Trama
Ottobre 1917. Emanuele Giuffrida, giovane pittore siciliano, viene mandato a combattere in Friuli, dove è costretto a vivere e combattere, al freddo, sotto la pioggia, lontano dalla sua terra assolata, in un luogo in cui abbondano solo fango, paura e morte. È già un miracolo che riesca a sopravvivere per più di tre mesi ma ancor più prodigioso è il fatto che Luigi, suo vecchio compagno di scuola imboscato in ufficio al comando di Palmanova, riesca a tirarlo fuori dalla trincea. Emanuele ha mani magiche, sarebbe uno spreco perderle in prima linea; così Luigi riesce a far impiegare il pittore nella realizzazione delle nuove importantissime mappe del fronte.
Emanuele è riconoscente al suo salvatore e farebbe qualsiasi cosa per lui, qualsiasi cosa pur di non tornare in trincea condannandosi a un inferno ben peggiore di quello che mai avrebbe potuto immaginare.
Un racconto duro e violento sulla discesa agli inferi di uomini e donne che, trasfigurati dagli orrori della guerra, combattono il nemico e i propri demoni; una storia nera, buia in cui Giada Trebeschi dimostra come la brutalità provi a soffocare il bello che pur si annida nel cuore degli uomini e l’arte sia l’unica luce possibile in grado di squarciare l’oscurità.
Sullo sfondo gli orrori della Grande Guerra e la disfatta di Caporetto.
Recensione a cura di Roberto Orsi
Giada Trebeschi torna nelle librerie con un nuovo romanzo breve. “Undici passi” è una storia nella Storia. All’interno del contesto storico della Prima guerra mondiale, sul fronte carsico del grande conflitto, si affaccia il racconto di Emanuele Giuffrida, soldato siciliano strappato alla sua terra, alla sua passione per la pittura e per la bella Annalisa.
Ho ventiquattro anni e sono un morto che cammina. Un morto. Che cammina. Undici passi alla volta.
Sono queste le parole di apertura dell’autrice. Mi sono immaginato un grande palcoscenico, il sipario che si apre, il silenzio della trincea prima della battaglia, una voce fuori campo che presenta il suo protagonista. Purtroppo, tutto questo non è mai stato finzione. L’orrore della guerra è tangibile e reale, anche dopo più di cento anni.
“Undici passi”, pubblicato l’11.11.2019, in ricordo dell’armistizio Compiègne sottoscritto proprio alle ore 05.00 dell’11 Novembre 1918 tra l’impero tedesco e le forze alleate nei boschi della Piccardia. Armistizio che sancì la fine della guerra.
Una guerra che fino a quel momento era stata tormento e perdizione. La vita al fronte è dura, ne abbiamo letto in tantissimi libri e difficilmente si riesce a dare l’idea di come la realtà fosse.
Qui si sta come d’autunno sugli alberi, le foglie.
Chi non conosce i versi più famosi di Giuseppe Ungaretti? Una figura simbolica che in poche parole restituisce lo stato d’animo di quei soldati costretti a una vita non voluta.
In un inferno di mitragliatrici, un tappeto di fango e urina, l’odore della paura misto a quello dell’adrenalina che si scatena in quei ragazzi strappati alla loro vita per una guerra che non hanno cercato.
Il conflitto fa da sfondo scenografico al racconto di Giada Trebeschi, ma non è il protagonista principale della vicenda. L’autrice lo inserisce come sottofondo, mentre i suoi protagonisti giocano una vicenda che si svolge nel sottobosco della guerra o, se volete, dietro le quinte del palcoscenico.
Qui tutto può succedere. Questo è l’inferno dove tutto si perde: l’umanità, la ragione, la vita.
È l’assenza di umanità che emerge prepotente tra le pagine di questo racconto. Quell’umanità a cui si è pronti a rinunciare nelle situazioni più estreme. “Mors tua, vita mea” si diceva nel medioevo. La tua morte è la mia vita, come se il tempo di una vita potesse allungarsi al terminare di un’altra. L’istinto animale di sopravvivenza, che ci porta a compiere azioni impensabili. Questo è ciò che succede a Emanuele Giuffrida, che dopo tre mesi in trincea viene richiamato nelle retrovie per le sue qualità artistiche a disegnare mappe dei territori di guerra e ilposizionamento delle truppe sul fronte.
L’amico di infanzia Luigi, arruolato negli uffici del comando di Portanova, richiede espressamente la presenza di Emanuele per le sue evidenti qualità artistiche. L’arte del disegno che nei mesi in trincea hanno salvato l’anima di Emanuele, tenendola ancorata a quel mondo reale, l’altra faccia dell’umanità, quella che sul fronte viene troppo facilmente dimenticata. Allora anche solo un disegno, una vignetta o un ritratto riportano quel briciolo di sentimento e leggerezza, indispensabili per proseguire.
Lui era il ragno che si avvicinava e che aveva su di me il potere di vita o di morte.
Siamo di fronte a una storia di brutture e violenze. Fisiche e psicologiche. Luigi, così ben disposto nei confronti di Emanuele, ben presto si dimostrerà essere completamente l’opposto. Un “ragno” lo definisce Giuffrida, nel suo racconto in prima persona della vicenda. Un abile manipolatore in grado di sottomettere al proprio volere chi gli sta a fianco, coinvolgendolo in una storia macabra al pari, o forse peggio, della guerra stessa.
Giada Trebeschi ha confezionato un racconto duro, intriso di orrore, quell’orrore che fa più paura perché afferisce all’animo umano, alla capacità di fare del male, propria dell’uomo. Senza ricorrere a mostri partoriti dalla più fervida fantasia perchè spesso il mostro più spaventoso si annida nella coscienza dell’essere umano.
Copertina flessibile: 167 pagine
Editore: Oakmond Publishing (6 ottobre 2019)
Lingua: Italiano
ISBN-10: 3962071776
ISBN-13: 978-3962071776
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