L’intervista di TSD: Federico Serena
Bentrovati nello spazio interviste di TSD.
Pronti a viaggiare nel tempo e nella Storia? Oggi parliamo di Templari e lo facciamo con Federico Serena che abbiamo invitato nel nostro salottino per fare quattro chiacchiere con lui a proposito della sua trilogia dedicata all’Ordine dei Cavalieri del Tempio.
Andiamo a conoscerlo…
Nato nel 1951 a Piacenza, dopo aver condotto l’azienda agricola di famiglia, ha lavorato presso la Banca di Piacenza dal 1981 al 2014. Dal 1984 al 2010 è stato membro del Consiglio comunale di Calendasco (PC). Dal 1995 è direttore responsabile di “Panorama Musei”, rivista dei musei di Piacenza e provincia. Nel 1995 è stato tra gli organizzatori della mostra “Templari a Piacenza – le tracce di un mito” e dei due convegni internazionali “L’Europa in cammino”, tenutisi nello stesso anno presso l’abbazia di Chiaravalle della Colomba (dedicati uno alla storia dei Templari e l’altro alla Via Francigena). Nell’anno successivo, della mostra dedicata alla Via Francigena e, nel 1997, del convegno internazionale “Ponti, navalestri e guadi – il problema dell’attraversamento dei corsi d’acqua nel medioevo”, in collaborazione col Centro Studi Romei di Firenze. Nel 1998 ha pubblicato, per i tipi de “La Pilotta” di Parma, “L’altare e la polvere – Templari: i Poveri Cavalieri di Cristo tra storia e leggenda”, testo dedicato alla storia dell’Ordine dei Templari. Nel 2018 ha pubblicato con “Booksprint” la trilogia: “L’ombra del Templare”, “L’orma del Templare” e “Il sangue del Templare” e, nel 2019, “Sotto un’altra luna”, ambientato tra 1789 e il 1798 nel ducato di Parma e Piacenza, nella Repubblica veneta e nell’impero cinese.
Iniziamo dal principio. Come nasce Federico Serena scrittore?
Ho sempre amato scrivere, fin dalle scuole elementari e medie. Ho avuto la fortuna di avere – quasi sempre – dei buoni insegnanti. A questo si aggiunge anche la mia passione per la storia, da quando ascoltavo a bocca aperta (me lo ricordo ancora) l’insegnante di storia alle medie. Poi, anche al Liceo ho avuto un ottimo insegnante di storia, che me l’ha fatta amare ancora di più. Pur lavorando in banca (ora ho la fortuna di essere in pensione), seguendo queste mie passioni ho collaborato nel 1995 all’organizzazione della mostra “Templari a Piacenza, le tracce di un mito”, ai due annessi congressi internazionali “L’Europa in cammino”, di cui uno dedicato ai Templari e l’altro alla Via Francigena, tenutisi presso l’abbazia di Chiaravalle della Colomba; l’anno successivo alla mostra sulla Via Francigena tenutasi sempre a Piacenza e, nel 1997, al convegno nazionale “Ponti, navalestri e guadi – il problema dell’attraversamento dei corsi d’acqua nel Medioevo”, in collaborazione con il Centro Studi Romei di Firenze.
L’inizio della mia passione per lo studio sui Templari è particolarmente curioso: ero ad un mercatino dell’antiquariato che si teneva a Piacenza in via Roma e, per caso, ho ascoltato una conversazione tra un commerciante e un cliente. Quest’ultimo stava osservando una stampa che rappresentava un cavaliere di Malta e diceva al venditore che avrebbe potuto interessargli, perché stava organizzando una mostra sui templari a Piacenza in occasione dei 900 anni del Concilio di Piacenza (che, prima di quello di Clermont, aveva dato il via alle Crociate). Non è mai stata mia abitudine intrufolarmi nei discorsi altrui, ma in quell’occasione intervenni dicendo che, con altri, stavo facendo le ricerche storiche sul territorio di Calendasco (il mio comune) e che, essendo stato sede di diverse aree templari, avrei potuto essergli utile consegnando un po’ della documentazione che avevamo trovato. Ci scambiammo i numeri e, di lì a qualche mese, mi richiamò dandomi appuntamento presso il convento dei francescani di Santa Maria di Campagna. Quella sera, mi incaricarono di stendere la Guida alla Mostra. Così, in 15 giorni, lavorando di notte, tirai fuori quella guida. Quando mi chiesero di ristamparla, dissi che avrei dovuto cambiare un sacco di notizie, perché c’erano tante imprecisioni (e allora non fu ristampata). Però è stata una bella esperienza, che mi ha insegnato che non si deve mai mettere la parola “fine” allo studio della storia. Dal 1995 sono direttore responsabile della rivista “Panorama Musei”, che si occupa dei Musei e delle novità e dei problemi culturali a Piacenza e provincia. Nel 1998, per i tipi de “La Pilotta” di Parma, ho pubblicato “L’altare e la polvere, testo storico dedicato ai Templari.
