recensioni Saggistica

La radice del sole – Marcello Ghilardi

Trama
Nella sua effettiva lontananza, ancora solo in parte ridotta dai moderni mezzi di comunicazione, il Giappone da sempre riveste agli occhi del lettore, spettatore o viaggiatore occidentale il ruolo di alterità fascinosa e irriducibile, spesso tradotta in un esotismo tanto amichevole quanto semplificatorio. Complici una lingua complessa, una storia per larga parte sconosciuta se non agli studiosi, e una creatività intellettuale tanto effervescente quanto a volte enigmatica, il Giappone finisce così col rappresentare, e oggi più che mai, una sorta di fuga spirituale in un elegante stereotipo. A questa comprensibile ma ingiusta banalizzazione intende rispondere questo libro, procedendo per coppie oppositive che danno conto certo non di tutti, ma di alcuni aspetti fondativi della mentalità e cultura giapponesi, specie laddove essi producono risultati, comportamenti, oggetti e relazioni radicalmente diversi dai nostri. Osservare perciò come la cultura giapponese affronta e risolve, nella vita quotidiana come nell’arte, la dialettica tra Tradizione/Modernità, Singolo/Società, Naturale/Artificiale, Diritto/Rovescio, Forma/Sostanza non ha dunque l’ambizione di spiegare in maniera definitiva quel composito universo che è il Giappone, ma semmai quella di mostrare che questo affascinante paese «non è un enigma che va risolto o un mistero che attende di essere dipanato. La conoscenza della sua Storia è importante, nella consapevolezza che questo nome esprime forse anche il nome di un desiderio: quello che vi siano ancora penombre, riserve di senso mai interamente traducibili, perché è in questi spazi d’incertezza che si dipana una vita non del tutto calcolabile».

Recensione a cura di Linda Lercari

Nell’ultima torrida estate che tanto mi ricorda i miei viaggi nel paese del Sol Levante leggere il saggio di Marcello Ghilardi è stata una piacevole rivisitazione, un ritrovare vecchi amici con nuove vesti, nuove esperienze.
È difficile recensire La radice del Sole per un blog come TSD perché, ed è facile capirlo sin dalle prime pagine, non si tratta di un thriller, anzi neppure di un romanzo, non di meno è una lettura intensa e quasi doverosa per chiunque voglia affacciarsi a quel mondo a volte oscuro, ma sempre affascinante chiamato Giappone. Per i lettori di questo blog La radice del Sole sarà un utile vademecum per comprendere meglio certi aspetti della filosofia e del modo di pensare dei personaggi che andranno a incontrare ogni qual volta si imbatteranno in un romanzo storico d’ambientazione nipponica.

Il testo è composto da cinque capitoli ognuno dedicato a una specifica dicotomia prettamente nipponica: Dritto e Rovescio, Tradizione e Modernità, Singolo e Società, Naturale e Artificiale, Forma e Sostanza. Ed è subito bellezza. I titoli sono corredati dal loro corrispondente nipponico con tanto di corretta scrittura nei caratteri chiamati Kanji. Questa scelta è perfetta per far immergere subito il lettore nell’argomento che andrà ad affrontare.
Sono rimasta subito colpita dal primo capitolo che tratta l’argomento che a me è sempre stato più a cuore: Omote e Ura. Banalmente dritto e rovescio, ciò che si mostra e ciò che rimane celato, il lato pubblico e quello privato delle persone, dei rapporti con gli altri, della vita stessa. Una parte del saggio tratta adeguatamente la “Via del guerriero” il Bushido, nel suo eterno seguire le regole per poi romperle, per assimilare le tecniche e farle proprie, un cambiamento che rimane ancorato a una strada ben precisa e palese. Con piacere ho notato la scorrevolezza con cui l’argomento è stato trattato, è un capitolo breve eppure riesce a comunicare tutto quel che deve, senza sbavature, senza ripetizioni.
Omote e Ura porta subito il lettore a capire quanto siano complessi – e sofferti – i rapporti interpersonali a qualsiasi livello: colleghi di lavoro, superiori, insegnanti, e persino i familiari più intimi. Non a caso ho parlato di “mondo chiamato Giappone” perché, a mio avviso, è un pianeta a se stante e Marcello Ghilardi lo ha analizzato con precisione chirurgica.

Tradizione e Modernità, altrettanto interessante. Capitolo che racconta la grande contraddizione di un paese strappato con violenza a un medioevo cristallizzato per piombare di botto nell’epoca moderna, “apertura coatta” come si esprime l’autore. La continua contrapposizione fra “vecchio e nuovo”, fra tecnologia e artigianato. Il compromesso e l’abbandono forzato di certe tecniche per poi riscoprirle in un secondo momento. Anche il rapporto con i paesi confinanti, con quello che è stato il mostrarsi al mondo antico allora conosciuto attraverso la Cina e la Corea. Quello che ho apprezzato maggiormente di questo capitolo è il non fermarsi solo a esempi da manuale, ma utilizzare altri elementi come la cinematografia e, nello specifico, le animazioni. Un testo che non perde valore, anzi si rafforza, citando l’opera di Miyazaki.

