Narrativa recensioni

Il falco di Sparta – Conn Iggulden

Trama
Nel mondo antico c’era un esercito più temuto degli altri. Un esercito in grado di conquistare il mondo. Ma la Storia è capace di ribaltare anche il destino più glorioso. 401 a.C. Artaserse, re di Persia, governa un impero che si estende dalle coste dell’Egeo all’India settentrionale. Il suo dominio è assoluto, e per cinquanta milioni di sudditi una sua parola può valere la vita o la morte. Un’ombra però si staglia all’orizzonte del suo regno apparentemente così saldo: il fratello Ciro il Giovane, che reclama il trono, in nome del loro defunto padre Dario II. C’è un solo esercito che può aiutare Ciro nell’impresa: diecimila figli di Sparta i cui padri morirono alle Termopili o nelle guerre del Peloponneso, che adesso prestano il loro prezioso servizio come mercenari. I diecimila sono agguerriti, e Ciro è un generale generoso e intelligente. Al suo seguito gli spartani lottano con coraggio, finché Ciro compie un errore fatale e, nel tentativo di ammazzare il fratello con le sue mani, muore. Per i diecimila greci è l’inizio di un calvario: soli nel cuore di un impero nemico, senza un comandante, dovranno trovare la via per il mare, e per la libertà. Un uomo solo sarà in grado di condurli a destinazione, un ateniese, un uomo che non si riteneva, fino a quel momento, neanche un soldato. Senofonte. Solo grazie a lui il mondo moderno conoscerà la straordinaria storia dei leggendari diecimila e del loro ritorno a casa. Uno dei momenti più epici dell’intera storia greca prende vita tra le pagine di questo romanzo, tra ferocia, eroismo, crudeltà, violenza e nobiltà.

Recensione a cura di Maria Marques

 Figliolo, io vi amo entrambi, ma quando sarò in punto di morte, quando l’impero in lutto tacerà, quell’ultimo giorno io lo richiamerò presso di me…e tu dovrai ucciderlo. Perché se lo lascerai in vita, sicuramente sarà lui a uccidere te.

Chi pronuncia queste parole è il re persiano, Dario II, raccomandando al figlio maggiore Artaserse, quella che sarebbe la strategia migliore per mantenere il controllo sull’immenso impero. La persona da cui Artaserse dovrà guardarsi, è il fratello minore, Ciro il Giovane. Fratelli, che la storia, metterà l’uno contro l’altro, nella lotta per il potere. Accorso al capezzale del padre morente, Ciro, solo grazie all’intervento della madre, sfuggirà alla morte che Artaserse, memore dei consigli paterni, non esita a ordinare. Dal quel momento Ciro, tradito anche dal vecchio amico e maestro, Tissaferne, avrà un unico obiettivo: conquistare il trono dei suoi avi e, per riuscirvi, riunirà una grande armata di mercenari greci, tra cui un gruppo di spartani. È il 401 a.C. e da Sardi la lunga colonna dei mercenari si addentrerà nel cuore dell’impero, giungendo senza incontrare opposizione sin quasi a Babilonia.

Ad Atene, un giovane cerca di ricostruire la propria vita dopo le alterne vicende politiche in cui è stato coinvolto e, dopo una cena a casa del suo maestro, Socrate, incontrando dei reclutatori spartani, si arruola come mercenario.

Quasi tutti vogliono sapere come prima cosa quale sarà la loro paga, ma se sei un aristocratico suppongo che tu non sia a corto di denaro. Partiamo per l’Anatolia meridionale, figliolo, per combattere i pisidi, dei bruti bastardi e maligni, armati di lance. E noi gli faremo vedere che cosa significa l’addestramento greco, riporteremo in patria un po’ di teste di quei selvaggi, ce la spasseremo con le loro donne e la prossima primavera saremo già di ritorno. Tu avrai un paio di cicatrici da mostrare alle signore e qualche storia da raccontare ai figli.

Due giovani diversi, entrambi desiderosi di riscatto, uno in fuga da una città che non sente più sua e l’altro alla ricerca di qualcosa di prezioso e inafferrabile, finiranno per incontrarsi, per sfiorarsi alcune volte, anche se non si conosceranno mai. L’immensa mole dell’esercito mercenario si lascerà la costa alle spalle, senza che sia reso noto a tutti, lo scopo reale della missione. Terre sconosciute appariranno dinanzi ai mercenari e la guida dei comandanti, tra cui gli spartani che spiccano per la rigorosa disciplina, si rivelerà fondamentale per mantenerli uniti.

