Trama
I primi vagiti della scienza e del metodo sperimentale furono accompagnati da diffidenza e sospetti di pratiche occulte; le menti più acute del XVII secolo come Galileo e Keplero non ne rimasero immuni. Ma che cosa sarebbe accaduto se a tali approcci si fosse arrischiata una giovane donna? Praga, agli inizi del XVII secolo, era la capitale dell’impero governato da Rodolfo II d’Asburgo, sovrano visionario, anarchico, amante delle arti, delle scienze e dell’alchimia. Presso lo Hradschin convergevano scienziati come Tycho Brahe e lo stesso Keplero, artisti, occultisti, ma anche ciarlatani, truffatori e lestofanti provenienti da tutta Europa. Proprio in quegli anni si tenne a Praga pubblica dimostrazione delle potenzialità della “lanterna nera”; il dispositivo, antenato del cinema moderno, proiettava immagini che atterrirono gli spettatori dando origine a un’esplosione di paura. Dietro questo portento si cela la storia di Elke e della sua straordinaria impresa. Un romanzo che conduce il lettore nel pieno del Seicento, facendogli conoscere da vicino una vicenda a molti sconosciuta.
Recensione a cura di Matteo Palli
Dalla notte dei tempi è insito nell’essere umano il terrore dell’ignoto, la paura per tutto ciò che non si conosce o soprattutto che non si può capire o spiegare.
La storia dell’umanità è piena di geni, di pensatori e di precursori la cui unica colpa è stata quella di essere nati troppo presto. Di essere cioè, “troppo avanti” rispetto al mondo sul quale camminavano e troppo evoluti rispetto alle menti con cui dividevano tale mondo. E quanto ha sempre fatto (e fa ancora) paura l’intelligenza? La capacità di porsi domande, di essere curiosi e di cercare di andare oltre le apparenze e le consuetudini. E
come reagisce l’uomo di fronte a ciò che non comprende, a ciò che per limiti lo spaventa? Le menti evolute, con passione, voglia di apprendere e naturale curiosità. Quelle chiuse, con paura, prevenzione e cattiveria.
In questa premessa c’è tutto il romanzo che con piacere ho letto. L’autore ci racconta
l’Europa dei primi anni del 1600 tra Ginevra e Praga. Città moderne ed evolute (per quei tempi) frequentate da personaggi che faranno la storia, ma terribilmente chiuse al nuovo e preoccupate di perdere le proprie esigue certezze.
Non diventa difficile quindi per i giovani protagonisti stupire e attirare le attenzioni. Lui, profondo conoscitore e costruttore di orologi e di lenti di ogni genere, lei, la giovane Elke, visionario genio della matematica, capace di trasformare sterili calcoli in impossibili procedimenti da applicare alla direzione della luce per cercare di svelarne i misteri. E se sei donna e anche dal fisico infelice e menomato il passaggio da “genio incompreso” a “pazza governata dal maligno” e meritevole di torture da parte di una cattiva e retrograda inquisizione è veramente rapido.
A cosa erano servite la mia vita, i miei sforzi, a cosa erano servite le sofferenze inumane di Elke se tutto quello che la sua mente aveva prodotto era andato perduto a causa della paura, del terrore umano che un’intelligenza alberghi in un corpo deforme piuttosto che in uno sano o in un corpo femminile piuttosto che maschile? Non è forse Dio libero di distribuire i suoi doni a chi vuole? O deve Dio obbedire alla folle mediocrità degli uomini?
E se le cosiddette menti evolute sono spaventate da tali doti e auspicano di trattare la protagonista come un animale da circo, come il pezzo più pregiato da mostrare dal mecenate di turno,
sono gli ultimi, i reietti della società che adottano, amano e seguono con passione Elke e il fratello. In una visione molto bella e ambiziosa della società più bassa e sporca di Praga nasce “La cattedrale degli stracci”. Un fabbricato fastiscente abitato da delinquenti e senzatetto che diventa il luogo dove, con la massima armonia, e con una visione modernissima del concetto di riciclo (non si butta via nulla, ogni cosa può servire…) le idee e le invenzioni vorticano senza tregua. Ogni ultimo è ben accetto. Ognuno ha il suo ruolo in una micro-società purtroppo utopica, ma piena di fascino e di emozioni. Le pagine scorrono, verso il finale aspettato. Non quello voluto, ma probabilmente l’unico possibile.
Il tutto raccontato in modo elegante e spesso anche poetico.
L’innocenza è un tesoro inestimabile che si possiede da bambini, si dilapida da adulti e si rimpiange da vecchi; se sapessimo giungere innocenti alla morte, ci potremmo beffare di lei come di un innocuo fantoccio. Ma l’esistenza è una congiura a cui gran parte di noi partecipa:partoriti alla vita, vi siamo spinti come in un’arena dove si combatte o un teatro dove si recita. Da quel momento inizieremo a spogliarci dell’innocenza per rivestirci di maliza ed egoismo; del resto ogni commedia esige i suoi abiri di scena.
Se l’obiettivo di un libro deve essere quello di coinvolgere, emozionare e permettere di credere, durante la lettura, che ogni cosa sia possibile, non mi rimane che fare i complimenti all’autore. Il risultato è ottimo.
Copertina flessibile: 168 pagine
Editore: Arkadia (18 maggio 2020)
Collana: Eclypse
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8868512467
ISBN-13: 978-8868512460
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