In occasione del cinquecentenario della morte del grande Maestro Raffaello, TSD ha dedicato una lettura condivisa proprio a lui. Il libro scelto per il mese di Giugno è stato “Un amore di Raffaello” di Pierluigi Panza edito da Mondadori. Di seguito i commenti di chi ha partecipato alla lettura insieme. Sicuramente un libro che ha diviso l’opinione dei lettori!
Cinquecento anni fa, in Italia, ci fu una esplosione di creatività che cambiò il mondo nel nome della bellezza. Il suo profeta fu Raffaello, ritenuto dai suoi contemporanei un nuovo Cristo.
In questo romanzo, attraverso la voce di Margherita Luti, la celebre “Fornarina”, gli ultimi cinque anni di vita e la storia d’amore del grande pittore urbinate vengono raccontati come non era mai stato fatto prima, e ci vengono restituiti il suo ideale di bellezza e la sua figura artistica.
Bellezza e amore nel Rinascimento sono assai più vicini all’idea che se ne ha oggi. Sesso e potere sono il motore della Roma di papa Leone X nella quale Raffaello è il principe dei pittori, amato da tutti e amante di tutte. Nella dolce vita della Roma del 1515-1520 ritroviamo molte storie di oggi, come quelle della divisione tra popolo ed élite, del rapporto tra sesso e potere, del #metoo, delle feste galanti, delle morti misteriose e delle nuove cortigiane. Ma la leggenda dell’amoroso Raffaello e della Fornarina testimonia la forza e il potere dell’amore e rivela chi è nascosto dietro ai volti delle Madonne dipinte dal pittore, offrendoci un modo affascinante per avvicinarci alla Storia dell’arte.
Nel 1985, in Rinascimento privato, Maria Bellonci fece raccontare da Isabella d’Este, la donna più colta del Rinascimento, i grandi avvenimenti del suo tempo. Oggi un’altra donna, la popolana Fornarina, racconta la vita quotidiana dello stesso periodo a fianco del grande pittore.
Dopo il premio Selezione Campiello nel 2008 per la “vita scellerata” di Giovan Battista Piranesi, Pierluigi Panza torna con un’altra inedita storia di letteratura artistica.
Michela Vallese
Purtroppo ha deluso le mie aspettative. Il libro si legge molto velocemente, ma quel che rimane è ben poco. Probabilmente non sono così romantica da apprezzare tutto questo amore platonico.
Noelia Costa
In base al titolo mi aspettavo un romanzo diverso, con protagonista Raffaello e non una storia raccontata da punto di vista della Fornarina, modella del maestro.
Detto ciò, la storia di per sé non mi ha coinvolto tanto, ho avuto l’impressione che narrasse di una infatuazione adolescenziale di una ragazzina nei confronti della “star” dell’epoca che in un certo qual modo se ne è approfittato.
Invece ho davvero apprezzato il contesto in cui tutto si è svolto, la splendida Roma. L’autore è riuscito a descrivere perfettamente ogni dettaglio della città eterna, sembrava quasi che passeggiassi tra le sue strade. Un altro punto a favore è dato dal fatto che tra le pagine si trovassero le immagini dei dipinti dell’artista che davano quel tocco in più ad ogni descrizione (peccato che nel Kindle risultassero in bianco e nero, non so se nel cartaceo)
Per concludere posso dire che questo libro mi ha lasciato un po’ in bilico, non saprei dire se nel complesso mi sia piaciuto o meno.
Fabiola Màdaro
Un romanzo particolare, forse il titolo non proprio azzeccato, ma non posso dire che mi abbia deluso. È il racconto della vita di un grande artista visto da un’angolazione diversa, non convenzionale. A volte ho avuto la sensazione come se i discorsi fossero un po’ forzati, o come se mancassero parti. Come di un editing frettoloso, ma sono stati casi sporadici. In linea di massima l’ho trovato scorrevole, la storia è raccontata in prima persona dalla Fornarina, modella “di punta” del grande pittore. Colei che ha prestato il suo volto, il suo sguardo, il suo corpo a moltissime opere dell’artista e che ha intessuto con lui una storia d’amore particolare. Un amore forse unilaterale, sfruttato, di comodo magari per l’artista, o forse no, ma comunque un amore vero. Ciò che ho apprezzato di più è l’ambientazione e la descrizione dettagliata di una Roma in cui ci si perde come se la di stesse realmente attraversando. Anche le descrizioni delle opere, di cui il libro offre comunque una bella serie di immagini a corredo, sono state molto apprezzate, perché andavano a scavare nei dettagli. Molto interessante anche il racconto di come si creavano le basi per le tele, i colori e le varie preparazioni per eseguire tali opere. Non posso dire che sia un capolavoro, ma il libro mi è piaciuto.
