Letture condivise

#Letturacondivisa dicembre 2019: “I lupi di Venezia” di Alex Connor

In TSD abbiamo concluso il 2019 facendoci avvolgere dal fascino misterioso della sempre bella Venezia, circondati da misteriosi lupi, all’inseguimento di un assassino celato dalle nebbie della citta lagunare.
Abbiamo letto insieme “I lupi di Venezia” di Alex Connor. Ed ecco cosa ne pensano i lettori con cui abbiamo condiviso questa avventura

Trama
Venezia, XVI secolo.La dura vita di bottegai, prostitute, schiavi ed ebrei del ghetto contrasta con l’abbagliante ricchezza della città lagunare, meta di mercanti provenienti da ogni parte del mondo per fare fortuna. Ma alla prosperità, si sa, si accompagna spesso la corruzione. In un’epoca in cui l’inganno, la malizia e la perversione prosperano al pari dell’arte e della filosofia, i lupi hanno vita facile. Sono individui spregiudicati, che si muovono famelici, fiutando le migliori opportunità per acquisire sempre più potere, coinvolgendo ignare pedine nelle loro oscure trame. Marco Gianetti è un assistente del Tintoretto, Ira Tabat un mercante ebreo: i loro destini stanno per piegarsi al volere di individui molto in vista, come il poeta Pietro Aretino, la cortigiana Tita Boldini e la spia Adamo Baptista. Il ruggito del leone di Venezia sembra essersi placato, ora che i lupi sono a caccia.

Isabella Novelli
Il secondo libro della Connor che leggo (il primo è stato Goya enigma) mi è piaciuto abbastanza, anche se mi ha lasciato qualche perplessità. Bella l’ambientazione storica e la figura di Tintoretto, negativa al massimo quella di Aretino, che conoscevo poco. Forse ci sono diverse incongruenze storiche rilevate volta per volta da altri lettori e questo rende tutto un po’ impreciso. La storia è abbastanza interessante e il finale aperto lascia un po’ l’amaro in bocca. Nessuno sapeva che il romanzo facesse parte di una trilogia e questo spiega alcuni dilemmi posti dal finale. In ogni caso, penso che alcuni risvolti della vicenda non potessero avere che quegli sviluppi. Ad un certo punto della storia sembra tutto un po’ inevitabile dal susseguirsi degli eventi. Comunque sia, sono contenta di averlo letto ed aver conosciuto meglio personaggi come Tintoretto e Aretino che conoscevo pochissimo solo tramite i dipinti dell’uno e gli scritti dell’altro.

Sonia Brindisi
Venezia, XVI secolo.
La trama è ricca, dinamica,lettura scorrevole e avvincente. Il veleno e la cattiveria scorrono nei canali di Venezia dove imperversa la corruzione e la perversione e i cui veri padroni non sono noti ma si nascondono ,sono dei Lupi.
Tutto inizia con il ritrovamento del cadavere di una ragazza orrendamente mutilata ma il vero protagonista, che all’inizio appare come un attore marginale, è Marco Gianetti, giovane rampollo veneziano con una vita familiare difficile, che permette al male di irretirlo, ingabbiarlo, imprigionarlo, trascinando così quelli che professava amici nel baratro con lui.Accanto a lui tante figure: il poeta Aretino , perverso burattinaio, manipolatore e calcolatore che tiene in scacco uomini e principi grazie ai segreti con cui li ricatta .Battista ,lo sgherro , la spia letale che solo con la sua nomea incute paura.E poi c’è lo strano amico di lui Volt, i fratelli Tabat che cadono nelle oscure macchinazioni di Aretino, l’ olandese preda di una grande sofferenza che cerca l’ assassino della figlia e la cui storia si intreccia con tutti gli altri personaggi in modo sempre più intrigante.E non bisogna dimenticare i due grandi artisti Tiziano e Tintoretto. Un genio vanesio il primo, un genio, un amico, un uomo di buon cuore il secondo.
Si parte dal ritrovamento del cadavere di una vittima di omicidio, per poi effettuare un’analisi delle peggiori bassezze di cui l’ uomo è capace, principalmente, la capacità di nuocere, la cattiveria,la slealtà verso chi era amico.
” I Lupi spadroneggiano, i Lupi terrorizzano. State attenti e se potete fuggite, perché restare a Venezia può significare morire…”
Attendo il seguito….

Giovanna Barbieri
prevale una Venezia piuttosto cupa e corrotta. Sapevo già dell’esistenza delle cortigiane da candela e oneste. Mi sono piaciute moltissimo sia le parti dove l’autrice ha descritto il ghetto ebraico sia le parti dedicate a Tintoretto sia quelle dedicate al giovane Marco Gianetti (figura inventata dall’autrice). Tuttavia ho qualche perplessità sia su alcuni oggetti e cibi menzionati sia sulla figura di Aretino, dipinto come un truffatore e ricattatore. Il romanzo è ambientato nella prima metà del 1500.

