L’ultimo mese dell’anno appena finito ci siamo tuffati nell’arte e nella bellezza e siamo stati in compagnia di Artemisia Gentileschi con il romanzo “La passione di Artemisia” di Susa Vreeland. Di seguito trovate i commenti dei lettori che ringraziamo per la partecipazione.
Trama
“La passione di Artemisia” narra dell’incessante lotta della prima grande pittrice celebrata e riconosciuta nella storia dell’arte: Artemisia Gentileschi, la donna che, in un mondo ostile alle donne, riuscì a imporre la sua arte e a difendere strenuamente la sua visione dell’amore e dell’esistenza. Violentata dal suo maestro, Artemisia subì, nel corso della sua vita, non soltanto l’onta di un processo pubblico nella Roma papalina, e l’umiliazione di un matrimonio riparatore con Pietro Stiattesi, artista mediocre, ma anche un duro, terribile confronto con il suo avversario più temibile: il grande pittore Orazio Gentileschi, suo padre.
Roberto Orsi
Il romanzo è incentrato sulla vita di Artemisia Gentileschi e ne delinea le vicende a partire da quel processo che ingiustamente dovette subire dopo essere stata soggetta a violenza nella città di Roma. Un processo in cui lei diventa imputata, con una tortura che le lascerà un segno indelebile sulle dita. Eppure la forza di volontà di questa donna viene ancora più impressa nel fuoco. Non si arrende alle bassezze del destino, ma cerca una nuova luce nell’arte. Quell’arte rifugio di un’anima come la sua. Segue le orme del padre, Artemisia, e con le sue opere dimostra a tutti la sua natura. La capacità di rendere vive le immagini raffigurate nei suoi quadri, l’utilizzo di tecniche sopraffine che la renderanno grande agli occhi di tutti. Forse mi aspettavo qualcosa di più. Ho apprezzato davvero tanto altri libri dedicati alla vita di grandi personaggi artistici come Artemisia, e probabilmente ho riposto troppe aspettative su questa autrice. Non posso dire che il libro sia brutto o scritto male. La storia scorre molto bene, comprensibile e fluida. Ci sono alcuni passaggi molto interessanti sull’introspezione del personaggio di Artemisia, la sua volontà di essere ricordata nel campo della pittura. Ho trovato però difficile calarmi nel contesto e trovare la giusta empatia con i personaggi. Alcune descrizioni di opere d’arte mi hanno colpito mentre altre sono passate più in sordina. Credo mi sia mancato quell’impatto emozionale che mi aspettavo ma sono convinto che sia qualcosa di assolutamente oggettivo. So che molti altri lettori e lettrici invece hanno adorato questo romanzo. La storia raccontata è ricca di dettagli sulle vicende che hanno visto Artemisia protagonista nelle varie città italiane che l’hanno ospitata, ma forse avrebbe potuto essere affrontato meno come un resoconto della vita e avere un impatto emotivo più marcato. Nel complesso un libro godibile e sicuramente apprezzabile per il fatto di portare a conoscenza del lettore vita e opere di un’artista sensazionale.
Daniele Chiari
La storia della vita di Artemisia e della sua lotta attraverso i suoi quadri…..Una passione che è più forte di tutto e che si impone nonostante tante rinunce e tante sofferenze… Non avevo mai letto niente su di lei e non sono molto appassionato di arte pittorica… Anche stavolta devo molto a Roberto Orsi e ai compagni di lettura, da solo non mi sarei mai imbarcato in questa impresa, che invece si è rivelata interessante e stimolante anche grazie ai contributi dei compagni di viaggio.
Alessandra Ottaviano
Può una donna vissuta nel 1600 insegnare qualcosa alla lettrice moderna che si accosta a conoscerla? La risposta è sì, se la donna in questione è la pittrice Artemisia Gentileschi. Il romanzo si apre a Roma nel 1612, con il famoso processo ad Artemisia. Il padre della ragazza, Orazio Gentileschi, ha sporto denuncia presso il papa Paolo V in quanto il pittore e suo amico Agostini Tassi ha deflorato sua figlia.Ma in un’epoca fortemente maschilista, dove le donne erano considerate sentine del diavolo, è lei a subire l’oltraggio e l’umiliazione di doversi difendersi davanti al Tribunale della Santa Inquisizione dall’accusa di avere sedotto lo stupratore! La giovane fu costretta a subire la tortura della sibilla che le deturperà le mani per sempre; e costretta poi a sposarsi con un pittore poco noto, Pierantonio Stiattesi, illusa che finalmente sarebbe stata liberata dal disonore.Tradita da Agostino, tradita da suo padre che istituì un processo non per riabilitare il suo onore, ma per riappropriarsi di un quadro, tradita pure dal marito, Artemisia riesce a canalizzare tutto il suo dolore nel suo dono: dipingere!
Questa è la grandezza della tua arte, riuscire a proiettare in un capolavoro i tuoi sentimenti e le tue esperienze
Ci sono voluti tre secoli per fare riaffiorare il suo incontestabile valore artistico, sempre ricordata per il processo piuttosto che per i suoi meriti pittorici. Opere grandiose, dove le sue eroine, espressione di forza e temperamento, rivivono tutto il suo dolore. Una su tutte la Giuditta, che dipingerà più volte, e dove ogni dipinto è il frutto di una ricerca interiore combattuta e sofferta, con un perfetto utilizzo della luce e del colore. Artemisia fu la prima donna ad essere ammessa all’Accademia del disegno di Firenze.
