Puntuali come sempre tornano i commenti al libro letto in condivisa nel gruppo Facebook Thriller storici e dintorni.
A ottobre siamo andati in trasferta, a Shongau per la precisione, e abbiamo conosciuto un boia “atipico”, una strega, un medico sui generis per il Seicento; abbiamo letto “La figlia del boia”, primo volume della fortunata serie di Oliver Potzsch.
Vi lasciamo ai pareri dei lettori TSD che ringraziamo per la partecipazione!
Trama
Baviera, 1659. Sulla riva di un fiume nei pressi della cittadina di Schongau viene trovato agonizzante il figlio undicenne del barconiere Grimmer. Il tempo di adagiarlo con cura a terra, di esaminargli il profondo taglio che gli squarcia la gola, di scoprire sotto la sua scapola destra uno strano segno impresso con inchiostro viola – un cerchio sbiadito dalla cui estremità inferiore parte una croce – che il bambino muore. Qualche tempo dopo i bottegai Kratz si imbattono, davanti alla porta di casa, nella macabra scoperta del loro piccolo Anton, il figlio adottivo, immerso in un lago di sangue, la gola recisa con un taglio netto. Sotto una scapola del bambino viene trovato il medesimo segno del figlio del barconiere: il cerchio di Venere che simboleggia la donna come controparte dell’uomo, la vita, ma anche la continuazione della vita dopo la morte… il simbolo delle streghe. Peter Grimmer e Anton Kratz si conoscevano. Insieme con la piccola Maria Schreevogl e altri due bambini costituivano uno sparuto gruppo di orfani che era solito frequentare Martha Stechlin, la levatrice di Schongau che vive proprio accanto ai Grimmer. Sicché quando la piccola Maria, la mattina dopo che la madre adottiva scorge, lavandola nella tinozza, il fatidico cerchio sbiadito sulla sua spalla destra, scompare al seguito di una diabolica figura con una mano di ossa, gli abitanti di Schongau non hanno dubbi: la strega assassina è la levatrice, Martha Stechlin. È lei che ha tagliato la gola ai due bambini, è lei che, con un incantesimo, ha chiamato il demonio che ha rapito Maria.
Il destino di Martha Stechlin sembra così segnato. Messa nelle mani del boia di Schongau perché le sia estorta formale confessione, attende di essere spedita al rogo.
Jakob Kuisl, il boia di Schongau, un gigante alto quasi due metri, la barba nera e spinosa, le lunghe dita ricurve simili ad artigli, non crede però alla colpevolezza della levatrice. E con lui non credono che la dolce Martha sia una strega anche sua figlia Magdalena, un’attraente ragazza dalle labbra carnose, le fossette sulle guance e gli occhi ridenti, e Simon Fronwieser, il figlio del medico cittadino, un giovane con la chioma fino alle spalle e il pizzetto spuntato sul mento così ben visto tra il gentil sesso di Schongau.
I tre indagano per cercare di ribaltare una sentenza che sospettano sia stata scritta solo per convenienza politica e, soprattutto, per nascondere una verità inconfessabile. Una verità che, per Jakob, Simon e Magdalena, può emergere solo nel giro di una settimana, il tempo che resta prima che il rogo venga approntato.
Attraverso un’impeccabile e suggestiva ricostruzione storica della società tedesca del Seicento, La figlia del boia conduce il lettore in un’epoca di superstizioni e follie collettive e delinea una stupefacente figura propria di quel mondo: il boia, un uomo temuto, emarginato e, ad un tempo, un esperto erborista e un illuminato.
