“Thriller Storici e dintorni” ha il piacere di ospitare nel suo salottino letterario l’autore Marco Bonora, emiliano doc, professionista nel campo del vetro per l’architettura ha portato nelle pagine del suo romanzo la grande passione per il medioevo: “Il soffio di Saint Denis” . Prima di accomodarci sul divanetto, conosciamolo meglio…
Marco Bonora classe 1956 vive nella provincia fra Bologna e Ferrara. Completa gli studi presso l’Università di Ferrara in “Scienze e tecnologie della comunicazione” e in Scienze e tecnologie per i beni culturali”.
Manager dell’industria del vetro per l’architettura nel settore marketing e commerciale, da oltre vent’anni si occupa della divulgazione della storia e della manifattura artistica delle vetrate istoriate medievali e contemporanee.
Ha pubblicato saggi sul vetro artistico e contemporaneo e sulle grandi realizzazioni in vetro: -“Il Novecento nell’ arte della vetrata istoriata”, “150 pagine di vetro: come il vetro ha conquistato l’ architettura”, e in prossima uscita “Una Nuova Luce” e “il Vetro 4.0 I grandi progetti “con Cartografica di Ferrara.
Ha pubblicato nel 2019 il suo primo romanzo storico “Il soffio di Saint Denis” con Freccia d’oro Dosso Ferrara.
Presso l’Università degli Studi di Ferrara ha analizzato i processi di degrado superficiali del vetro in funzione del restauro. Partecipa a convegni e collabora con contributi alle pubblicazioni dell’ Association Internationale pour l’Histoire du verre: ” Il vetro nel Medioevo fra Bisanzio, l’Islam e l’ Europa VI-XIII secolo” e con le riviste del settore Architettura e Beni culturali, Rivista IBC Emilia Romagna.
Buongiorno Marco e benvenuto sulle nostre pagine. Nel tuo romanzo “Il soffio di Saint Denis” il protagonista Willelmo racconta le vicende che ha vissuto in prima persona come in una sorta di diario da affidare ai posteri. Come nasce la tua passione per il medioevo?
La mia passione verso il Medioevo si consolida quando per completare il mio primo saggio sulle vetrate istoriate del Novecento e i possibili fenomeni di degrado superficiale del vetro presso l’Università di Ferrara ho dovuto ristudiarmi il periodo d’oro di quest’arte che ormai data oltre mille anni. Il Medioevo pur nelle diversità di valutazione degli storici più quotati copre una parte rilevante di questi due trascorsi millenni, circa nove secoli. Il periodo è pertanto una fonte vasta e inesauribile di ispirazione ma anche di tematiche concrete per certi versi ancora irrisolte del nostro contemporaneo e, se pur in scala diversa, sempre attuali.
Solo per citarne un paio: la costruzione dell’Europa ancora incompiuta dai tempi di Carlo Magno e la difficile strada verso una piena e reciproca tolleranza religiosa. Il Medioevo è a mio avviso un oceano per larga parte inesplorato dove le Vite degli uomini, la Politica, la Storia, l’Arte, la Letteratura, le Università e l’Architettura necessitano una immersione in toto e soprattutto per chi come me è nato e vive al baricentro di un triangolo (quasi) equilatero dove i vertici sono Bologna, Ferrara e Modena. Noi Io respiriamo nel quotidiano anche nei più microscopici centri abitati dove torri merlate, residenze nobiliari, mura storiche e capolavori patrimonio dell’Umanità sono sempre negli occhi: cito solo la Cattedrale di Ferrara o le torri Asinelli e Garisenda o il polo Universitario sempre a Bologna con quasi mille anni di storia, la più antica Università del mondo occidentale.
Willelmo, il protagonista del tuo romanzo, è un esperto soffiatore di vetro. Puoi parlarci di questa professione?
Willelmo, il soffiatore di vetro protagonista di fantasia del romanzo cresce nell’Abbazia Cluniacense di Saint Denis, luogo sacro per la Monarchia francese fin dal VI secolo d.C. e localizzata a nord di Parigi, verrà catapultato sul palcoscenico della Grande Storia da un susseguirsi di circostanze che il destino gli riserverà. Nel suo laboratorio vetrario di fantasia (anche se gli ultimi scavi effettuati dalla Municipalità locale, che ringrazio per avermi fornito diverso materiale documentale, hanno confermato la presenza di un laboratorio vetrario), si fondevano le sabbie. Il fuso viscoso risultante lo si raccoglieva con una canna metallica forata e il soffiatore, soffiandovi all’interno, otteneva un cilindro in vetro che con altre operazioni nel libro raccontate più dettagliatamente era spianato e in seguito raffreddato. Ho immaginato Willelmo con la sua maestria di soffiatore di vetro del nord Europa ricoprire, insieme ai suoi colleghi di bottega e come in uso in quelle terre, vari ruoli fra i quali anche quello del disegnatore sul cartone necessario al taglio e alla successiva pittura del vetro con grisaglie, una mistura di ferro e polvere di vetro per creare le ombre, panneggi, dettagli anatomici ed altro. In Italia invece vigevano diversità sostanziali nelle tecniche e mentre il soffiatore si occupava della manifattura del vetro e dell’assiemaggio della vetrata con i piombi, il disegno e il riportarlo sui singoli tasselli con le grisaglie era appannaggio solamente dell’artista come fece Duccio di Buoninsegna, Francesco del Cossa, il Ghiberti, Il Francia e tanti altri pittori famosi.
