Trama
Intrighi e tradimenti, guerre civili, lotte per la conquista del regno di Sicilia e di Puglia, nel romanzo di Costanza di Svevia. In questo quadro dei Vespri Siciliani, la regina Costanza, moglie di Pietro d’Aragona, rivendica il trono di suo padre facendo emergere la forza, la tenacia e la capacità di tenere gli equilibri in un posto dove tutto scoppia facilmente come in una polveriera. Accanto a lei risaltano due figure femminili: la baronessa Macalda sua rivale anche in amore e Imelda, donna medico, una delle poche donne formate alla Scuola Medica Salernitana e vista con sospetto per le sue doti e la voglia di indipendenza. I personaggi maschili, mossi dal desiderio di potere, sono forti e astuti, a volte mostrano debolezza, ma emerge in loro sempre il lato umano facendone nel bene e nel male uomini degni d’onore. Una storia controversa che tocca direttamente e indirettamente tutta l’Europa, in Sicilia dove tutti bramano il potere di una zona strategica che era ed è di fondamentale importanza politica.
Recensione a cura di Maria Rita Truglio
Costanza di Svevia è uno di quei personaggi che la storia, maldestramente, mette da parte e relega a personaggio quasi secondario. Destino condiviso con la bisnonna Costanza d’Altavilla che molto spesso viene ricordata solo come madre di Federico II di Svevia. Due donne, queste, che condividono un nome che sembra riversare in loro, letteralmente, il proprio significato: costanza nell’amore, che sia per il marito o i figli, costanza nelle proprie decisioni di vita privata o regnante. E in questo romanzo Chiara Curione ne delinea un profilo tale da farci comprendere come questa caratteristica sia unica nelle donne di questa famiglia; perché il racconto in questione è uno specchio che riflette la sua indole combattiva inglobando tutti gli altri. L’autrice riporta in vita, in pagine ricche di storia, colei che fu essenziale e che i siciliani vollero sul trono al posto di Carlo d’Angiò. Ma andiamo con ordine. Costanza di Svevia (o di Sicilia o d’Aragona), nasce a Catania nel 1249 da Beatrice di Savoia e Manfredi di Svevia, figlio dell’ormai famoso Stupor Mundi; un padre e un nonno di una certa rilevanza, presenza fissa nella sua vita anche dopo la loro morte. Andata in sposa a Pietro III d’Aragona nel 1262, e quindi trasferitasi in Spagna, non potè dire addio al padre Manfredi che mori nella battaglia di Benevento contro Carlo d’Angiò nel 1266. Un evento cruciale per le sorti del regno che da svevo si ritrovò a essere angioino. A ribellarsi per primi, dopo anni di soprusi, furono i siciliani che stanchi della presenza francese sull’isola, gridarono a gran voce il ritorno degli Svevi. I Vespri Siciliani furono l’inizio di ogni cosa, una guerra cominciata a Palermo nel 1282 che ebbe ripercussioni sull’intera Europa. Da qui comincia la storia che la Curione porta ai nostri occhi.
C’era una strana elettricità nell’aria mentre si avvicinava l’ora del vespro, e il sole diventato come sangue rosso purpureo si rifletteva sul verde delle campagne…
La trama si snoda tra intrighi e tradimenti che vedono la comparsa di interessanti figure femminili come Macalda Scaletta e Imelda. Due donne agli antipodi ma ognuno con tenacia tale da non permettere l’arrendersi. Quando Costanza giunse in Sicilia per ricongiungersi al marito Pietro, che si era prefisso di restituire il regno alla moglie, fu una delle prime persone che conobbe. Macalda, così diversa dalle altre donne della sua epoca, educata alle armi, dal comportamento spregiudicato, entrò subito in conflitto con la regina e non ne fece mai un mistero. Moglie di Alaimo da Lentini, Gran Giustiziere alla corte degli aragonesi, approfitterà di questa parentela per ordire congiure contro i sovrani spagnoli.
