Trama
1127. Nove cavalieri raggiungono l’abbazia di Clairvaux. Papa Onorio II ha appena riconosciuto l’Ordine dei Templari, nato in Terrasanta a protezione dei pellegrini. I cavalieri che lo hanno fondato vogliono capire se si possa uccidere in nome di Cristo. Il frate Bernardo di Chiaravalle, raffinato teologo, li rassicura: non si tratta di omicidio, ma di malicidio, la giusta eliminazione del male. 1314. A Parigi due templari vengono arsi vivi alla presenza di re Filippo IV il Bello e di papa Clemente V. Sono Jacques de Molay, Gran maestro dell’Ordine, e Goeffrey de Charney, e sono accusati di eresia, idolatria e sodomia. Prima di morire Jacques de Molay lancia il suo anatema. Giorni nostri. Il maresciallo dei carabinieri Giacomo Mola e il suo aiutante, l’appuntato Goffredo Chiarni, entrano in contatto con tre nobiluomini che vogliono affidare loro un compito della massima importanza: impedire a ogni costo che si compia la profezia di Jacques de Molay.
Recensione a cura di Catia Santoni
Ci sono momenti nella vita nei quali, per motivi inaspettati, perdi ogni tipo di certezza. Basta una notizia, un fatto, una circostanza e il mondo inizia a ruotare nel senso opposto.
Parole sacrosante! E ne è ben consapevole Giacomo Mola, il protagonista di questo avvincente romanzo. In un momento la sua vita, così sedentaria, in cui l’unica soddisfazione è quella di rapportarsi con grande ilarità al suo ‘strano’ appuntato di fiducia, cambia di botto!
Tutto comincia l’11 Marzo dell’anno 1314 con un evento ingiusto e orribile ai danni dell’ultimo gran maestro dei Templari, Jacques de Molay, e del suo braccio destro, Geoffrey de Charney I due malcapitati vengono messi al rogo con l’inganno e l’approvazione del re Filippo il Bello e del papa Clemente V. E’ verso questi ultimi che prima di dare l’anima a Dio, il gran maestro pronuncia un anatema terrificante ad alta voce:
Santità, maestà, io vi maledico per quello che state facendo. Voi sarete dannati in eterno quali autori della più terribile empietà….Dio vendicherà la nostra morte. E ancora vi dico con assoluta certezza che Gesù Cristo tornerà in terra per risollevare dal fango lo stendardo dei Templari e in quel giorno riprenderemo il potere che voi ora ci negate, ma che ci appartiene per volontà di Dio….Io ,Jacques de Molay, gran maestro dell’ordine dei Templari , in punto di morte vi MA-LE-DI-CO!
Queste parole piene di orgoglio e di vendetta, devono essere tenute a mente perché danno vita alla trama e significato a tutte le vicende che si sviluppano nel racconto. Si farà continuo riferimento ad esse.
Il Prete, così soprannominato Mola, si trova, insieme al lettore, in una full immersion di avvenimenti che stravolgono la sua esistenza fino a toccargli l’animo, invischiato in un pericoloso e sofisticato piano di cui lui stesso sarà artefice della soluzione ma, purtroppo, non in modo definitivo.
Non se lo immagina neanche: proprio lui che non sa spiegarsi come uomini di Dio uccidano senza pietà! Non è ammissibile:
Si lasciavano alle spalle migliaia di nemici sepolti durante le crociate, trafitti con lame d’acciaio e frecce accuminate: frati, ma anche soldati, un binomio inedito, un impasto di preghiere e di sangue versato.
Uccidevano stringendo la spada in una mano e il crocefisso nell’altra….Proprio quest’ultimo aspetto reclamava a gran voce una soluzione :poteva un cristiano ammazzare senza misericordia e andare in Paradiso?
Una spiegazione esiste ed è molto intrigante dal punto di vista etico-morale e si chiama malicidio. Il concetto di
malicidio (dal latino
malicidium) è stato elaborato per la prima volta dal monaco cistercense San Bernardo da Chiaravalle nel trattato
De laude novae militiae,
Voi non siete colpevoli di omicidio, ma autori di un malicidio e quindi non meritate una condanna, ma un premio per aver eliminato il male….dovete uccidere. Cosi sentenziò Bernardo
Il capitano Mola non lo comprende subito il concetto ma scopre alla fine il suo significato!
Lo scrittore ci fa percorrere senza minimamente farci stancare, un interessante e strabiliante viaggio nel tempo, alternando e collegando abilmente scene e periodi storici diversi ai giorni attuali, con un ritmo incalzante e serrato. Geniale l’oggetto l’idea dell’oggetto che viene usato come arma degli omicidi. Colpi di scena, aneddoti divertenti e documentazione storica sono ottimi, Il tono vivace e leggero fa scorrere la lettura piacevolmente fino all’ultima pagina. Mi piace molto quando il protagonista parla tra sé e sé, quasi si rivolgesse al lettore direttamente, senza tener conto dello scrittore. Un thriller che vale la pena di leggere anche perché lascia con un angosciante interrogativo.
Ringrazio l’autore per aver citato il famoso episodio del conclave di Viterbo del 1271! Una piccola pillola di storia di una città legata anch’essa alle figure dei cavalieri Templari
Copertina flessibile:350 pagine
Editore:Newton Compton Editori (12 marzo 2020)
Collana:Nuova narrativa Newton
Lingua:Italiano
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Link d’acquisto e-book: L’enigma dell’ultimo templareChe ne pensi di questo articolo? | |
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