Nei suoi quadri rappresenta l’amore, l’orgoglio, il rapimento e il dolore, il dubbio, l’onore e lo struggimento.
Una donna rivoluzionaria e libera, colma di rabbia e voglia di riscatto, si vendica nelle sue tele, il male e la sofferenza sgorgano dagli sguardi espressivi dei suoi protagonisti.
“La passione di Artemisia” è un romanzo potente e visivamente magnifico per la capacità dell’Autrice di interpretare e raccontare le opere con il “sentire” della protagonista; descrizioni vibranti e commoventi che riescono a immergere il lettore nella vita della pittrice. I personaggi sono caratterizzati con cura, anche quelli secondari come suor Graziella, che resta nel cuore.Un romanzo che trasuda arte e bellezza, con uno stile scorrevole, peccato solo non abbia approfondito a dovere il periodo che Artemisia trascorse a Napoli. L’incantevole narrazione di Susan Veerland è riuscita a far risaltare la donna caparbia che si cela dietro la pittrice e a farci innamorare di lei.
Irene Milani
Conoscevo il personaggio dai miei studi di arte all’università ma questo romanzo mi ha restituito una visione più umana dell’artista che di solito nei libri manca perché si concentrano più sulle opere che sulla genesi delle stesse. Emozioni e passioni dell’autore che permettono di leggere meglio i quadri.
Noelia Costa
Di questo romanzo posso solo dire cose positive. Mi ha catturato dalla prima all’ultima pagina. Già da subito ci si trova coinvolti all’interno della storia della giovane Artemisia che, dopo aver denunciato il suo stupratore, si ritrova ad essere l’accusata. Nonostante non venga condannata, ormai il suo onore è compromesso. Il padre, Orazio, riesce a trovarle marito e Artemisia si vede costretta a lasciare Roma per andare a Firenze. Ed è proprio a Firenze che riesce a farsi largo, nonostante parecchie difficoltà, tra i grandi dell’arte.Ciò che colpisce di Artemisia è la sua passione per la pittura e riesce a dipingere le donne dal suo punto divista, che è totalmente diverso da quello degli uomini: le sue donne sono ricche e vibranti e non passive. In ogni pagina di questo libro si respira arte e bellezza, l’autrice è stata veramente brava nel far trasparire ciò. Inoltre mi ha permesso di conoscere opere e dipinti per me nuovi ed apprezzare Artemisia Gentileschi, spesso poco considerata. Secondo me questo libro, dovrebbe essere letto almeno una volta nella vita!
Clara Schiavoni
Artemisia e Orazio aprono il libro e come un cerchio lo chiudono, un cerchio che chiude ma allo stesso momento apre all’armonia dei sentimenti e alla pace interiore: dipingendo insieme in Inghilterra Artemisia recupera con il padre il rapporto che le era mancato negli anni precedenti e arriva alla rielaborazione del grande dolore che lui le aveva causato, un tradimento che scompare dal cuore di Artemisia, ormai donna matura, grazie alla nuova comprensione verso il padre, ora uomo anziano.Nel suo incentrare la narrazione anche sull’aspetto umano, l’autrice mette giustamente in risalto sia la figura di Graziella, donna importante nella vita di Artemisia, sia i viaggi e le dimore di Artemisia in alcune città italiane così come lei li vive però mi sembra esagerato che per Napoli parli solo dei miasmi della città, tra l’altro, a quell’epoca, presenti anche in altre. Avrebbe avuto tanto di positivo da scrivere sull’impatto che una città artistica può avere su un’artista e avrebbe potuto parlare un pochino dei dipinti di questo periodo. Anche se l’autrice si fosse posta l’obiettivo di narrare solo Artemisia donna, le due parti del libro non mi sembrano equilibrate. Altro neo, secondo me, è la modernità dello stile della scrittura, l’uso di parole che senz’altro nel Rinascimento non si usavano.Grande, invece, è la capacità della Vreeland di descrivere i più famosi quadri di Artemisia e credo le sia risultato facile dal momento che l’arte era nella sua anima come vera passione assorbita dalla madre proveniente da una famiglia artistica e che aveva studiato presso l’Art Institute di Chicago. L’idea principale in molti libri dell’autrice è quella di mescolare arte e letteratura: due piani narrativi che si ritrovano nei suoi libri ma soprattutto in La passione di Artemisia. E le sue descrizioni dei quadri mi assorbono sempre. I chiaroscuri caravaggeschi di Artemisia ti si imprimono negli occhi e nell’anima come anche i chiaroscuri della sua vita. L’incipit, cruento quanto vogliamo, è potente e mi ha sedotta ancora (avevo già letto il libro in passato) senza però farmi vivere l’ansia per le dita di Artemisia. Un incipit che apre il discorso sul ruolo della donna nei secoli, dai primi Padri della Chiesa, compreso Sant’Agostino, che la consideravano un essere debole da controllare e guidare, concetto che si è radicato nell’animo maschile e che perdura fino ai nostri giorni. Quante volte si legge nei giornali o si ascolta dai media che anziché colpevolizzare il carnefice si colpevolizza la vittima?Con il dono del suo talento Artemisia ha ricevuto tanto e tanto ha dovuto pagare: soffrendo l’umiliazione degli orrori di un processo pubblico che si può paragonare a uno stupro emotivo, subendo oltraggi da un marito che si sente inferiore a lei come pittore, sentendosi destabilizzata dal confronto con il padre talentuoso. Ma diventerà conscia del proprio talento frequentando l’Accademia fiorentina a cui si aggiunge l’incontro con i suoi mecenati, che le consentono di dedicarsi alla pittura da professionista e penso che su Artemisia un effetto positivo lo abbia avuto anche il fatto di vivere in uno dei periodi storici più rappresentativi per l’arte.E se l’animo è indomito, se si è consci della propria dignità, e, soprattutto se si vive una passione fortissima, tutto è possibile, anche arrivare ad affermarsi al di sopra di ogni pregiudizio epocale.