Nel tuo romanzo è evidente la passione e la conoscenza dell’arte del vetro istoriato che adorna le magnifiche cattedrali e abbazie intorno al mondo. Puoi raccontarci la storia di queste magnifiche vetrate? Che origini hanno?
Il tema è piuttosto ampio ma sintetizzando diciamo che la premessa affinché la manifattura della futura vetrata istoriata potesse avere avvio è l’invenzione intorno al I secolo a.C. in Palestina della tecnologia del vetro soffiato. Le lastre piane in vetro soffiato multicolore nel IX secolo appaiono pertanto nelle prime costruzioni religiose romaniche dotate di possenti muri in pochissimi esemplari, ma è fra la metà del XII secolo proprio a Saint Denis e fino al termine del Cinquecento che la fortuna di questa forma d’Arte si materializza. Si ha l’esplosione massima dell’applicazione delle vetrate in parete quando proprio partendo da Saint Denis l’Abate Suger, grande amico personale e uomo di fiducia del re francese Luigi VI intuisce una nuova modalità di costruire: alte torri slanciate verso “Dio che è luce” e quindi le pareti delle chiese e delle cattedrali diventano trasparenti. Pilastrature a fasci e archi rampanti adempiono alla funzione statica e le finestre ad ogiva diventano la norma. Qualche secolo dopo si parlerà di stile gotico.
Willelmo vive in pieno questo esaltante inizio raccontandolo con estremo dettaglio e passione. La vetrata istoriata è l’unica forma d’arte che si apprezza in trasmissione con luce posteriore a differenza della pittura ad esempio che si osserva in riflessione. Le vetrate istoriate saranno per secoli il più potente mezzo di comunicazione della cristianità medievale dove per immagini scorreranno santi, re, imperatori, e anche le cronache riguardanti gli eroi della cristianità. Un mezzo di propaganda ineguagliabile per la massa in larghissima parte analfabeta.
Hai mai visitato l’abbazia cluniacense di Saint Denis, protagonista del tuo libro?
L’ho visitata due volte e l’emozione nell’ essere di fronte a diversi antelli posizionati ancora in originale che datano quasi mille orsono è sempre una novità. Inoltre l’abbazia, il primo gotico europeo oggi monca di una torre crollata per un recente evento meteorologico ha sempre un fascino unico nei chiaroscuro e per il clima che si respira di puro medioevo essendo sede delle tombe dei re francesi compreso Pipino il Breve.
Le vetrate originali ormai millenarie e ancora integre a Saint Denis non avrebbero pertanto rappresentato un oggetto d’arredo religioso, certo di grande impatto, ma una intuizione rivoluzionaria e profonda dell’abate Suger in contrapposizione all’altro abate San Bernardo, poi santo, e che Willelmo vivrà in prima persona fino alla seconda crociata da lui raccontata perché da lì ebbe origine.
Oltre a questa abbazia ci sono altri esempi importanti, in Europa e non, dove questa arte è degna di nota?
Ovviamente gli edifici religiosi con estensioni di vetrate istoriate in parete per migliaia di metri quadrati come a Colonia non sono tantissime. Segnalerei fra le tante La Sainte Chapelle e la sfortunata cattedrale di Notre Dame a Parigi, Reims, Canterbury, mentre in Italia San Petronio a Bologna con belle vetrate del Quattrocento e San Giovanni in Monte con un enorme oculo di Del Cossa, oppure a Siena con il famoso oculo sei metri di diametro di Duccio, poi Firenze, il Duomo di Milano, Assisi e Perugia. Si deve poi tenere in considerazione che le vetrate istoriate coprono intensamente diversi secoli fino al Cinquecento con una pausa piuttosto lunga fino al XIX e XX secolo quando prenderà spazio l’astrattismo. Una cattedrale dalle dimensioni ragguardevoli è quella di Metz dove oltre alla presenza di vetrate con stili che rappresentano il trascorrere dei secoli dal figurato classico all’ astratto si possono ammirare diverse interessanti grandi vetrate dell’ artista Marc Chagall per le quali va apprezzato il coraggio mostrato dal parroco che in anni difficili decise di applicare soggetti chiamiamoli “arditi”.
