Ognuno al suo posto, ognuno a fare la sua parte.
Siamo giunti alla terza puntata della serie TV più seguita del momento. Grandissimo successo di pubblico per il commissario Ricciardi, protagonista della serie di gialli storici scritti da Maurizio De Giovanni.
Questa sera la puntata prende ispirazione dal terzo romanzo della serie, intitolato “Il posto di ognuno – l’estate del commissario Ricciardi”. Le vicende sono ambientate nell’agosto del 1931 e più precisamente, dalle parole dell’autore:
“Domenica, 23 agosto 1931-IX. Anno nono. Della nuova èra. L’èra dei fiocchetti sui cappelli e degli stivaloni, delle fotografie a tutta pagina in maniche di camicia e con l’aratro. Dell’entusiasmo e dell’ottimismo. Dell’ordine e delle città pulite, per decreto.”
Napoli e il fascismo. Città che deve risultare “pulita”, ordine pubblico impeccabile, non ci può essere criminalità impunita nel regime fascista. Le grandi città devono esaltare il senso nazionalista di un partito che vuole riportare in alto tutto il Bel Paese.
In questa nuova, calda indagine, il commissario Ricciardi e il brigadiere Maione si trovano a indagare in merito all’omicidio della duchessa Adriana Musso di Camparino, trovata morta dalla governante di casa, all’indomani della festa di Santa Maria Regina. Un proiettile in testa, sparato con una calibro 7,65 attraverso un cuscino lasciato poi sul luogo del delitto. La duchessa adagiata sul divano, in una stanza della propria abitazione di lusso, come se riposasse. Due anelli mancanti dalle dita della vittima, uno le è stato strappato da viva, l’altro quando già aveva reso l’anima a Dio.
Due famiglie coinvolte in primo piano nella vicenda. Intrecci e rapporti complicati, caratterizzati da amore, passione, risentimento.
Questo è il romanzo della gelosia, quel sentimento di timore di perdere una persona amata. L’amore che ancora una volta ritorna tra le pagine dei libri di De Giovanni. In fondo è proprio Ricciardi a ricondurre ogni omicidio a due possibili cause scatenanti: l’amore e la fame.
E cosa si è disposti a fare per tenere con sé la persona amata e desiderata? Fin dove ci può spingere la paura di perderla?
Da una parte la famiglia del duca Musso di Camparino. Adriana, la vittima, era la seconda moglie del duca, ormai infermo e prossimo a raggiungerla nel regno dei cieli. Un figlio di primo letto, Ettore Musso di Camparino, che mai ha perdonato al padre di essersi risposato e mai ha nascosto il suo astio, cosi vicino all’odio, verso la vittima.
Dall’altra la famiglia Capece. Mario Capece, caporedattore della cronaca cittadina del giornale “Roma”, amante della duchessa Adriana. Una storia sulla bocca di tutti. La moglie, Sofia, che non si rassegna a un suo possibile ritorno sotto il tetto coniugale e il figlio, Andrea, che nutre un certo rancore nei confronti di un padre che ha abbandonato da tempo la famiglia.
“Succede forse qualcosa quando nei vicoli sporchi muore un topo di fogna? Succede qualcosa se una cagna randagia viene ammazzata a sassate dai ragazzini? No. Non succede niente. La vita continua uguale a prima, ognuno al suo posto.”
La trasposizione televisiva ancora una volta sono certo non deluderà le aspettative. Attorno alla vicenda dell’omicidio e delle consuete indagini , approfondiamo la conoscenza dei tanti protagonisti di questi romanzi.
Dopo il primo incontro in commissariato, avvenuto nell’episodio precedente, il rapporto tra Ricciardi ed Enrica che ora almeno conoscono l’uno le generalità dell’altra, attraversa un momento complicato. La famiglia di Enrica è decisa a trovarle un uomo con cui accasarla, mentre Luigi Alfredo viene insidiato dal ritorno a Napoli di Livia Lucani, già conosciuta durante la prima indagine sull’omicidio del tenore Arnaldo Vezzi.
Ricciardi si trova a fare i conti con amore e passione. Il primo, platonico e immaginato attraverso il vetro di una finestra da cui osserva il mondo di Enrica da oltre un anno. La seconda è quella che smuove gli istinti più primitivi di fronte alla sensualità innata di Livia. Due donne opposte, da cui Ricciardi si sente attratto in modo diverso.
Ritroviamo il brigadiere Maione con la sua storia personale, in un periodo ancora una volta difficile con la moglie Lucia per la gelosia scatenata da un apprezzamento della moglie per il fisico asciutto del fruttivendolo del quartiere.
Inoltre, per la prima volta forse, si respira l’aria del primo fascismo. In questo romanzo entrano in gioco le forze politiche, i militanti del partito, gli squadristi e la polizia segreta dell’OVRA. Il commissario “senza sorriso” non si lascia intimidire da un possibile coinvolgimento politico dei protagonisti. E’ abituato, in fondo, a vedersi imporre (o sarebbe meglio dire “richiedere” vista la grande capacità di gestire in modo indipendente le indagini) una certa condotta dal vicequestore Garzo, ruffiano e ammanicato alle alte sfere in quel di Roma.
Ancora una volta l’autore racconta un giallo storico che è il pretesto per scavare a fondo nell’animo umano, per metterne a nudo i sentimenti. Una scrittura magistrale che alterna momenti di pura indagine poliziesca a passaggi lirici di introspezione e profondità dell’io. Personaggi che affrontano le vicende della vita come pedine alle quali è assegnato un posto, non sempre facile da comprendere. Ma qual è il nostro posto alla fine? Lo scegliamo autonomamente o troppo spesso ci viene imposto dalle circostanze?
Editore : Einaudi (12 giugno 2012)
Lingua : Italiano
Copertina flessibile : 325 pagine
ISBN-10 : 880621392X
ISBN-13 : 978-8806213923
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