Fabiana Farina
Conoscevo Artemisia per il suo quadro “Giuditta che uccide Oloferne”, come allieva di Caravaggio e purtroppo come vittima di uno stupro che l’ha segnalato per tutta la vita. La lettura di questo libro mi ha aperto un mondo davanti, portandomi ad entrare nella parte più intima di questa grande donna e facendomi scoprire la sua vita non sempre facile e la sua arte non sempre capita in un mondo prettamente maschile. Il libro è molto scorrevole ma ha anche delle pecche. Artemisia non ha avuto solo una figlia, Palmira, che tra l’altro era la secondogenita, ma anche figli maschi dei quali il libro non ne parla.Verso la metà, cioè dal momento in cui Artemisia scappa da Genova l’ho trovato molto meno curato arrivando a una fine un po’ frettolosa. Ad ogni modo è un gran bel libro che consiglio vivamente da leggere.
Laura Pitzalis
“La passione di Artemisia” titolo azzeccatissimo del libro di Susan Vreeland, che racconta la vita della pittrice Artemisia Gentileschi. “Passione” è amore ma anche dolore, è sentire qualcosa sia in bene che in male. Il libro di Susan Vreeland, infatti, non è solo una biografia è un romanzo introspettivo, una storia vera, un manifesto a favore della figura femminile, una vera condanna a un gesto miserabile, orribile che, purtroppo non si è perso neanche ai nostri giorni: la violenza sulle donne, violenza non solo fisica.Un romanzo emozionale che parla di amore, di passioni, d’arte, della forza che trasmette Artemisia nel credere in se stessi e nei propri ideali.Un testo godibilissimo, anche se non ha la profondità e la corposità di un romanzo storico e nonostante alcune parole che ho trovato troppo moderne e non consone al periodo: leziosità della traduttrice? Un testo dove le parti descrittive sono spedite e le parti dialogate scandiscono il ritmo veloce di narrazione, spronandoci a proseguire nel viaggio intorno alla vita tormentata di questa donna battagliera.Personalmente trovo geniale la narrazione in prima persona perché facilita l’empatia con il personaggio.Artemisia Gentileschi descritta dalla Vreeland è la figura di una donna che nonostante le difficoltà della vita, non si è lasciata annientare ma ha sempre reagito con determinazione e forza d’animo, coltivando la sua innata passione per la pittura e lottando per essa. Siamo agli inizi del XVII secolo, in un periodo storico in cui il mondo dell’arte è monopolio degli uomini, perciò guardata con sospetto e scarsamente apprezzata da taluni, seppur dotata di una vena artistica d’indiscusso valore. Ci trasmette la sua voce, le sue emozioni, la bellezza attraverso i suoi quadri che ci parlano comunicandoci con le loro storie quello che sta accadendo. Quadri, dove Artemisia trova rifugio dipingendo donne di tutta la storia, dalla tradizione biblica alla cultura classica, rendendole umane: Giuditta che trova la forza di decapitare Oloferne non da una forza divina ma da se stessa; Cleopatra sulla quale non compaiono segni effettivi della morte causata da morso dell’aspide; Lucrezia non una donna impassibile ma una donna in preda al dubbio …I personaggi sono tratteggiati con cura, ben delineati ciascuno con un ruolo importante nella vita di Artemisia. Personaggi storici famosi come Cosimo de Medici, Michelangelo Buonarroti il Giovane, Cesare Gentile e Galileo Galilei l’unico che capisce appieno la forza rivoluzionaria della pittrice, forse perché, come lei, un grande ribelle che nessuno può zittire.Altri come Suor Graziella mi sono rimasti nel cuore. Bellissimo questo personaggio che avrà sempre per Artemisia parole appropriate che la spingeranno ad andare avanti. Commovente il passaggio in cui Suor Graziella tenta d’immaginare le città e le opere d’arte attraverso gli occhi e le parole di Artemisia e quella voglia di andare contro le regole per recarsi ad ammirare la “bellezza” oltre il convento, la “bellezza” che pian piano sbiadisce dai suoi ricordi. E poi c’è lui Orazio Gentileschi, il padre e suo maestro sin dall’infanzia. Il personaggio che apre e chiude il romanzo e non a caso. Un personaggio che da un lato sembra amare sua figlia, incoraggiandola a mandare avanti il suo talento, dall’altro appare come un opportunista più interessato al successo e al denaro. E per questo non ci risulta una figura positiva e lo disprezziamo ma … poi accadrà qualcosa che farà capire, non solo noi ma anche Artemisia che esaudirà il desiderio del padre accettando di dipingere una grande allegoria della Pittura: “Sì, papà”. Lo baciai lievemente sulla fronte. “Lo farò”.