Laura Pitzalis
Forse avevo delle grandi aspettative su questo libro e forse per questo mi ha lasciata un po’ delusa.
Il diario di una giovane ragazza innamorata e gelosa, senza nessun approfondimento al periodo storico, senza nessuna descrizione o evento che potesse suscitare qualche piccolo sentimento di gioia, di paura, di ansia … insomma nessuna emozione.
Unica eccezione il senso dell’olfatto, questo sì che mi è stato stimolato. Descrive case, vie, luoghi ma non li vedo, li sento: sento l’odore delle candele, del pane, dei fiori ma soprattutto quelli grevi dei vicoli, delle stalle, dei tuguri, dell’umanità.
Però, riflettendoci ora a mente fredda, questo non far esprimere ad alcuni personaggi pensieri non consoni alle loro presumibili capacità, per dire qualcosa di più sull’arte e sulla vita è , forse, un qualcosa voluto dall’autore: la Fornarina è un’umile ragazzina del popolo, non si può che farla esprimere con in linguaggio semplice conforme alle sue conoscenze. E sì perché è lei la voce narrante del romanzo. È lei che ci racconta gli anni passati al fianco del maestro sia come modella ma soprattutto come amante.
Se la trama del romanzo non è stata all’altezza delle mie aspettative, non posso dire lo stesso per quanto riguarda la genialità dell’autore ad inserire nel testo i quadri e i loro particolari, mentre vengono descritti: veri e propri camei di storia dell’arte.
Come anche l’inserimento, che ho molto apprezzato, di qualche sfumatura d’antico fornita dalla lettura di una lettera o dal recitare una preghiera.
Lo stile narrativo è fluido e piacevole anche se ho trovato i dialoghi un po’ dissonanti, alcuni li ho dovuti rileggere perché mi sembravano insensati con quel passare da un argomento ad un altro senza una conclusione logica. Come anche la costruzione di alcune frasi, utilizzando giri di parole, incastrando frasi e parole esprimendosi con reticenza o ambiguità. Un “ dire ma non dire”.
Ma forse anche questo è voluto dall’autore, forse per il fatto che le fonti sulla vita di Raffaello non sono tante e mostrano tante lacune che sono colmate con leggende, ipotesi, congetture.
Marinella Galbiati
Le descrizioni di Roma sono la parte che “salverei” del romanzo. Non amo leggere storie d’amore (a parte quelle di Jane Austen e delle sorelle Bronte) quindi la trama non mi ha preso. il linguaggio attribuito alla Fornarina l’ho trovato decisamente troppo moderno. Un romanzo che non mi ha coinvolto molto.
Eufemia Griffo
Ho scorto molta poesia in questo libro.
Nel linguaggio, nel sentimento che Margherita Luti prova nei confronti di Raffaello, nel modo in cui la ama.
A modo suo, perché il maestro è attratto dalle bellezze femminili. Sovente gli ispirano le famose tele e ogni donna, riveste un ruolo importante, nella sua pittura.
“Sembrava che gli dei pagani fossero venuti ad abitare sulle rive del Tevere. Nessuno prima di Raffaello, aveva dipinto così tanti corpi bramosi, tanta esibita bellezza.”
La celebre Fornarina si rivela poco per volta, rivestendo un ruolo centrale nella storia, che racconta lei stessa. Sullo sfondo c’è la Roma di quegli anni, e attraverso le sue parole, riviviamo gli ultimi anni della vita del Maestro, gli anni della gloria, durante i quali lavora per due papi e ricchi committenti, tra cui il banchiere Agostino Chigi.
Tutti vogliono Lello, come lo chiamano in bottega. È bello, venerato come un dio ed è ricco.
Ma nel 1520, Raffaello muore e a Margherita rimane la consapevolezza di non poter più vivere senza il suo amore. Si reca quindi nel monastero di Sant’Apollonia per non uscirne mai più.
