Trama
Un tempo molto lontano gli esseri umani erano diversi. Avevano quattro gambe, quattro braccia e due volti che permettevano di vedere ovunque. Simili a sfere si muovevano rotolando velocissimi. Erano lisci e levigati, felici e potenti. A causa della loro superbia però furono puniti dagli dèi. E da quel momento non si sono mai più sentiti completi. Hanno iniziato a soffrire e a temere la morte. La storia del pensiero è la storia dei tentativi di porre un rimedio a questa incompletezza, per tornare a essere felici. Di questo, e di nient’altro, hanno parlato i più grandi scrittori greci, fossero poeti come Omero o filosofi come Platone e Aristotele. Mauro Bonazzi ci accompagna nel labirinto di risposte che gli antichi hanno cercato di dare alla domanda più annosa di tutte: dove si nasconde il senso delle nostre esistenze? Cercare di comprenderlo, attraverso l’aiuto della filosofia, costituisce ancora oggi uno sforzo decisivo per chi è impegnato nel mestiere più bello e difficile, che è quello di vivere bene. «La civiltà greca ha prodotto una riflessione luminosa sul senso della condizione umana – su quello che siamo e sul valore delle nostre vite – capace di attraversare i secoli, influenzando e stimolando grandi scrittori e grandi pensatori. Lo ha fatto partendo dal tema della morte: questo è il punto di attacco. La morte è uno scandalo, un mistero, qualcosa che non riusciamo e non possiamo accettare. Il problema non è tanto quello di dover morire; ne siamo tutti consapevoli. A essere insopportabile è l’idea che questo fatto, il fatto che prima o poi ce ne andremo, rischia di togliere valore alla nostra esistenza, qui e ora. Quale è il senso di qualcosa che non c’era, c’è e non ci sarà? Quale il valore di qualcosa destinato a scomparire nell’oblio? È questa la domanda a cui bisogna trovare una risposta, perché è qui la chiave per comprendere il senso della nostra esistenza».
Recensione a cura di Maria Marques
Per prima cosa, di questo libro, colpisce il titolo:
Creature di un sol giorno. Titolo poetico, incantevole che nasconde un’ombra, un velo di tristezza e nasce la curiosità di scoprire il perché di questa definizione.
I dubbi che attanagliano la nostra esistenza, sono sempre gli stessi dalla notte dei tempi. Formulati in modo diverso, affrontati con gli strumenti offerti nelle varie epoche, ma la base non cambia:
qual è il valore della nostra esistenza consci della presenza costante della morte?
I filosofi greci, affrontarono questa domanda, consapevoli che la morte è compagna della vita e che annulla l’uomo, non solo nella sua fisicità, ma soprattutto nel suo essere più profondo, nella memoria della sua esistenza. Le risposte che essi elaborarono, generarono dei pensieri così luminosi da essere ancora oggetto di riflessione per noi moderni.
Come si può pensare di vivere, di essere felici, diciamola pure in modo moderno, di realizzarsi, sapendo che tutto è vano e finisce?
All’inizio c’è il mito. Gli uomini un tempo avevano quattro gambe, quattro braccia e due volti in modo da poter vedere ovunque. Non camminavano questi nostri buffi antenati, ma rotolavano veloci come delle sfere, erano felici e potenti a tal punto “
da dare l’assalto al cielo, cercando di conquistare il regno degli dei”. La punizione fu terribile: tagliati in due perché imparassimo la lezione e sapessimo stare al nostro posto.
Apollo intanto aveva sistemato i corpi tirando tutte le parti della pelle che rimanevano verso l’ombelico e lisciando il resto: solo sul ventre sarebbero rimaste grinze e pieghe.
Un mito per narrare l’uomo incompleto, il nostro desiderio di felicità e la ricerca di questa parte mancante di noi, diventa un’introspezione nelle pieghe del nostro io, che sfocia in un desiderio d’immortalità che naturalmente si scontra con la presenza della morte.
“Le creature di un sol giorno” del titolo, sono quindi l’uomo, l’essere effimero per eccellenza secondo i greci. Il nostro desiderio di essere ricordati, di un’immortalità che permetta al nome e quindi a chi lo ha portato, di continuare a vivere, parte dalle risposte più semplici per arrivare in alto: è attraverso i figli che si perpetua la stirpe, e attraverso i nostri discendenti conquistiamo un pezzetto d’immortalità.
L’autore evidenzia due strade da seguire e la prima passa attraverso Omero.
Perché a differenza degli altri, eroe è chi decide di affrontare a viso aperto questo nemico (la morte) convinto che la sua esistenza non sia priva di valore o significato.
“Morire per sconfiggere la morte”. In quest’ottica si deve leggere la figura di Achille, eroe dal destino segnato, che non si rassegna, ma che combatte contro la morte, oppure i versi di Glauco, sulle stirpi degli uomini che sono come le foglie. Il passaggio successivo, che corrisponde a una società più evoluta, sancisce che “
non è più il tempo dell’eroe ma della polis .”
S’intuisce che la collettività, l’attività politica intesa nel suo senso più alto, tesa al bene della comunità, è il percorso attraverso cui perpetuare il ricordo del singolo, capace di sacrificare se stesso per il bene di tutti.
Platone e Aristotele elaborano un’altra possibile soluzione, più contemplativa, attraverso la conoscenza. La realtà in cui viviamo non è indifferente, non saremo attratti nel nulla, anzi attraverso la conoscenza diventeremo divini, cioè potremo vedere come se fossimo gli dei e il problema della morte …svanisce.
Siamo nei dintorni di Tsd, ma sono “dintorni” che allungano i rami verso la storia, verso la letteratura e naturalmente verso la filosofia.
I grandi capisaldi della letteratura ci svelano
archetipi e misteri ben celati nei versi celeberrimi di Omero, Ovidio, Dante, per arrivare alle riflessioni di Nietzsche, sfiorando la seconda guerra mondiale e giungendo sino a noi con i dilemmi dei confini tra scienza e etica.
L’autore, il professor Bonazzi, docente di storia della filosofia alla Statale di Milano e all’università di Utrecht,
riesce a spiegare con estrema semplicità, pensieri e idee, condensando il tutto in un libro di poche pagine ma dense di significato e che lasciano spazio a riflessioni profonde.
La scelta di capitoli abbastanza brevi e soprattutto, poiché il viaggio è sinuoso e si ramifica in molte deviazioni che potrebbero far perdere il senso della riflessione, il ripetere spesso la domanda cardine della ricerca, aiuta a seguire la costruzione meravigliosa del pensiero greco, lasciando margini per valutazioni anche personali.
Siamo creature di un sol giorno, l’importante è fare in modo che il nostro giorno sia splendido e l’unico modo per farlo, è accettare la nostra imperfetta umanità. Non siamo dei non lo siamo mai stati, l’immortalità non fa per noi, ma il ricordo sì, quello ci appartiene totalmente. Ed è proprio leggendo gli scritti non solo dei filosofi ma anche dei poeti e degli storici, del loro modo di vedere la realtà e offrire possibili risposte all’uomo, che doniamo nuovamente vita ai protagonisti di un mondo scomparso, ma non solo. Questa nuova vita si estende anche a tutti coloro che prima di noi hanno letto o studiato questi scritti, e in questo modo, attraverso il desiderio della conoscenza doniamo loro, inconsapevolmente forse, l’immortalità.
Copertina flessibile: 168 pagine
Editore: Einaudi (14 gennaio 2020)
Collana: Einaudi tascabili. Saggi
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8806241923
ISBN-13: 978-8806241926
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