L’intervista di TSD: Diana Nicolazzo e Pierluigi Del Giudice
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Oggi, abbiamo il piacere di avere con noi non uno, bensì due autori che hanno scritto “Il templare di Otranto – il mosaico”. Il primo libro di una serie dedicata alla storia di Riccardo, cavaliere templare, fin dalla sua infanzia.
Andiamo a conoscerli meglio!
Diana Nicolazzo è nata a Otranto nel 1969. Da amici e parenti è conosciuta con il nome di Dania. Diplomata al liceo Artistico. Attualmente vive a Maglie, dove svolge il lavoro di cuoca in un asilo nido. Per i suoi bambini cucina e scrive poesie e filastrocche. La sua più grande passione è la lettura ed è da qui che è nata la voglia di scrivere i propri pensieri. Ha accettato la proposta di Pierluigi Del Giudice di accompagnarlo in questa avventura, prendendo questo progetto come una sfida personale, ma senza mai crederci fino in fondo. Ha, infatti, scritto questa storia utilizzando il cellulare. “Il Templare di Otranto” è il suo primo romanzo.
Pierluigi Del Giudice è nato a Milano nel 1966. A diciotto anni si trasferisce con la sua famiglia a Otranto, rimanendone folgorato. In particolare viene affascinato dall’enigmatico mosaico della Cattedrale di Santa Maria Annunziata. Appassionato di fumetti e di storia medioevale, completa il suo ciclo di studi laureandosi all’Accademia di Belle Arti e in seguito intraprende la carriera di scenografo, grafico e fumettista. Si sposta sul lago di Garda, a Toscolano Maderno, dove organizza corsi di fumetto e disegno presso varie associazioni e scuole. Deciso a realizzare una Grafic Novel sul mosaico di Otranto, propone a Diana Nicolazzo di collaborare al progetto, che tuttavia si trasforma in un romanzo scritto a quattro mani. “Il Templare di Otranto” è il suo primo romanzo.
Partiamo dal principio. Si dice che uno scrittore debba essere innanzitutto un lettore. Voi che lettori siete?
Diana- Sono un’accanita lettrice. Leggo di tutto, fin da quando ero bambina. Ricordo che da adolescente, per leggere, dovevo nascondermi in bagno perché mia madre mi sgridava. Quando un libro mi piaceva ero capace di trascorrere intere giornate immersa nella lettura, pur di finirlo. Ho sempre trovato il tempo da dedicare a questa mia passione, anche nei periodi della mia vita in cui, di tempo, ne avevo davvero poco, come, per esempio, quando avevo i miei figli ancora piccoli. La lettura mi arricchisce, mi rilassa, riesco così ad evadere dai problemi e dalla quotidianità, quando questa diventa stressante.
Pierluigi- Sicuramente uno scrittore deve essere un attento lettore di libri, ma non solo. Io leggo quasi esclusivamente romanzi storici e i miei autori preferiti sono Ken Follett e soprattutto Bernard Cornwell. Uno scrittore, soprattutto storico, deve avere inoltre anche altre competenze: un amore per la storia e soprattutto un’idea cinematografica del romanzo. Un libro, secondo me, per essere appassionante, deve essere facilmente visualizzabile dal lettore, e bisogna soprattutto imprimergli il ritmo giusto. In questo mi son stati molto d’aiuto i miei studi e il mio lavoro. Infatti, avendo studiato all’Accademia di belle arti e insegnando fumetto in alcune scuole ed associazioni, ho preso a prestito da questo medium ed anche dai serial tv, le loro tecniche narrative: i tagli, lo storytelling, i cliffhanger e soprattutto l‘idea di immaginare visivamente quello che si scrive in modo da catturare subito l’attenzione del fruitore.
Come nasce l’idea de “Il templare di Otranto”?
Diana– L‘idea di scrivere “Il templare di Otranto” è di Pierluigi. La storia è sua. È un racconto che aveva in mente già da molti anni. Aveva anche effettuato le prime ricerche storiche. Mi ha proposto di collaborare con lui quando ci siamo ritrovati su Facebook. Eravamo amici da ragazzi e poi persi di vista. Leggendo i miei post, ha pensato di propormi una collaborazione perché ha apprezzato il mio modo di scrivere.
