Trama
Nella notte del 29 settembre 1902, Émile e Alexandrine Zola si addormentano nella loro casa parigina nel quartiere borghese di Nouvelle Athènes, segno tangibile che le umili origini del “brutto italianaccio” sono ormai un lontano ricordo. Zola muore per asfissia da monossido di carbonio, lei si salva. Jean-Paul Delfino, in un’opera brillante a metà tra romanzo e documento storico, indaga quest’ultima notte dal punto di vista dello stesso Zola, il quale ipotizza che si tratti di un piano di assassinio nei suoi confronti ed esamina uno ad uno i potenziali autori del crimine. Dopo il suo J’accuse a favore dell’innocenza del capitano Dreyfus, infatti, le frange di estrema destra del Paese, fortemente antisemite, avevano riversato su di lui un odio feroce e inneggiato alla morte dello “scrittore del popolo”. In “Assassini!” Zola, che tutto aveva compreso, rivive la sua intera esistenza con la consapevolezza della fine imminente, in una sorta di indagine poliziesca condotta dalla vittima.
Recensione a cura di Roberto Orsi
“Se ne stava andando. Lo si spingeva ad andare. Ma chi? E perché? Lo avevano avvelenato? Certamente. Oppure era qualcos’altro. Non era affatto importante sapere come si moriva. Ma non avrebbe abdicato senza aver risposto a quelle domande. Chi? E perché?”
Martedì 23 febbraio per la prima volta “Thriller storici e dintorni” ha ospitato in una sua diretta un autore straniero. Jean-Paul Delfino dal suo appartamento in Aix-en-Provence ci ha ammaliato con le sue parole in cui abbiamo ritrovato tutto il sapore della belle époque francese, ma che ci hanno anche lasciato sicuramente un gusto amaro in bocca.
La fine dell’Ottocento e l’inizio del XX secolo. Quegli episodi a cavallo dei due secoli, preludio di ciò che sarà: i regimi totalitari in Europa e i due grandi conflitti mondiali.
La vicenda raccontata nel romanzo prende spunto dalla misteriosa morte di Émile Zola, uno dei più grandi autori di tutti i tempi. Ma rispetto a ciò che potremmo immaginare, non siamo di fronte a un semplice giallo in cui la mente illuminata di un investigatore è alla caccia di uno spietato assassino e dei suoi mandanti.
“Assassini. L’ultima notte di Zola”, pubblicato in italia da Elliot Edizioni, è molto di più. È una finestra spalancata sulla vita del celebre personaggio, aperta nelle sue ultime ore di vita. Zola si racconta attraverso le parole di Jean-Paul Delfino, mettendo a nudo sé stesso e tutti coloro che ha incontrato nel suo lungo cammino. Lo ritroviamo bambino, nella sua infanzia passata ad Aix-en-Provence, in quell’appartamento dove ora vive proprio l’autore di questo libro, come ci ha confessato durante la diretta. Sembra esserci un filo sottile, quasi impercettibile, che lega i due autori a distanza di oltre un secolo.
Una forza importante ha spinto l’autore Delfino nel convincerlo a raccontare quanto avvenuto allo scrittore ucciso dalle esalazioni di monossido di carbonio nella notte del 29 settembre 1902.
Come ci ha detto proprio Jean-Paul Delfino durante l’intervista: “la Francia è un grande paese ma dalla memoria corta”. La morte di Zola è permeata di mistero, di comportamenti celati e sotterfugi che non sono mai stati completamente svelati all’opinione pubblica.
“Ebbene, cosa? Qualcuno ha qualcosa da ridire? Parli adesso. O taccia. Per sempre.”
Sono queste le parole che aprono il romanzo. Zola, disteso sul suo letto, in quella che sarà l’ultima notte da vivo, si scaglia contro tutto e tutti, senza alcuna paura. Non aveva, ormai, più paura di nessuno.
“Aveva vinto la sua scommessa. Partire dal niente per issarsi fino alla vetta. Si era accanito, senza dissipare la sua rabbia di scrivere. Ormai era qualcuno. Ed era necessario che si notasse”.