Willelmo ad un certo punto della sua vita viene richiamato nel vortice delle crociate. Sente fortemente il richiamo alle armi per liberare la Terra Santa caduta in mano ai musulmani. Siamo al tempo della prima crociata. Willelmo rimane colpito e stranito dalle atrocità perpetrate dai cristiani nei confronti della popolazione locale. Su quali fonti ti sei documentato per raccontare questa spedizione?
Willelmo vivrà Gerusalemme e tutta la sua lunga vita di soffiatore del vetro a Saint Denis nel mezzo di una rivoluzione artistica e architettonica, così come ci consegnerà le sue riflessioni di uomo di cultura del tempo e svelerà i suoi sentimenti di amicizia, lealtà verso i suoi compagni di viaggio durante i suoi pellegrinaggi armati come fervente cristiano attraverso i diversi filtri che il destino gli offrirà: il dubbio, il dramma, la gioia, il dolore, l’esaltazione. Quanto accadde di terribile a Gerusalemme, (che suggerisco di visitare quanto prima per chi non l’avesse ancora fatto) nel primo pellegrinaggio armato 1096-1099, più tardi denominate “crociate”, fu il frutto da un lato di uomini e donne motivati da incombenti e vitali necessità e con l’obiettivo sincero di liberare il Santo Sepolcro e dall’ altro di ben altre mire di conquista delle Terre di Oltremare da parte dei potenti europei, Chiesa inclusa. Leggere quanto scrissero gli inviati cristiani dell’epoca e le diverse cronache lasciate da chi stava dall’altra parte, quella musulmana, fanno comprendere come “i liberatori” non fecero sconti né ai musulmani né agli ebrei che insieme ai pochi cristiani presenti da secoli nella città vivevano fra loro in un equilibrio di tolleranza. Certo non potremo giudicare con gli occhi e il pensiero degli uomini del terzo millennio.
A quale progetto stai lavorando in questo momento (se puoi dircelo)?
I primi giorni di dicembre uscirà un mio nuovo romanzo storico la cui collocazione nel tempo sarà leggermente successiva alla conclusione ipotizzata abitualmente del Medioevo. Come nel precedente manoscritto, ho tratto ispirazione dai miei viaggi e dalla mia passione per la Storia e per l’Arte, compreso anche i profondi e crudeli avvenimenti nella Società del tempo del primo Barocco, sia nella caratterizzazione dei protagonisti che per le ambientazioni in tre continenti. l’Avventura incastonata nella Grande Storia e nell’Arte italiana, le debolezze e le virtù dei comportamenti umani saranno gli ingredienti principali.
Grazie di cuore Roberto per l’occasione che mi hai offerto.
Grazie a te Marco per averci portato in questo meraviglioso viaggio nel mondo medievale. Lascio di seguito tutti i riferimenti al tuo romanzo “Il soffio di Saint-Denis”.
Trama del romanzo
A cavallo fra XI e XII secolo in pieno Medioevo, all’alba dell’epopea delle prime Crociate e della grande rivoluzione architettonica, frutto dell’intuito di un influente monaco francese amico fraterno dei Re di Francia, un esperto soffiatore di vetro e artista pittore di Vetrate Istoriate di nome Willelmo, protagonista e narratore nel romanzo della sua vita, viene risucchiato nel vortice della Grande Storia che influenzerà proprio in quel secolo il destino del mondo conosciuto. All’interno dell’Abbazia cluniacense di Saint Denis, sacra alla corona francese, e della Città Santa di Gerusalemme, Willelmo avrà l’opportunità di vivere, fra gli accadimenti professionali, i molteplici avvenimenti della sua intensa storia personale dalle altalenanti fatalità che lo porteranno a conoscere imperatori, re, papi, prìncipi, condottieri, abati e futuri santi del suo tempo. La brutale violenza, esplosa in Terrasanta fra cristiani, ebrei e musulmani nella liberazione di Gerusalemme nel 1099, darà spazio all’odio e a tragici mai dimenticati efferati delitti di affetti insostituibili, ma che faranno emergere prepotentemente sul palcoscenico della vita i valori e i veri sentimenti umani puri e sinceri: quelli che restano per tutta la vita.
Copertina flessibile : 168 pagine
ISBN-10 : 8832015447
ISBN-13 : 978-8832015447
Editore : Casa Editrice Freccia d’Oro (1 gennaio 2019)
Link d’acquisto cartaceo: Il soffio di Saint Denis