Buongiorno Sig.ra Zannoner, e benvenuta nel nostro salotto! Grazie per aver accettato il nostro invito.
Mentre le lasciamo sorseggiare il caffè, sperando sia di suo gradimento, vado a presentarla ai nostri lettori.
Paola Zannoner è tra le più importanti scrittrici italiane per ragazzi, apprezzata dagli insegnanti e dai bibliotecari, e da un pubblico trasversale che va dagli adolescenti agli adulti. Ha iniziato nel 1998 e il suo libro Il vento di Santiago (Mondadori 2000) è diventato un piccolo classico per le scuole. Alcuni suoi libri sono bestseller, tradotti in oltre 25 paesi. Ha ricevuto i più importanti premi letterari italiani come il Bancarellino (con La linea del Traguardo, 2003), e nel 2018 il Premio Strega Ragazzi e Ragazze con L’ultimo faro (De Agostini, 2017). Tra i suoi titoli recenti, molto amati dai lettori sono Zorro nella neve (Il Castoro, 2014), A piedi nudi a cuore aperto (De Agostini, 2016) la fortunatissima serie La banda delle ragazzine (Giunti, 20013-2 017).
Il suo ultimo lavoro è il romanzo storico crossover Il Bardo e la Regina (DeA Planeta, 2019).
Con questo curriculum, è un vero onore averla qui in TSD.
Che tipo di lettrice è Paola Zannoner?
Una lettrice curiosa, non settoriale. Leggo romanzi contemporanei, classici, thriller, romanzi di formazione, saggi specialmente di sociologia, racconti… La fiction la scelgo in base alla scrittura che mi deve interessare e coinvolgere, i libri di saggistica in base ovviamente al tema (ad esempio tra gli ultimi letti c’è Stefano Mancuso con i suoi libri sulla vita delle piante)
Da vincitrice del Premio Bancarellino (Il bancarella per ragazzi) a scrittrice di romanzi storici per adulti: ci spieghi questo passaggio.
Fin dagli esordi, nel 1998, ho scritto romanzi per adolescenti. La vera differenza, a mio parere, corre tra la narrativa per bambini e quella per adulti. Per i bambini infatti bisogna usare un linguaggio specifico, al servizio di storie semplici e di facile riconoscimento per i lettori e la loro quotidianità. Quando si scrive per adolescenti, lo sguardo si allarga e comprende molte sfaccettature psicologiche, sociali e culturali. Ho vinto il Bancarellino nel 2004 con La linea del Traguardo (Mondadori), un libro che in quegli anni fu giudicato “difficile”, perché trattavo la disabilità e il protagonista aveva 15 anni. In realtà, i lettori e soprattutto le scuole lo premiarono. Noi dimentichiamo che oggi le scelte editoriali sono orientate dal marketing e gli autori sono incasellati perché più facile rivolgersi a un pubblico preciso: ragazzi, scuole, lettori di crime stories, donne, appassionati di fantasy… Ma gli scrittori non sono incasellabili (almeno non molti) perché seguono proprie ricerche e propri percorsi. Negli ultimi anni mi sono rivolta ai giovani adulti e i romanzi sono entrati nelle scuole superiori (L’ultimo Faro, premio Strega 2018, Rolling Star), sia per i temi trattati che per la scrittura più complessa.
Il romanzo su Shakespeare ha seguito questo mio percorso, ed è letto soprattutto nei trienni delle scuole superiori, dove gli insegnanti colgono l’occasione di un libro di fiction, avventuroso, per introdurre la storia moderna, la letteratura inglese, il teatro, il rinascimento europeo.
Da scrittrice, che differenze percepisce (se le intravede) tra il mondo editoriale per ragazzi e quello di narrativa per adulti?
La narrativa per adulti è considerata quella di pregio, e gli autori godono di maggiore visibilità e considerazione. Benché, a parole, tutti si spertichino in lodi nei confronti di chi, come me, si rivolge a un pubblico in formazione, forse perché se non ci fossimo noi non ci sarebbero più lettori. Oggi è molto difficile avere un pubblico che segue la letteratura. Nelle scuole si rischia che ci si rifugi nei classici perché l’editoria propone libri di puro intrattenimento o che seguono mode effimere, televisive o della rete. Dunque, mantenere la barra su una narrativa di qualità, permette di non far abbandonare insegnanti e bibliotecari che seguono volentieri i temi sociali e storici raccontati da professionisti della scrittura. Il mondo editoriale sta vivendo una crisi dovuta allo scarso mercato, per cui si cerca di compiacere un pubblico distratto e superficiale. Ma la soluzione credo che sia formare lettori attraverso progetti di educazione e formazione, attraverso sostegno alle scuole e alle biblioteche.
Spesso è difficile far appassionare i ragazzi alla Storia: quale potrebbe essere la ricetta giusta per una inversione di rotta?
I ragazzi hanno molta ragione ad annoiarsi in lezioni cattedratiche, che comportano l’apprendimento ancora nozionistico. Ci sono molti importanti scrittori che hanno saputo trasportarci nel passato e permetterci di vivere epoche lontane, penso ad autori di bestseller come Ken Follet. Certo, non può essere solo questo il modo, ma la narrativa può aiutarci ad aprire una finestra sul passato, e incuriosirci, spingerci a porci domande sulla vita, sui comportamenti, sulla cultura espressa da certi paesi e certe epoche, che infine rappresenta uno strato sopra cui si poggia la nostra vita contemporanea. La storia ci può molto appassionare se ci spiega come mai noi oggi siamo così, viviamo in questa società, con le leggi che la regolano, abbiamo queste relazioni con gli altri e siamo molto cambiati, evolvendoci rispetto alle relazioni del passato.
