Trama
Chi ha ucciso Masaccio? Questo “giallo” assilla la storia dell’arte fino da quando Vasari scrisse che l’appena ventisettenne pittore era stato avvelenato a Roma. Nonostante la giovane età, Masaccio aveva già rivoluzionato la pittura del proprio tempo e, introducendo il realismo e la prospettiva architettonica nelle proprie opere, aveva aperto la strada al Rinascimento. Il quinto volto raccoglie, per la prima volta, gli indizi nascosti da Masaccio in un celebre affresco della Cappella Brancacci a Firenze e, con una carrellata vertiginosa e appassionante, illumina la vita fiorentina del Quattrocento, i suoi artisti e i suoi capolavori. Anni irripetibili (nei quali lavoravano contemporaneamente Maestri quali Brunelleschi, Donatello, Ghiberti, Masolino) che il romanzo restituisce con tutto il vivo sapore dell’epoca. Un avvincente thriller storico: geniali creazioni artistiche e invidie, rivalità e amicizie, intrighi e morte si mescolano seguendo il filo rosso della vita di Masaccio attraversata dal destino dell’arte e da una commovente storia d’amore. I personaggi che compaiono attorno al giovane pittore sono tutti effettivamente esistiti e le vicende realmente accadute. Solo la conclusione scioglie il mistero smascherando l’assassino con un imprevedibile colpo di scena.
Recensione a cura di Roberto Orsi
“La cappella Brancacci… ancora… ancora… quegli affreschi…”
Osservate questa magnifica opera. Si tratta de “La resurrezione del figlio di Teofilo e San Pietro in cattedra” facente parte del ciclo di affreschi della Cappella Brancacci all’interno della Chiesa di Santa Maria del Carmine di Firenze. Per gli studiosi e gli esperti questa cappella rappresenta uno degli esempi più importanti della pittura rinascimentale.
Masaccio e Masolino. Sono loro gli artisti che principalmente lavorarono alle opere che ancora oggi adornano questo luogo incantevole. E proprio questi due artisti, vissuti nella prima metà del XV Secolo sono i protagonisti indiscussi del romanzo di Fabrizio Guarducci edito dalla casa editrice Lorenzo De Medici press.
Un tuffo nell’arte del Rinascimento, in quel periodo che ci ha regalato i più grandi capolavori della Storia. Masaccio, soprannome di Tommaso di Ser Giovanni di Mone Cassai, è probabilmente meno famoso dei grandi Leonardo, Michelangelo e Raffaello, su di lui i romanzi non si sprecano, ma è sicuramente una figura affascinante in campo artistico. Destinato probabilmente a una vita da notaio se avesse seguito quanto richiesto dalla famiglia, Tommaso fin da giovane ha in testa l’arte. Davanti alle creazioni del nonno rimane estasiato, quelle opere gli donano un senso di pace e armonica bellezza.
“Quelle piccole scene dipinte su legno l’affascinavano quanto i racconti di dame e cavalieri del tempo antico e vi rimaneva davanti con gli occhi spalancati a bere ogni minimo dettaglio del colore e del disegno”.
L’arte pittorica con Masaccio subì una profonda rivoluzione, rispetto a quanto visto fino a quel momento. L’artista viene considerato il primo a rappresentare e fissare per sempre la passione umana. Ciò che lui rappresenta nei suoi affreschi è l’Uomo. Masaccio preferiva rappresentare il contadino rispetto al nobile o al signorotto locale. Le espressioni dei soggetti raffigurati nelle sue opere, esprimono l’essenzialità dell’umanità e l’umanità dell’essenza.
La sua opera pittorica viene riproposta in questo romanzo di Fabrizio Guarducci, che ci porta a scoprire la tecnica sopraffina di un artista che ha saputo innovare e rinnovare un’arte intera. L’autore ci racconta la vita dell’artista tra Firenze e Roma, le due città forse più floride dal punto di vista artistico di tutto il periodo rinascimentale. La commessa degli affreschi a Santa Maria Del Carmine lo porterà a collaborare a stretto contatto con un altro artista dell’epoca: Tommaso di Cristoforo Fini, noto come Masolino da Panicale.
