Fabio Cosio è torinese, classe 1976. Grafico, da sempre lavora nel mercato della comunicazione visiva.
Inizia gli studi come perito aereonautico, ma dopo aver disegnato una storia a fumetti per il giornalino della scuola l’insegnante di disegno gli consiglia di seguire un percorso artistico. Si iscrive quindi ad Arti Grafiche dove, dopo aver scritto una relazione sul periodo paleocristiano, l’insegnante di storia gli consiglia di cercare di diventare giornalista.
Confuso sin da allora, cerca la sua strada cimentandosi in qualsiasi cosa abbia una parvenza di creatività: musica (strimpella la chitarra), disegno, letteratura, grafica e giardinaggio.
Nel 2016 pubblica il primo libro della serie Penitenziagite, Genesi, seguito nel 2018 dal secondo volume, Atti degli apostoli. Il terzo e ultimo libro è previsto per la fine del 2019. Nel frattempo ha scritto anche un romanzo fantasy contemporaneo dal titolo Macchia.
Nel 2019 ha partecipato alla raccolta Sei un mito 4.0 per Erga Editore con il racconto La nascita del Corsaro Nero – omaggio a Emilio Salgari.
Usando solo 5 aggettivi descrivi che scrittore sei
Domanda difficile… sicuramente visivo, crudo e per certi versi romantico. Direi poi istintivo e diretto.
Una motivazione che convinca il lettore a leggere i tuoi libri
È una storia corale, di uomini e donne che hanno affrontato la più grande potenza dell’epoca a viso aperto. Non è solo un romanzo su fra Dolcino, ma su tutta una serie di personaggi storici che, in un modo o nell’altro, si sono ritrovati coinvolti in quello che è stato un periodo di svolta per la Chiesa, con la presenza sul soglio pontificio dell’ultimo papa che ha tentato di imporre il suo dominio sul potere temporale: Bonifacio VIII. È la storia di connessioni poco note, tra i Visconti di Milano, i Colonna di Roma, Dante Alighieri e il Sacro Collegio… io mi sono divertito molto a scoprire curiosità e usarle nella trama: si è iniziato a parlare di “senso di marcia” sulle strade proprio per il primo giubileo indetto da Bonifacio nel 1300, ad esempio. Così come il padre di Petrarca era assistente di uno dei cardiali che ha eletto Clemente V, da cui è partita la cattività avignonese, solo per citarne alcune.
Sono libri in cui la Storia con la S maiuscola rimane sullo sfondo, lasciando spazio alla micro storia. Dante Alighieri è un coprotagonista ma noi lo vediamo nel ruolo di soldato in battaglia, non di poeta. Tutti eventi storici reali ma che in un modo o nell’altro sono meno noti.
È inoltre una storia che vuole restituire dignità all’uomo Dolcino, vittima più della propaganda che della spada. Un uomo che anche dopo la morte è stato considerato un nemico, mistificato, il cui nome è diventato sinonimo di malvagità e odio, quando per molti versi non era troppo diverso da San Francesco, se non per il fatto di essere meno incline si compromessi.
Studiando le vicende di Dolcino ho visto molti tratti in comune con la storia di William Wallace, il Braveheart portato sul grande schermo da Mel Gibson. Ma dove in Scozia Wallace è da sempre visto come un eroe, il povero Dolcino si è visto relegato al ruolo di infernale brigante.
Il mio intento è stato di dare alla storia, nonostante la sua complessità, un buon ritmo e un valido motivo per essere incuriositi, capitolo dopo capitolo, da cosa succederà. La mia soddisfazione è sentire chi lo ha letto dire che sembra di vedere un film e che, nonostante la mole, ogni pagina invita a leggere la successiva.
Qualcuno in una recensione ha addirittura scritto “degno di Ken Follett” e, giuro, non è stato un mio parente.
Dacci la tua citazione preferita dei tuoi libri.
Sono legato ad una frase del primo volume, Genesi, dove Dolcino, discutendo di bontà con frate Antonio, suo mentore, si sente rispondere: “Questa non è una buona epoca per i santi.”
In realtà, essendo una trilogia, io la vedo più come un corpo unico e la mia frase preferita si troverà nel terzo e ultimo volume di prossima uscita (del quale porterò il manoscritto a Scripta Manent):
“I soldati del vescovo lavorarono tutta la notte per riportare a valle i feriti e i cadaveri dei loro compagni. Lasciarono i corpi degli apostolici in balia del tempo e delle bestie.
Quando sorse l’alba la natura aveva ripreso il suo normale corso. Nella gola solo il suono della cascata e il gorgheggiare del ruscello. Alcuni uccelli cantavano tra i rami.
Un cervo si affacciò titubante al limitar del bosco. Guardò con sospetto i due corpi davanti a sé, poi, prudentemente, allungò il collo per annusarli.
Sentì l’odore del sangue e si ritrasse.
Fosse stato un uomo, avrebbe pensato ad una coppia di amanti intenti ad abbracciarsi in eterno. Ma era solo un cervo e aveva sete. Li aggirò e si diresse al ruscello ad abbeverarsi.”
Mi piace perché ritengo sia rappresentativa di quanto un ideale possa portare qualcuno a sacrificare la propria vita eppure essere poi ignorato e dimenticato dalle generazioni future.
Cosa significa per te la Storia?
La storia è qualcosa a cui guardare per vivere più pienamente, per capirci meglio, per capire che tante battaglie sono le stesse da sempre e che altre si rinnovano continuamente. Ma soprattutto la storia è fatta di vite, di emozioni, di sentimenti, aspirazioni… Per ognuno di noi la vita è unica e ricca. Tutti, in un modo o nell’altro, desideriamo lasciare qualcosa di noi nella storia, che sia quella familiare o quella universale. Noi tutti siamo “la storia”. La cosa triste dei libri di scuola è quella di ridurre tutte queste vite ad una serie di eventi. A me non importa se il suo nome era Napoleone, Giulio Cesare, Dolcino o Dante. Sono tutte persone con le loro paure, ambizioni, speranze, i loro amori e le loro delusioni e mi piace vederle e mostrarle sotto questa luce: quella di essere umano.
In questo modo riesco a immedesimarmi e riconoscermi, in modo da imparare qualcosa di più grazie a qualcun altro.
Perché hai deciso di partecipare a Scripta Manent?
Innanzitutto perché in un panorama complicato come quello dell’editoria c’è bisogno di affidarsi a qualcuno di cui ci si fida e Thriller Storici e dintorni e il suo fondatore Roberto Orsi sono per me sinonimo di serietà e fiducia assoluta.
Per chi poi, come me, ha deciso la strada dell’autopubblicazione, la parte più difficile è proprio farsi conoscere, portare la propria opera davanti a più lettori possibile. Non ci sono uffici marketing o stampa, campagne promozionali su larga scala o presentazioni in TV. Scripta Manent perciò è un’occasione unica per trovarsi di fronte a un vasto pubblico e, perché no, fargli venire voglia di leggere di fra Dolcino e i suoi amici.
I libri di Fabio Cosio a Scripta Manent