Un libro sull’amore, sulla gelosia, sui fasti di quel tempo e l’ascesa di un genio della pittura.
Il linguaggio utilizzato è assolutamente consono con la descrizione dell’epoca.
Il mio giudizio è in generale positivo, anche se non mi ha presa come mi aspettavo.
Eliana Corrado
Una lettura molto scorrevole e veloce, gradevole per certi aspetti, deludente per altri, entusiasmante poco.
Forse il titolo è in parte ingannevole, o forse mi aspettavo io di più. “Un amore di Raffaello” non è Raffaello raccontato dal punto di vista della Fornarina, sua modella nonché protagonista di uno dei quadri più famosi dell’artista, quanto piuttosto l’innamoramento prima e l’amore dopo, ossessivo, geloso e pretenzioso di Ghita che viene “comprata” dal pittore principe del Rinascimento.
Ghita è figlia di un fornaio, una appena adolescente ignara di ciò che significa il mondo dell’arte e, soprattutto, dell’amore e che spera e aspetta, ingenuamente un matrimonio impossibile, una vita col pittore
Le pagine e i capitoli scivolano via leggeri senza lasciare su di me alcuna impronta per buona parte del libro, parte in cui Raffaello non c’è se non negli occhi di Ghita e in cui le sue opere e i suoi “traffici” artistici e coi committenti; un Raffaello che non emerge mai da una tela in cui è, questa volta relegato a fare il fondale.
Unico, a mio avviso, capitolo meraviglioso è il penultimo dove, paradossalmente, il morente Raffaello si prende la scena davvero e diventa attore protagonista pur se con pochissime battute. La sua misteriosa e improvvisa malattia, la sua agonia, l’incertezza di ciò che sarà sono per me il momento più solenne e più del libro.
Seguiamo dunque la vita di Fornarina, più che quella di Raffaello (e io mi sarei aspettata quest’ultima) che pur emerge, certo, ma non come mi sarebbe piaciuto.
Anche le sue opere, molte, esposte nel libro anche con delle tavole in bianco e nero (almeno sul kindle sono tali), sono narrate ed esposte o da Ghita (è tutto e solo suo il significato e la genesi del noto ritratto della Fornarina, e quindi da ignorante della materia sorge la domanda: è l’interpretazione giusta?), o dai collaboratori di Raffaello.
Si conclude poi con la Ghita dopo la morte di Raffaello… e qui, pur apprezzando il contesto storico, sociale e religioso dell’epoca, ci sono forse finzioni o ipotesi un po’ troppo azzardate, ma non per questo inverosimili.
Un libro che non mi sento di etichettare come una non buona lettura, ma che va approcciato con la consapevolezza che si troverà dentro altro, e soprattutto poco Raffaello.
Dora Masi
Lettura scorrevole e storia affidata alla musa di Raffaello, la “Fornarina”. Un lungo racconto che parla del suo amore per il pittore e ci permette di sbirciare dietro ai grandi capolavori che conosciamo del maestro. C’è una forte consapevolezza femminista fra le righe e un’erudizione che stonano con i miseri natali della voce narrante. Raffaello, inoltre, è sullo sfondo, non protagonista ma oggetto dell’amore della Fornarina, che sembra spesso unilaterale. Complessivamente piacevole e scorrevole.
Sonia Morganti
Ho bevuto questo libro come un bicchiere di acqua liscia, descrizione che ne evidenzia i punti di forza che, per alcuni versi e in base ai gusti, possono anche essere punti deboli.
Bellissimi, pittorici e luminosi gli scorci di Roma; le descrizioni dei quadri trasmettono tutto il senso del magnifico che doveva cogliere una ragazza giovane e semplice come Ghita, davanti alle creazioni di Raffaello.
Lui è il “santo della bellezza”, il “Gesù dei pittori”. Amato dalla gente e dai potenti, ama la vita e di rimando le donne.
E’ un uomo del suo tempo, eppure un uomo nuovo. Uomo di nuovo, anzi. Raffaello è quasi un Adamo in un mondo che si riscopre giardino di delizie e la sua Fornarina, Margherita, diventa la Donna.
“Mi osservava più con stupore che con bramosia, come una Eva senza peccato. Cercava la bellezza nelle carni, nell’espressione, voleva avermi così, in quell’immagine per sempre.”