Pierluigi- La mia compagna di avventure, Diana, è di Otranto ed anche i miei genitori lo sono. Io stesso ho passato molti anni della mia vita in questa bellissima città, tanto da sentirmi profondamente anch’io Otrantino. Il romanzo è un omaggio alla città ed al misterioso mosaico pavimentale della sua Cattedrale, ma il seme di questa storia nasce molti decenni prima. Da piccolo passavo le vacanze con la mia nunna Tota, a Otranto. Lei era solita portarmi a messa, quindi si può dire praticamente che io sia cresciuto su quel mosaico. Subito ho avuto una particolare attenzione per questa opera musiva. Con il tempo sono arrivate altre passioni, tra cui i Templari e le storie sul Graal. Ricordiamo che su questo straordinario pavimento medioevale è rappresentata una delle prime raffigurazioni di Re Artù, completamente fuori contesto e per questo, ancora adesso, inspiegabile. Tutto il resto è venuto naturalmente, bastava mettere insieme tutte queste passioni, trovare un filo conduttore e farne una storia accattivante. In realtà il primo progetto di questa idea era di farla diventare una grafic-novel a fumetti. Il fortunato reincontro con Diana e la sua bravura lo ha trasformato in un romanzo.
Molti dicono che scrivere un libro a quattro mani è un esercizio di scrittura molto complicato. Far convivere due stili, due metodi, due idee e visioni diverse. Per voi come è stato?
Diana– Non è stato complicato per noi. Forse perché ognuno ha il suo compito. Pierluigi, di volta in volta, pezzo per pezzo, mi scrive ciò che deve accadere e io romanzo. Ovviamente lavorando insieme, la storia che fin dall’ inizio avevamo in mente, si è evoluta ed è un po’ cambiata. Si sono aggiunti altri personaggi e, forse anche grazie ad una sensibilità femminile, si sono sviluppati in maniera più accurata. Quasi lo avessero chiesto loro. Mentre scrivo i personaggi prendono vita, e i dialoghi si animano e prendono corpo da soli. Nella mia testa ognuno di loro ha persino una voce. Lavorare con Pierluigi è ormai diventata una cosa naturale. Alcune volte quando gli restituisco il pezzo romanzato, mi dice che sembra che io riesca a leggergli nel pensiero anticipando le sue emozioni e la sua idea narrativa. Capita anche di non essere d’accordo su qualcosa e, quando accade, cerchiamo di ragionarci su e fare la scelta migliore per il romanzo. A volte vinco io, a volte lui… ma quasi sempre ho ragione io.
Pierluigi– In realtà per noi è stato abbastanza semplice. Il fatto di conoscersi fin dall’adolescenza, anche se non ci siamo frequentati per molti anni, ci ha aiutato moltissimo. La sintonia è stata totale, raramente ci sono state divergenze, mai discussioni. Anzi penso che il valore aggiunto di questo romanzo sia proprio l’averlo scritto insieme, un uomo ed una donna. Se l’avessimo scritto ognuno per proprio conto, non sarebbe uscito fuori un romanzo che abbina passione ed avventura, dolcezza e forza, intimità ed epicità
Il vostro romanzo storico racconta la storia di Riccardo, bimbo orfano di padre, che ad un certo punto dell’infanzia viene portato all’Abbazia di Casole per essere formato come un Cavaliere Templare. Da quel momento la sua vita si imbatterà nel mistero del Sacro Graal e della leggenda di Re Artù. Voi che idea avete del Graal?
Diana– Il nostro non è un vero romanzo storico ma più che altro un romanzo a sfondo storico. Il Graal è sempre un buon incipit per una bella storia. Un ottimo pretesto narrativo, un grande mistero che affascina sempre. Ma non è il fulcro del romanzo. Nel secondo romanzo infatti ci dedicheremo, per una parte, alla ricerca di un’altra importante reliquia.
Pierluigi– Devo dire che ci sono moltissimi romanzi che prendono spunto dal Graal, per raccontare una storia. In questo non siamo il massimo dell’originalità, l’unica differenza e che noi ce l’avevamo proprio sotto casa per cui non potevamo proprio ignorarlo. Ricordiamo che la Sacra Coppa è comune a molte culture da quelle celtiche a quelle mediorientali. E ad essa sono legati innumerevoli significati esoterici e non, il nostro Graal è comunione, è abbraccio, è inclusione. Non vogliamo aggiungere altro, leggendo il romanzo molto verrà svelato. Anche se in realtà il punto focale del romanzo, non è tanto il Graal quanto la crescita ed il percorso di un ragazzo, che attraverso varie vicissitudini, diventerà uomo.
Nel vostro romanzo, Riccardo intraprende un viaggio fino alla lontana Inghilterra, un viaggio via mare che lo terrà lontano dalla sua terra per diversi mesi. Il ragazzo però non dimentica mai Otranto, la sua città d’origine, terra di grande storia e tradizione. Raccontateci le vostre impressioni sul mosaico della cattedrale, che ricopre un ruolo molto importante nella vicenda.
