Trama
Perugia, inizio XV secolo. In una città lacerata dai conflitti tra la fazione nobiliare e quella borghese, Manuel d’Antognolla è un giovane tradito, usurpato delle terre e costretto all’esilio. Determinato a vendicarsi, si batterà per denaro e intraprenderà assieme a pochi compagni fidati un viaggio attraverso l’Europa, sempre più coinvolto in un’avventura che lo porterà a calcare il famoso campo di battaglia di Azincourt e a servire il celebre capitano di ventura Braccio Fortebraccio, per ritornare laddove dove tutto ha avuto inizio. Tra imperanti propositi di vendetta, guerre sanguinose, giuramenti solenni e splendide dame, pagina dopo pagina rivive l’atmosfera feroce del tempo.
Recensione a cura di Roberto Orsi
Eravamo signori di terre e condottieri di uomini.
Matteo Bruno torna in libreria con un nuovo romanzo storico e ancora una volta, come già avvenuto con Waterloo, (di cui trovate un approfondimento in questo articolo), mette in primo piano le battaglie.
Il clangore delle spade, il sibilo dei dardi e dei quadrelli scagliati con archi e balestre dagli eserciti assedianti e assediati, il marciare della cavalleria sulle pianure arse dal sole: sono queste le immagini ricorrenti che troviamo tra le pagine di questo romanzo.
Un racconto di conquiste e di vendette, in un percorso di maturità che il protagonista affronta negli anni più importanti della sua vita.
Come racconta Manuel D’Antognolla, personaggio principale di fantasia nato dalla penna dell’autore, il 1416 è l’anno della svolta, quello che segna indelebilmente le sorti della sua vita. Il racconto, scritto in prima persona dallo stesso Manuel, prende vita qualche anno prima nel castello di famiglia ad Antognolla, piccolo borgo ai margini della città di Perugia.
La sua tranquilla esistenza viene turbata dall’incontro con Sir William Spencer e il suo seguito, in viaggio dalla lontana Inghilterra verso Roma per consegnare una missiva di estrema importanza al Cardinale De’ Ruggeri molto vicino a Papa Gregorio XII.
È un periodo di fermento e grande confusione nel mondo cattolico (bella novità direte, quando si ebbe davvero un periodo tranquillo nello Stato Pontificio?). Oltre al Papa sul soglio romano, Gregorio XII, in quegli anni addirittura altri due antipapi calcavano le scene della storia: Benedetto XIII e Giovanni XXIII. Una situazione di discordia e grande conflitto interno alla Santa Chiesa che di riflesso anima le alleanze e le lotte di potere tra cardinali, vescovi e signorie locali.
Manuel si mette in viaggio con la compagine inglese e la scelta di abbandonare il focolare domestico, cambierà totalmente la sua vita. Il viaggio che affronta risulta essere da subito irto di pericoli. I nemici appartenenti alle fazioni avverse, primo fra tutti il Cardinale Degli Onesti, sono disposti a tutto per evitare che quella lettera arrivi al Papa di Roma.
Il tradimento del fratello Tommaso, rimasto ad Antognolla, renderà Manuel un esule, impossibilitato a tornare nelle proprie terre. Sfuggito a diversi attentati alla propria vita, l’unica soluzione che gli resta è quella di rimanere al fianco di William Spencer e con lui recarsi oltre Manica per servire il Re D’Inghilterra.
Per gli amanti delle guerre e dei campi di battaglia, bellissima la seconda delle tre parti in cui è diviso il romanzo dove l’autore ci racconta la famosa battaglia di Azincourt. Un conflitto che vide contrapporsi le armate del regno d’Inghilterra sotto Enrico V e quelle francesi di Carlo VI. Una battaglia rimasta negli annali della storia per il grande risultato ottenuto dall’esercito inglese pur in forte inferiorità numerica.
Ancora ero inesperto, non sapevo che ln guerra le cose non vanno mai secondo i piani.
Il pensiero di Manuel deve essere stato quello di molti generali francesi che pensavano di avere vita facile nel conflitto. Una lezione da parte dell’esercito inglese, con strategie e tattiche di grande astuzia e arguzia militare, che serviranno a formare la mentalità di combattente di Manuel D’Antognolla.
Ciò che stupiva è che quasi nessuno parlava perché non c’era voglia di discutere, né tantomeno di scherzare. Tutti sembravano immersi in un silenzio di attesa, ognuno con il proprio carico di pensieri e speranze.
Matteo Bruno alterna in modo appropriato fasi di calma e tranquillità, in una sorta di attesa spasmodica della battaglia, a scene più cruente e incalzanti. Le descrizioni degli assedi e dei conflitti sono dense di particolari, adatte a coloro che amano questo genere di narrazione.
Nel proseguire del romanzo, pagina dopo pagina, assistiamo a una crescita e una maturazione incisiva e importante del protagonista. Da ragazzino alle prime armi, si dimostra subito capace di imparare a muoversi sul campo di battaglia, ha sangue di nobile che scorre nelle sue vene e il suo destino è quello di comandare.
Braccio Fortebraccio non era certo famoso per la sua religiosità; anzi, a detta dei suoi molti nemici, era persino un senza Dio, peggiore di un moresco. Eppure, era il miglior comandante che un uomo d’arme potesse desiderare, anche se già allora, a ben pensarci, aveva gettato i semi di quello che sarebbe diventato il suo mortale conflitto con la Chiesa.
Particolarmente interessanti dal mio punto di vista, le pagine con protagonista Andrea Fortebraccio (anche conosciuto come Braccio da Montone, o Braccio Fortebraccio), uno dei condottieri e capitani di ventura più importanti del fine Medioevo italiano. Personaggio di cui forse si conosce poco, di cui non si parla molto nei romanzi storici, ma fondamentale per le sorti dei territori del centro Italia, che riuscì a riunire sotto un’unica bandiera, la sua, grazie alla grande abilità politico/strategica.
Un romanzo storico che ci restituisce in modo preciso le dinamiche e le atmosfere di una regione, quella dell’Italia centrale, spesso oscurata dalle vicende di grandi potenze come quelle di Milano, Venezia, Firenze e Roma, ma altrettanto affascinante.
Copertina flessibile: 360 pagine
Editore: Independently published (25 febbraio 2020)
Lingua: Italiano
ISBN-13: 979-8604706817
ASIN: B0851MBVZJ
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