“L’ombra del Templare”, “L’orma del Templare” e “Il sangue del Templare”. Sono questi i titoli della tua trilogia dedicata all’Ordine dei Cavalieri del Tempio. Come ti è venuta l’ispirazione per questi tre libri?
In seguito all’uscita di quel testo, il mio libraio di Piacenza mi suggerì di inventare un racconto, facile da leggere, in cui inserire notizie storiche attendibili, ma in modo che fossero piacevolmente leggibili e metabolizzabili senza fatica dai lettori. Praticamente: insegnare divertendo. È nato così, dopo quasi vent’anni di proseguimento e approfondimento degli studi, di idee diverse e via via accantonate, “L’ombra del Templare” diviso in due storie separate ma tra loro intrecciate: una con protagonista un maestro templare sconosciuto; l’altra, ambientata ai giorni nostri, in cui i protagonisti sono il direttore di un museo e la sua compagna. La fine di questo racconto mi sembrava un po’ sospesa, quindi ho proseguito la storia (con gli stessi protagonisti) con la ricerca del Graal nel mondo odierno: ecco “L’orma del Templare”. Ma, siccome una “bilogia” non esiste, è nato “Il sangue del Templare”. Il primo è come se il direttore del museo fosse guidato dall’ombra del Templare per scoprire che fine ha fatto il fantomatico tesoro del Tempio; il secondo, come se ne seguisse le orme in una sorta di “caccia al tesoro” tra il Viterbese, la Provenza, la Linguadoca, i Pirenei francesi fino alla Pianura padana e la valle del Trebbia; il terzo è la lotta tra il Bene e il Male per il possesso del Graal quale fonte di potere e di energia.
Il primo libro racconta le vicende finali dell’Ordine dei Templari, con la sospensione da parte di Clemente V e la condanna di Filippo il Bello. Si è teorizzato molto sulla sorte di alcuni cavalieri superstiti che si sarebbero messi in salvo. Nel tuo romanzo racconti le vicende di Pierre Roger (un cavaliere nato dalla tua fantasia) che sarebbe riuscito, con l’aiuto di altri cavalieri come lui, a fondare un nuovo impero oltre oceano. Si è parlato molto di questa teoria. Tu su quali studi e documenti ti sei basato?
Della teoria che i Templari commerciassero regolarmente con l’America centro-meridionale si parla in diversi libri. Personalmente la considero più una leggenda che una vera ipotesi. Comunque, studiando i Templari, non è possibile non imbattersi in tante leggende o fantasie che (fino a prove contrarie, non possono essere considerate che tali). Per questo, al termine di ogni mio libro, metto delle note in cui si distingue la verità dalla fantasia. Sinceramente non ricordo i titoli dei testi da cui ho tratto le varie notizie, ma alla fine, dopo le note, è indicata – per chi volesse saperne di più – la bibliografia. Come certamente sapete anche meglio di me, comunque, una bibliografia – pur sostanziosa – non può mai considerarsi completa, un po’ perché certi volumi escono di pubblicazione, un po’ perché altri possono essere in stampa, un po’ perché gli studi proseguono sempre e possono, così, portare a nuovi sviluppi o a nuove scoperte. Anche questo, come dicevo prima, è il bello della storia: che non si può ma mettere la parola “fine”, nel senso che nuove scoperte posso mettere in discussione ogni certezza.
Il protagonista contemporaneo della trilogia è Lorenzo, direttore di un museo della provincia piacentina (anche se non viene espressamente nominata quale, ma date le tue origini è intuibile), che si ritrova tra le mani il manoscritto di Pierre Roger, dimenticato nei secoli. Nelle parole di Lorenzo, nelle varie conversazioni che lui ha con gli altri protagonisti del racconto, traspare la tua grande passione e conoscenza per l’Ordine dei Templari ma anche per tutto il Medioevo. In alcuni passaggi si assiste a una vera e propria lezione di storia. Che cosa pensi di questo periodo?