Diana- Il mosaico di Otranto è un’opera straordinaria. Ho frequentato le scuole elementari presso le suore, quindi frequentare la cattedrale di Otranto e vedere il mosaico, poterci camminare sopra e ammirarlo, fin da bambina, per me è sempre stata la cosa più normale del mondo. Troppo spesso ci si abitua al bello. Fortunatamente però diventa parte di noi con semplicità, ne assorbiamo bellezza e stupore in maniera del tutto naturale. Il mosaico mi ha sempre affascinata ma mai avrei creduto che sarebbe stato per me spunto per un romanzo. Otranto è un piccolo gioiello, e il mio amore per la mia terra è evidente tra le pagine del nostro libro. È un posto che vale la pena visitare, non solo per la cattedrale ma per tutto ciò che ha da proporre. Il Salento è un patrimonio artistico, culturale e gastronomico che non si può non apprezzare.
Pierluigi– Il mosaico della Cattedrale di Santa Maria Annunziata di Otranto ricopre il pavimento delle tre navate ed è opera del monaco Pantaleone eseguito, fra il 1163 e il 1165. Esso rappresenta uno dei più importanti cicli musivi del medioevo italiano. Ricordiamo innanzitutto che è il più grande mosaico d’Europa e vi è riprodotto l’albero della vita. Vi sono raffigurati temi del vecchio testamento, ma anche momenti della vita quotidiana, oltre a diversi animali allegorici. Non bastano poche righe per descrivere il raffigurato. Esso è importante, più che per una ragione artistica, per un motivo prettamente storico. È una finestra affacciata sul medioevo e come fare un salto nel tempo. Immaginiamoci la meraviglia dei crociati che prima di partire per la Terrasanta facevano tappa in questo luogo per ricevere la benedizione. Ogni Otrantino è legato ancestralmente al mosaico, e così lo era anche Riccardo il protagonista del romanzo, che compie lo stesso percorso di molti giovani meridionali che per lavoro si spostano al nord, in questo caso in Olanda. Ma non possono fare a meno di pensare spesso alla terra natia. Il viaggio, come insegna Odisseo, è la metafora della vita ed il mosaico rappresenta Itaca. Ancora di salvezza per gli Otrantini e per Riccardo.
Il romanzo è il primo capitolo di una saga che è ancora in fase di scrittura. Potete darci qualche anticipazione sull’uscita dei prossimi volumi?
Diana– Stiamo lavorando alla stesura del secondo romanzo, siamo circa a metà. Non riusciamo a stabilire purtroppo dei tempi. Non siamo scrittori di professione per cui dobbiamo conciliare la nostra passione con le nostre vite e non sempre è facile. Speriamo di riuscire a finire il secondo romanzo per la prossima primavera e poi cominceremo subito la terza e ultima parte. Purtroppo Pierluigi è un “comodo”, devo continuamente sollecitarlo.
Pierluigi– Scrivere questo romanzo ci è piaciuto talmente che quando stava per finire avevamo già la nostalgia per i loro personaggi. E così abbiamo deciso di continuare e di farne una trilogia. Nel secondo capitolo, Riccardo è diventato adulto ed è ormai un cavaliere Templare e partecipa alla crociata di Federico II. Dovrà percorrere un percorso districandosi tra il dovere e gli affetti e in un secondo momento dovrà intraprendere una cerca su una reliquia di grande importanza.
Grazie a Diana e Pierluigi per essere stati con noi. Aspettiamo la vostra prossima avventura letteraria. E se voi lettori avete voglia di leggere il loro libro, vi lasciamo i riferimenti
Regno di Federico II di Svevia, inizio del XIII secolo. Riccardo è un bambino orfano di padre, che vive con la mamma e il nonno in una masseria a qualche miglio a nord di Otranto. Qui trascorre un’infanzia serena in compagnia della sua migliore amica, Idrusa, ma la sua vita è destinata a cambiare radicalmente il giorno in cui il monaco Pantaleone si presenta alla sua porta. Rivelatogli che il padre avrebbe voluto fare di lui un Cavaliere Templare, Riccardo lascia i suoi affetti per seguire il monaco all’Abbazia di Casole, dove avrà l’opportunità di essere istruito. A Otranto ammirerà per la prima volta il maestoso ed enigmatico mosaico pavimentale della Cattedrale, realizzato dallo stesso Pantaleone alcuni decenni prima. Più di tutti lo colpirà un’immagine: quella di Re Artù in sella ad una fiera. Quando, una volta cresciuto, Idrusa gli viene allontanata, Riccardo decide di partire insieme ad un mercante olandese studioso di Re Artù e del Sacro Graal, conosciuto per caso a Otranto. Grazie all’uomo, la sua vita, legata a doppio filo al mosaico di Pantaleone, cambierà per sempre, restando tuttavia sempre legato a Idrusa e alla sua terra natia.
Copertina flessibile: 381 pagine
Editore: Independently published (3 dicembre 2018)
Lingua: Italiano
ISBN-10: 179059992X
ISBN-13: 978-1790599929
Link di acqusito cartaceo: Il Templare di Otranto – il mosaico
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