Trama
Spagna, Logroño, 1610. Donne e uomini in fila avanzano tremanti verso il patibolo, tra una folla esaltata. Sono i condannati a morte per stregoneria. Da mesi tutto il Paese Basco è piegato dalla caccia alle streghe. Anche il ritrovamento del corpo di una donna nel fiume sembra indicare un crimine commesso dai seguaci del demonio, ma l’inquisitore Salazar, in missione per conto dell’arcivescovo di Toledo, ha i suoi dubbi. Ha imparato a diffidare di tutto e ha capito che è difficile, se non impossibile, discernere tra la verità e la follia collettiva indotta dalla paura. La sua strada è destinata a incrociarsi con quella di Mayo, sedicenne esperta di erbe e’incantesimi. La giovane è alla ricerca di Ederra, la sua nutrice, splendida curandera che, dopo essere stata condannata a morte per stregoneria, è scomparsa nel nulla. Per trovarla dovrà lottare contro pregiudizi e tradimenti, ma soprattutto dovrà seguire Salazar passo dopo passo: perché il cammino dell’inquisitore è anche il suo.
Recensione a cura di Roberto Orsi
“Inquisizione spagnola”: un tribunale che ancora oggi suscita scalpore nel parlarne. Spesso si affronta il tema della tortura e dell’inquisizione con leggerezza. Ci sembra una cosa così lontana nel tempo che forse la affrontiamo a cuor più leggero. Qualche tempo fa era uscita una bella discussione sul gruppo Facebook
“Thriller Storici e dintorni”, sul fatto di come sia presa meno sul serio l’inquisizione rispetto ad altre tragedie della storia come l’olocausto. Niente di più sbagliato, perchè le vittime di una non sono meno nobili di quelle fatte dall’altro.
Credo di aver già dato idea di quella che è l’atmosfera che potrete vivere approcciando questo libro dell’autrice Nerea Riesco.
L’inquisizione spagnola pur derivando da quella medievale, ebbe delle connotazioni specifiche che la contraddistinsero da quella vigente in altri paesi del continente europeo.
La Spagna fin dai primi anni del medioevo ha avuto una fortissima influenza di culture estranee a quella europea. Praticamente confinante con il continente africano, fin dall’VIII Secolo la penisola iberica fu teatro di scontro tra popolazioni cristiane, musulmane ed ebree. La convivenza forzata non ebbe sempre periodi di calma e portò in alcuni frangenti a vere e proprie lotte fratricide, persecuzioni da parte dei cristiani a coloro che venivano chiamati “conversos” e “moriscos”: ebrei convertiti con la forza al cristianesimo. Invisi anche agli stessi ebrei, che li consideravano alla stregua di traditori, la situazione per i conversos non era delle più facili.
Nel corso dei secoli gli scontri tra le varie religioni portò ad un clima di odio in cui non era difficile assistere ad esagerazioni da parte degli inquisitori cattolici nei confronti di coloro che venivano tacciati di eresia.
È fondamentale però fare attenzione quando si considera l’inquisizione spagnola come la responsabile delle atrocità più gravi della storia dell’umanità. Come spesso accade, alcune notizie e informazioni relative ad un determinato evento, personaggio o organizzazione, vengono travisate nel corso del tempo, grazie all’azione “propagandistica” del pensiero predominante del momento.
L’obiettivo principale nei secoli fu quello di convertire chi si trovasse nell’errore e nell’eresia. Fonti moderne dicono che la caccia alle streghe così come la conosciamo nell’immaginario collettivo, fu molto meno pesante in Spagna rispetto ad altri paesi europei.
Chiusa questa piccola parentesi sull’ambientazione storica del romanzo, ci ritroviamo agli inizi del
XVII Secolo nelle provincie a nord della Spagna dove l’inquisitore Salazar, protagonista del libro è inviato, dal suo superiore in gerarchia, a indagare su fatti poco chiari all’interno di un contesto di superstizione dilagante tra la popolazione, specie di formazione culturale medio bassa.
Salazar è uno di quegli inquisitori che ritroviamo spesso nei libri con protagonisti queste figure così affascinanti. Un inquisitore “illuminato”, come mi piace definirli, che non si basa solo sui dogmi riportato nel
malleus maleficarum, il trattato pubblicato in Germania da due frati domenicani nel 1487 allo scopo di debellare il problema dell’eresia, del paganesimo e della stregoneria.