Noelia Costa
Mi piace molto il modo di scrivere di questa autrice, finora non mi ha mai deluso: e questo libro ne è un ulteriore conferma.
Libro scritto in maniera semplice ma molto ricco allo stesso tempo. È stata una lettura fluida e man mano andavo avanti mi ha catturato sempre di più.
Ho apprezzato la capacità con la quale è stato impostato ogni personaggio con le sue peculiarità sia negative che positive.
Il finale mi ha decisamente spiazzata, adesso non mi resta che attendere il seguito visto che mi ha lasciato con più interrogativi che risposte!

Paola Nevola
Venezia XVI secolo è nel pieno del suo splendore: ricchezza, artisti, mercanti di tutto il mondo che la impreziosiscono di merci e novità. C’è anche il rovescio della medaglia, in contrasto allo splendore ci sono le calli umide, le botteghe, i canali sui quali sorgono palazzi, ponti, antri nascosti offuscati dalla nebbia. Quei canali da dove sale una nebbia di perversione che serpeggia, nasconde, sussurra, fa rabbrividire, si insinua come un maleficio e corrompe, disonora, tradisce, nasconde le verità e tira i suoi fili.
Pietro Aretino uno scrittore di poemetti scabrosi è un uomo viscido che ingrassa di cibo, denaro, fama, potere. E’ il burattinaio che tiene in pugno le sue vittime coi suoi raggiri, coi suoi ricatti; accanto a se una spia, un uomo freddo di pessima reputazione che solo il nome incute terrore è Adamo Battista. Sul carrozzone salgono le cortigiane Caterina Zucca e Tita Boldini, personaggi misteriosi come lo speziale olandese Der Witt, o ambigui come De Volt che si accompagna al Battista, la ricca famiglia nobile di Jacopo Gianetti, pittori di fama come Tintoretto e Tiziano.
Tra quelle calli la bottega di Marina Castilano stracolma dei capi di abbigliamento più sfarzosi e di ultima foggia, dove si sussurrano voci, dove il male mette i suoi tentacoli. E poi ci troviamo nella bottega del Tintoretto, veniamo a conoscenza della sua storia, del suo stile di pittura, delle statuette di cera che costruisce per comporre le scene dei suoi quadri, del suo carattere per cui è chiamato “il Furioso”, un burbero dal cuore d’oro.
Tra i suoi apprendisti Marco Gianetti, figlio di Jacopo Gianetti un ricchissimo e potente nobile, un ragazzo ingenuo abbandonato al suo destino da un padre che non si cura di lui, senza una guida diventa subito preda del Lupo.
E poi c’è il ghetto ebraico è come una grande famiglia di reclusi, ad una certa ora il coprifuoco e si chiudono i cancelli, tra di loro ci sono usurai, speziali, medici, la gente di Venezia ha bisogno di loro. Ira Tabat è un medico che si prende cura del padre di Marco, sua sorella Rosella con la sua innocente bellezza ha colpito il Tintoretto e posa per lui.
Ecco questi i personaggi che con incredibile maestria sono raccontati e prendono parte al teatro che si svolge in questa Venezia perversa e oscura, dove dai canali emerge il cadavere di una donna orribilmente mutilato e una vecchia favola densa di paura, dove i sogni diventano incubi e gli incubi emergono dalle coscienze e appaiono ad occhi aperti. Dove l’innocenza di Rosella china la testa, dove la lealtà sparisce dietro al tradimento, dove la verità è nascosta dalla paura. I Lupi spietati tramano si mettono la maschera da agnelli e l’agnello adulato si trasforma in Lupo.
In questo sfondo permeato di una tetra magia e di lussuria ci vengono presentati Tintoretto e Tiziano, che l’autrice mette in competizione in una rivalità che si distingue dalla personalità dei due artisti: l’uno che si fa avanti con la forza e la caparbietà e l’altro grazie alle influenze nei palazzi del potere.
Alex Connor ha superbamente imbastito un thriller mozzafiato pieno di colpi di scena, come per il finale di questa primo libro che però lascia molto in sospeso con parecchie domande: chi sono I Lupi? Cosa c’è dietro la morte tragica di due donne smembrate? Ci sarà una giustizia? C’è qualche incongruenza storica che si nota e si ha l’impressione di essere più avanti dell’epoca in cui è ambientato, ma si lascia correre perchè la suspense insieme ai dialoghi accattivanti avvinghia il lettore alle pagine fino alla fine.

Angela D’Albis
E’ il secondo libro che leggo di Alex Connor. Come l’altro, la lettura mi ha un po’ delusa. Nonostante il romanzo scorra e i personaggi che interagiscono nella cupa e corrotta Venezia del xvi secolo, siano interessanti,( soprattutto Tintoretto),il libro non mi ha appassionato. Il finale, poi, mi ha lasciata perplessa. Poi ho saputo che ci sarà un seguito! Bene!

Cristina Pozzi
L’ho letto in pochi giorni, facendomi abbastanza suggestionare dalle atmosfere cupe e corrotte di quella Venezia rappresentata come sentina di ogni male, ma non credo che leggerò anche il seguito, basta così.