Martina Sartor
Un romanzo storico con un protagonista eccezionale, rispetto ai soliti, come può esserlo la figura del boia Kuisl. È lui il personaggio che emerge su tutti: un personaggio ispirato ai veri antenati dell’autore, che è sì una figura dal lavoro violento e oscuro, ma che qui mette in luce anche i suoi lati positivi e la sua umanità. Infatti è anche erborista e curatore, studioso di antichi testi di medicina. Magdalena, la figlia del boia del titolo, qui è ancora una figura di secondo piano che probabilmente emergerà di più nel corso della serie (in lingua originale sono già usciti 8 volumi). Altra figura seriale è il giovane medico Simon, che aiuta il boia nella ricerca della verità sul caso dei bambini uccisi e che si innamora della bella Magdalena. Lo stile fluido e scorrevole rende molto veloce la lettura anche nelle parti più descrittive e ricrea abilmente la Schongau del 1600, con le sue superstizioni, la violenza, la caccia alle streghe. I personaggi sono vividi, anche quelli di secondo piano. Certamente continuerò la lettura della serie.
Laura Pitzalis
Senza dubbio un libro che coinvolge, attira, crudo quel tanto da farci acquisire l’atmosfera dei condannati a morte, della caccia alle streghe, della violenza gratuita.Un libro che ci fa immergere e identificare nelle emozioni dei protagonisti, emozioni forti a volte violente a volte dolci, a volte adrenaliniche e a volte serene, dolorose e felici.È con questo giocare sui “contrari” che Potzsch ci vuol far capire che non sempre la realtà è come ci appare, che il “carnefice” non è un mostro, che la “strega” non è una fattucchiera, che autorità giudiziaria non è irreprensibilità.Una trama originale sia come ambientazione, in una Baviera del 1659 dominata da superstizione, caccia alle streghe e paura per il futuro; sia per il mestiere, e per come lo svolge, del protagonista, Jakob Kuisl, il boia di Schongau. Alto e massiccio, ma dalla “voce morbida e melodiosa”, nella sua abitazione, fuori dalle mura di Schongau, possiede accanto agli strumenti di tortura, come il famigerato schiacciapollici, una ricca biblioteca composta di tomi, manoscritti, stampati e rotoli di pergamene che contengono conoscenze antichissime e preziose di anatomia. Il suo aspetto incute terrore e disprezzo alle persone che però all’occasione non esitano a rivolgersi a lui come erborista e guaritore. Una figura storica che mi è piaciuta tantissimo perché leggendo queste pagine ho scoperto la sua vera funzione all’interno della comunità che non è solo dare esecuzione alla pena di morte, deliberata dal tribunale, al colpevole di turno.Un romanzo giallo-storico, approfondito nelle ricostruzioni del panorama sociale e culturale, ben strutturato, con uno stile di scrittura piacevole e scorrevole. La gestione della suspence è ottima e il ritmo incalzante tiene sempre viva la mia attenzione e anche … la mia ansia. Molto bravo Potzsch nella rappresentazione delle atmosfere tetre e nelle descrizioni raccapriccianti ma alquanto realistiche dei luoghi e delle situazioni.Ho trovato eccellente la prima parte del romanzo, dove viene introdotto il protagonista e la sua controversa professione, i retroscena delle esecuzioni e dove viene svelata la parte più umana del carnefice. Di grande impatto le pagine dedicata al processo di Martha Stechlin, le accuse arbitrarie, le torture, le superstizioni della gente pronta a mentire pur di trovare un capro espiatorio per ritornare alla normalità.L’autore si dimostra però molto più bravo a destreggiarsi con la parte storica del romanzo piuttosto che con quella che ha per oggetto il mistero e l’investigazione. La risoluzione del giallo, infatti, appare un po’ debole e semplicistica rispetto al contesto storico narrato, peccato!“La figlia del boia”, nonostante l’ambientazione storica esaustiva, si lascia leggere con scioltezza, anche se, nella mia edizione Kindle, l’impaginazione mi ha creato non pochi problemi con l’assenza di spazi tra i paragrafi: ero catapultata da una scena a un’altra improvvisamente e questo, rallentandomi la lettura, mi ha disorientata e infastidita. Ciò nonostante mi sento davvero soddisfatta da questa romanzo, così diverso dai soliti, di qualità e storicamente ben raffigurato. Un’ultima osservazione riguarda il titolo: ma perché “La figlia del boia” quando questa non mi è sembrata per nulla la protagonista del romanzo ma, almeno per buona metà del libro, quasi una comparsa?
