Trama
Anno Domini 1111; Monte Forte domina il passo verso l’Irpinia con il suo imponente castello. Il signore Guglielmo il Carbone è normanno di nobile stirpe e governa con saggezza. Ma un giorno accade qualcosa di inaspettato che mette in discussione il suo dominio su quelle terre. Omicidi, tradimenti e misteriosi simboli attirano l’attenzione del signore che inizia a investigare aiutato da una splendida e misteriosa fanciulla, da fra’ Guglielmo da Vercelli, da un fedele amico e dai valorosi compagni d’arme. Sullo sfondo la tormentata storia dell’Italia meridionale, governata a macchia di leopardo da longobardi, normanni e bizantini in continuo conflitto tra loro, ma anche la grande ricchezza di conoscenze e tradizioni nascosta nei monasteri e nelle corti in un periodo storico ancora poco conosciuto. Una dolce e travolgente storia d’amore si sviluppa mentre l’intreccio del giallo si dipana…
Recensione a cura di Laura Pitzalis
Un libro storico ambientato nel
1111 in una zona del sud Italia, l’
Irpinia, poco conosciuta e poco citata nei libri di storia ma nodo cruciale nel Medioevo, in quanto collegamento tra due mari il Tirreno e l’Adriatico.
La storia si svolge all’inizio del XII secolo quando i
Normanni, in un primo momento assoldati come mercenari, riuscirono a creare dei veri imperi nell’Italia meridionale, in territori strappati ai Longobardi che in quelle terre furono i primi a costruire villaggi dopo i tentativi romani, le incursioni ostrogote e la dominazione bizantina.
Il luogo, un castello nel
feudo di Monte Forte, la cui struttura, per la sua posizione a guardia del valico, era atta per azioni di difesa: più una fortezza, quindi, che una tipica dimora dei signori feudali.
Il maniero aveva un corpo abbastanza tozzo, in cui le alte pareti di pietra grigia terminavano contro torrioni ciechi e alti venti metri, mentre lo stretto portale si apriva su un imponente ponte levatoio. Non era proprio una residenza che ispirasse pace e tranquillità.
Signore del castello è il “
Normanno”, Guglielmo il Carbone, (soprannome da “Carbone” un paese della Lucania), ereditato in seguito all’improvvisa morte del padre Riccardo.
Il diffondersi di un “morbo” all’interno del villaggio e del maniero, che colpì “
Tutti, tranne gli uomini d’arme”, in un primo tempo considerato peste poi rivelatosi
avvelenamento da belladonna, dà inizio ad un’indagine per scoprire il responsabile della congiura e le motivazioni che lo hanno spinto. Indagine condotta dallo stesso Guglielmo coadiuvato dall’amico
Roberto di Sanseverino, il normanno feudatario di Montoro e di tutto il feudo di cui facevano parte le sue terre, con cui cerca di contrastare la minaccia d’invasione longobarda da parte di Adenolfo signore di Avellino. Al loro fianco anche
fra’ Guglielmo, un eremita che viveva in una grotta e viaggiava scalzo, che li aiuterà a decifrare dei simboli incisi in alcuni alberi del bosco davanti al maniero, rivelando una profezia:
La via della verità porterà guerra e morte. La vendetta verrà dalla terra. Il sacrificio degli innocenti sarà lavato dal sangue dei vinti
Il gruppo è formato anche da
Dano, un uomo della gleba, buono e forte nel fisico ma dotato anche di uno spirito di osservazione non comune che l’aiuterà nella fase materiale dell’indagine; e infine da
Genoveffa una ragazza forte e determinata, la protetta di Roberto, che lo aiuterà a scoprire indizi importanti oltre che conquistarne il cuore.
In un’atmosfera densa di tensione e
sospetti, tra
omicidi, complotti, tradimenti, magia, superstizione, un pizzico di esoterismo e un’amabile storia d’amore, con una trama ricca di colpi di scena e situazioni a sorpresa, si arriva alla soluzione dell’arcano.
Ma cosa vuol proferire e a chi è rivolta la profezia? Perché riti magici e
caratteri runici? L’avvelenamento degli abitanti del castello è un’opera di stregoneria o una
cospirazione per impossessarsi delle terre di Guglielmo? Chi è veramente Genoveffa? Non posso spoilerare ma vi assicuro che leggendo il libro avrete, oltre la risposta a queste domande, delle inaspettate sorprese.
Il Normanno di Eleonora Davide è un libro che mi ha colpito molto sia per l’
originalità della sua trama, sia per la sua ambientazione, in Irpinia, inconsueta nei romanzi storici, sia per i minuziosi
particolari culturali e storici in essa inseriti, frutto di una meticolosa ricerca e di uno studio approfondito delle fonti storiche.
È un libro storico, ma anche un libro di misteri, leggende, esoterismo e anche un giallo. Un mix sapientemente amalgamato che incuriosisce il lettore e lo appassiona.
È un libro in cui Eleonora Davide dà
grande risalto a valori quali la famiglia, l’onore , il rispetto, la solidarietà, l’amicizia.
La descrizione dei luoghi, degli usi e costumi della aristocrazia e del popolo, delle armi e delle armature, dei cibi e delle bevande che arricchivano i sontuosi banchetti della nobiltà e quelli più semplici delle misere tavole dei contadini, dei boscaioli ed artigiani del tempo, non appesantisce il racconto, grazie ad una narrazione fluida e semplice.