Isabella Cavallari
Non ho mai letto niente dell’autrice, che però ha saputo rapirmi sin dalle prime pagine. Non ho ancora terminato del tutto, ho spesso letto e riletto i passaggi che più mi hanno colpito e devo ammettere che l’atmosfera è coinvolgente, l’oscurità ed il mistero rendono e la trama si fa intrigante man mano che si va avanti.
Una nota di merito ai personaggi: descritti e mossi in un modo tale da permettermi di immaginarli, sentirne la voce e provare simpatie, antipatie e quant’altro. Non mi capitava da un po’.
Bello lo squarcio dedicato all’arte del tempo, belli i passaggi relativi ai ghetti, ai ceti sociali ed alle varie professioni.
Non scendo sul discorso storico perché non sono molto ferrata, ma a livello di trama a me è piaciuto parecchio.

Roberto Orsi
“I lupi di Venezia” è il mio primo approccio con un libro di Alex Connor e non ne sono rimasto deluso. Si è sempre un po’ scettici con gli autori stranieri che si cimentano con la storia italiana, ma devo dire che in questo caso l’autrice ha dimostrato un’ottima capacità di districarsi nella trama complessa al punto giusto e, se pur con qualche errore storico, molto verosimile. Alex Connor ha il pregio di saper dipingere molto bene i suoi personaggi, dando ad ognuno un qualche tratto distintivo, fisico o caratteriale, che li rende ben riconoscibili e collocabili nel contesto degli eventi. Primo fra tutti l’Aretino, disegnato come infimo e infingardo, forse anche troppo “crudele” nei confronti del personaggio storico che comunque non credo fosse troppo ben visto a suo tempo per le sue pubblicazioni, specie in ambito clericale. Un’ambientazione, quella veneziana, che concede alla narrazione un palcoscenico di tutto rispetto, sempre molto accattivante e intrigante. La trama ha un buonissimo ritmo che non stanca, con diversi spunti di approfondimento molto interessanti. E’ il primo libro di una trilogia, per cui un finale aperto che lascia alcuni conti in sospeso con “i lupi”, che si chiuderanno solo nei prossimi capitoli. Sicuramente una lettura interessante.

Clara Schiavoni
L’ambigua personalità di Pietro Aretino e della sua spia Adamo Battista sempre vestita di nero ha coperto Venezia di una nebbia oscura e infestato l’aria di miasmi tanto da annullare la magia della città di cui non sono riuscita a vivere l’architettura dei palazzi meravigliosi, gli ori e gli azzurri della Basilica di San Marco, la signorilità un po’ languida.
Venezia è coperta da una maschera tragica dove loschi figuri si aggirano su ponti, campi e campielli: “sono quattro… non meno”: uomini diabolici vestiti di seta dediti al male, a intrighi, a omicidi, a ricatti che sono altrettanti omicidi in vita, da cui stare alla larga. Ma non tutti riescono a mettere una barriera tra se stessi e loro attratti dall’oscuro fascino che i lupi emanano.
La scrittrice Alex Connor ha ideato questa scenografia per la Venezia della metà del secolo XVI e meglio non poteva descriverla per farci capire la decadenza che la città sta vivendo.
Mirabile architettura la sua in cui le uniche note di colore sono rappresentate dai pittori Tiziano e Tintoretto, soprattutto quest’ultimo ed è proprio nella sua bottega che ruota il focus del romanzo con l’incontro di personaggi che cadranno nelle mire dei lupi avendone, chi riesce a sopravvivere, la vita radicalmente cambiata in peggio.
Ogni volta che entra in scena Tintoretto vedo colori e quadri meravigliosi. Questo è il tocco magico della Connor che fa ruotare le sue narrazioni intorno all’arte come nella trilogia su Caravaggio.
Molti i personaggi, molte le loro voci ognuna con la propria verità, pennellati meravigliosamente che sembra di vederli agire e di stargli vicino.
Marco Gianetti, il personaggio che all’inizio sembrava il più insignificante diventa invece primario come voce narrante del romanzo. Così lui dipana gli accadimenti e ci porta alla fine del libro facendo capire chiaramente che la storia non è finita anche perché ritornerà in ballo la diabolica Tita Boldini e i lupi sono pronti alla caccia.
Si prepara altra suspance e di nuovo sarò incollata al romanzo con il fiato sospeso completamente coinvolta ammirando una volta di più Alex Connor.

