Articolo a cura di Maria Marques
Che cosa ci ricordiamo di Caracalla? Le terme, la Constitutio Antoniniana. Ben poco si conosce oltre, è uno di quegli imperatori cui i libri di storia dedicano una pagina, schiacciato dalla personalità del padre Settimio Severo e da quella dei suoi successori legati a lui da rapporti famigliari da parte materna. Per accennare alla sua figura, partiamo dalla fine, quando l’8 aprile del 217 d.C. egli fu assassinato lungo la strada che percorreva per recarsi al tempio di Luno a Harran presso Carre, in Mesopotamia.
Detenne il potere soltanto sei anni e, la fama che lo accompagnò nei secoli, non fu benevola. Fu davvero così?
La gioventù
Il padre lo nominò Augusto a soli dieci anni, associandolo nominalmente al potere che, di fatto, ottenne solo alla morte del genitore. Intelligente, brillante, intellettualmente curioso, amava lo studio della filosofia. Attorniato da intellettuali di grande valore che gravitavano attorno alla madre, Giulia Domna, animatrice di un circolo culturale famoso, Caracalla ebbe un’educazione eccellente non trascurando il diritto, perché l’età dei Severi è considerata “l’epoca d’oro della giurisprudenza in cui fiorirono personalità del calibro di Papiniano e di Ulpiano… ma anche Paolo ed Erennio Modestino”.
A solo quattordici anni, nel 202, Caracalla fu costretto a sposare Fulvia Plautilla, la figlia del prefetto del pretorio Plauziano e il matrimonio si rivelò infelice. Nel 205 accusato e poi giustiziato per alto tradimento il prefetto, proprio per iniziativa di Caracalla, il matrimonio fu sciolto e la sposa esiliata.
La morte del padre e il rapporto con il fratello Geta
Alla morte del padre Settimio Severo, sia Caracalla sia il fratello Geta, erano entrambi “Augusti” e le parole che si narra l’imperatore morente avrebbe rivolto ai figli – “andate d’accordo, arricchite i soldati e non curatevi di tutto il resto” si rivelarono inutili.
I rapporti tra i due fratelli erano tesi e sembra che il loro progetto politico, constatata l’impossibilità di trovare un accordo, fosse quello di dividersi l’impero, progetto che incontrò la ferma opposizione della madre. Le fonti differiscono sull’operatività del fratricidio, alcune indicano come Caracalla si fosse limitato a ordinare l’uccisione del fratello, mentre un’altra lo identifica anche come esecutore. L’unico punto in comune è che, compiuto l’omicidio di Geta, l’imperatore si precipitò al castro pretorio asserendo che il fratello avesse tentato di ucciderlo e contemporaneamente promettendo forti donativi ai pretoriani che accettarono la sua versione dei fatti.
Eliminati i sostenitori del fratello, tra la fine del 211 e il 212 d.C., Caracalla s’impegnò a recuperare il consenso popolare attraverso due iniziative, la costruzione di un complesso termale enorme e sfarzoso e la Constitutio antoniniana, con cui concesse a tutti gli abitanti dell’impero, la cittadinanza con l’eccezione dei dediticii, coloro che erano stati sconfitti e si erano arresi incondizionatamente a Roma secondo il rituale della deditio. Conscio della necessità che l’appoggio dell’esercito fosse fondamentale, l’imperatore aumentò lo stipendium dei legionari e fu particolarmente attento alla politica fiscale.
La vita militare
Dal punto di vista militare, grande ammiratore di Alessandro Magno, Caracalla cercò di proporsi ideologicamente come tale. Costretto ad affrontare sul limes renano-danubiano la minaccia di un’invasione degli Alemanni, riuscì a concludere con essi, una pace. Nella primavera del 214 d.C. , Caracalla lasciò per sempre Roma per dirigersi a Oriente per organizzare una spedizione contro i Parti, divisi da una crisi dinastica.
Con la madre al seguito, con cui in qualche modo si era riappacificato e cui aveva affidato un incarico amministrativo, il lungo corteo si mosse e durante l’inverno si acquartierò a Nicomedia (nell’attuale Anatolia) dove le truppe ne approfittarono per addestrarsi.