Giordana Guadagnini
Io ho partecipato alla condivisa perché è un libro che avevo già letto e mi è piaciuto rileggerlo . Confermo che mi è piaciuto molto : lessico , trama , personaggi . L’ho trovato avvincente e scorrevole, l’ambientazione storica è accurata e i personaggi sono ben inseriti. Siccome il primo mi era piaciuto ho letto tutta la serie trovando una qualità di scrittura costante. Mi sento di consigliarlo come lettura “relax” di alta qualità.
Michela Vallese
Il libro mi è piaciuto così tanto che ho già cominciato il secondo della serie e acquistato il terzo!! La scrittura è molto scorrevole e avvincente, e l’ambientazione storica della vita quotidiana a Schongau è molto realistica. Jakob Kuisl è un protagonista eccezionale pur fuori dagli schemi. Grazie per avermelo fatto conoscere!!
Sonia Morganti
Un romanzo molto piacevole, con un ritmo armonioso in cui parti più tese e dure si alternano a momenti più rilassanti.La descrizione dell’epoca storica, delle sue dinamiche particolari e di quelle – eterne – umane è molto accurata e pittorica, non c’è mai un aggettivo di meno ma nemmeno uno di troppo.Il punto forte a mio avviso sono i personaggi, che suscitano simpatia e vicinanza per i loro caratteri realistici, pieni di pregi e difetti. La documentazione dell’autore è notevole e “sentita”, visto che Oliver Potzsch è parte della stirpe dei Kuisl, boia per generazioni. Dev’essere davvero emozionante avere accesso alle storie dei propri avi sia tramite documentazione che tramite narrazione: un modo diverso, certo non scientifico ma profondamente emotivo, per conoscerli meglio.
Daniele Chiari
Bella e originale l’idea del boia dal lato umano, bella l’ambientazione e la ricostruzione storica. Per il resto non so…non mi ha preso la storia, e alcune scene sono davvero troppo truculente….
Matilde Titone
Mi spiace essere una voce fuori dal coro. Non mi è piaciuto per niente. Mi è sembrato uno di quei film americani dove il sangue colora tutto. Proprio un’americanata. In ogni caso mi piace partecipare alle condivise perché è interessante scoprire altre chiavi di lettura, chiavi che io non ho o non vedo. Quindi… Alla prossima…
Amico Luigia
Un libro dalla trama avvincente, che ha catturato la mia attenzione sin dalla prima pagina. Personaggi ben descritti e delineati.Ho particolarmente apprezzato la figura del boia, che ci viene presentato dallo scrittore sotto un aspetto se vogliamo più umano, con dei sentimenti che a volte vanno in contrasto con il suo lavoro. Durante la lettura mi ha colpito l’ottima descrizione degli ambienti e della vita dell’epoca, frutto a mio avviso di un’accurata ricerca da parte dell’autore.Unica pecca per me è il finale che ho trovato un po’ scontato. Sicuramente una buona lettura, scorrevole anche nelle parti più dure. In futuro continuerò sicuramente la lettura degli altri capitoli.