Ma chi è questa fanciulla? Figlia di un Fornaio, modella e poi amante, si è sempre sentita dire che essere femmina è cosa mala e triste e che gli uomini sono fiere crudeli. Ma con Raffaello scopre un mondo dove la miseria della sopravvivenza quotidiana, dell’abbrutimento, non esistono.
“Lello non era uguale agli altri (…) non ho mai visto tanto amore come in lui.”
Non mancano le invidie, le malattie, la morte. Ma c’è spontaneità nella ricerca del piacere, c’è grazia, levità, passione. Tutto è puro per i puri e in un mondo devoto al bello non si può essere altrimenti.
“Devo capire ogni bellezza” ripeteva “Altrimenti, come posso dipingerla?”
Questi sono i concetti che più ho amato del libro.
Lo stile di scrittura è piano, scorrevole ma tiepido e forse un po’ impersonale, specie nei dialoghi. Diciamo che in generale mostra standard elevato ma uniforme. Una prosa impeccabile, che però va sul sicuro, senza guizzi né bollicine o incendi. Ho finito il libro in due giorni.
Maria Marques
Margherita Luti, figlia di un panettiere di Trastevere, viene notata da Raffaello. In poco tempo la sua vita cambierà radicalmente, diventerà una delle modelle dell’artista che la ritrarra’ in alcuni quadri celeberrimi, perdendo quasi la sua connotazione anagrafica, per diventare “La Fornarina”. Margherita non sarà solo una delle modelle ma diverrà anche l’amante di Raffaello ed è su questa storia storia d’amore che si basa il romanzo. Margherita racconta il suo amore verso Raffaello e nello stesso tempo il mondo che lo circonda. Un mondo prende vita tra le pagine del romanzo , con la descrizione della bottega e di tutti coloro che vi gravitano intorno apprendisti, collaboratori, servi ma anche modelle e cortigiane.
La Roma del periodo torna in vita con i ricchi committenti che abbelliscono chiese e fastosi palazzi grazie al genio e alla creatività di Raffaello, e di tutti gli altri artisti che capolavoro dopo capolavoro, la resero unica ed eterna.
Margherita guarda, impara sulla propria pelle che cosa significa innamorarsi di un artista, condividerlo suo malgrado con altre modelle e riconoscere le loro fattezze negli affreschi, nei quadri, lasciando spazio alla gelosia, all’insicurezza emotiva, sino al tragico epilogo che porterà alla morte Raffaello.
Sinceramente prima della lettura pensavo a una storia completamente diversa, ragion per cui all’inizio mi ha lasciato perplessa, con una punta di insoddisfazione per poi ricredermi rileggendone il titolo. È il sentimento che la Fornarina prova verso Raffaello il filo conduttore. Tutta la storia, inclusa l’arte e i dipinti vengono vissuti e narrati attraverso gli occhi di lei. Raffaello è una figura di sfondo che assurge a protagonista proprio nel momento della sua improvvisa morte. Un Raffaello non protagonista, che alla fine il lettore finisce per spiare proprio come Margherita per coglierne gesti, parole, ma tutto filtrato sotto la lente del sentimento. Un romanzo che si legge rapidamente e comunque gradevole.
Costanza Marzucchi
Il romanzo è estremamente scorrevole ma confesso che non mi ha preso molto. L’idea di narrare Raffaello ed il suo genio artistico dal punto di vista della sua Musa è interessante ma, pur apprezzando alcuni elementi della storia, non ho potuto fare a meno di non gradire altri della medesima. La trama. non sempre lineare, traballa in alcuni passaggi. Il tema centrale della vicenda è l’amore di Margherita Buti per Raffaello, un’unione che unisce, nelle intenzioni dell’autore, l’amore tre i due come persone e il sodalizio artistico ma se il primo aspetto è abbastanza riuscito, il secondo è molto meno solido a mio parere, così come l’impianto della storia stessa, a tratti eterogenea e discontinua a causa di episodi secondari non perfettamente incastrati nella trama. In alcuni passaggi ho avuto l’impressione che l’autore calcasse troppo la mano su determinati aspetti, con un gusto per l’eccesso di pathos che non approvo ed è forse questo l’elemento che ho meno apprezzato di questo romanzo. Ugualmente lo consiglio perché anche se non ho amato molto alcune scelte narrative di Panza, penso che sia comunque un romanzo che può offrire qualcosa di bello, come una buona prosa. Un aspetto da non sottovalutare nel panorama editoriale italiano attuale perché dimostra che con una scrittura piacevole si può bilanciare, sia pure parzialmente, un contenuto a mio parere non proprio eccelso.