Nella primavera dell’anno successivo, il corteo raggiunse Antiochia in Siria che, con Edessa, fungevano da basi di partenza per la spedizione. In questo periodo, l’imperatore, coniò una nuova moneta, l’antoninianus, con cui tentò di frenare la svalutazione del denario e che ebbe un certo successo.
Nel tardo autunno del 215 d.C. Caracalla giunse ad Alessandria d’Egitto e il suo soggiorno in questa città terminò in modo drammatico, anche se gli inizi furono positivi. “Autorità, notabili e popolo gli andarono incontro secondo il tradizionale cerimoniale dell’occursus…”. Ovviamente l’imperatore si recò a rendere omaggio alla tomba di Alessandro, lasciandovi ogni cosa preziosa che indossava al momento della visita, incluso il mantello.
I disordini che scoppiarono sembrano da ascriversi al fatto che tra gli obiettivi dell’imperatore ci fosse anche quello di arruolare soldati e chiedere aiuti economici ai notabili egiziani per la campagna militare, aiuti che i locali non erano d’accordo nell’elargire. A una prima rivolta contro il prefetto d’Egitto sobillata dagli impresari, appaltatori e dall’aristocrazia greca, Caracalla si trovò a intervenire per ripristinare l’ordine, dapprima processando il prefetto, poi punendo coloro che, forse, avevano rifiutato forniture per la campagna militare. A quel punto la situazione sfuggì di mano e la città fu sconvolta da una sollevazione di massa che costrinse l’imperatore a far intervenire l’esercito per reprimerla.
Nella primavera dell’anno successivo Caracalla, pronto a partire contro i Parti, fu informato che nel regno nemico, tra i due fratelli contendenti, Artabano era in quel momento in vantaggio e, ne chiese in moglie la figlia. Ottenuto un rifiuto, l’imperatore ordinò di invadere i territori vicini alla Media. Durante l’inverno, i Medi si riorganizzarono allestendo un grande esercito e anche Caracalla portò avanti i suoi preparativi, mentre il malcontento per gli scarsi successi serpeggiava, culminando poi nella congiura che lo uccise l’8 aprile del 217 d.C. ad appena ventinove anni.
Oltre i dati biografici pervenuti attraverso la lente deformante degli storici, in particolare Cassio Dione, che naturalmente, vanno filtrati e riletti confrontandoli con reperti archeologici e documenti, Caracalla emerge come per nulla vincente sul piano militare, sebbene i soldati lo amassero.
Il Senato gli fu ostile e la storiografia del III e IV secolo gli attribuì nefandezze di vario genere: uccisione di vergini vestali, massacri d’innocenti, giungendo a minimizzare il suo editto, la Constitutio Antoniniana, come un semplice espediente economico. Attento alle esigenze di molti, incluse le piccole comunità ,anche sotto il profilo economico si dimostrò invece particolarmente accorto, lasciando al suo successore molto denaro nelle casse del fisco.
Curiosità
Il suo vero nome fu Lucio Settimio Bassiano, ma quando divenne “Cesare” nel 196 d.C. lo modificò in Marco Aurelio Severo Antonino .
Perché Caracalla? E’ un soprannome che gli derivò perché amava indossare una veste di origine gallica, il caracallus, un mantello lungo sino alle caviglie, con le maniche e il cappuccio.
Amava i leoni e i cavalieri Germani, che componevano la sua guardia personale, erano chiamati “leones”.
Aveva anche un leone preferito, un felino addomesticato, che si chiamava Acinace.
Incuriositi da Caracalla? Vi lascio due suggerimenti: un brano musicale del 1949 che gioca sulle rime con il soprannome dell’imperatore e un saggio che riesce a presentare e a riportare, per quanto possibile, alla luce la breve parentesi di potere del figlio di Settimio Severo.
Editore : Salerno (5 dicembre 2019)
Lingua : Italiano
Copertina flessibile : 256 pagine
ISBN-10 : 8869734323
ISBN-13 : 978-8869734328
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