Articolo a cura di Roberto Orsi
La bocca mi baciò tutto tremante
(Dante Alighieri, Inferno, Canto V)
E perché mai qualcuno dovrebbe tremare nel dare un bacio? Per l’emozione? Per l’estasi? O… per paura di una conseguenza più grande e più richiosa, per non dire nefasta?
Dal bacio traditore di Giuda a quello galeotto di Paolo e Francesca (e di Ginevra e Lancillotto) cantato da Dante Alighieri.
Pensate siano questi i soli baci fatali della Storia?
E se vi dicessimo, invece, che ci sono stati baci “mortali” anche tra comuni cittadini?
Lo sanno bene i cittadini vissuti nel Regno di Napoli nel 1562, che in data 9 marzo furono sorpresi dalla tanto inaspettata quanto improvvisa legge anti-bacio, facendo abbattere addirittura la scure della pena di morte su chi non avesse rispettato questo decreto regio.
Una legge che restò poco in vigore, una norma che ancora oggi gli studiosi non si spiegano, ma che fu emanata e alla cui base, probabilmente, c’erano due motivazioni.
Procediamo cronologicamente, come è bene fare con la materia Storica, ma tenendo sempre ben a mente ciò che è successo prima e con lo sguardo all’intorno.
Nel XVI secolo non era insolito che le donne del popolo fossero vittime di molestie da parte dei più ricchi e potenti della città, o degli uomini d’affari che trafficavano nel porto di Napoli. e non erano nemmeno rare di vere e proprie “battaglie” tra cittadini e popolani napoletani per questioni legate a donne. Queste ultime spesso venivano aggredite e violentate, e mancava una legge che “dividesse” la violenza sessuale vera e propria dal semplice approccio che veniva usato come pretesto dagli aggressori.
E quindi, non essendovi differenza, fu deciso di punire tutti quegli atti violenti commessi “contro l’altrui pudicizia e che non consistevano nella congiunzione carnale, tutti indistintamente noverano nella categoria degli stupri tentati “. Da qui il divieto del 9 marzo 1562, attuato in tutta la città che perseguiva chiunque avesse tentato di ottenere un bacio senza consenso.
Un’operazione dunque, secondo la teoria espressa da Agnese Palumbo nel suo libro 101 storie che non ti hanno raccontato su Napoli (edizione Newton Compton) nata proprio per regolamentare tutto ciò e proteggere le donne che subivano aggressioni e violenze.
Dunque, una maniera forse un po’ “pesante” di tutelare le donne vittime di violenze.
Ma forse la verità sta in un’altra ipotesi, più pratica.
All’epoca della strana legge, il Re di Napoli era Filippo II d’Asburgo, detto (non a caso) “il prudente”, che governava attraverso il viceré Pedro Afán de Ribera, giunto nel 1559 a Napoli.
All’epoca, Napoli era zona di traffici commerciali (soprattutto marittimi), ed era spesso oggetto delle visite di mercanti genovesi e veneziani. Ebbene, proprio a Venezia durante quell’anno si era abbattuta una violenta epidemia di peste e i veneziani che attraccavano nel capolugo regio potevano essere “veicoli” di contagio, che attraverso i baci poteva diffondersi in città.
La strana legge, perciò, avrebbe avuto una motivazione igienico-sanitaria, che spiegherebbe anche la decisione di una sanzione molto forte per i trasgressori: la pena di morte.
Non è dato sapere come i napoletani appresero la notizia: la legge, di fatto, finì nel dimenticatoio molto presto e anche questo lascia pensare che fu una sorta di norma “transitoria”, dovuta forse alla paura di una nuova epidemia di peste che, curiosamente, proprio poco dopo, nel 1565 si diffuse nel Regno di Napoli (probabilmente arrivata dalla Sardegna) e che lasciò sul terreno qualcosa come 240mila morti su un totale di 450mila abitanti nella sola città di Napoli, sterminando nel resto del Regno circa il 50-60% della popolazione e dunque circa 600mila abitanti. Un’impressionante mattanza di oltre un milione di persone, che spopolò di fatto città e campagne in pochissimo tempo. Un “girone” molto più infernale del famoso e galeotto quinto canto di Dante
Ma per tornare a ricordi più ameni… questa “censura” sui baci non vi fa venire in mente un film?
Quello di Giuseppe Tornatore, Nuovo cinema Paradiso, in cui il parroco aveva costretto Alfredo a tagliare dalle bobine del film tutte le scene di baci, troppo scabrose per farle vedere al pubblico.
La scena finale vede un Totò ormai adulto visionare una bobina che gli ha lasciato l’amico Alfredo come ultimo dono, contenente, appunto, le scene tagliate dei baci di diversi film.
Curiosità
In alcuni Paesi del Mondo è tuttora proibito baciarsi in determinati luoghi: in Malesia è vietato farlo in taxi, mentre in Arabia Saudita alcuni cartelli negli aeroporti spiegano che è proibito scambiarsi effusioni in pubblico. Persino nella protestante Germania esistono segnali stradali che avvertono gli utenti di alcune stazioni ferroviarie di non lasciarsi andare in manifestazioni d’affetto. Insomma, delle vere e proprie “Non Kissing Zone” ispirate forse dalla “strana legge del 1562?
Di recente, il Ministero della Salute italiano aveva sconsigliato le effusioni in pubblico per evitare il contagio dall’influenza A nel 2009, e il comune di Eboli aveva disposto una sanzione pecuniaria di 500 euro a discapito di chi fosse trovato a baciarsi in automobile.
I latini avevano stimato tre diversissimi tipi di bacio, tra cui non compare il bacio forzato o estorto. C’erano: l’osculum, il bacio amichevole e fraterno, che incarnava il rispetto ed era vissuto per l’amore filiale; il basium, il bacio d’amore, era dedicato alle mogli; il suavium, il bacio carnale, era quello dato dalle prostitute, espressione di pura libidine e perdizione.
Tra i film riconoscibili nella sequenza e nel resto della pellicola di Tornatore vi sono: La febbre dell’oro, Furia, Biancaneve e i sette nani, Via col vento, Casablanca, Lo sceicco bianco, Sette spose per sette fratelli, Addio alle armi, La leggenda di Robin Hood, Il dottor Jekyll e Mr. Hyde, L’oro di Napoli, Ulisse, Vacanze Romane, Lo sceicco, La bella e la bestia.
Chissà se il Regio decreto napoletano avrebbe additato anche questi come baci da pena di morte…
Fonti
101 storie che non ti hanno raccontato su Napoli, Agnese Palumbo. Newton editori
https://informareonline.com/le-regole-infrante-dei-baci-9-marzo-1562/
https://www.vocedinapoli.it/2016/03/02/9-marzo-1562-napoli-baci/
https://www.unisob.na.it/inchiostro/index.htm?idrt=4783