Singolo e Società. Deru kugi wa utareru, il chiodo che sporge verrà schiacciato, antico detto giapponese con cui si apre il terzo capitolo lasciando ben poco all’immaginazione. Coesione è la parola chiave. Il gruppo innanzitutto. Chiunque abbia meriti speciali si esprimerà sempre cercando di non essere vanaglorioso, cercherà di apparire “meno diverso dal prossimo” perché è il team che deve spiccare, non il singolo. Eppure il singolo è tenuto a fare oltre il suo meglio: a studiare per frequentare le migliori università, a ottenere il miglior lavoro, a eccellere sia fisicamente che mentalmente. Onorare il proprio paese grazie alla miglior qualità possibile, alla condotta perfetta, all’abnegazione, ma… non dimentichiamo Omote e Ura, ciò che il cittadino giapponese è e ciò che deve sembrare di essere. La frizione crescente fra l’insoddisfazione generazionale e le contaminazioni arrivate dall’esterno, la cultura occidentale che predilige il singolo, la modernizzazione del capitolo precedente, tutto questo e altro ancora ha creato correnti diverse, persone che non riescono o non vogliono far parte della società e lo dimostrano in mille modi. Chi poi rientra nei ranghi e chi ne crea di nuovi. Vi consiglio caldamente di soffermarvi sulla descrizione degli “animali accumuladati”: gli Otaku.

Nel quarto capitolo due grandi “draghi” si combattono e alternano senza sosta – scusatemi per la citazione dal ciclo Arturiano – laddove Naturale si scozza e viene contaminato da quell’Artificiale tanto bramato e consumato dal popolo giapponese. Se da un lato troviamo una natura prorompente ed evocativa fatta di animismo Shintoista e fiori di ciliegio dall’altro ecco apparire pannelli e luci intermittenti, il dio denaro coi suoi colori e suoni chiassosi. Questo è quanto ho visto coi miei occhi nei vari viaggi in Giappone, ed è interessante lo sviluppo attraverso lo studio delle religioni che ne fa Ghilardi. Questo autore sa toccare le giuste corde, aiutando ancora una volta il lettore trattando anche un fumetto emblematico per l’argomento: Ghost in the Shell. E si ritorna al visibile e all’invisibile, alla tradizione e alla modernità entrando adesso nel mondo dello spirito naturale, dell’anima, e del guscio sintetico, del cibernetico. Il capitolo si spinge oltre nonostante faccia un passo indietro: la bellezza e la poesia insite nella tecnica kintsugi ove si ripara un oggetto rotto tamponandone la crepa con l’oro o altri materiali vistosi e bellissmi onde evidenziare ciò che era stato – e naturale – con la sua nuova vita anche artificiale eppure sempre volta al proseguire della vita, al suo scorrere anche con ferite, cicatrici.

E ormai quasi sazio il lettore arriva al quinto capitolo: Forma e Sostanza. Un capitolo che raccoglie quanto seminato nei precedenti e che – analizzando la cultura pop e dei manga – trova massima espressione in quanto mi sento di riportare

La sovrapposizione di sogno, realtà, ricordo e finzione, gli innesti del registro comico su quello drammatico, del tragico sul parodistico, immergono gli spettatori degli anime o i lettori dei manga in sequenze e immagini labili e impermanenti, ma insieme vitali e ricche di significato.
La verità esiste solo come infinita ricerca e tensione, come cristallo sfaccettato di cui ciascuno Può vedere soltanto una faccia, come movimento e transito.

Non mi dilungo oltre perché i capitoli sono brevi e vanno gustati, essi donano perfettamente quanto promettono.
Un saggio completo in ogni sua parte, ricco di note, di citazioni esaustive e di un’adeguata – più che adeguata – bibliografia. La ricchezza dei contenuti supportata dall’aver attinto da ogni forma di studio e di media ne fa un testo completo e assolutamente da leggere.
Unica nota – a mio avviso – non necessaria, è l’introduzione che lascia un che di incompiuto e che pone forse le domande “sbagliate” nel cuore del lettore.
Per il resto, come ho avuto modo di segnalare all’inizio, non è un romanzo, ma assolutamente uno strumento d’obbligo per chi voglia comprendere l’animo giapponese per poi meglio godersi i romanzi con tale ambientazione in vari periodi storici.

Copertina flessibile: 221 pagine
Editore: Longanesi (20 giugno 2019)
Collana: Nuovo Cammeo
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8830452513
ISBN-13: 978-8830452510
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