Maria Marques
Pensare al protagonista di un libro il cui mestiere è inquietante quale può essere quello del boia, può lasciare un poco perplessi, ma basta immergersi nelle pagine di questo romanzo per vedere la prospettiva dal suo punto di vista .Come sempre indossare le scarpe degli altri, può risultare interessante. Il boia c’è, figura sinistra di una giustizia applicata brutalmente e in modo cruento, ma il vissuto dell’uomo sotto il cappuccio e della sua famiglia emergono con tratti drammatici. Emarginato, allontanato dal resto della popolazione al pari dei colpevoli che giustizia, utilizzato dai maggiorenti della città per fare il lavoro sporco, che colpisce e marchia anche i famigliari, nessuno guarda oltre la semplice superfice… tranne qualcuno. Mestiere di famiglia che si tramanda di padre in figlio e a cui non si sfugge, Jacob Kuisl è un uomo colto ed è anche l’unico costretto a guardare in faccia la realtà. La realtà che vede una innocente accusata di stregoneria e accusata degli omicidi di alcuni bambini. È più facile addossare colpe di qualcosa che è difficile da accettare ad una forza malvagia identificata e incanalata nella figura di una strega, anche se poi questa, è solo una donna anziana, piuttosto che guardarsi intorno e ricostruire pezzo dopo pezzo l’accaduto e andare alla ricerca di un colpevole che spesso è molto più terreno di quanto non si pensi. Personaggi facili da apprezzare, i buoni, ben caratterizzati con tratti a volte ironici, rendono la lettura di questo romanzo gradevole, mentre Jacob cerca di dipanare la matassa degli omicidi e il tempo scorre inesorabile per la povera donna accusata di essi. Uno spaccato di vita sociale, di una cittadina tedesca alla metà del 1600, una borghesia attiva, commercialmente e socialmente che sta prendendo campo e che permette all’autore di inserire personaggi i cui interessi muovono merci e persone lungo il fiume. Il libro sviluppa un buon ritmo narrativo e sebbene parte di una serie, è autoconclusivo particolare che permette al lettore di essere libero nel caso non si volesse proseguire con la lettura delle avventure della famiglia Kuisl.
Sabrina Poggi
Ho partecipato alla condivisa da fan affermata del Boia, infatti ho già letto tutti i libri della serie. Si tratta di letture piacevoli, con personaggi ben caratterizzati e che a me personalmente risultano simpatici. La figura del boia, in particolare, è notevole, proprio perché racchiude in sé la contraddizione di chi è un paria della società e al tempo stesso indispensabile ad essa, tortura e dà la morte ma sa anche curare. L’ambientazione è curata e porta a sentirsi parte della scena, con la descrizione non solo visiva ma anche dei suoni e degli odori. Sono interessanti anche le nozioni sulla medicina e sulle pratiche superstiziose, che all’epoca iniziavano ad essere contrapposte ma ancora indissolubili. Forse proprio la trama prettamente gialla è la parte più debole, ma anche nei romanzi successivi sarà quasi un pretesto per le avventure dei personaggi. Il mio giudizio è ovviamente positivo e aspetto con ansia la prossima uscita!
Roberto Orsi
Un romanzo storico a tratti abbastanza crudo nelle descrizioni di torture e sevizie perpetrate ai danni di creature più deboli. Morti misteriose affliggono la piccola città di Schongau nella Baviera di metà 1600. Le vittime sono dei giovani ragazzi, figli adottivi di cittadini comuni, che trovano una morte violenta in circostanze non definite. Un segno rinvenuto sui loro corpi li accomuna e porta i sospetti sulla levatrice Martha Stechlin. L’opinione pubblica attacca colei che viene considerata una strega e i consiglieri della città fanno buon viso a cattivo gioco, cercando di risolvere in fretta le indagini, prima che qualcuno dal governo centrale voglia capirne di più. Jakob Kuisl, il boia del paese, non crede alle accuse verso Martha Stechlin e, nonostante la sua professione che lo porta a essere evitato dal resto dei cittadini quasi o forse peggio di un appestato, dimostra buon cuore nei confronti della levatrice. Spalleggiato dall’amico Simon, figlio del medico di paese, cercherà la verità tra le personalità più in vista della città.Un romanzo molto interessante, un bell’affresco della società bavarese del periodo, intrisa di superstizioni, credenze popolari, accuse ingiustificate, libri di medicina, conoscenze di mondi inesplorati. Un thriller dai toni oscuri, in un periodo in cui tante furono le vittime delle torture, spesso destinate ad essere solamente capri espiatori di situazioni a cui risultavano in realtà estranee. Bellissime a mio parere le digressioni dell’autore sull’erboristica e la medicina, di cui il boia risulta essere un grande appassionato ed esperto. In questo romanzo autoconclusivo che apre una serie di successo, la figlia del boia, Magdalena, al momento ricopre un ruolo marginale che andrà probabilmente accrescendosi nelle puntate successive.