Laura Pitzalis
Un libro che, pur leggendolo in un periodo per me molto impegnativo, ho trovato piacevole e intrigante ma che mi ha lasciato un retrogusto amaro perché, facendo parte di una trilogia, non è autoconclusivo! Sì, avete capito bene è un libro a … puntate. Questo, per me che non guardo nessuna serie tv in diretta ma solo quando ho a disposizione tutte le puntate per vederle di seguito e a mio piacimento, mi ha infastidito non poco anche perché il prossimo libro uscirà a luglio, quindi bisognerà aspettare. Avendolo saputo prima sicuramente non l’avrei letto.
Detto questo il libro, nonostante la “sorpresa” finale, mi è piaciuto. Non conoscevo l’autrice tanto che leggendo il nome Alex, pensavo fosse un autore! Solo leggendo i commenti ho scoperto che apparteneva al gentil sesso … e va beh il genere non influenza assolutamente il mio giudizio sul romanzo.
“I lupi di Venezia” è ambientato in una Venezia che nulla ha a che vedere con la Venezia elegante, preziosa, inimitabile, romantica che da sempre, nell’immaginario collettivo, è la “Città dell’amore” per eccellenza. Alex Connor ci dipinge una Venezia pericolosa, oscura, e lo fa più con l’incanto di un’atmosfera che con i dettagli storici o architettonici.
Splendida l’accurata e precisa descrizione delle scene; molto bella la dinamicità e la valenza che dona a ogni suo personaggio, sia quelli di fantasia sia quelli storici.
E poi i dialoghi … Così schietti e veri, così crudi e così moderni da rasentare la volgarità, possono far storcere il naso a qualcuno, ma a me hanno conquistato, mi hanno avvolto e intriso delle sensazioni provate dai personaggi, hanno reso evidenti il degrado dei costumi che predominava in quel periodo a Venezia facendomela associare alla Bauta: come una maschera che cela il volto di chi la indossa, la città nasconde all’ombra degli sfarzi, lussi e sontuosità, l’immoralità, i ricatti e gli orrori.
Peccato il finale non autoconclusivo che mi ha letteralmente spiazzato e che ha sbiadito le sensazioni positive che mi hanno accompagnato durante tutta la lettura del romanzo … non so se riuscirò a leggere il sequel.

Emilia Milucci Guido
Tra i libri della Connor che ho letto non è il mio preferito (ho trovato meravigliosi i due su Caravaggio, molto più precisi e ricchi di riferimenti artistici), ma è comunque un romanzo avvincente, che riesce ad evocare molto bene l’atmosfera di opulenza e decadenza morale della Venezia cinquecentesca. Tutto ciò fa perdonare le esagerazioni nella caratterizzazione di alcuni personaggi (come l’Aretino) e le (veniali) imprecisioni storiche. La lettura condivisa, come sempre, mi ha permesso di approfondire molti aspetti e gustare particolari che avevo “perso” nella lettura “in solitaria” fatta poco tempo prima.
Sapere che fa parte di una trilogia può deludere, perché grande è la curiosità di scoprire chi sono i famigerati lupi, ma nello stesso tempo prolunga il piacere dell’indagine…

Daniele Chiari
Intrigante e suggestivo, migliorato da tutti i vostri commenti e i vostri dotti approfondimenti…. Altra ottima esperienza la mia seconda lettura condivisa con voi….. Continuate (continuiamo!) cosi…..

Catia Santoni
Con questa lettura è la prima volta che mi avvicino all’autrice Alex Connor e devo dire che per me è stata una piacevole esperienza. Il libro ha come sfondo la Venezia del sedicesimo secolo: un periodo bello e oscuro nello stesso tempo, descritto con accuratezza nei particolari storici. Questo mi ha permesso di fare personalmente varie ricerche di approfondimento. Spiccano le figure a me care di Tiziano e di Tintoretto, e nell’ombra anche quella del Veronesi, pittori che hanno avuto un ruolo fondamentale nella storia dell’Arte!
Il racconto pullula di personaggi particolari e interessanti ognuno dei quali ha un proprio aspetto fisico, caratteriale, ideologico e anche sociale. Fondamentali per permettere a chi legge di capire a fondo la figura di cui si sta parlando e secondo me l’autrice in questo campo è bravissima. I personaggi a volte appaiono reali e quasi li senti parlare. Mi hanno coinvolto emotivamente le varie tematiche affrontate: amicizia, disonestà, rapporto tra uomo e donna, rapporto genitore e figlio, rapporto con se stessi e non da meno il rapporto del pittore con il mondo che lo circonda. Tematiche molto interessanti se si tiene conto del periodo storico a cui si fa riferimento. La lettura è leggera e gradevole specialmente nei momenti in cui i vari personaggi dialogano tra loro e le scene cambiano senza creare smarrimenti o far perdere il filo. Unica pecca è che la storia non ha una conclusione e bisognerà leggere il seguito…

Alfio Verzì
Dei precedenti 5 libri che ho letto della Connor questo è quello che mi è piaciuto meno. Per carità, il libro si legge bene anche se qualche dialogo mi è sembrato fuori contesto, i personaggi mi sembrano ben caratterizzati e la trama è abbastanza intrigante… ma essendo praticamente “un terzo” della storia il giudizio non può che essere “in sospeso”. Dovremo attendere almeno un anno per scoprire il finale.

Mariagrazia Pazzaglia
Questo è stato il secondo libro che ho letto di Alex Connor (il primo Goya enigma) e mi è piaciuto. La lettura è scorrevole e piacevole, la storia è avvincente. Peccato che non si sapeva che fosse una trilogia e il finale naturalmente non ci ha soddisfatto e ci ha lasciato con la curiosità che potremo soddisfare solo a luglio con la pubblicazione del secondo libro. Mi è piaciuta l’ambientazione storica e l’approfondimento delle figure di Tintoretto e Pietro Aretino che conoscevo superficialmente!

