
Fate attenzione, però, a ciò che leggete su di me nei libri. Ce n’è uno in particolare “Il romanzo di un’imperatrice: Caterina II di Russia” scritto da uno pseudo-storico polacco, Kazimierz Waliszewski, che si è inventato di sana pianta la causa della mia morte, secondo lui sarei morta per un’emorragia interna dopo aver fatto sesso con uno stallone. Che sciocchezza!
È comprovato che io sia morta nel mio bagno per un ictus che mi paralizzò parzialmente prima che io chiudessi gli occhi per sempre.
Mi è poi giunta voce che nel 2017 da Sotheby’s sia stato venduto un tavolo osé nei suoi dettagli proveniente da un mio boudoir, stanza che pare io stessa abbia ordinato di realizzare per i miei incontri col ventiduenne Platon Zubov, e che abbia fatto decorato con genitali maschili e femminili. Vorrei tanto sapere da dove abbiano preso questa storia (e il tavolo stesso), dal momento che non c’è prova alcuna dell’esistenza di questa stanza.
Oh potrei stare le ore, ma che dico, le giornate, a raccontarvi cose su di me, ma non posso trattenermi oltre: devo presenziare a un altro banchetto allestito in mio onore.
Vi lascio, però, autocitandomi, sperando che quanto vi dirò vi sia utile per farvi “grandi”:
Ero solita dirmi che felicità e miseria dipendono da noi stessi. Se ti senti infelice, ergiti sopra l’infelicità, e fai che la tua felicità sia indipendente da tutto ciò che ti accade intorno.
Lo spirito di Caterina la Grande svanisce, la vediamo allontanarsi da noi che però vogliamo continuare a parlarvi di lei lasciandovi una carrellata di libri, saggi o romanzi, tra i tanti che si sono scritti sulla più grnade (e forse più nota) zarina di Russia.
Ne avete letto qualcuno o più d’uno? Ditecelo nei commenti, siamo certi che Sofia/Caterina avrà piacere di saperlo.
Fonti:
https://it.rbth.com/storia/84377-vero-o-falso-caterina-la-grande
https://it.wikipedia.org/wiki/Caterina_II_di_Russia
https://tg24.sky.it/spettacolo/serie-tv/2019/11/06/caterina-la-grande-curiosita