Narrativa recensioni

Acero e acciaio – Paolo Santaniello

Recensione a cura di Laura Pitzalis

Vi piace la “belle époque” parigina? Vi piacciono l’atmosfera uggiosa, i vicoli bui e malsani della Londra vittoriana in pieno “autunno del terrore”? Vi piace la Provenza, i suoi colori luminosi, il suo clima mite, la sua luminosità? Vi piace la musica, gli strumenti antichi, le leggende sui vari violini “Stradivari”? E l’arte pittorica di Gauguin e Van Gogh? E infine, vi piace mettervi al fianco di un novello Sherlock Holmes e partecipare a un’indagine che vi porterà in tutti i luoghi citati sopra?

Allora preparate i bagagli e salite sulla macchina del tempo che Paolo Santaniello ha costruito per voi con il suo romanzo “Acero e Acciaio” e vi garantisco che vi divertirete, vi emozionerete, vi sbalordirete, sognerete!

“Questo non è un violino qualsiasi! Ė il re di tutti i violini! Questo è il Messia!”

Si sta parlando non di un violino ma di una leggenda: “Il Messia”, 1716, tra gli oltre mille strumenti usciti dalla bottega di Antonio Stradivari è considerato il violino perfetto e il più prezioso, perché il meglio conservato. Uno dei pochi che l’ha suonato, ma solo per pochi attimi, è stato Albert Einstein. Per il resto è rimasto muto, proprio per preservare la sua bellezza.

Questo violino è il fulcro del libro “Acero e Acciaio”, il perno su cui ruota tutto il romanzo. Un romanzo scritto con uno stile fluido, vivace, ironico che rende piacevole la lettura, coinvolgente a tal punto che vi sentirete voi stessi protagonisti. Un romanzo che stimolerà tutti i vostri cinque sensi. Santaniello, infatti, ha una tale capacità descrittiva, sia per i luoghi sia per i personaggi, che voi vedrete con i vostri occhi ogni minima movenza della scena, sentirete i profumi delle erbe aromatiche provenzali e l’aroma dei cibi e delle bevande. Le vostre orecchie saranno deliziate da musiche indimenticabili suonate con strumenti straordinari che trasmettono all’anima magnifiche emozioni. Camminerete in mezzo ai campi di grano e lavanda accarezzati dalla mite atmosfera provenzale, o in mezzo ad una magnifica varietà umana nelle affollate e festose strade parigine durante l’Esposizione Universale di Parigi del 1889. 

Paolo Santaniello prende personaggi storici, eventi e fatti storicamente documentati e ci costruisce su il romanzo. Li amalgama superbamente a eventi e personaggi romanzati, inglobandoli con dialoghi e sequenze di fantasia, e li contestualizza nella storia. Il risultato è che leggendo il romanzo non si sa cosa sia il reale e cosa sia il romanzato, tutto sembra vero come tutto, a parte i personaggi storici, sembra frutto della fantasia dell’autore. Tant’è che spesso leggendo il libro ho creduto reali eventi e personaggi immaginari e viceversa, e spesso mi sono chiesta “ ma sarà vero?”, scoprendo a volte che la realtà supera di molto la fantasia.

Comunque a questi dubbi ci viene incontro lo stesso autore nelle sue note finali, che ci dissolve ogni nostra perplessità.

Un romanzo ricco di curiosità e aneddoti come il perché lo Stradivari, il violino più prezioso del mondo dal valore inestimabile, è nominato “Il Messia”.  O perché l’indice e il medio alzati a formare una “V “ significa “vittoria”.  Naturalmente qui non vi svelo nulla, se volete saperlo, dovete leggere il libro!

Da mettere in evidenza anche l’”Epilogo”, dove Paolo Santaniello non solo c’informa di quello che è stato dei personaggi del romanzo dopo la conclusione della storia, ma lo fa distinguendo quelli storici da quelli di fantasia usando uno stile di scrittura a caratteri differenti: in corsivo quelli realmente esistiti, con carattere normale gli altri. Questo l’ho trovato geniale! Mi ha fatto pensare a certi film o serie tv che si rifanno a storie vere che alla fine, prima dei titoli di coda, aggiornano lo spettatore dei fatti successivi l’evento raccontato. E questo mi ha confermato la sensazione di un clima cinefilo che pervade in tutto il romanzo, con una sua colonna sonora che lo identifica: Sheherazade  op.35 di Nikolaj Rimsky-Korsakov. Qui sotto il link se volete ascoltarla:

https://www.youtube.com/watch?v=SQNymNaTr-Y

Un’ultima osservazione, il titolo “ Acero e Acciaio

Questi due elementi sintetizzano il conflitto, ben messo in evidenza nel romanzo, fra le arti e il progresso.

Acero” è il legno utilizzato oggi dai liutai per la costruzione del violino che è rimasto identico a quello usato 400 anni fa. In effetti, l’esperienza secolare degli antichi Maestri ha definito le essenze di legno da usare: l’acero per la parte inferiore e l’abete per quella superiore.

L’ “Acero”, e per estensione “Il Messia”, rappresenta la tradizione artistica.