Daniela Piazza
Mi è piaciuta molto l’atmosfera cupa e anche la caratterizzazione dei personaggi, sebbene frutto di un’interpretazione molto personale, forse un po’ eccessiva. La trama mi ha preso molto, ho divorato il libro con molto piacere. Avevo già letto e apprezzato diversi romanzi dell’amica Alex e fino a poche pagine dalla fine avrei giudicato questo il suo migliore tta quelli che conosco. Il finale mi ha “spiazzata” e mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca. Non amo i finali aperti, tantomeno quando non me li aspetto. Ho poca memoria e i libri a puntate non fanno per me, quando leggo il secondo tomo ho già dimenticato il primo. A parte questo, però, devo fare davvero tanti complimenti all’ autrice

Maria Marques
La Venezia che emerge dalle parole della Connor è la città descritta in molti altri romanzi e contemporaneamente anche molto lontana da quella cui siamo abituati. Le atmosfere cupe e misteriose prevalgono mentre la nebbia copre e maschera ogni calle, ogni canale, nascondendo le persone ovattando le parole e i rumori… allungando le sue dita fredde tra i muri delle case, invadendo gli ambienti domestici impudicamente. Non avevo mai letto nulla della Connor ma il suo stile mi piace, come mi piacciono i personaggi che si muovono nella nebbia.
Interessante l’intreccio tra i pittori dell’epoca ed i personaggi inventati, le descrizioni delle botteghe d’arte che si legano alla realtà di una Venezia, città di mercanti e crocevia di varia umanità e nazionalità, le storie personali che fanno da sfondo alla storia principale, tessere di mosaici che si incastonato in modo gradevole. L’autrice ha saputo amalgamare piacevolmente fantasia e realtà storica. Seppur con qualche concessione e sbavatura storica che non inficiano assolutamente il dipanarsi della trama, il libro si legge molto velocemente, unico neo a mio parere la non conclusione, ma facendo parte di una trilogia, è alquanto prevedibile che nei libri successivi la trama si infittisca per poi svelarsi e completare la storia.

Maria A. Bellus
Le ombre e il mistero che avvolgono la vita di negozianti ,prostitute, schiavi, ebrei del ghetto, la corruzione che trapela in ogni angolo è questa la Venezia descritta dalla Connor a cui non siamo abituati una Venezia misteriosa che mette in evidenza le debolezze dell’animo umano con i lupi che tramano nell’ombra.
Un libro ben scritto con dialoghi e descrizioni dei personaggi e delle scene molto belli ,carico di mistero che seppur con le sue imperfezioni storiche prende e mantiene l’attenzione fino alla fine.
Deludente per me il finale troppo aperto che mi fa suppore piu cose ma senza certezze.

Maria Francesca C.
È la mia prima esperienza di lettura condivisa e lettura di un libro di Alex Connor. Ho letto il libro in poco tempo, mi ha coinvolto molto e non vedevo l’ora di scoprire di più! Il finale mi ha deluso ma so che fa parte di una triologia e quindi dovremmo leggere il seguito per sapere chi sono i lupi di Venezia anche se un’idea ce l’ho! L’approfondimenti storici che sono stati pubblicati sul sito sono stati molto interessanti e li ho letti con piacere a me piace molto la storia.

Alessandra Ottaviano
Il romanzo è ambientato nella Venezia del XVI secolo, “prospera e ingorda” repubblica marinara dove i due grandi artisti del tempo Tiziano e Tintoretto si contendono incarichi di prestigio.
Il protagonista della storia è Marco Gianetti ricco rampollo di una nobile famiglia veneziana e apprendista di Tintoretto, è amico fraterno di un medico ebreo e di sua sorella che vivono nel ghetto ebraico, ad un certo punto della sua vita si lascia sedurre dalle lusinghe e dai maneggiamenti del “dissoluto sacripante” Pietro Aretino, poeta degenerato, famoso per i suoi “sonetti lussuriosi” che diedero scandalo. L’uomo di lettere, ribattezzato “il flagello dei principi” sfruttava i segreti di uomini potenti per ricattarli e arricchirsi.
“Erano a centinaia a Venezia a temere la sua lingua, la sua straordinaria capacità di venire a conoscenza degli scandali nascosti, delle manie personali e dei terribili segreti del passato.”
L’autrice ci racconta una Venezia che è un caleidoscopio di genti e culture diverse, puntando l’attenzione sui miserabili abitanti del ghetto ebraico, sulle cortigiane, le domestiche e i mercanti. Allo splendore dell’arte si contrappone la miseria umana, la corruzione e l’inganno. I lupi di Venezia sono quattro loschi figuri che si muovono nell’ombra in questo sordido contesto, al quale si aggiunge il brutale omicidio di una giovane domestica, sul quale indaga sotto banco l’olandese Der Witt, ho trovato affascinante la figura dello speziale in odore di eresia e tutta la sua vicenda che, secondo me, cela ancora sorprese.
Ancora una volta, la Connor dà prova della sua grande bravura imbastendo una trama ben congegnata e ricca di colpi di scena e di personaggi che risultano tutti molto interessanti soprattutto per la loro storia personale abilmente costruita. Ho molto apprezzato la scelta di ambientare tutto il romanzo al tempo di Giacomo Robusti, in altri suoi libri mi sono dovuta accontentare dei flash back, mi piace di più immergermi completamente in un periodo storico e “viverlo” attraverso la narrazione e anche in questo l’autrice mi piace molto perché utilizza un linguaggio scorrevole ma al tempo stesso sofisticato.
Il finale mi ha lasciato un pochino l’amaro in bocca, qualcosa in più avrebbe potuto rivelare, ma geniale è l’idea delle anticipazioni quasi fosse un film. La Connor ha l’indubbia capacità di attirare la piena attenzione dei suoi lettori, non posso che attendere con trepidazione il seguito.

