Recensione a cura di Clara Schiavoni
“Accadde di notte (…) Era d’estate, l’aria era tiepida a Venafrum. Una dolce notte, dice sempre tua madre. La notte in cui tu sei arrivato…”
Ci sono storie che, come i quanti che fluttuano nello spazio, vagano vivendo dei propri salti quantici nel loro non tempo e, quando lo desiderano, scelgono un umano con caratteristiche che gli piacciono e attraverso la passione, la determinazione, la capacità letteraria del prescelto si lasciano apparire e sono storie magiche!
Una di esse è “Viteliù. Il nome della libertà”, di Nicola Mastronardi, edizioni Itaca.
Sono stata sedotta dalla prosa poetica di Nicola Mastronardi, dalla sua capacità di assorbirti e farti entrare in scena, parte di quell’affresco storico-archeologico che è stato capace di creare.
Ho cavalcato insieme all’Embratur Gavio Papio Mutilo e a suo nipote Marzio sui tratturi che da Roma conducono all’Alto Sannio, in mezzo a foreste, per ritrovarmi su pianori che liberano la visuale su vallate e montagne, ruscelli, lupi e greggi e farfalle, ho respirato profumi di un mondo perduto fatto di Natura e rispetto per essa. In me un caleidoscopio di emozioni irresistibile e non trascurabile quella provata per un personaggio particolare: Arco, il cavallo di Marzio
“Esattamente, conosco fin troppo bene questi modi da predatori. I coloni romani fanno proprio così e perciò presto i cervi scompariranno. E così altre creature della foresta. Noi invece abbiamo portato a casa il futuro del bosco, il nostro e quello dei nostri figli… Chi si allontana dalla natura ha il cuore indurito. Non capisce. Agisce per il proprio interesse immediato, pensa con la pancia, non riesce a vedere oltre. Tu, invece, impara a far comandare il cuore e ad agire con saggezza sia con gli uomini che con la Madre Terra. Così darai il tuo contributo all’armonia che è in tutte le cose. La Grande Madre non mancherà di pensare al tuo sostentamento”
Contemporaneamente ho colmato il vuoto storico delle lotte tra Romani e Popoli Italici di cui la storia scolastica non parla.
“Viteliù. Il nome della libertà” colma un colossale vuoto culturale denunciato dall’archeologo Salmon, il quale nel suo fondamentale “Samnium and the Samnites” scrive: “Furono fatti scomparire, dispersi (…) ma l’ammirazione per l’umano coraggio e la costanza rimane…”
“Gavio trasse un sospiro e consegnò direttamente la spada infoderata nelle mani del ragazzo. Questi, pur tremando, riuscì ad agganciare il fodero nell’alloggio del cinturone. Quindi, preso l’elmo dorato, il capo sannita lo sollevò verso il giovane impettito e iniziò a pronunciare l’intera formula del giuramento imitato, frase per frase, dal nipote.”
Viteliù, termine Osco da cui derivò la parola latina Italia, è un viaggio nel mondo nascosto dei Popoli Italici: Sanniti, Safini, Marsi, Peligni, Piceni, Marrucini che si unirono per costruire il loro sogno di libertà contro la prepotenza romana. Un sogno temporaneamente infranto da Lucio Cornelio Silla che operò un vero massacro dell’etnia sannita.
“L’Alto Sannio ha posti meravigliosi che devi conoscere. Ho in mente di mostrartene uno, in particolare: c’è una cascata… con tante farfalle”
La Guerra Italica, da loro combattuta contro Roma dal 91 all’88 a.C. per l’ottenimento della cittadinanza romana, è oramai finita. Siamo, quindi, nel 72 a.C. Il romanzo inizia diciassette anni dopo questi tragici eventi: un incubo del passato spinge l’Embratur, comandante supremo, Gavio Papio Mutilo, che su di sé sente tutta la responsabilità del genocidio del suo popolo, a riprendere in mano il proprio destino e quello del nipote Marzio salvato dalle stragi dei sicari di Silla.
Il loro avventuroso viaggio porterà Marzio, e ogni lettore, a conoscere la storia e le terre delle genti che costruirono la prima nazione cui fu dato il nome di Italia.
Il libro ha chiavi di lettura plurime e uno dei temi più significativi e universali presenti è il passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta: Marzio, infatti, appena uscito dall’adolescenza inizia un viaggio che, prima ancora di essere rinvenimento della propria identità etnica, culturale e religiosa è scoperta della propria identità personale.
Una identità che coincide con il riscatto del suo popolo dalla condizione di nascondimento in cui è costretto a vivere ma non domato da quella Roma che gli Italici chiamano Lupa: la lupa che vuole cibarsi della libertà dei popoli italici.
Trama
Il romanzo svela al grande pubblico, attraverso un’accurata documentazione e un intreccio narrativo coinvolgente, ricco di personaggi, colpi di scena e vicende sconosciute ai più, le radici etnico-politiche e culturali dell’identità nazionale italiana.
Editore : Itaca (Castel Bolognese) (1 dicembre 2012)
Lingua : Italiano
Copertina flessibile : 488 pagine
ISBN-10 : 8852603255
ISBN-13 : 978-8852603259
Link d’acquisto cartaceo: Viteliù. Il nome della libertà
Link d’acquisto e-book: Viteliù. Il nome della libertà
Grazie, Roberto! E’ un piacere enorme vedere un libro amato su TDS.