“Acciaio” è il materiale che rappresenta la rivoluzione industriale, il progresso.

Nel romanzo è rappresentato dalla “Tour en fer” eretta a Parigi come entrata dell’ Esposizione Universale del 1889. La sua sistemazione in città, fu vista negativamente da quasi tutti i parigini, perché considerata inadatta alla città. Fu contestata anche dall’elite artistica e culturale del tempo, per la sua costituzione nel materiale di ferro, poco adatto a una città raffinata e classica come Parigi. L’idea era di smantellarla alla fine dell’esposizione universale, ma non fu demolita diventando, con il nome di “Tour Eiffel”, uno dei monumenti più famosi al mondo, simbolo della Francia e icona di un’epoca.

“… una modernità fatta di bulloni e acciaio nudo, che sovrasta dall’alto l’intera città per celebrare il dominio della Macchina sull’Uomo […] Il progresso distruggerà l’arte […] Verrà presto il giorno in cui ogni attività artistica sarà sostituita da una macchina; verrà il giorno in cui una macchina potrà dipingere quadri meglio dell’uomo, pure a colori. […] Tutti noi abbiamo il dovere di difendere e preservare il carattere peculiare , umano, dell’arte dalla feroce disumanizzazione dell’era delle macchine””

Il tema del dualismo – la luce e il buio, il colore e il grigio – come contrapposizione compare spesso nel romanzo di Santaniello: i colori dei quadri di Paul Gauguin e di Vincent Van Gogh contrapposti al grigio e nero dei disegni a china di François Henri Moreau.

La luce, il sole, la brezza della campagna provenzale e la vivacità, l’allegria festosa all’Expo di Parigi contrapposto al cielo perennemente grigio di Londra che rende a volte impossibile stabilire che ora è del giorno o al degrado, alla puzza di muffa e di marcio che si mescola con quello dei disinfettanti o ai piani che proliferano di ratti e scarafaggi dello St. Thomas Hospital.

L’indagine su “Jack lo squartatore”, un assassino seriale che massacra, smembra e mutila le prostitute del quartiere di Whitechapel, zona degradata di Londra, che tiene sotto pressione la polizia di Scotland Yard che non riesce ad individuarlo, in contrapposizione all’indagine privata sull’omicidio di un lord condotta quasi come un gioco dall’ aristocratico appassionato di romanzi polizieschi e grande ammiratore di Sherlock Holmes , Sir Roger Wadsworth e sua nipote Cecilia.

C’è anche un tema sociale nel libro, quando si parla della condizione della donna: in una Londra vittoriana bigotta e puritana, comincia a farsi sentire la brezza dell’indipendenza femminile, s’intravedono le prime idee suffragistiche, le donne iniziano a prendere coscienza dei propri diritti.

“ Non credete che dovreste selezionare per lei soltanto i libri più adatti alla sua età?” suggerì lady Randolph, suscitando l’energica approvazione di lady Campbell.

“Selezionare? E perché mai? Una donna istruita deve leggere tutto, per avere una cultura completa” sentenziò Roger”

Oppure quando si parla delle condizioni disumane nel “sanatorio degli orrori”, il Bethlem Royal Hospital, ospedale psichiatrico, “ Bedlam” per i londinesi . Qui in condizioni terribili erano ospitati malati mentali, donne ritenute “isteriche”, bambini orfani che non avevano altro posto dove andare, senza tetto. Qui, sui malati, venivano condotti esperimenti disumani e vicini al più terrificante horror, senza alcuno scrupolo e con la connivenza di parenti e amici. Un luogo terribile, ma per i visitatori paganti era una semplice curiosità, uno zoo umano:

“Una dannatissima mostra dell’orrido per la platea dei “normali” benestanti che potevano permettersi il prezzo del biglietto: era, dopo le donazioni di parenti e benefattori, la principale entrata economica dell’istituto.”“Acero e Acciaio” è il libro d’esordio di Paolo Santaniello e se il buongiorno si vede dal mattino, penso che sarà interessante leggere i suoi prossimi lavori. Sono sicura che potrà avvalersi del gesto delle dita della mano a “V”, reso “magico” da uno dei suoi protagonisti: Sir Roger Wadsworth.


Trama

Anno 1888. Tra la Francia della Belle Époque e la Londra vittoriana, s’intersecano le vicende di sette personaggi all’inseguimento di un prezioso Stradivari: un geniale ma squattrinato pittore che sogna i tropici, un collezionista idealista che vuole a tutti i costi riscattare la memoria del maestro, un’eterogenea banda di delinquenti improvvisati che tenta il colpo della vita, un giovane poliziotto di Scotland Yard dal fiuto eccezionale, un eccentrico aristocratico con la passione per gli enigmi investigativi e la nipote, adolescente ribelle. Le loro vite ruotano intorno alla ricerca del leggendario violino, su cui pesa la maledizione di sfuggire sempre a chi più lo desidera.

Editore : Aporema Edizioni (25 novembre 2020)

Copertina flessibile : 300 pagine

ISBN-10 : 8832144662

ISBN-13 : 978-8832144666

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