L’autore provenzale ha condotto un importante e approfondito lavoro di ricerca, che lo ha portato a immaginare nel suo libro quanto avvenuto quella tragica notte. Zola ripercorre i tratti salienti della propria vita, come si usa dire si faccia nel momento in cui stiamo per prenderne commiato, e analizza tutti i possibili “nemici” che avrebbero potuto desiderare la sua morte.
Un escamotage letterario che permette a Delfino di allargare lo scenario del suo romanzo, trasformandolo in un documentario storico dal quale possiamo evincere le atmosfere del tempo, gli intrecci politico-sociali di una Parigi in cui l’antisemitismo comincia ad essere una piaga difficile da contenere.
E di nemici, Zola ne aveva parecchi. Membri di spicco della Società dei Letterati o della Società degli accademici francesi, giornalisti e altri autori si erano scatenati contro di lui. Sorprende leggere all’interno del romanzo certi epiteti rivolti all’autore francese.
“Leon Bloy l’aveva trattato da “imbecille colossale” e da “maiale non commestibile”, Sarcey da “malfattore letterario” e Louis Ulbach, aveva definito il suo libro “L’ammazzatoio” “putrido”.”
Brutto Italianaccio, autore di letteratura viscida, deturpatore di anime, re della spazzatura. E chissà quanti altri “complimenti” ancora furono rivolti a Émile Zola negli anni della sua carriera.
L’affare Dreyfus fu per Zola ciò che l’affare Calas fu per Voltaire nel XVIII Secolo. Un impellente e doveroso senso di giustizia, di difesa degli innocenti, colpevolizzati senza alcuna ragione, spinse l’autore francese a schierarsi con il capitano ebreo di origine alsaziana. Si tratta di uno tra i maggiori conflitti politico sociali del tempo. Alfred Dreyfus venne ingiustamente accusato di alto tradimento e spionaggio a favore della Germania, ma gli storici sono quasi tutti oggi concordi su un altro nome quale vera spia: Ferdinand Walsin Esterhazy.
Émile Zola prese le difese del capitano Dreyfus in modo pubblico con un editoriale pubblicato il 13 gennaio 1898 sul giornale socialista “L’Aurore” in forma di lettera aperta al Presidente della Repubblica Francese.
Un gesto che attirò su Zola le critiche e l’ira di esponenti dell’alta società francese, antisemita. Fu probabilmente la classica goccia che fece traboccare il vaso. Da quel momento, una valanga di lettere minatorie, di accuse insensate, lo raggiunsero nel suo appartamento Parigino.
Jean-Paul Delfino ha riportato alla luce un evento dai risvolti oscuri che racchiude molto più di un possibile omicidio. Racconta lo spaccato di una società, di un’epoca in cui la scintilla dell’odio era facile a incendiarsi. Un libro che porta a riflettere su quanto ancora oggi, a oltre cent’anni di distanza, l’antisemitismo ma più in generale la diffidenza nei confronti di chi è diverso, trova terreno fertile in una frangia estrema della società. Un razzismo che oggi corre su binari diversi, forse, da quelli del passato ma spesso anche in modo più subdolo.
Ecco che il libro di Jean-Paul Delfino, impreziosito da un grandissimo lavoro di traduzione di Maria P. Mischitelli che ne ha curato la versione italiana, diventa un testo di denuncia, un testo importante da assimilare e fare proprio come insegnamento sociale.
Editore : Elliot (28 gennaio 2021)
Lingua : Italiano
Copertina flessibile : 176 pagine
ISBN-10 : 8892760513
ISBN-13 : 978-8892760516
Link d’acquisto cartaceo: Assassini! L’ultima notte di Zola
Link d’acquisto e-book: Assassini! L’ultima notte di Zola
Non conoscevo questo autore. Ottima recensione, mi ha incuriosito molto. Vado a cercare il libro. Grazie della conoscenza, lo apprezzo molto.