Il destino però sarà beffardo e nella battaglia di Cunassa, Ciro commetterà un errore gravissimo: nella foga di eliminare il fratello, cadrà vittima di Artaserse che non è più il ragazzino dedito soltanto alle letture: “Entrambi avevano ricevuto il loro addestramento nell’arte della guerra sotto lo sguardo inflessibile del padre, ma era stato Artaserse a inciampare nella propria lancia, mentre Ciro aveva danzato con i maestri d’armi…”.

La battaglia, nonostante la morte di Ciro, sarà vinta dallo schieramento mercenario, ma la vittoria si rivelerà inutile. Perso il comandante in capo, perso l’ingaggio, i mercenari si ritroveranno all’interno dell’impero persiano, circondati da un esercito immenso; scopriranno traditori, là dove credevano di avere alleati, scopriranno chi ha fatto il doppio gioco sin dall’inizio della spedizione, ignorando i vincoli creati nelle lunghe e interminabili marce sotto il sole. Per i superstiti ci sarà una sola via: tentare di raggiungere nuovamente la costa, sfuggendo così a un destino che li vorrebbe destinati a essere uccisi poco per volta. Artaserse, o meglio il suo uomo di fiducia, Tissaferne, eliminati con l’inganno tutti i comandanti inclusi quelli spartani, ridurrà ancora le già scarse possibilità di salvezza dei superstiti. In mezzo a molti uomini impauriti, senza fiducia nelle loro forze e soprattutto ignari della loro posizione in quelle terre straniere, Senofonte, sarà colui che troverà le parole giuste per motivarli a credere che la possibilità di salvezza ci sia :

…a settentrione c’è una catena di montagne che si estende per mesi di cammino sia a oriente sia a occidente. Se riusciremo a superarla, la nostra strada ci porterà in Armenia. Da lì potremo continuare verso settentrione e verso occidente finché non incontreremo gli insediamenti greci del mar Nero…

L’uomo che parla, non è più il giovane che disilluso ha lasciato Atene. Il viaggio, le esperienze l’hanno costretto a maturare e a comprendere che, solo attraverso la coesione potranno affrontare l’impossibile e anche tentare di vincerlo: ovvero sopravvivere. “Non si possono discutere gli ordini quando tutto il mondo è contro di noi. Noi dobbiamo essere diecimila greci, diecimila generali spartani. I persiani non potranno mai capirci, né copiarci. Se riusciremo a fare questo,rivedremo le nostre case.”

Diviso in due parti, questo romanzo, con la battaglia di Cunassa come spartiacque, narra in forma romanzata l’Anabasi, il diario scritto dallo storiografo Senofonte, vissuto nel IV secolo a.C. che partecipò effettivamente alla spedizione.  Con un ritmo crescente le storie di due giovani, diversissimi tra loro per retaggio e cultura, prendono vita grazie alla penna di Conn Iggulden. La vicenda di Senofonte nasce in sordina e lentamente, mentre quella di Ciro divampa come un fuoco destinato a spegnersi bruscamente, alla ricerca di una vendetta che non raccoglierà mai. L’abilità dell’autore permette al lettore di affrontare questo viaggio, di percepire le difficoltà degli spostamenti di un contingente così grande, accompagnato non solo dalle salmerie ma anche da alcune famiglie dei mercenari. La polvere che sollevano cavalli e uomini in movimento, sembra davvero emergere dalle pagine del romanzo, pagine che trovano il momento culminante nella descrizione della battaglia di Cunassa in cui tutte le azioni dei vari schieramenti si ricompongono come in un puzzle per poi essere nuovamente dispersi, con la morte del principe persiano. La seconda parte del romanzo non è inferiore alla prima. Il buio della notte, i tradimenti, le terre sconosciute da attraversare inseguiti o meglio, seguiti da un battaglione dell’esercito persiano, trasformano il romanzo in un’avventura senza tempo. Un’avventura permeata di timori, per arrivare, loro un pugno di greci, a sopravvivere in mezzo al nemico atavico, in mezzo a quei Persiani di cui ricordano i tentativi di invasione della Grecia: “Tutto ciò che potevano fare era cercare di sopravvivere”.

 Affiancando personaggi di fantasia ad altri realmente esistiti, con qualche licenza storica che l’autore  ammette e indica nelle pagine finali, l’attenzione del lettore è catturata abilmente sino al famoso grido di “Thalassa! Thalassa!” ovvero “Mare ! Mare” che significa per tutti coloro che sono sopravvissuti, salvezza e, finalmente, il raggiungimento delle proprie case, ma per arrivare a quello i mercenari dovranno affrontare innumerevoli chilometri, o meglio “parasanghe” nella loro “marcia verso l’interno”: l’anabasi appunto.

Copertina flessibile : 455 pagine
Editore : Piemme (28 maggio 2019)
Lingua: : Italiano
ISBN-10 : 8856669528
ISBN-13 : 978-8856669527
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