Per questo romanzo storico, “Il bardo e la regina” ha scelto Shakespeare, un personaggio, drammaturgo, scrittore su cui c’è una letteratura molto vasta: perché proprio lui?
Perché amo la letteratura e Shakespeare è un gigante, e perché tanto si è scritto, tanto si è immaginato e tanto ancora si può dire, considerando che per quasi un decennio (1585-1595 definiti “gli anni perduti”) di questo grandioso autore non sappiamo nulla, almeno della sua vita privata. A me piaceva l’idea di raccontare un giovane Shakespeare, che arriva a Londra in cerca di fortuna, come ormai da almeno una decina di anni capita ai giovanissimi italiani, che sono partiti per Londra, soprattutto Londra rispetto ad altre città europee, in cerca di lavoro , e magari hanno fatto fortuna nel cinema, nel teatro, nella ristorazione, nei musei, nelle aziende. Ne conosco molti.
Nel romanzo delinea una teoria che, da alcuni, potrebbe essere considerata ardita: senza fare spoiler per i lettori che ancora non lo hanno letto, vuole dirci qualcosa in proposito? Fonti documentaristiche, ispirazione-indagine personale, teoria?
Questo libro è stato prima di tutto un grande progetto. Sono partita da un’idea che mi affascinava studiando la figura di Elisabetta I, l’unica sovrana europea in tanti secoli, una donna colta e intelligente che seppe mantenere la pace nel suo paese minacciato da invasioni e da conversioni. Una regina che amava l’arte e la incoraggiò , al punto che il teatro cinquecentesco si chiama “elisabettiano”. Sono sempre le circostanze favorevoli che producono il genio, altrimenti irriconoscibile, inespresso. Shakespeare seppe approfittare di queste circostanze, creò un teatro meraviglioso e plasmò la lingua, proprio lui, un umile figlio di guantaio, non molto colto, che non aveva nemmeno viaggiato. Sono partita da dati storici, reali, e dallo studio delle opere di Shakespeare che si prestano a più chiavi di lettura, grazie anche agli occhi moderni e femminili: il fatto che io sia una scrittrice mi porta a leggere e comprendere le protagoniste davvero straordinarie per l’epoca con maggiore immaginazione rispetto a uno studioso o a uno scrittore.
La difficoltà maggiore che ha incontrato per scrivere “Il Bardo e la Regina”?
Ho scritto il Bardo con passione, entusiasmo, divertendomi pur nella mole di lavoro che prevedeva studio, traduzioni, rilettura, ricerca. La maggiore difficoltà è stata l’isolamento che mi sono auto inflitta per mesi. Uscivo pochissimo, non frequentavo nessuno, me ne stavo appollaiata nel mio studio come un gufo. La scrittura può essere un lavoro da pazzi, a un certo punto ti senti davvero un po’ matta, chiusa in una stanza, a immaginare una città antica, le sue strade, le sue case, i suoi odori nauseabondi, la malattia che la devasta… E’ faticoso stare da soli, pensare e scrivere, senza confronti che verranno soltanto a lavoro ultimato. E’ una parte del lavoro che credo sfugga a molti, questo chiudersi per disciplina e volontà, per un progetto che si ha in testa, da cui siamo ossessionati.
Ha altri romanzi storici nel cassetto, sta scrivendo qualcos’altro del genere o magari, chissà, già qualcosa di prossima uscita? Se può anticiparci qualcosa…
Ho diversi progetti in corso: un volumetto per ragazzi su un inventore italiano, una raccolta di racconti di viaggio con altre autrici e un progetto assolutamente top secret che spero di far uscire a Natale di quest’anno. Ne riparleremo.
Come si congederebbe il suo Shakespeare dal salotto di TSD e da questa intervista?
Lo fa benissimo con Puck, in quel capolavoro immenso che è Il sogno di una notte di mezz’estate:
Per sfuggir la forcuta lingua/ non la faremo troppo lunga… Buonanotte a tutti, e via. Diamoci la mano, se amici siamo e Robin perdoniamo.
E con questo splendido commiato, salutiamo Paola Zannoner, sperando che torni a trovarci e di sicuro la seguiremo ancora nelle sue nuove uscite.
Il Bardo e la Regina
Stratford-upon-Avon, 1585. È una notte scura, carica di nuvole, quella in cui un giovane attore scompare nel nulla alla fine di uno spettacolo. Si sentono ancora gli applausi e le urla del pubblico, quando il ragazzo viene incappucciato e trascinato via da un manipolo di uomini neri come corvi. Si tratta di William Shakespeare. La testa piena di sogni, il cuore pieno di passione, Will ha poco più di vent’anni quando guadagna una notevole fama con le sue commedie, attirando su di sé le attenzioni sbagliate. Quelle di Lord Walsingham, capo delle spie di Sua Maestà Elisabetta I. È proprio Lord Walsingham, con l’aiuto dell’affascinante e misteriosa Lady Anne, ad assoldare Will tra gli informatori della Regina. Will si trova così catapultato nella grande, caotica, multiforme Londra e impiegato nella compagnia teatrale di James Burbage. La sua vera missione, però, non è sul palco: è tra i vicoli bui, nelle taverne affollate. Sarà gli occhi e le orecchie di Elisabetta, un uomo al servizio del regno. Quello che Will ancora non sa è che, da quel momento in poi, il suo destino sarà legato a doppio filo a quello della Regina. Per sempre. Uno straordinario affresco storico, un romanzo di intrigo, mistero e amore dalla penna di un’autrice pluripremiata e vincitrice del Premio Strega.
Copertina rigida: 425 pagine
Editore: DeA Planeta Libri (15 ottobre 2019)
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8851173079
ISBN-13: 978-8851173074
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