Maria A. Bellus
Una lettura piavevole , il romanzo scorre veloce senza in realtà troppo entusiasmo.
L’io narrante è Margherita, la bella fornarina, una ragazza musa del grande Raffaello, che ci racconta gli ultimi cinque anni di vita del pittore. Belle le descrizioni della vita quotidiana in una Roma rinacimentale del 500.
La fornarina ci fa conoscere un Raffaello visto dai suoi occhi di ragazza innnamorata con le sue inquietudini, le sue gelosie, l’ansia continua di perdere le attenzioni dell’uomo che ama.
Alfio Verzì
Una povera ragazzina venduta racconta la propria “gratitudine” soprattutto fisica al suo famoso e fighissimo compratore che la tratta come una schiavetta sessuale; il tutto vivendo in una specie di promiscuo centro sociale dove succede di tutto. Libro da dimenticare!
Monia Fratoni
Ho letto questo romanzo perchè sono affascinata dalla vita e dalle opere di Raffaello. Premetto che ultimamente preferisco sempre di più i saggi ai romanzi ma, se ben scritti, quest’ ultimi mi catturano ugualmente. Questo libro però non ha catturato la mia attenzione. La lettura è scorrevole ma non ho sentito il contesto storico dell’epoca, la caratterizzazione dei personaggi (soprattutto di Raffaello che è davvero inverosimile come personaggio storico con quell’improbabile soprannome “Lello”), le sfumature dei dialoghi dell’epoca e infine non mi è arrivata la forza di questo amore ” vero o presunto che sia stato” tra la Fornarina e Raffaello. Anche Margherita, voce narrante della storia, non emerge come donna amata da Raffaello ma figura come una ragazzina troppo “moderna” per l’ epoca (almeno questa è stata la mia sensazione) così come il linguaggio usato. Roma, con le sue contraddizioni e le sue bellezze, sicuramente molte intense nel Cinquecento, rimane sullo sfondo come uno scenario secondario e stereotipato. Anche le immagini delle opere sembrano prese da qualsiasi manuale di storia dell’arte e non apportano novità narrative rilevanti. Mi è sembrato sinceramente un prodotto editoriale di marketing, un romanzo scritto per far vendere nell’anno raffaellesco del cinquecentenario della morte del pittore (che è legittimo fare ma da lettrice non amo). Ho avuto questa sgradevole sensazione di banalità nella strutturazione del romanzo. È una mia considerazione molto personale naturalmente, ma per trovare una cosa positiva, posso dire che la lettura risulta molto fluida e si legge velocemente.
Paola Nevola
Tutti conosciamo il famoso dipinto di Raffaello “La Fornarina” e dopo aver letto questo romanzo lo osservo con uno sguardo diverso, con gli occhi dell’amore. Vedo gli occhi languidi, il sorriso leggermente malizioso, la posa del corpo rilassata e seducente e il gesto delle mani invitante come viene descritto nel libro
È di Margherita Luti la voce narrante che ci descrive la sua storia di fanciulla popolana e sognatrice che viene ceduta dalla famiglia alla Bottega di Raffaello per posare e divenire sua modella. È con quegli occhi innamorati che viene raccontato Raffaello. Raffaello è come un divo: bello, famoso, veste elegante e porta con sé un seguito di amici. I suoi occhi sono offuscati dall’ingenua gelosia per le sue amanti, perché Raffaello amava le donne, ne sublimava la bellezza in tutte le sue “Madonne”.
È molto verace la Roma che ci viene rappresentata, il popolo che la vive tra i vicoli e le locande, la grande bellezza dei palazzi come la villa Farnesina del Chigi.
Il libro è correlato di immagini in bianco e nero a completare le descrizioni delle opere che inducono il lettore all’osservazione dei dettagli e ad un eventuale approfondimento.
