Trama
La venerazione della Vergine Maria è un tema centrale della Chiesa. Sebbene non compaia nella Bibbia, la tradizione dell’Assunzione fu accettata dai cristiani come fatto storico. Tuttavia, sono molti i cristiani convinti che Maria sia morta semplicemente e che sia seppellita in un sepolcro nella valle di Giosafat, presso Gerusalemme, mentre altri affermano che il luogo dove riposano i suoi resti si trovi tra le rovine romane di Efeso, in Turchia. Per secoli la questione ha continuato a dividere i teologi. Dopo la seconda guerra mondiale il Vaticano avviò un’indagine segreta per verificare l’autenticità delle due tombe. L’autore ha seguito una traccia che lo ha portato in Vaticano, in Israele, in Turchia, in Gran Bretagna.
Recensione a cura di Chiara Guidarini
In realtà la trama della seconda di copertina che ho in mano in questo momento è molto più lunga, e complessa, rispetto a questa che ho copiato dalla rete.
Intanto incominciamo col presentare il titolo completo:
il mistero del sepolcro della vergine Maria: la verità segreta sul sacro Graal, sul vero Padre di Cristo, e sulla tomba di Maria.
Tanta carne al fuoco per un libro di poco più di 200 pagine. Ma sono 200 pagine intriganti, che coinvolgono e spronano alla lettura di questo tema, molto affascinante e complesso,
che è la vita di Gesù e dei personaggi che gli ruotano attorno.
La prima cosa che mi ha ricordato questo libro è un altro libro, un po’ più datato, chiamato appunto “il santo Graal” di Baigent, Leight, Lincoln. I tre autori partivano dal ritrovamento – nel tempo appurato come un falso – di pergamene segrete che conducevano in un lungo e intrigante viaggio che attraversava la Francia analizzando i Vangeli apocrifi per arrivare a definire l’essenza del Graal.
La prima edizione del “mistero del sepolcro” è del 2000, anno in cui gli apocrifi erano già stati tradotti, alcuni anche commercializzati e, soprattutto, era già definita la questione della non contemporaneità degli Evangelisti a Gesù.
L’autore con incredibile precisione e accuratezza ricostruisce un quadro storico d’eccezione, pur lasciandomi perplessa sui due punti che ho elencato in precedenza. Più volte si chiede com’era stata l’infanzia del Figlio di Dio, senza mai citare un’eventuale risposta che si trova nei Vangeli nascosti; idem sulla questione degli Evangelisti: più volte si interroga della contemporaneità con Gesù, fino ad arrivare alla soluzione, più che appurata in quegli anni, che i Vangeli furono scritti in tempi successivi alla morte del Figlio di Dio.
Naturalmente parlo di un saggio, non un romanzo, ma le descrizioni sono molto ben fatte e accurate, tanto, a volte, da dimenticare di trovarsi alle prese con una storia vera.
Un lampo di luce illuminò le finestre della chiesa e toccò l’altare in un attimo di tremolante luminosità. Dopo una manciata di secondi di un silenzio spettrale, il fragore di un tuono scosse l’edificio. Aveva minacciato di piovere tutta la mattinata e per un po’ il cielo si era oscurato. Ora l’acquazzone era cominciato.
L’autore inizia il suo viaggio a Betlemme, laddove Gesù è nato, e ripercorre le tappe della sua vita da uomo, durante la predicazione, dandogli precisi riferimenti e connotati storici, inserendo il quadro narrato dagli evangelisti – ciascuno con le sue particolarità – in un contesto storico e realmente provato.
A 2000 anni di distanza le tracce sono quelle lasciate dal passaggio dell’imperatrice Elena che, laddove Gesù aveva lasciato un segno, aveva sollevato una chiesa. Ecco allora che fatti e personaggi assumono caratteristiche ben precise che, legandosi alle verità cristiane, diventano più palpabili e motivate.
Viene così spiegato lo sterminio dei neonati operato da re Erode, la fuga della Santa Famiglia, il buco temporale dell’infanzia di Gesù fino alla predicazione, crocifissione e morte. E, durante tutto questo viaggio, la vita di Maria viene ricostruita per sommi capi, ma le viene attribuita una discendenza che non è così scontata e un riflesso nelle culture pagane ancora esistenti.
