Articolo a cura di Maria Marques
Proprio oggi, l’11 febbraio del 1929 venivano firmati i cosiddetti Patti Lateranensi, un trattato stipulato tra il Regno d’Italia e la Santa Sede per regolare i loro rapporti. Per spiegare perché si arrivò ai Patti, è necessario fare un piccolo balzo temporale indietro, a quando l’Italia non aveva ancora completato la sua unificazione.
Quando il 17 marzo 1861 fu proclamato il Regno d’Italia, mancavano due territori al suo completamento: il Veneto, che fu acquisito nel 1866, e lo Stato Pontificio.
Nel 1870, caduto Napoleone III e la Francia diventata una repubblica, il governo italiano si sentì libero di inviare una spedizione militare nel Lazio. L’operazione si concluse con l’ingresso dei bersaglieri in Roma il 20 settembre del 1870. Terminava così il potere temporale del papa e Roma divenne la capitale del Regno d’Italia.
Rimanevano tuttavia da risolvere i rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa. Il parlamento italiano tentò di porvi rimedio “unilateralmente” attraverso la legge delle Guarentigie, emanata nel 1871, che riconosceva l’extraterritorialità del Vaticano, del Laterano e della villa di Castel Gandolfo. Al Papa si riconoscevano onori sovrani, un appannaggio e la libertà di fare apostolato.
Il pontefice non accettò quanto proposto nella legge delle Guarentigie, si proclamò prigioniero in Vaticano e nel 1874, con la disposizione “non expedit” proibì ai cattolici italiani di partecipare alla vita politica nazionale.
Questo divieto però nel corso degli anni andò via via attenuandosi. Nelle elezioni del 1913, le prime che si tennero con suffragio universale maschile, i cattolici furono invitati a votare per i candidati, cattolici, presenti nelle liste del partito liberale, guidato da Giovanni Giolitti. Ovviamente non si poteva parlare ancora di una riconciliazione, tuttavia piccoli passi furono compiuti.
Durante la conferenza di pace a Parigi, al termine della prima guerra mondiale, l’attività diplomatica continuò incessante. Il 10 giugno 1919 ci fu un incontro tra il presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando e monsignor Bonaventura Cerretti. Da parte pontificia fu proposta una soluzione, ma il tentativo fallì per l’opposizione del re, Vittorio Emanuele III.
Si deve arrivare al 1926 perché tra il consigliere di Stato Domenico Barone e l’avvocato Francesco Pacelli, iniziassero delle trattative ufficiose. Il 21 agosto 1928, tre testi, Trattato, Concordato, Convezione finanziaria, furono presentati, ma solo il 22 novembre, il re autorizzò Benito Mussolini a iniziare le trattative ufficiali.
Nel 1929 si pose fine alla questione romana, con la stipula del concordato, sottoscritto nel palazzo di San Giovanni in Laterano l’11 febbraio da Vittorio Emanuele III, rappresentato da Benito Mussolini, e da papa Pio XI, rappresentato dal cardinale Gasparri. I Patti entrarono in vigore il 7 giugno dello stesso anno e constano di tre documenti con distinte finalità: il Trattato, la Convenzione finanziaria e il Concordato.
Il Trattato risolveva definitivamente la “questione romana”, decretando la nascita dello Stato della Città del Vaticano, dotato di sovranità internazionale. La Convenzione finanziaria, allegata al Trattato, definiva tutte le questioni economiche ancora pendenti tra Stato e Chiesa, a seguito dell’emanazione delle leggi eversive promulgate nel luglio del 1866 e nell’agosto del 1867, cui obiettivi furono la soppressione di numerosi enti ecclesiastici, avocandone il patrimonio allo Stato e agli enti pubblici locali. Il Concordato, infine, espressamente voluto dalla Santa Sede, regolava le condizioni della Chiesa e della religione in Italia.
Per il fascismo l’avvenuta riconciliazione fu un successo importante, di respiro anche internazionale, ottenuto per vie diplomatiche; per la Chiesa significò la garanzia di un proprio spazio d’azione nella realtà dello stato fascista. Un compromesso quindi tra il totalitarismo che non poteva permettere che un ambito della società italiana sfuggisse al suo controllo e l’aspirazione della Chiesa a garantirsi in Italia un posto di rilevanza, ottenuto non con impegno religioso, sociale e politico, ma attraverso un accordo giuridico.
L’importanza dei Patti è stata tale che, non solo furono poi inseriti nella Costituzione, all’art. 7, ma continuarono a regolare i rapporti tra le due entità statali e soltanto nel 1984, il Concordato fu sottoposto a revisione.
Fonti
https://it.wikipedia.org/wiki/Patti_Lateranensi#Cenni_storici
www.vaticannews.va › vaticano › news › editoriale-oss…
www.ilpost.it › 2019/02/11 › patti-lateranensi
www.altalex.com › guide › patti-lateranensi