Non sappiamo quanto ci sia di vero, diversi sono i pareri sulla Fornarina e sulla morte di Raffaello, ma il libro offre una verità piacevole con una lettura semplice e scorrevole. Ho trovato bello e intenso il finale con l’amarezza per la prematura scomparsa di Raffaello perché con lui se ne è andata parte della grande bellezza artistica ma che ancora vive nelle magnifiche opere. Ho provato un po’ di mestizia per l’unica scelta di vita possibile e decorosa per Ghita e un sorriso per il significato che hanno acquisito i rinomati Puttini.
Rimango divisa tra il fatto che mi sarebbe piaciuto leggere più di Raffaello come artista e la consapevolezza che nulla poteva essere detto di più dalla genuina delicatezza di Ghita sul suo amore di Raffaello.
Alessandra Ottaviano
Ci sono storie d’amore che “sento” più di altre e che leggerei all’infinito, la storia tra Raffaello e Margherita è una di queste: sicuramente rientra tra gli amori più celebri della storia dell’arte, ed è stato fonte di ispirazione per innumerevoli artisti e letterati nel corso dei secoli.
L’autore celebra contemporaneamente il genio di Raffaello e questo sentimento, calandosi nei panni di Margherita Luti, figlia di un panettiere di Trastevere, e per questo, soprannominata “la fornarina”, leggendaria modella e amante del pittore. Attraverso di lei, con narrazione in prima persona e ricca di pathos, Panza ci mostra la Roma del tempo, e con lei riviviamo gli ultimi anni della vita del maestro, gli anni della gloria, durante i quali lavora per due papi e ricchi committenti, tra cui il banchiere Agostino Chigi per il quale decora la “loggia di Psiche” di Villa Farnesina, un capolavoro senza eguali:
“Sembrava che gli dei pagani fossero venuti ad abitare sulle rive del Tevere. Nessuno prima di Raffaello, aveva dipinto così tanti corpi bramosi, tanta esibita bellezza.”
Nelle pagine di Panza l’alacre bottega di Raffaello prende vita in un via vai di apprendisti, collaboratori, servi, modelle, committenti e celebri cortigiane. L’artista la nota per caso, il classico incontro del destino, e la prende con sé, introducendola in un mondo completamente diverso dal suo. Margherita, fa i conti con la bruciante gelosia che prova per le altre donne del maestro, una su tutte Marietta Dovizi, nipote del potente cardinal Bibbiena e promessa, o per meglio dire, imposta sposa di Raffaello. (matrimonio che, per altro, non verrà mai celebrato)
Il romanzo è un piacevole viaggio nella Roma rinascimentale, nella bellezza, anche grazie alle raffinatissime descrizioni delle opere d’arte citate. Tuttavia nel 1520 la brusca e improvvisa dipartita di Raffaello, getta Margherita nella disperazione: la donna conscia di non poter più vivere senza il suo amore, si chiude nel monastero di Sant’Apollonia per non uscirne mai più.
Ma nella storia resterà sempre, a memoria imperitura, un silente testimone di quel forte legame, la tela che la ritrae e che possiamo ammirare a palazzo Barberini, dove essa ci guarda con occhi maliziosi custodi di un amore segreto…
“Cercava la bellezza nelle carni, nell’espressione, voleva avermi così, in quell’immagine per sempre, con quel ritratto mi veniva concesso in sorte un frammento d’immortalità … mi aveva fissata così perché ai suoi occhi non invecchiassi mai. Lui, osservandomi, si sarebbe ristorato quando voleva. Aveva fermato il tempo dell’Amore.”
Roberto Orsi
Questo libro di Pierluigi Panza è come se avesse due marce. La parte relativa alla passione e il sentimento tra la Fornarina e Raffaello non mi ha entusiasmato molto, i dialoghi mi sono risultati un pochino banali e poco calati nel contesto dell’epoca, pur considerando che il personaggio principale, la Fornarina appunto, veniva dal popolo e per forza di cose non poteva avere un linguaggio forbito. Ho apprezzato molto, invece, le descrizioni della bottega del Maestro, i dipinti e il suo modo di fare arte in quella Roma rinascimentale. Raffaello è poco protagonista, il racconto è tutto in prima persona da parte della Fornarina, personaggio che comunque mi è piaciuto approfondire un po’ di più rispetto a quello che già sapevo. Questo ci permette di analizzare la vita di Raffaello da un punto di vista differente, sicuramente non semplice. Soprattutto dal punto di vista di una donna che all’improvviso si ritrova catapultata nel mondo del grande artista e maestro. Una donna che si lascia travolgere dalla passione per quell’uomo che a primo impatto sembra inarrivabile. Si vivono tutti i sentimenti di una donna morsa dalla passione e dal desiderio di un uomo che è sulla cresta dell’onda, e in quel tempo è voluto da molti e impegnato su tanti fronti.