Quando Maria morì, gli apostoli la condussero via per la sepoltura. Lì apparve lo stesso Cristo, la resuscitò e la portò, corpo e anima, in cielo.
I capitoli sono strutturati in maniera semplice e, alla fine di ogni capitolo, c’è il riassunto dei dati salienti. Questi dati, interpretati come tanti puntini da unire insieme, conducono in Gran Bretagna, sulle tracce del Santo Graal e quindi di un’altra figura legata al leggendario calice: quella di re Artù.
Qui la lettura si complica un po’. L’autore riporta fedelmente leggende, ballate, canti, traduzioni dal gallese antico che dal medioevo sarebbero pervenute errate, analizzando al contempo la simbologia e i parallelismi tra culture. Ne emerge un quadro molto curioso di come Giuseppe di Arimatea, fratello maggiore di Gesù, secondo le consuetudini del tempo si sarebbe fatto carico della madre vedova; per tutta una serie di motivi sarebbero emigrati in Gran Bretagna, dove poi Maria sarebbe morta, presumibilmente nella località chiamata dai Druidi, Avalon.
Il libro merita di essere letto perché tutte queste ricostruzioni hanno un carattere significativo e interessante. Non screditano l’identità cristiana ma tentano di rispondere a domande sospese nel tempo, collocando la figura storica di Gesù in un ambiente reale. Molte volte ci siamo imbattuti in studi che spiegano la crudeltà di Pilato, ma sorprendentemente, è restio a incolpare Gesù. Come mai? È a domande come questa che l’autore tenta di dare una risposta. Con squadroni di archeologi, rilievi sul campo, studi su studi anche grazie a storici e studiosi,
unisce i puntini rendendo ancor più intrigante la figura più emblematica e complessa che abbia mai calcato questa terra: quella di Gesù, il Figlio di Dio.
Un po’ di curiosità.
La rosa è il simbolo di Maria. Da qui il nome “rosario”.
Leggendo la parte relativa alla rosa, ho pensato subito a “il nome della rosa” e a come, un po’ di tempo fa, abbiamo cercato di interpretare il titolo del Maestro Eco. Non ho trovato un legame con la Vergine, nel tomo sopra descritto, ma ho ripensato a come il nome di Maria possa aver subito delle variazioni a causa della traduzione. Un po’ come la questione della verginità: “
il testo originale non usa il termine ebraico per “vergine” –betulah- bensì il termine almah, “una giovane donna””. Maria è comunque rappresentata dal segno zodiacale della Vergine, che è abbastanza ricorrente nella ricerca del sepolcro. Tornando a “il nome della rosa” mi ricollego al “labirinto della rosa”, qui forse più facilmente riconoscibile come segno legato a Maria. Secondo gli autori de “il sacro Graal”, Gesù assieme a Maria si rifugiò in Francia e forse c’è un legame col prodigioso labirinto.
Circa Re Artù.
Non si trovano tracce di questo enigmatico grande re, finché non viene assodato che non si tratta di un nome, ma di un titolo.
la lingua dei romano-britanni era il britonico. […] nel gallese sopravvive il nome arth, che significa orso, e molti linguisti sostengono che derivi dal britonico Arthur. Se questo è giusto, allora Artù è il nome di battaglia del re: l’Orso.
Owain Ddantgwyn è il re in questione, soprannominato l’Orso dalle sue genti.
Non mi spingerò oltre nel raccontare cos’ho appreso leggendo questo testo che merita senz’altro una lettura. Come altri autori che hanno tentato di esplorare il campo,
ci si trova alle prese con verità vecchie di secoli, alla ricerca di tracce cancellate o nascoste dietro a simbologie, ballate, carte da gioco. Ma la ricerca della verità è affascinante, e se non potrà essere verità assoluta è senz’altro curiosità degna di nota.
Copertina flessibile: 224 pagine
Editore: Newton Compton (1 gennaio 2007)
Collana: I volti della storia
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8882894770
ISBN-13: 978-8882894771
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