Annamaria Leoncini
Che dire? Forse sarò una voce fuori dal coro.. un bel romanzo, non molto di più, nel senso che non mi ha coinvolto particolarmente, non mi ha emozionato. L’aspetto migliore è stata la condivisione di lettura, che mi ha dato modo di leggere interessanti approfondimenti e soprattutto di vedere belle immagini. Ho trovato il personaggio di Artemisia indubbiamente interessante, ma contraddittorio per alcuni aspetti, poco incisive la figura del marito e del padre. Forse il più riuscito è, a mio parere, quello della suora amica, madre, confidente, esempio per Artemisia e forse per noi tutte. Veramente poco riuscita l’immagine delle città, in primis Firenze, che conosco bene, anche nelle varie epoche, ma anche Napoli e Genova. Sono contenta di averlo letto? Sì. Lo rileggerei ? Non credo. Ovviamente è solo la mia modesta opinione di lettrice non esperta di arte.
Costanza Marzucchi
Questo romanzo racconta la vicenda umana, artistica ed esistenziale di Artemisia Gentileschi, una delle artiste più talentuose della corrente caravaggista. In un’epoca in cui la condizione della donna artista deve scontrarsi con le convenzioni e con le limitazioni della legge, Artemisia riesce a ritagliarsi faticosamente uno spazio, malgrado le diffamazioni e la gogna mediatica subita dal processo di stupro nel quale fu parte lesa. La pittrice ha lasciato quadri significativi che ritornano a più riprese nella narrazione, espressione di uno stato d’animo che emerge con prepotenza di fronte alle ingiustizie subite. Il romanzo ripercorre il percorso esistenziale di una donna di talento che deve ricostruire sé stessa ed i rapporti con gli uomini che hanno determinato la sua esistenza. Una nota interessante merita il controverso rapporto con Orazio, che si presenta più come mentore che come padre. Questo libro è un piccolo gioiello narrativo, nel quale l’autrice riesce a delineare con grande abilità le emozioni della protagonista che, dopo essere precipitata nel disonore e nella diffamazione, riesce tuttavia a emergere grazie al suo talento ed alla sua forza di carattere. Ho amato questo romanzo dall’inizio alla fine perché è scritto bene e trasmette delle emozioni, senza scadere nel clichés. Proprio per questi motivi ne consiglio la lettura.
Eufemia Griffo
Da molti anni desideravo approfondire la figura di Artemisia Gentileschi. Il libro della condivisa di dicembre è stato una scoperta meravigliosa per immergermi nella vita di questa artista immensa. Ho letto il romanzo velocemente, una narrazione piena di passione, di sentimento, che ci racconta di Artemisia, delle tappe della sua vita, svelandone il cuore, l’anima, il dolore che attraversa gli anni della sua esistenza. Un romanzo che indugia molto sul legame con Palmira, l’amata figlia. Ogni suo capolavoro è specchio della sua anima, al punto che la pittura di Artemisia trafigge il cuore, è una luna d’inverno che reca malinconia, intrisa sempre di bellezza, audacia, coraggio.Lei era tutto questo messo assieme e molto di più. Una lettura appassionante da cui mi sono separata con mestizia, e questo, non accade molto spesso.
Non cercare di abbellirmi. Non ignorare le pieghe della pelle. Lascia che il tuo sguardo studi ciò che accade ai capezzoli di una donna che ha allattato. È la storia che racconta il mio corpo. Noi, tu e io, siamo qui per dipingere il vero. Fa’ che gli altri ci trovino il bello.
Isabella Novelli
Libro interessante con una storia scritta bene anche se piuttosto imprecisa (Artemisia ha avuto quattro figli, Palmira era la seconda) comunque scorrevole coglie bene il personaggio che avevo avuto già occasione di studiare in Storia dell’arte e ho apprezzato di recente in un bellissimo ritratto fatto da Elisabetta Rasy nel suo recente libro “Le disobbedienti”. Una donna moderna per i suoi tempi, che ha affrontato pregiudizi durissimi e un terribile processo per stupro. Il libro le rende giustizia e svela aspetti della pittrice che non conoscevo oltre che far luce su dipinti poco noti al grande pubblico. Nel complesso sono contenta di averlo letto e di non essermi assolutamente annoiata nel corso della narrazione, ma proveniendo da studi artistici mi rendo conto di essere forse un po’ di parte. La protagonista ne esce talmente bene, che all’autrice le si perdona anche qualche imprecisione storica. Credo che l’intento di rendere Artemisia una donna moderna per i suoi tempi sia un intento perfettamente riuscito.