Maria A. Bellus
La storia prende da subito e ti accompagna per tutto il romanzo con un finale che ti lascia con il fiato sospeso. Ambientazione storica nel 1650 in Baviera con descrizioni precise e coinvolgenti. Le figure di Jakob, un gigante buono nonostante il suo lavoro, di sua figlia, del giovane medico Simon, della povera Martha affrontano con coraggio la sfida ad una società che sta vivendo un periodo storico drammatico di caccia alle streghe e fanatismo religioso. Un romanzo di evasione assolutamente consigliato.
Alfio Verzì
Romanzo che ho particolarmente apprezzato perché presenta un protagonista “nero” in una veste diversa ( anche troppo ) facendone un “buono dentro” che gli conquista la quasi complicita’ del lettore. Più che crudo mi è sembrato volesse mettere in evidenza il contrasto tra la sensibilità del personaggio e l’atrocità delle azioni che è costretto a compiere. Ho trovato la scrittura essenziale e senza fronzoli, come piace a me, con un ritmo abbastanza incalzante! Leggerò anche gli altri.
Paola Nevola
È il primo romanzo di una serie ambientato nel XVII secolo a Shongau una cittadina che si trova sull’antica via Augusta, in Germania, si affaccia sulle rive del fiume Lech che fa da via per il trasporto delle merci.Infatti una delle attività che mettono in rivalità la cittadina con quella di Augusta è quella dei traghettatori e carrettieri.E’ proprio il figlio di un barconiere che viene trovato morto con un taglio alla gola e uno strano simbolo disegnato sulla spalla. Ben presto un altro bambino viene ritrovato morto sempre con quello strano tatuaggio, è il simbolo di Venere accomunato alle streghe. Si viene a sapere che un gruppo di bambini tra cui alcuni orfani frequentavano la casa della levatrice Martha Stechlin. Ed ecco che parte la caccia alla strega, Martha viene sottratta al linciaggio e portata in carcere da Jakob Kuisl, il boia, che non crede alla sua colpevolezza. Insieme alla figlia Magdalena e all’amico Simon giovane medico affascinato non solo dalla bella Magdalena, ma anche dai libri di medicina e dalle boccette di pozioni che il boia tiene nascosti nell’armadio, cerca di salvare Martha dalla condanna a morte. Un uomo illuminato che nella disumanità del suo lavoro cerca di dare un senso di umanità, di compassione, cercando di essere giusto e proteggere le sue vittime dalla violenza gratuita e spesso sadica che prova la gente nelle sofferenze altrui, ne va anche della sua coscienza, benché è pagato per svolgere questo compito ne sente il peso. Ma con i cattivi non ha pietà.La popolazione di Schongau è prostrata dalla guerra dei trent’anni, da pestilenze, carestie e si respira un’aria di precarietà e insofferenza, il cancelliere per calmare le acque ha trovato il capro espiatorio basta torturare e far confessare la povera Martha e tutto si risolverà, soprattutto per nascondere verità scomode.E’ un romanzo che ci sprofonda in un epoca di superstizioni, violenze, per le strade girano torme rabbiose di mercenari pronti a tutto e al soldo di chi cerca una via facile per arricchirsi o per farsi giustizia. Quei bambini hanno visto qualcosa che non dovevano vedere per far sì che la mano del mercenario che incarna il diavolo non abbia pietà di loro e non si fermi neanche di fronte all’innocenza. È un’epoca di ipocrisia, a volte il bene è travestito da male e i male da bene. Il boia e la sua famiglia sono trattati come reietti dalla popolazione, è invece il più saggio, è colui a cui si rivolgono nel bisogno ma di nascosto facendosi il segno della croce e voltandosi quando passa, sua è la mano che tortura e da la morte ma non è colui che la impone. L’autore ce li descrive molto bene quei tempi, così come vengono ben delineati i personaggi che rappresentano la gente e la vita dell’epoca, porta in luce l’animo umano con le sue nefandezze, paure, tormenti, falsità, credenze.Un intreccio ben costruito che crea una bella suspense, se devo trovare un difetto sembra trasparire una smania sulla tortura ma probabilmente è il nesso che lega la serie di libri per via della figura del boia, di cui l’autore spiega alla fine di esserne un discendente. Sarebbe interessante proseguire con altri libri della serie per vedere come evolvono i personaggi principali.