Il rapporto tra i due non è idilliaco fin da subito. Le rivalità tra artisti sono all’ordine del giorno in un periodo in cui le commesse da parte di grandi monasteri o signori locali, potevano fare la fortuna di un artista e la disgrazia di un altro. La vicenda si tinge di rosso allorquando Ranuccio, fedele amico e collaboratore di Masaccio, viene ritrovato senza vita ai piedi dell’affresco, pugnalato a tradimento una notte in cui si intrattiene più degli altri per portare avanti il lavoro.
Masaccio non si dà pace, sente di essere lui il bersaglio di tale attentato. Ranuccio ha pagato con la vita una colpa non sua. La ricerca del colpevole per Masaccio diventa un’ossessione che non lo abbandona. Le tinte fosche e cupe del thriller si sovrappongono ai colori meravigliosi impressi negli affreschi dei due grandi artisti che rivaleggiano per un posto nella gloria.
Il romanzo si svolge agli occhi del lettore come un flash back che nasce dalle parole di Giovanni, il fratello di Masaccio, cinquant’anni dopo la misteriosa morte dell’artista avvenuta a Roma, a causa di un avvelenamento. Filippino Lippi, a cui è stata affidata la conclusione degli affreschi della Cappella Brancacci, ritiene di aver scoperto qualcosa che potrebbe far luce sugli avvenimenti di mezzo secolo prima, e si rivolge quindi a Giovanni che aveva collaborato alle decorazioni della cappella.
“Sai come lo chiamavano? Masaccio, proprio così. Masaccio. Come una persona malvagia… ma non era cattivo. Pensava solo alla sua pittura e tutto il resto aveva poca importanza per lui. A volte dovevo perfino ricordargli di mangiare… se ne dimenticava, ecco”.
Ritorniamo per un attimo all’immagine di inizio recensione. La trovo di una bellezza incredibile, i colori sono sgargianti, la prospettiva di insieme quasi unica. L’attenzione dei personaggi tutta rivolta verso le due scene che danno il titolo all’opera. Da una parte la resurrezione, dall’altra San Pietro in cattedra. Eppure, qualcosa “stona” nel totale. Un occhio attento può notare delle particolarità che lascio al lettore scoprire per non togliere il gusto del thriller.
Impossibile non rimanere folgorati dalla bellezza dell’arte, con i suoi messaggi celati tra le pieghe di una veste, il bassorilievo su un capitello o su uno sguardo enigmatico.
“Qui non si tratta solo di un affresco. È la storia di una vita, anzi della vita di Tomaso e della mia. Ascoltami bene. Tutto è cominciato tempo fa proprio su questa strada che parte da Castel San Giovanni verso Firenze, la grande città…”
Fabrizio Guarducci è abile a coniugare con una prosa fresca e diretta, il giusto mix di arte e thriller, inserendo una nota sentimentale nella passione tra Masaccio e Ludovica, donna amata fin dal primo sguardo. Se da una parte ci fermiamo nell’ammirare le opere d’arte di questi grandi artisti nelle quali riversano fiumi di umana bellezza, dall’altra assistiamo ai loro drammi interiori, le invidie, le gelosie, i contrasti e le acredini che ne hanno caratterizzato la vita.
Chi voleva la morte di Masaccio, provocando, forse per errore, quella del fedele assistente Ranuccio?
“Non se ne faceva una ragione, vi rimuginava ogni momento, ripercorrendo i fatti nella mente, cercando di trovare chi lo aiutasse a scoprire, a capire. E invece, ogni giorno, si convinceva di scorgere nei volti altrui un’indifferenza che gli suonava scherno e offesa”.
L’enigma accompagna il lettore lungo le vicende di questo giallo storico di buona fattura, fino all’epilogo finale. Una vicenda ancora irrisolta quella della morte di Masaccio e il mistero che ruota attorno alla sua figura di artista, che ci porta a riflettere su quante simili circostanze possano essere avvenute nel corso della storia. Il lato oscuro di una medaglia di cui oggi ammiriamo, probabilmente, solo la parte più bella.
Copertina flessibile : 221 pagine
ISBN-10 : 8899838003
ISBN-13 : 978-8899838003
Editore : Lorenzo de Medici Press (1 ottobre 2016)
Lingua: : Italiano
Link d’acquisto cartaceo: Il quinto volto