Donatella Palli
Conoscevo già Artemisia e le vicende tragiche della sua vita ma delle sue opere avevo visto solo La Giuditta e Oloferne che si trova agli Uffizi. La Vreeland mi ha offerto una lettura scorrevole e piacevole di una donna, direi quasi di oggi, che si confronta con un mondo ostile e maschilista che si rifiuta di riconoscere il suo immenso talento. Quindi un tema sempre molto attuale e credo che sia questo che ha attratto la Vreeland: il fatto che non si potesse scindere l’artista dalla sua vita privata. Questo è sempre vero ma lo è moltissimo per Artemisia. L’amore per l’arte è poi il filo rosso che ci guida, pagina dopo pagina, e mi ha permesso di conoscere molte opere di Artemisia che non avevo mai visto e mi confermano la sua grandezza.Questi sono secondo me i due temi principali del romanzo che l’autrice poi con maestria ha arricchito di personaggi a tutto tondo come Graziella, la figlioletta Palmira, Renata. Più stereotipata la descrizione dei personaggi maschili ottusi e chiusi nella propria mentalità del tempo. Potrei forse identificare uno sfasamento tra la realtà delle donne che sembrano moderne e gli uomini ma è una pecca che la vita e l’esperienza di Artemisia concede all’autrice. Insomma era un tema troppo scottante perché non succedesse.
Eliana Corrado
Ho affrontato questo libro carica di aspettative, un po’ perché il personaggio di Artemisia mi ha sempre attirato, un po’ perché ne sentivo commenti entusiastici.Ne sono rimasta delusa! Il libro si lascia leggere, a tratti ha dei passaggi belli, belle descrizioni, ma la storia artistica di Artemisia resta molto, troppo, in superficie.La Vreeland si dilunga, forse troppo, nella parte iniziale, sui primi dipinti fatti da Artemisia, mentre “dimentica” del tutto di fare un minimo accenno alle opere del suo periodo più maturo, “scadendo” in toni e narrazione più da romance che da romanzo storico. L’ho trovato piatto, monocorde, privo di quello spessore “biografico” (seppur romanzato, si intende) che un’opera del genere avrebbe dovuto avere. E mi sono trovata più volte a chiedermi quale fosse questa passione del titolo: l’arte? Non di certo se dal trasferimento a Napoli in poi non si fa un accenno solo all’arte, al suo essere “allieva di Caravaggio”, non è possibile che una artista con tanta passione non giri per Napoli alla ricerca delle tele del Caravaggio. Non è possibile che la sua passione si smorzi in un essere soltanto una madre che deve organizzare il matrimonio della figlia. E non ho trovato nemmeno una emozione, un sentire forte e pulsante come di sicuro doveva essere l’autrice della “Giuditta e Oloferne”. Solo una vittima di uno stupro prima e di un processo ingiusto e crudele dopo, che si preoccupa solo che questo brutto fatto non le sbarri la strada dell’arte. Resta piatto e privo di emozioni, pure il rapporto col padre (un uomo condannabile, certo, e colpevole di quanto avvenuto alla figlia, ma pur sempre il motore senza il quale Artemisia non avrebbe avuto nulla di ciò per la quale la conosciamo oggi. Senza il padre, Artemisia non sarebbe mai riuscita a essere la prima donna pittrice riconosciuta ufficialmente come tale da una Accademia. La traduzione ha parecchie pecche linguistiche, con una resa troppa moderno del linguaggio usato dai protagonisti, e forse anche questo ha contribuito a non farmelo apprezzare.Insomma, mi aspettavo molto molto di più. Non mi è piaciuto.
Maria Marques
La passione di Artemisia di Susan Vreeland narra la vita di Artemisia Gentileschi,la famosa pittrice seicentesca che fu anche la prima donna ammessa all’Accademia di Firenze. L’autrice ripercorre una parte della vita di Artemisia, introducendo il lettore nel processo per stupro che la vide contrapposta al pittore Agostino Tassi,già collaboratore del padre. Il processo terminò con la vittoria della parte lesa,dopo numerose umiliazioni cui fu sottoposta la giovane donna,inclusa la tortura,ma di fatto si risolse in un nulla. Per Artemisia il futuro si prospettava molto incerto, con la reputazione distrutta, vivere sarebbe stato oltremodo difficile in una città,come Roma, in cui l’eco del processo continuava a circolare e poiché,per la donna vivere significava anche dipingere, ottenere committenze sarebbe stato ancora più complicato. Un matrimonio combinato dal padre,con un pittore fiorentino sembra la soluzione come se le vicende umane potessero essere cancellate da una mano “di fondo” alla tela della vita. Il trauma di Artemisia graverà sempre nel suo animo,mentre con caparbietà cercherà di crearsi un posto tra gli artisti fiorentini dell’epoca.Il talento e le capacità artistiche di Artemisa saranno la sua fortuna e il suo tormento saranno il salvagente cui si aggrapperà per la vita,perché per lei vivere è dipingere. Le pagine del libro si leggono rapidamente,molto belle le descrizioni dei quadri della pittrice, le fasi preparatorie,tutti particolari che permettono di “veder” nascere quadri che ancora adesso possiamo ammirare. Sebbene l’autrice utilizzi alcune licenze storiche, il libro è comunque gradevole dipingendo il ritratto di una donna moderna,fragile,determinata sempre a perseguire la propria arte.
Sonia Brindisi
Ho iniziato questa lettura con entusiasmo e ne sono rimasta rapita per buona metà del libro, coinvolta empaticamente dal personaggio, dalla sua tragedia personale al suo rapporto con il padre, dalla passione nei suoi dipinti al desiderio di affermazione di pittrice in quanto donna capace come e più di un uomo. I racconti dei suoi dipinti mi sono piaciuti molto, il libro tutto si legge con trasporto e facilità. Tuttavia, la seconda parte mi ha un po’ delusa nelle aspettative. In essa non ho trovato il mordente che era presente nel racconto della sua giovinezza e delle sue prime opere. Il romanzo è diventato più ” romantico” e meno puntuale sulla seconda parte della sua vita a Venezia e poi a Napoli. Meno storia, meno dipinti, meno Artemisia.