Flavia Zaggia
Siamo nella metà del 1500 a Venezia. È lei infatti la città in cui si svolgono le vicende del libro ma in questo caso (e questa è stata un po’ una sorpresa) non abbiamo a che fare con una città romantica e affascinante. Alex Connor ambienta il suo libro in una Venezia molto diversa rispetto a quella che conosciamo per averla letta in molti altri romanzi e ne viene fuori il ritratto di una città più inquietante, misteriosa e molto pericolosa che, dietro ad una apparente normalità, nasconde ricatti, sotterfugi e delitti.
Su questo sfondo si muovo una serie di personaggi reali e non che interagiscono tra loro dando vita ad un bel thriller storico che, se da un lato porta il lettore a cercare di scoprire chi sono i Lupi che comandano e seminano terrore a Venezia, dall’altro incuriosisce laddove racconta dei rapporti tra due grandi pittori coma Tiziano e Tintoretto così diversi tra loro e impegnati in una gara continua per ottenere incarichi sempre più di prestigio. Belli i passaggi in cui l’autrice fa riferimento alla preparazione dei colori nella bottega di Tintoretto e ancora prima alla creazione di quelle piccole statuine in scala che il pittore crea per dare vita alla scena che si è formata nella sua mente e “vederla” in anteprima.
Ho trovato molto interessante e da approfondire la figura di Pietro Aretino che conoscevo solo a grandi linee come letterato e poeta e che invece viene descritto come un uomo perverso, ambiguo, astuto e quindi pericoloso oltre che manovratore e ricattatore senza scrupoli.
Nel complesso il libro mi è piaciuto perché l’ho trovato molto scorrevole, con dialoghi credibili e ben inseriti nella storia e mi è piaciuto il ritmo della narrazione che non rallenta e non diventa mai banale. L’unico punto a sfavore , ma è del tutto un’osservazione personale, è il fatto che in realtà la storia non si conclude e lascia presagire un secondo (o forse anche un terzo ) libro per giungere alla conclusione, mentre io preferisco storie autoconclusive.

Marisa Bannò
In effetti, forse, la vera protagonista di questo romanzo è proprio Venezia, con la sua atmosfera inquietante e misteriosa… a me il romanzo è piaciuto molto, ma il finale mi ha un po’ deluso. Mi aspettavo che almeno uno dei tanti misteri venisse chiarito.. non mi aspettavo di conoscere i nomi dei “lupi”.. ma almeno di avere degli indizi maggiori sul motivo della morte delle ragazze.. del perché della loro, nei due casi, mutilazione.. a questo punto non mi resta che aspettare il seguito!

Cinzia Cogni
Alex Connor ha uno stile unico, originale, riesce sempre a fondere realtà e fantasia creando romanzi credibili anche se non mancano errori e lacune storiche; e il suo ultimo lavoro, non fa eccezione. Purtroppo l’aver scoperto dopo che questo è il primo volume di una trilogia o saga (non è ancora chiaro), mi ha lasciato perplessa nel finale, dove aspettavo quelle risposte che naturalmente non sono arrivate.
La storia si svolge nella Venezia del XVI sec. ma non è la Serenissima degli sfarzi e della bellezza estetica a cui siamo abituati, è una citta cupa, corrotta, in mano a persone potenti, “i lupi” appunto, che tramano alle spalle e portano paura e terrore fra i veneziani.
Un vero thriller storico, una trama ben ordita, tante storie in apparenza slegate fra loro, ma in realtà fili di un unica matassa…I personaggi sono tutti ben caratterizzati, quelli storici in particolare come il Tintoretto e Tiziano, sono perfettamente descritti e realistici in questa storia, mentre Pietro Aretino viene presentato in modo completamente negativo, forse eccessivo direi, anche se da sempre considerato un personaggio ambiguo.
Ho molto apprezzato il voler mettere in evidenza la storia del Ghetto ebraico a Venezia, come si svolgeva la vita all’interno del ghetto, le privazioni e le discriminazioni di cui erano oggetto; credo sia una parte della storia di Venezia poco raccontata e nota, un merito in più a questa autrice.
Al momento il mio giudizio è positivo, peccato che passerà parecchio tempo prima di scoprire chi sono veramente “i lupi di Venezia”!