Appassionante e avvincente la rappresentazione del
Palio in onore di Guglielmo, in visita all’amico e alleato Roberto di Sanseverino, nel castello di Montoro, così dettagliata che mi sembrava di essere realmente presente in prima fila.
La cura dei particolari che riempivano la scena del palio manifestava la precisione del feudatario, che non avrebbe ammesso nessuna trascuratezza. Il popolo era felice nell’attesa dello spettacolo, mentre uno alla volta si presentavano i duellanti. La cotta di maglia, sovrapposta alla camicia di cuoio, proteggeva il corpo dei cavalieri, mentre un elmo chiuso e senza orpelli, il camaleum, proteggeva il capo. L’usbergo, di cuoio, dava riparo alle gambe, prolungandosi fino al polpaccio, mentre una fasciatura cingeva lo stinco, per parare i colpi agli arti. […] Gli stendardi sbandierati nella parata iniziale erano variopinti e minacciosi, mentre le facce fiere dei cavalieri, che si sarebbero battuti nel gioco, erano ben visibili prima che l’elmo conico fosse calato a celarle.
Geniali gli inserimenti, veri e propri camei, nella narrazione di personaggi e luoghi storici e leggendari. Vengo così a conoscenza di un monte,
Monte Partenio, che aveva ospitato un importante tempio dedicato alla dea
Cibéle, madre degli dèi e dea della natura.
Questo monte pare abbia ispirato Virgilio alla stesura delle Bucoliche, e che su quel monte ci abbia piantato alcune erbe medicinali fatte giungere dall’Oriente, (la leggenda vuole che da queste piante siano stati ricavati e distillati i famosi liquori prodotti dai frati benedettini), dando vita all’ “
Orto di Virgilio”, monte che da allora fu detto Monte Virgilio.
Ancora, vengo a conoscenza di come Fra’ Guglielmo, figura liberamente ispirata a quella di San Guglielmo da Vercelli, fosse giunto sul Monte Partenio, come abbia scelto il luogo dove avrebbe fondato la propria comunità insegnando ai giovani che si erano aggregati le proprietà dell’erbe medicinali formando dei monaci medici, e come sia riuscito ad ammansire le bestie feroci che popolavano la zona e per questo considerato Santo.
Altro aspetto del libro che mi ha incantato è la
caratterizzazione dei personaggi. Molto brava Eleonora Davide a evidenziare non solo l’aspetto fisico ma anche quello caratteriale e psicologico di tutti i personaggi, comprese le “comparse”, rendendoli così reali e umani con le loro emozioni, le loro paure, le loro debolezze e dubbi.
Naturalmente rimango affascinata dal protagonista del romanzo, Guglielmo il Carbone, un personaggio dove due principi fondamentali e a prima vista contrastanti tra loro, l’antica religione nordica, trasmessagli dalla nonna Brunilde, e la religione cristiana, lo portano a farsi delle domande, ad avere dei dubbi a cui non riesce a dare una risposta, che lo conducono a isolarsi e a condurre una vita solitaria. Questo finché nella sua esistenza non compare Genoveffa, ragazza determinata, agguerrita, indipendente, e scopre l’amore …
Tra i tanti personaggi che animano e caratterizzano il racconto ce ne sono due che, pur rimanendo defilati rispetto agli altri, ci riserveranno delle sorprese: Gaia, una bambina dai lunghissimi capelli riccioluti che aveva la capacità di comparire all’improvviso davanti a Guglielmo e sempre quando questo era preoccupato e immerso nei suoi non felici pensieri.
[…] «Signore!» Lo chiamò. «Signore!» Ripeté la bambina. Era così assorto nei suoi pensieri, a guardia bassa, che non si accorse che quella bimba che lo aveva osservato durante il suo scatto di collera, era lì da un pezzo. Lo aveva studiato, si era accostata di più ed infine aveva trovato il coraggio di chiamarlo. […]
e Riccio, un boscaiolo molto scontroso sulla quarantina ma che ne dimostrava almeno sessanta.
[…] vuoi per la barba grigia, vuoi per la pelle tirata, vuoi per la schiena curva e per quel senso di trasandatezza che non mostrava in lui nessuna voglia di piacere agli altri. Sta di fatto che tutti lo chiamavano “il vecchio” […]
E che dire poi della battaglia finale con tanto d’assedio e le caciotte usate come bombe?
[…] mentre le truppe longobarde urlavano ai castellani di arrendersi, deridendo gli occupanti del maniero, convinti che ormai fossero alla fame, dagli spalti iniziò un lancio di caciotte che rotolavano giù dal pendio della collina, lasciando i nemici a bocca aperta. […]
Scrive la Davide nelle note d’autore:
Alcune leggende che gli anziani amano raccontare arricchiscono la storia e tra queste quella delle caciotte lanciate dagli spalti del castello. Nell’episodio narrato il latte, con cui furono confezionate, sarebbe stato prodotto dalle stesse popolane che lo avevano sacrificato per salvare gli assediati.
Da applausi!
Copertina flessibile: 251 pagine
Editore: Independently published (13 marzo 2019)
Lingua: Italiano
ISBN-10: 1798009021
ISBN-13: 978-1798009024
Link di acquisto cartaceo: Il normanno
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