Salazar va alla realtà dei fatti e alla natura empirica delle cose, eliminando quella patina di scaramanzia che spesso annebbiava la vista di altri inquisitori e uomini di fede.
Guardava sempre dritto davanti a sé, consapevole che niente e nessuno avrebbe mai potuto coglierlo in fallo e fargli abbassare gli occhi. La parola “inquisitore” gli calzava a pennello: cercava sempre le risposte fino in fondo, ponendosi infinite volte ogni domanda e trovando sempre un particolare, un dettaglio, un dato o una circostanza tale da fargli dubitare di tutto, finanche della propria esistenza.
Un insegnamento sul modo di procedere nell’inquisizione, che Salazar trasmette anche ai suoi due assistenti, cercando però di preservare quella genuina fede negli insegnamenti ricevuti nella formazione religiosa, mantenendoli distaccati dal suo modo radicale di pensiero anticonformista.
Il ritrovamento del corpo di una donna senza vita lascia intravedere la mano del demonio e dei suoi seguaci, ma Salazar ha l’occhio dell’investigatore più che dell’inquisitore.
Dagli indizi che circondano i cadaveri si possono capire molte cose. Le persone morte in circostanze poco chiare sono come dei grandi indovinelli che bisogna saper sciogliere. Sono come dei libri aperti, ma scritti in codice: e se nessuno riesce a decifrarli finiscono sottoterra senza trasmettere il loro ultimo messaggio che, forse, potrebbe dare un senso alla loro intera esistenza.
I passaggi che riportano il pensiero dell’inquisitore hanno l’odore di una cella umida, dove ci si perde nelle elucubrazioni più profonde sull’esistenza di qualcosa di ultraterreno. Nella testa di Salazar si è insinuato il tarlo del dubbio sull’esistenza di Dio e del Demonio.
Per accettare la presenza del primo, l’inquisitore sente la necessità di conoscere il secondo. Toccare con mano la potenza del Dio del male, di quel Lucifero, portatore di luce, primo tra gli angeli alla destra del Padre poi rinnegato. Solo con la consapevolezza del Male, è possibile accertare l’essenza del Bene.
L’angelo più bello del Signore, il suo preferito, un giorno arrivò a scontrarsi con Lui in modo così irreparabile che oggi non è più alla Sua presenza. E se un angelo può cadere, come pensare che noi, debole carne umana, si possa andare avanti nel cammino senza mai vacillare? La cosa davvero importante non è che il corpo abbia un attimo di debolezza, ma che l’anima continui a lottare.
Per questo Salazar indaga a fondo, non lasciando nulla al caso e cercando nell’animo umano la presenza del demone che ne indirizzi le azioni malvagie.
La bella Mayo, giovane sedicenne alla ricerca della sua nutrice Ederra accusata di stregoneria e incarcerata, incrocerà la sua strada con quella di Salazar e dei suoi due assistenti Inigo e Domingo. La ricerca di Ederra mette a dura prova Mayo, per la prima volta nella sua vita davvero sola nel mondo. Una bambina nata nel peccato, figlia del demonio, perché cresciuta senza un padre, per ritornare a quella schiera di credenze popolari e superstizioni che popolavano la mente della gente comune. Una reietta accolta nelle grazie della nutrice Ederra fin dalla giovane età, a cui Mayo deve tutto ciò che conosce della natura e dell’essere umano.
Il lettore si trova di fronte a un’altalena di emozioni, che passano dall’atrocità di un rogo di condanna alla dolcezza di un incontro fugace tra due giovani innamorati.
Un’indagine all’origine del male, molto spesso generato da una mano terrena e non da una indefinibile presenza demoniaca.
Ma anche un’esplorazione dell’animo umano e dei sentimenti che lo scuotono, alla ricerca della felicità e di quel posto nel mondo a cui ognuno di noi ambisce nel corso dell’esistenza.
Copertina flessibile: 439 pagine
Editore: Garzanti (19 febbraio 2009)
Collana: Elefanti bestseller
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8811681251
ISBN-13: 978-8811681250
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