Di tutt’altra pasta, invece, era fatta Imelda. Nelle note finali, l’autrice sottolinea che non si hanno certezze sulla sua esistenza e che ha ritrovato il suo nome in una leggenda come figlia di Giovanni da Procida (che fu medico personale di Federico II di Svevia e fautore dei Vespri). In questo romanzo fa le veci di una delle pochissime donne che studiarono nella scuola medica salernitana e che avrà un rapporto di rispetto reciproco con Costanza. E sono questi rapporti che tessono le fila della trama. Fili fortissimi che nel bene e nel male uniscono l’esistenza di più persone, reali o inventate che siano.
Non fu per niente facile per gli Aragona rimettere le mani su quello che era un regno che spettava loro per discendenza: Papa Martino IV aveva scomunicato Pietro, la Chiesa quindi era contro, ed era difficile capire su chi poter porre la propria fiducia. Si sa, a volte il destino è crudele ma a volte ti viene incontro dopo aver fatto pagare un enorme prezzo. E Costanza, combattuta tra la voglia di vendetta per la morte orribile del padre e lo sterminio della propria famiglia, e la razionalità che serve a una Regina per meglio prendere decisioni, lo scoprirà molto presto.
In voi ci sono due anime, madre. Siete religiosa e pia, ma non dimenticate nessun torto subito e parlate di vendetta!
In questo quadro di incertezze politiche a risaltare è anche Giacomo, figlio di Costanza e Pietro, reggente di Sicilia durante l’assenza del padre. Accompagnato da Ruggero di Lauria, ammiraglio della flotta navale aragonese, porteranno a casa vittorie e sconfitte, entrambe da insegnamento. La definizione dei personaggi è ben delineata: la scrittrice non li ha solo riportati in vita ma ha fatto rivivere loro un’altra esistenza secondo le notizie giunte fino a noi, sviluppandone sensazioni e umori. Di Costanza ne risulta un carattere equilibrato capace di mitigare gli animi, di quell’equilibrio che poi permea l’intero racconto. Una donna tenace in grado di scindere la vita privata da quella ufficiale, capace di grande diplomazia assolutamente necessaria per tenere le redini di un governo complicato come quello dell’isola. Un governo che finirà completamente nelle sue mani aiutata da quel destino tanto beffardo quanto benevolo. Consapevole che adagiarsi sugli allori comporterebbe indebolimento e facilitazione per mani nemiche, rimarrà sempre con la testa sulle spalle, consigliando il figlio Giacomo che alla morte del padre diverrà a tutti gli effetti Re di Sicilia.
Lei cercava di comportarsi con saggezza, ma sapeva che per regnare sarebbe stato necessario addossarsi ancora colpe orribili.
Chiara Curione ci ha fatto un dono prezioso: ha messo a disposizione le sue conoscenze per mostrare al mondo un’altra donna dimenticata ma che è stata fondamentale per il destino di un regno e anche più. L’ennesima figura femminile che non ha avuto la giusta attenzione, come spesso accade, ma che rifiorisce grazie alla mano dell’autrice che con una prosa decisa e pulita, proprio come la nostra protagonista, ci apre un cassetto chiuso da secoli. Tolta la polvere che la offuscava ecco che Costanza di Svevia si svela al mondo raccontandosi nella sua regalità e nell’eleganza che questo romanzo ci offre. Aprendo quel cassetto, adesso, ne ragnatele, ne polvere adombrano la sua figura.
Editore : EEE – Edizioni Tripla E (1 gennaio 2020)
Lingua : Italiano
Copertina flessibile : 296 pagine
ISBN-10 : 8855391070
ISBN-13 : 978-8855391078
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bene allora leggerò anche di questa Costanza, dopo la Sposa normanna, mi avvicinerò ad un’altra donna di Svevia. Grazie, bella recensione.