Maria A. Bellus
Arte tanta arte, la descrizione delle opere di Artemisia ti invoglia ad andare alla ricerca dei dipinti per osservare e comprendere le sfumature, i particolari e attraverso le descrizioni e l’osservazione delle immagini capire il dramma di questa grande donna. Il romanzo mescola realtà e finzione e in una Roma settecentesca ripercorre le tappe della vita di un’artista, di una donna che ha dovuto lottare con i pregiudizi e le falsità del suo tempo. Un libro a volte lento si riprende in un finale bello e commovente.
Marisa Bannò
Nel complesso lo ritengo un bel romanzo. La lettura si presenta scorrevole e accattivante. A parte alcune imprecisioni sulla sua vita (non ha avuto una figlia soltanto..) la cosa che mi spiace di più è la “velocità” con cui e’ stata trattata la seconda parte. Ciò che, invece, ho apprezzato maggiormente è l’indagine introspettiva dietro ad ogni sua opera, l’analisi delle emozioni vissute dai suoi personaggi e la disperata ricerca di “renderle” leggibili agli occhi degli altri. Interessante è, infatti, osservare le sue opere accostandole alle relative parti del romanzo. Emerge comunque una Artemisia forte e determinata, che non si ferma di fronte alle difficoltà, ma che cerca di superarle aggrappandosi alla sua arte, cercando sempre di migliorarsi.
Matilde Titone
Non amo essere prolissa, la sintesi mi è più congeniale, quindi sarò breve. Ho letto il libro qualche mese prima della condivisa ma ho partecipato lo stesso perché mi piace leggere i commenti e gli approfondimenti. Il libro mi ha lasciato solo una conoscenza migliore di un’artista che non conoscevo troppo bene, mi è piaciuto lo stile descrittivo dei quadri, l’ho già detto in altri commenti, la scrittrice usa la lingua come un pennello che dipinge, forse ciò è dovuto al fatto che suo nonno era pittore e lei lo seguiva molto fin da piccolissima. Questa confidenza con il colore e il suo utilizzo le ha permesso di piegare lo stile scrittorio allo stile pittorico. A parte ciò, l’introspezione di Artemisia, donna in un secolo dove alle donne viene dato poco spazio o quasi nulla, è piacevole da seguire ma forse un po’ troppo moderna ed intrisa da elementi froidiani patrimonio della Wreeland non di Artemisia. Mi è rimasta una sensazione di lontananza dell’autrice dai fatti, la non empatia con i personaggi, la “non passionalità” della scrittura. Non ho letto altro di questa scrittrice, so che è scomparsa il 23 agosto del 2017,che ha scritto molti romanzi, tutti pubblicati da Neri Pozza in Italia, ma devo onestamente dire che non ho curiosità di leggere altro. Brutto libro? No, buon libro per conoscere qualche particolare in più su Artemisia, sulla condizione della donna nel XVII secolo, su alcune opee d’arte, ma… Passione zero. Tra l’altro neppure preciso come biografia, anche se penso non volesse essere una biografia.
Luigia Amico
Confesso di conoscere poco la figura di Artemisia, principalmente nozioni scolastiche, ma leggendo questo libro si è aperto un mondo ai miei occhi.L’autrice narra la vita di una donna che ha dovuto subire la violenza prima, il tradimento poi da parte di uomini che non hanno avuto alcun rispetto per la sua persona. Ma, grazie alla sua tenacia e alla sua forza, è riuscita a rialzarsi e a regalare al mondo delle opere che trasudano passione, rabbia, sofferenza, riuscendo a raffigurare personaggi che sembrano prendere vita.Nonostante abbia riscontrato delle inesattezze, è stato un libro che ha catturato la mia attenzione dalle prime pagine, grazie ad una narrazione coinvolgente ed emozionante, per nulla prolissa. L’autrice Susan Vreeland, nel suo scritto, mette in risalto la vita della pittrice, i suoi tormenti, la sua voglia di rivalsa, regalandoci una lettura introspettiva di un personaggio che ha fatto dell’arte la sua salvezza.