Cristina Mariella Donati
Alex Connor ha sicuramente “mestiere” nello scrivere: un incipit classico da thriller (donne mutilate e uccise da un efferato assassino, o più di uno) l’inserimento di vari personaggi e delle loro storie nella trama, uno stile semplice e diretto. Tuttavia questo romanzo mi ha deluso, e pensare che scegliere come ambientazione la magia di Venezia dovrebbe essere già una mezza garanzia di successo. Ho trovato la storia anche abbastanza avvincente, ma l’autrice sembra affetta da una specie di ansia da prestazione: ha infarcito il romanzo con una valanga di riferimenti e citazioni come se avesse voluto dimostrare tutta in una volta la sua conoscenza di mille anni di storia, cascando spesso nell’infodump. Inoltre, i personaggi mi sembrano eccessivi, stereotipati nell’esagerarne i difetti, come se a Venezia non ci fosse una sola persona normale ma solo gente sporca brutta e cattiva. Ora, a me piacciono molto le atmosfere dark, ma preferisco quelle con qualche sfumatura in più. Infine, i nomi scelti sono abbastanza assurdi, ma questo si può capire, visto che l’autrice non è italiana. Non credo che leggerò i volumi successivi.

Roberto Salsi
È il terzo romanzo che leggo della Connor, e anche questa volta non mi ha deluso. L’autrice è un’appassionata di storia dell’arte ed è capace con la sua abilità di dar vita a tele e personaggi; ottime le descrizioni e caratterizzazioni che fa dei protagonisti, sia di fantasia che realmente esistiti (al di là della fedeltà storica che in nome del “romanzo” le si perdona). Trovo ottime e accurate anche le ambientazioni e la contestualizzazione storica;certo non parliamo di alta lettetatura, ma all’interno del genere narrativo thriller storico credo che meriti un posto di tutto rispetto. L’intreccio è appassionante e la narrazione scorre fluida senza cenni di noia, inoltre le citazioni di luoghi e opere d’arte spingono il lettore a volerne sapere di più. Una piacevolissima lettura per qualche ora di svago.

Jessica Pennini
Questa lettura è stata una piacevole esperienza. Ci troviamo a Venezia nel XVI secolo con le sue atmosfere cupe e misteriose che avvolgono ogni evento e personaggio. Ottimo lo stile narrativo e l’intreccio tra Storia e finzione che l’autrice è riuscita a rendere perfettamente. Il libro mi è piaciuto molto e mi ha coinvolta da subito, però il finale mi ha lasciata un po’ con l’amaro in bocca, perché pensavo che si risolvesse il mistero, non sapendo fosse una trilogia. A questo punto aspetto con ansia l’uscita del secondo libro per vedere come si evolverà il tutto.

Diana Stella
In sospensione di giudizio, visto che è il primo volume di una trilogia (o saga?). L’autrice esordisce con un classico da thriller : corpi femminili orrendamente mutilati e una serie di personaggi e le loro storie narrate in maniera diretta. In una Venezia cupa e misteriosa si muove una valanga di personaggi eccessivi, ingordi di potere e di lussuria. Alcuni personaggi, poi, non mi hanno assolutamente convinta (Jacopo Gianinetto che si lascia ricattare dall’Aretino per una vita e non chiede nemmeno per quale motivo?). E a Venezia all’epoca vivevano solo persone malvagie? Sicuramente la Connor ci spiegherà tutto nei libri a seguire, ma dovrà lavorare molto e bene per essere credibile. Ho apprezzato invece la descrizione della vita nel ghetto. Le imprecisioni storiche e lessicali sono già state evidenziate dagli amici di condivisa. In sintesi il romanzo di ha delusa, ma il giudizio finale è rimandato alla fine della serie (se mai la leggerò).

Costanza Marzucchi
Questo romanzo è l’inizio dirompente di una saga, ancora in corso di pubblicazione se non erro. Una serie di orrendi delitti colpisce l’opulenta e corrotta Venezia, nella quale si muovono personaggi foschi. La narrazione è fluida ed avvincente, capace di tenere in sospeso la curiosità del lettore fino alla fine. Personaggi di vario genere, ognuno con le sue ombre, accompagnano la lettura, in un viaggio pieno di sorprese. Ho amato questo libro, per la grande abilità con la quale l’autrice riesce a miscelare storia, thriller, suspence e mistero. È una lettura emozionante, che consiglio, anche a chi, come me, non è un amante del thriller, perché è un romanzo davvero ben fatto.

Debora Serrentino
Non nego che sia stata una lettura sufficientemente piacevole, ma il finale che non è un finale ha rovinato parecchio il giudizio sul libro, anche considerandolo come parte di una trilogia. Ho trovato la storia avvincente fino a metà del libro o poco più, poi ho iniziato ad avere l’impressione che la trama non stesse andando da nessuna parte. Mi sono piaciuti molto alcuni personaggi, dal cattivo, cattivissimo Aretino all’integerrimo Ira Tabat. Mentre di altri personaggi spero si capirà meglio il ruolo nei prossimi libri, a partire dall’Olandese de Wit fino ad Adamo Baptista, che in questo volume mi pare cattivo più di fama che di fatto. Non so se leggerò i prossimi volumi, se lo farò sarà più che altro per capire dove va a parare la storia.