Un libro godibile, che si legge senza intoppi, in modo lineare ma che sicuramente non rimane tra quelli indimenticabili.
Renata Stoisa
Raffaello dovrebbe avere su di sé le luci della ribalta. Mi sembra invece in secondo piano. A parte le sue doti amatorie di lui nel romanzo c’è poco. La cornice storica è gradevole, ben documentata con tanti personaggi di rilievo tratteggiati senza appesantire la trama. Anche la vita quotidiana dell’epoca coinvolge il lettore. La povera Fornarina mi ha fatto pensare alla triste condizione di molte popolane dell’epoca destinate a un fugace splendore seguito da lunghi anni di triste abbandono.
Maria Acosta Diaz
Confesso la mia ignoranza sulla vita di una figura tanto importante della Storia dell’Arte. Con la lettura di questo libro avrei voluto imparare un po’ di più su di lui. Qualcosa ho imparato, soprattutto per quanto riguarda alcune abitudine dell’epoca e delle vite delle cortigiane di Roma. Ma non solo. Sapevo che i grandi maestri, sia della pittura come della scultura, avevano alcuni aiutanti e discepoli ma quello che non sapevo era il modo in cui lavoravano.
Il primo paragrafo che attirò la mira attenzione, nella pagina 47, mi ha dato una idea approssimativa di esso: “Nel palazzo del papa, insieme al Nanni, a Fattore, a uno che chiamavano il Raffaellino e alla schiera dei garzoni, Lello decorava le stanze e le logge salendo sui ponteggi costruiti da Giovanni. Sopra i ponteggi legati insieme con delle corde di canapa, gli aiutanti ponevano contro le parete i disegni con i profili bucherellati delle figure. Tamponavano le parti forate con un sacchetto riempito di carboncino. Poi, tolto il disegno, sul muro si vedevano tanti puntini che bastava congiungere per ottenere la figura (pagina 47)” Lo fanno ancora i ragazzini! Questo dei puntini. Fino a qui avevo letto tutto di un fiato.
Poi, il lavoro e altre letture mi hanno costretto a lasciare un po’ da parte il libro di Pierluigi Panza. Durante giorni mi dicevo, dai, legge un po’. Ma il libro non mi tirava tanto come quando l’ho acquistato. Non mi coinvolgeva, anzi. Ma dovevo leggerlo, avevo acquistato il cartaceo e non volevo arrendermi tanto presto. E non l’ho fatto, anche se ho dovuto lottare con me stessa per riuscire a finirlo un pomeriggio di sabato sdraiata sul divano fino a che gli occhi non dissero basta con l’ultima riga.
La storia della ragazza che è venduta dal padre a un personaggio in vista, invece, mi ha colpito dall’inizio. Proprio la storia, il percorso di questa fanciulla povera, non così tanto come altre, ma povera, che rimane in attesa di un uomo che voglia sposarla mi è commossa. Perché in quell’epoca la donna non aveva un valore, di fatto diventava un fardello per la sua famiglia. Era più simile a un sacco di farina che a un essere umano. Questo si vede benissimo con la morte della Nencia (pagina 137) una morte così crudele e miserabile, così orrenda, non si capisce a patto che le donne, e soprattutto le cortigiane, siano su uno scalino più in basso ancora che gli animali della stalla. Espressione come prostitute a candela, gregge del Signore danno un’idea della vita di queste povere donne che erano state costrette a vivere come potevano e non come avrebbero voluto vivere.
E non vivono tanto male le cortigiane… fino a che il suo protettore non si stanchi di loro, allora, la donna cade il più basso possibile o anche peggio.
Forse un linguaggio troppo moderno e dei dialoghi a volte un poco banali hanno fatto che il libro non mi sia piaciuto tantissimo come altri che ho letto. Ma la figura di Ghita, i suoi sogni, la sua giovinezza venduta, il suo amore per Raffaello, sia vera o meno, la storia di questa ragazza povera diventata l’amore del pittore dell’Amore non credo che la dimentichi mai.