Paola Nevola
Artemisia Gentileschi è l’artista donna forse più conosciuta del Rinascimento, mi ha sempre incuriosita la sua storia di donna forte e determinata e finalmente con questo romanzo ho potuto conoscere in parte la sua vita e le sue opere. La giovane Artemisia è di grande talento e crescendo nell’ambiente pittorico è portata a seguire le orme del padre Orazio Gentileschi, il padre non l’ha mai ostacolata e ha coltivato la sua passione, un fatto di per sé raro considerando il ruolo della donna dell’epoca. La storia prende il via dal processo per lo stupro subito da Artemisia da Agostino Tassi un amico pittore del padre, si viene colpiti da un senso di ingiustizia e disgusto perché è la vittima a dover sopportare l’inquisizione con la tortura della sibilla che può pregiudicare gravemente le sue mani, è lei a dover sopportare l’umiliazione per sostenere la verità difronte agli uomini che la considerano una svergognata seduttrice per non dire peggio. Ma ciò che ferisce di più Artemisia nell’animo, e anche chi legge, è il comportamento egoista del padre che l’ha sottoposta al processo non per riscattare il nome della figlia ma per avere indietro un quadro come risarcimento. Artemisia deve trasferirsi da Roma e accetta il matrimonio combinato dal padre con Pietrantonio Stiattesi, un conosciuto pittore fiorentino, il loro è un rapporto particolare di amore appassionato ma anche di distacco, che viene coronato dalla nascita della figlia Palmira. Forse al giorno d’oggi si sarebbe definito un matrimonio libero. A Firenze inizia il suo “viaggio” artistico e anche quello del lettore che resta avvinto dalla conoscenza di grandi personaggi e della meravigliosa Firenze un’opera d’arte a cielo aperto. Come con la conoscenza con Michelangelo Buonarroti, nipote del grande Michelangelo, che le commissiona l’Allegoria dell’Inclinazione, grazie a lui riceve commissioni ed entra a far parte dell’élite artistica quando viene ammessa alla prestigiosa Accademia del Disegno, la prima donna ad ottenere questo riconoscimento. E’ proprio questo riconoscimento che segna la fine del rapporto col marito che oltre ad esserle infedele non ha sopportato di essere superato nell’ammissione all’accademia. E poi insieme a lei si è affascinati dalla corte di Cosimo De Medici dove inizia ad intrattenere un’amicizia con Galileo Galilei che si protrarrà negli anni in forma epistolare. Il suo viaggio prosegue a Genova, Venezia, Napoli, con lei scopriamo non solo luoghi colmi di arte ma anche le strade e i vicoli puzzolenti, il soggiorno in alcune città avrebbe meritato un maggiore approfondimento. Ma penso che ciò che l’autrice ha voluto evidenziare nel suo romanzo, è il suo genio, la passione, lo spirito, l’essenza che si traspone nelle sue opere, in particolar modo nelle sue eroine. Come per esempio in Giuditta e Oloferne, la più significativa, che ha dipinto più volte come a voler evidenziare il suo percorso interiore, la sofferenza che si è portata dietro per molti anni. Una sofferenza che è stata lenita dall’affetto di Suor Paola e Suor Graziella, specialmente quest’ultima è uno dei personaggi che più mi ha emozionata, le ingiustizie che ha subito in passato l’hanno portata in convento benché il suo spirito è rimasto fuori tra le vie e le bellezze artistiche che Artemisia cerca di descriverle con parole che non sono mai abbastanza. Un altro personaggio femminile che mi ha colpita è Renata la cameriera di Cesare Gentile il suo anfitrione di Genova che le ha commissionato Cleopatra e altri dipinti. La ragazza si contrappone alla figlia, è la figlia che Artemisia avrebbe voluto, appassionata dell’arte con la voglia di imparare osservare, mentre Palmira è attratta dagli abiti e dal matrimonio. Tutto il romanzo ruota sul suo spirito interiore, ed è proprio il rapporto col padre una sorta di amore e odio che è il filo conduttore. Non è una biografia o un saggio ma un romanzo sulla sua vita come donna, che offre spunti di riflessione e approfondimento, magari tralasciando un po’ l’arte ma dando luce alla passione e alle emozioni, mi ha fatto guardare i suoi dipinti con la sua anima. L’anima di una donna tenace che non accetta il sopruso che vuole dimostrare di valere come artista, indipendentemente dal sesso, che con determinazione vuole guadagnarsi da vivere e allevare la figlia da sola, penso a questo e che sono passati quattrocento anni ed è ancora così amaramente attuale.
Raffaelina Di Palma
Firenze, 18 ottobre 1615.Artemisia Gentileschi, è percorsa da brividi di emozioni: sta per ricevere i documenti di immatricolazione per firmare il registro dell’Accademia dell’Arte e del Disegno di Firenze. Artemisia Gentileschi Lomi. Con il cuore in subbuglio appone la sua firma sul registro.La prima donna ad essere ammessa all’Accademia! Il regno degli artisti e degli artigiani. Fu una delle prime donne della storia a combattere contro i cliché dell’epoca, subendo discriminazioni per affermarsi e per dimostrare il suo valore nel mondo dell’arte e non solo; la prima donna che ruppe una tradizione limitata e rattrappita. Un mondo, allora, predominato dalla presenza maschile.Artemisia subì violenza da Agostino Tassi al quale l’aveva affidata proprio suo padre, Orazio Gentileschi, perché la iniziasse alla prospettiva di cui il Tassi era un virtuoso.Lo stupro subito fu l’evento che la rese il simbolo della lotta contro la violenza sulle donne: per affermare i suoi diritti affrontò un processo tempestoso. Fu sottoposta al tremendo supplizio della “Sibilla”,consistente nello stiramento delle dita delle mani con