Cosa penso io del Medioevo? Già il termine non mi piace, come se si trattasse di un’era di transizione tra due età “classiche”. Anche se ormai entrate nell’uso comune, è un termine nato con una connotazione negativa che non condivido assolutamente. Forse siamo più nel “medioevo” adesso che non in quei secoli, addirittura definiti “bui”. Trovo molto comodo nascondere l’ignoranza dietro giudizi affrettati e negativi. Il Medioevo è invece ricchissimo di sviluppi tecnologici, economici, filosofici, culturali in molti casi paragonabili – con le debite differenziazioni – ai nostri. Non è possibile giudicare o leggere il Medioevo con la nostra mentalità. L’uomo medievale era completamente diverso. Se noi fossimo catapultati in quei secoli ci troveremmo come un marziano sulla nostra Terra.
Nei capitolì successivi della trilogia l’azione è principalmente nel mondo contemporaneo e Lorenzo si troverà insieme alla compagna a fronteggiare una caccia al tesoro molto rischiosa. Due organizzazioni segrete e molto potenti sono impegnate in una guerra che si perpetua nella storia, alla ricerca del Santo Graal. Senza svelarci nulla di quello che dobbiamo scoprire leggendo il libro, cos’è per te il Graal?
Il Graal, per me, è un simbolo. Anzi, IL simbolo. Per me rappresenta la ricerca di quella scintilla divina presente in ciascuno di noi. Alcuni hanno affermato che la Chiesa non l’ha mai ammesso come reliquia, in quanto starebbe ad indicare la ricerca intima, individuale di questa divinità nascosta in noi, senza la guida di un sacerdote. Leggendo i racconti arturiani (origine del mito del Graal) non è esattamente così. Lo troverà solo chi, con purezza di cuore, avrà l’umiltà di ascoltare alcune sagge guide. Guide che, il più delle volte, non sono sacerdoti cristiani, ma saggi pagani, conoscitori delle stelle. Quindi, indicano l’unione tra Cielo e Terra, tra Divinità e Umanità. Alla fine, forse, così come per il pellegrinaggio non è tanto importante la meta quanto il viaggio, anche per il Graal non è tanto importante il Graal stesso, quanto la sua ricerca. Il viaggio è “iniziatico”.
Quanto c’è di Federico Serena in Lorenzo?
Per rispondere occorrerebbe forse un analista. Certamente l’inconscio ha inserito qualcosa di me in lui. Penso che sia inevitabile. L’amore per il Bello e per la mia terra, la frequentazione degli ambienti museali e degli storici dell’Arte, la tristezza nel vedere veri e propri monumenti destinati alla rovina, la passione per l’antiquariato, la “Bruttezza” che – o per ignoranza o per profitto – sembra avere la meglio sulla “Bellezza”, i sogni giovanili di una vita avventurosa, poi traditi in un trantran quotidiano, il laghetto in giardino in cui d’inverno spezzavo il ghiaccio per dare da mangiare ai pesci, per non parlare dei luoghi che si descrivono e in cui ho lasciato un po’ del mio cuore.
Se vuoi e puoi dircelo, a cosa stai lavorando in questo momento?
Nell’ultimo libro “Sotto un’altra luna”, in cui ho affrontato un’epoca (dal periodo appena precedente la Rivoluzione Francese fino all’arrivo di Napoleone e alla sua prima Campagna d’Italia) e territori completamente diversi (il ducato di Parma e Piacenza, la Serenissima Repubblica di Venezia, la Via della Seta e la Cina), ho cercato di immaginare come gli avvenimenti tragici e gloriosi insieme in Francia potessero esse visti da Stati relativamente lontani e tranquilli (Parma e Piacenza e Venezia) o addirittura lontanissimi (Cina). È stato bello immaginare la meraviglia di un giovane principe cinese che visita l’Italia del nord e lo stupore di un giovane occidentale catapultato in un mondo che gli sembra un altro pianeta. Un confronto (ma sempre nel rispetto dato dall’educazione e dalla curiosità) tra culture e mentalità diverse, quando non opposte. Un’Europa, che sta per essere sovvertita dall’illuminismo alla Rivoluzione, confrontata con un impero cinese immobile nei suoi riti. Anche qui lo studio è stato appassionante, così come laborioso. Non escludo che “Sotto un’altra luna” possa avere un seguito, ma le mie “celluline grigie” stanno ancora girando e non ho ancora deciso niente. Sto studiando l’epoca e la figura di Napoleone. Ho già trovato molti spunti interessanti e, a volte, anche divertenti. Per ora proseguo nello studio.
Bene, allora ringraziamo Federico Serena per essere stato qui con noi e lo lasciamo andare ai suoi studi, augurandoci di ospitarlo ancora con il suo nuovo libro.
A voi lettori di TSD lasciamo i riferimenti ai libri del nostro ospite
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