Mara Delaini
Che dire…una lettura scorrevole, quasi totalmente al femminile. Trovo difficile che una giovane di quell’epoca figlia di un fornaio completamente innocente potesse avere una libertà intellettuale riguardo al sesso così importante. Comunque l’ho letto con piacere anche se l’ho trovato poco verosimile. D’altronde non abbiamo materiale storico col quale confrontarsi o da utilizzarre come confronto. Scritto bene, piacevole
Matilde Titone
Non voglio essere dura perché rispetto il lavoro di chi si è impegnato in una ricostruzione storico artistica di notevole complessita’. Ho apprezzato proprio l’aspetto narrativo della bottega di Raffaello, di Roma nei suoi vicoli e abitanti, della Cappella sistina, della campagna romana. La storia d’amore mi è parsa scialba o forse non ben delineata, non saprei dire, ma per me è stata noiosa. Non mi è piaciuto neppure lo stile narrativo, capisco che parla una popolana ma ho avuti la sensazione di un linguaggio poco contestualizzato, troppo moderno e troppo insipido. Mi scuso con l’autore ma a me non è piaciuto questo libro.
Daniela Piazza
Un libro che si legge con un certo piacere ma che, almeno a me, ha lasciato poco. Non sono nemmeno riuscita a capire se Raffaello (non Lello, per carità!) provasse dei sentimenti per la Luti o la mettesse semplicemente nel calderone delle sue numerose conquiste. Ho apprezzato però le descrizioni, mentre mi hanno lasciato perplessa le interiezioni dei dialoghi, in particolare i “deh” (dialoghi di cui talvolta ho faticato a cogliere il senso).
Catia Santoni
Il romanzo non è come mi aspettavo fosse, ma ha comunque suscitato in me interesse. Mi è piaciuto il riferimento alle opere di Raffaello attraverso gli occhi attenti della Fornarina, che mette in evidenza molti particolari legati alla tecnica artistica del maestro Raffaello e degli artisti del suo tempo. Affascinanti i momenti in cui il romanzo esalta il famoso pittore intento a ritrarre le sue modelle,in special modo Margherita, rapito da chissà quale estasi. In questi tratti del romanzo è evidente una buona preparazione storica. Particolare anche il metodo scelto dallo scrittore per interagire con il lettore: il pensiero della Luti! Tutto la storia del romanzo è raccontata dal pensiero della giovane amante di Raffaello. Il tono è abbastanza vivace e lo stile chiaro e semplice. Una lettura non impegnativa ma significativa per chi vuole immaginare i momenti in cui Raffaello creava. Se si deve far riferimento ai sentimenti e alla personalità dei protagonisti non posso dare un giudizio positivo. La Fornarina appare capricciosa, gelosa e con animo ambiguo e Raffaello non si sa bene se la abbia veramente amata.
Sonia Brindisi
Una scrittura scorrevole, personaggi ben descritti così come i luoghi e i tratti salienti del periodo storico, tuttavia Raffaello ha un ruolo che non mi aspettavo. Marginale rispetto alla storia se pur parte integrante. Vero protagonista è l’amore di questa fanciulla,musa di Raffaello che adatta la sua vita alle richieste del tempo , alle esigenze dell’amore.
Patty Bra
Non so cosa mi aspettassi da questo libro, probabilmente Raffaello raccontato da se stesso, non da un amore platonico da parte di una delle sue modelle e amante. Non mi sono sentita coinvolta, anche se l’autore ripercorre gli anni d’oro di Raffaello a Roma, quando è già conosciuto e apprezzato da tutti. Un’artista completo bello, elegante e ammaliatore che trasmette queste caratteristiche ai suoi quadri, cerca sempre la perfezione e la bellezza. Quello che mi ha colpito favorevolmente in questa storia è proprio lo studio dei dettagli nei suoi lavori, la ricerca di emozioni nello sguardo, in un abbraccio, nei colori, tutte sensazioni che arrivano al lettore. Una lettura scorrevole e piacevole.
Copertina rigida: 216 pagine
Editore: Mondadori (5 maggio 2020)
Collana: Omnibus
Lingua: ItalianoISBN-10: 8804724102
ISBN-13: 978-8804724100
Link d’acquisto cartaceo: Un amore di Raffaello
Link d’acquisto e-book: Un amore di Raffaello
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