Eliana Corrado
Un buon thriller-giallo storico, originale e inconsueto sia per l’ambientazione (non molti romanzi sono ambientati nella Baviera di metà 600) sia per protagonisti (un boia che “indaga” su alcune strane morti con l’appoggio della figlia e del suo amore impossibile, un medico). L’autore ci disvela il lato umano di un uomo che per il suo mestiere, per tutti sarebbe ed è, simbolo di cattiveria, di sciagure, di anima nera, mentre per lui è solo un lavoro che non intacca la sua anima buona, che lo fa indignare verso le ingiustizie e l’ignoranza al punto che, quando sarà chiamato a torturare una giovane donna accusata ingiustamente di essere una strega e una assassina, farà di tutto per riservarle un trattamento il più indolore possibile e si batterà lui stesso per scagionarla. L’intreccio giallo-thriller è ben congegnato e architettato, il libro ha un buon ritmo senza mai scadere nella narrazione fine a se stessa e nel contempo è un viaggio nel mondo delle credenze (o dovremmo chiamarla ignoranza) dell’epoca, quando bastava un niente per essere accusati di stregoneria o quando è più semplice incolpare il diavolo che cercarlo davvero negli esseri umani. In quanto primo volume di una lunga serie, il libro presenta bene i personaggi al lettore, facendoglieli pian piano conoscere, ma lasciandogli intuire che hanno molto di più da raccontare. E questo è maggiormente vero soprattutto per la figlia del boia, una ragazza che ha l’indole e la determinazione del padre, e la testardaggine di voler essere ciò che vuole nella vita, ma sulla quale pesa il marchio nero di essere solo una donna e per giunta “figlia del boia”: il suo destino è già segnato, dunque. Ci sono diverse parti anche sottilmente ironiche, soprattutto negli scambi di battute tra il boia e il giovane medico, che stemperano il nero delle vicende. Un libro più che gradevole, che solo nell’ultima parte, a mio avviso, si dilunga un po’ troppo nella descrizione troppo minuziosa di alcuni fatti e situazioni (rivelare quale sarebbe spoiler) ma che nel complesso lascia sicuramente la voglia e la curiosità di leggere altri libri della serie.