corde tanto strette da farle rischiare di perderne l’uso e di non poter più dipingere. Ebbe comunque la forza di non cedere e pur tra tormenti atroci non cambiò la prima versione dei fatti, facendo così condannare il Tassi, ma a una detenzione di soltanto otto mesi. Sebbene consigliata da molti di accettare un matrimonio riparatore (lo stupratore era già sposato) o quanto meno di mettere a tacere l’accaduto. Artemisia, precorrendo di circa trecentocinquant’anni un’altra donna simbolo dell’emancipazione femminile italiana, la siciliana Franca Viola, la quale denunciò per violenza carnale il suo assalitore, dando così inizio ad un processo surreale che per assurdo vide proprio lei salire sul banco degli imputati perchè, in quanto donna giovane e bella, avrebbe agito da “ Eva tentatrice”.Artemisia non è stata soltanto un’ artista straordinaria, ma anche una donna coraggiosa: padrona del suo destino e della sua indipendenza. Con i suoi capolavori rivela la dimensione interiore di un’artista; di un’artista donna.Essa dava alle sue opere non soltanto il colore, ma anche una visione spirituale insieme al linguaggio dell’anima: un linguaggio personalissimo che non si è smarrito nel tempo, grazie al quale Artemisia è arrivata fino a noi. Una prospettiva personale che dà alla sua pittura quella particolarità che stravolge le emozioni più profonde e la fanno vivere attraverso il suo vigore, il coraggio, l’ardimento… a lei uscita da quell’umiliante processo con il marchio vergognoso di “etèra bugiarda “ non restò che cambiare aria e persino cognome, per rifarsi una vita a Firenze, accanto a un uomo che aveva accettato di sposare senza esserne innamorata: solo per mettere fine ai pettegolezzi. Ebbe grandi riconoscimenti alla corte dei Medici dove poté esprimere liberamente la sua genialità; fu così che si guadagnò il privilegio, unico per una donna del ‘600, di essere ammessa alla prestigiosa “Accademia del Disegno” fondata nel 1563 dal Granduca Cosimo I. Il suo stile altamente espressivo fa di lei una rarità nel panorama artistico del seicento anche se il suo talento fu penalizzato a causa delle sue vicende personali. L’artista fu oppressa da quelle esperienze di violenze e tradimenti che segnarono in modo drammatico il suo iter artistico. Senza dubbio, l’atroce sofferenza di Artemisia, la vediamo, quasi la tocchiamo con mano, nella decapitazione di Oloferne: il gesto di Giuditta è un atto di giustizia.Artemisia è stata tradita due volte: in primis dal padre, il quale istituì il processo non per salvare l’onore di sua figlia, ma per riappropriarsi di un quadro che gli aveva rubato il Tassi e poi dallo stupratore. Proprio da suo padre le “ritorna” sempre il dolore più grande. Un filo sottile si è dipanato dalle sue opere, ha attraversato i secoli per dirci che Artemisia non accettò mai un destino che non le si confaceva, ma continuò a coltivare il suo talento e la sua femminilità, nonostante tutto.
Michela Vallese
l libro mi piace anche se non è il mio genere. La lettura è scorrevole. Non conoscevo Artemisia Gentileschi, quindi per me è stato un piacere scoprire la sua storia. Mi spiace solo d’essere stata poco partecipe!!
Anna Nihil
Un romanzo ben studiato, dal punto di vista storico e narrativo. Le nozioni storiche fondamentali ci sono e sono corrette. A volte la narrazione richiede dei tagli, e alcuni personaggi sono finiti in ombra a favore di altri. Ad esempio, con l’intento di costruire un rapporto madre-figlia più diretto e conflittuale, che potesse sottolineare i sensi di colpa per la passione per il lavoro che supera l’istinto materno, tema sempre attuale e di interesse per molte possibili lettrici, l’autrice ha deciso di sorvolare sulla presenza (vera e storica) di altri figli difficili da gestire narrativamente.Artemisia mi è apparsa molto moderna (forse troppo?), di sicuro può essere considerata un esempio di forza, coraggio e perseveranza. Una donna, che nonostante le vicissitudini e i tanti ostacoli del suo tempo, non ha buttato il suo talento e i suoi sogni. Consiglierei questa lettura non solo a chi vuole scoprire la pittrice Artemisia, ma anche a chi è in cerca di motivazione per la sua carriera e ha in cuor suo qualcuno che fatica a perdonare.
Giordana Guadagnini
Biografia romanzata di Artemisia Gentileschi , decisamente troppo romanzata. Oltre a discostarsi in modo eccessivo dalle vicende realmente accadute fornisce un quadro emotivo e caratteriale della pittrice a mio parere molto lontano da una reale biografia. Il lessico è troppo moderno ; è un libro di gradevole lettura ma non ” lascia niente” , giusto un romanzo .
Mariagrazia Dicarlo
Per me è stata una rilettura e come la prima volta mi è piaciuto molto, un bel viaggio nel mondo dell’arte. Artemisia, figlia del pittore Orazio Gentileschi, da cui ha ereditato la passione per la pittura, tanto da diventare pittrice, mettendo tanta passione nel suo lavoro da essere la prima donna ad essere ammessa nella Accademia dell’Arte del Disegno.Però nella vita privata non è stata tanto fortunata, stata violentata e non il padre non l’ha sostenuta come avrebbe voluto, solo per non danneggiare la propria reputazione, e per questo le combina un matrimonio con il pittore, Pierantonio Stiattesi, il quale non accetta che la moglie è entrata in Accademia prima di lui e la tradisce.Mi è piaciuto il linguaggio scorrevole e anche le descrizioni.
Editore: BEAT (25 agosto 2010)
Lingua: Italiano
Copertina flessibile: 320 pagine
ISBN-10: 8865590041
ISBN-13: 978-8865590041
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