Eliana Corrado
I lupi di Venezia si è rivelata inizialmente una buona lettura: pregevole la ricostruzione dell’ambientazione al punto che sembrava di camminare per le calli di Venezia, di voler spingere lo sguardo oltre la nebbia che tutto avvolge, di curiosare tra i vestiti dell’epoca, prenderne uno e fingere di essere un veneziano della metà del ‘500 e vivere tra i misteri che la Connor ci mette via via sotto il naso. Mi è piaciuta l’idea di questo Aretino cinico e malvagio, che muove i fili di una storia di donne morte senza un motivo apparente; mi è piaciuto ficcare il naso nelle botteghe di Tiziano e Tintoretto e delle loro modelle e dei loro apprendisti, o entrare nel ghetto e vivere i divieti a cui erano sottoposti gli ebrei; chiedermi pagina dopo pagina chi fossero i lupi di Venezia, chi ci fosse dietro la morte di una ragazza e chi avesse fatto scempio del suo corpo… ma poi…
Ma poi il finale mi ha, lo confesso, irritato parecchio. Perché è un non finale: sono rimasta con l’amaro in bocca di non solo non aver scoperto chi sono i lupi, ma nemmeno chi uccida e perché. E questo non mi è piaciuto: ho avuto come la sensazione di aver perso tempo a leggere. Ok, è il primo di una trilogia, a quanto ho scoperto solo alla fine del libro, ma così è troppo, per me è troppo: come lettrice voglio essere libera di decidere se, giunta alla fine voglio scoprire di più sui personaggi e sulla storia, se farmi avvincere da altri colpi di scena o meno, così invece è un obbligo imposto per dare senso a una lettura, e non mi piace.
Sono rimaste molto male!

Fabiola Màdaro
Premetto che conosco poco o niente la parte storica relativa al periodo descritto nel romanzo, ma devo dire che Alex Connor si è confermata una bella esperienza di lettura.
Bellissima ambientazione nella Venezia del 1500, atmosfere cupe quanto basta per tenere sempre viva l’attenzione, ritmo coinvolgente.
Le storie che si intrecciano, i protagonisti reali e quelli immaginari che vivono in totale armonia, hanno reso sin da subito la lettura piacevole e scorrevole. Non conoscevo affatto la figura di Pietro Aretino, personaggio rivelatosi sin da subito subdolo e “velenoso”. Ho invece molto apprezzato la descrizione che viene fatta del Tintoretto, che si rivela essere un uomo dall’animo nobile, anche se il personaggio che mi ha affascinato di più è l’anziana nobildonna Lavinia, nonna di Marco Gianetti, che pur essendo per sua stessa ammissione incapace di amare, non è mai stata una donna fredda e calcolatrice.
Il finale aperto mi ha un po’ spiazzato, sono molte le domande ancora senza risposta che attendono di essere svelate nel prossimo capitolo.
Grazie come sempre a tutti per gli approfondimenti e i confronti, non ho partecipato molto attivamente ma ho seguito tutto.

Eufemia Griffo

“La morte si aggirava nei corridoi e nelle cucine al piano di sotto. Suicidio, follia, omicidio, il tutto covato tra i dipinti di Tiziano e Bellini e tra le sculture di Cellini.”

“Per un attimo immaginò di aver sentito il cigolio della porta dello studio che si apriva e una voce che lo chiamava per nome”.

“Presto o tardi, il destino era già segnato…”

Ho ritenuto di inserire questi tre passaggi nella mia recensione per sottolineare che fin da subito, sono molto chiari i temi affrontati in questo thriller storico di grande impatto. Soprattutto emotivo.
Il lettore viene immediatamente catturato dalla storia narrata da Alex Connor e si trova impigliato egli stesso nella storia. L’arte, con i grandi pittori di quel periodo come Tiziano e Tintoretto, fa da cornice all’intera vicenda. Non starò a ripetere la sinossi ma ciò che mi preme sottolineare è che questo libro è uno di quei romanzi che vorresti non finisse mai, al quale torni con l’unica domanda: “E quindi?”.
Purtroppo dovremo attendere che l’autrice pubblichi il seguito che viene preannunciato dallo stesso protagonista del romanzo, Marco Gianetti, che è anche la voce narrante dell’intera vicenda.
Venezia del XVI secolo aggiunge fascino a questo thriller storico dove personaggi spregiudicati e spregevoli, giocano con la vita di uomini e donne che hanno la sfortuna di cadere nella loro rete e dove il destino crudele sarà arbitro e giudice delle loro esistenze.

 Un libro che consiglio assolutamente.

Copertina flessibile: 382 pagine
Editore: Newton Compton (24 ottobre 2019)
Collana: Nuova narrativa Newton
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8822735870
ISBN-13: 978-8822735874
Link di acquisto cartaceo: I lupi di Venezia
Link di acquisto ebook: I lupi di Venezia

Che ne pensi di questo articolo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.