Giancarla Erba
La storia “La figlia del boia” è ambientata in Baviera nel 1659, nella piccola città di Schongau, dove vive Jacob Kuisl il boia, un uomo disprezzato per il suo lavoro, ma anche molto colto a cui la gente si rivolge perché è anche un bravo erborista e guaritore. Sulla riva di un fiume viene trovato il corpo quasi privo di vita del figlio di un barconiere che ha già perso la moglie e molti figli. Sotto la sua ascella viene scoperto uno strano simbolo dipinto con succo di sambuco. Trascorre poco tempo e viene ritrovato il cadavere di un altro bambino, Anton, che presenta un taglio alla gola, ma anche sul suo corpo vi è quello strano simbolo, il femminile rovesciato che viene scambiato per il simbolo delle streghe.I due bambini si conoscevano e assieme alla loro amica Maria, frequentavano Martha, da tutti conosciuta come la levatrice della città, ma che viene subito considerata la responsabile delle morti dei piccoli e affidata al boia affinché gli estorca la confessione di colpevolezza prima di essere mandata al rogo.Il boia, sua figlia e Simon, il figlio del medico, sono convinti che non sia stata Martha a uccidere i bambini e indagano per portare alla luce la verità.“La figlia del boia” è un libro scritto magnificamente, che vuole portare l’attenzione su fatti che nel passato sono realmente accaduti quando delle donne che erano levatrici e /o utilizzavano rimedi naturali venivano considerate streghe e per questo perseguitate. Molto ben descritti i personaggi, che ci portano nelle strade e nella case di Shongau, attraverso il crescente delirio della caccia alla strega. Un viaggio lungo l’ignoranza e il condizionamento, ma anche attraverso la storia e la genealogia dell’autore, dato che il boia altro non è che un avo realmente esistito di Poetsch. Una storia avvincente che ci trascina con sé impetuosamente , come impetuosa è la ricerca di prove che i due ragazzi e il boia cercano per scagionare la levatrice e fare in tempo a salvarle la vita. Il piccolo sfondo romantico tra Simon e Madgalena è una leggera e tenera parentesi in una vicenda segnata dalla ferocia e dal sospetto.
Costanza Marzucchi
Il romanzo ha un’ambientazione inconsueta, se si considera il periodo scelto. Altrettanto inconsueti sono i protagonisti, personaggi immersi nel loro tempo ma allo stesso tempo controcorrente. La storia e i toni sono a tratti crudi, come molti autori hanno osservato. Si tratta di un thriller storico ben riuscito, che apre ad una serie di romanzi che, a giudicare da questo libro promette scintille. Lo stile è molto scorrevole, anche nella descrizione delle scene più cruente, anche queste ben inserite nella trama. Non è un libro adatto a chi non ama le scene violente, ma è un buon romanzo che merita di essere conosciuto.
Fabiola Màdaro
Non so quanti libri sulle streghe e la loro persecuzione io abbia letto, ma ogni volta provo orrore per ciò che veniva fatto loro. In questo romanzo però, la figura del boia trova uno spazio più umano, un personaggio diverso da come ci si immagina un boia in quegli anni crudi e spietati. Perché se è vero che svolge il lavoro più atroce e macabro di tutti, in questa storia emerge il suo lato umano, la sua bontà, la sua volontà di cercare la vera giustizia ad ogni costo. La figlia del boia, per quanto ricopra (almeno in questo primo capitolo) un ruolo marginale, lascia intravedere la stessa tenacia, la stessa capacità intuitiva e la stessa bontà del padre. Il ritmo del racconto è sempre alto, non mi sono mai annoiata in questa lettura. Un quadro storico ben delineato, dove si percepisce tutta la crudeltà delle torture, della vita e della morte a quell’epoca. La trama decisamente originale, dove il cattivo non è cattivo, la strega non è una strega… perché non sempre ciò che sembra è ciò che realmente è. La vita è fatta di prospettive e la morale di questa storia è secondo me che non bisogna fermarsi alle apparenze, ma scavare a fondo se si vuol trovare la verità. Anche se questa volta ci sono stati molti meno approfondimenti, trovo sempre appagante condividere impressioni e sensazioni durante una lettura condivisa e per questo ancora una volta mi sento di ringraziarvi per questo viaggio fatto insieme!
Copertina flessibile: 432 pagine
ISBN-13: 978-8865591574
Editore: BEAT (30 ottobre 2013)
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un libro scritto piacevolmente, letto d un fiato e veramente non avevo letto nulla dell autore . mi è piaciuto molto. l ignoranza la fa da padrone ma poi vince la ragionevolezza.